SLOT, UN AFFARE LEGHISTA: I LEGAMI INCONFESSABILI TRA IL CARROCCIO E IL GIOCO D’AZZARDO
SOSTENITORI DEL PARTITO, EX CANDIDATI E “FIGLI DI”: ECCO PERCHE’ IN LIGURIA I LEGHISTI SONO VICINI A CHI ROVINA LE FAMIGLIE… TUTTI GLI UOMINI DI RIXI, SOTTO PROCESSO PER PECULATO
Perchè il centrodestra ligure sembra così poco attento al problema della ludopatia? Distrazione? Insensibilità al tema? No, si tratta di altro.
Dentro il principale partito della maggioranza, cioè la Lega Nord, i rapporti con il mondo delle slot sono cordiali e diretti. Fatti di nomi, cognomi, relazioni, voti.
E se è vero che il gioco d’azzardo distrugge e manda al lastrico numerose famiglie, allo stesso tempo sa anche (spesso) arricchire i gestori; o comunque tenere in piedi esercenti che grazie alle macchinette riescono a trovare fonti di guadagno ulteriori ed alternative.
Nei giorni scorsi è girata la foto di Flavio Di Muro, neo deputato e per anni capo di gabinetto della segreteria in Regione di Edoardo Rixi, sorridente e abbracciato a Raffaele Fasuolo della “Fun Seven” (20 dipendenti, una crescita annua del 30 per cento , una delle aziende italiane leader del settore del gioco; Fasuolo venne indagato per una evasione fiscale delle slot da due milioni di euro, ma il reato fu prescritto nel 2012).
Qualcuno ha storto la bocca, anche all’interno della stessa Lega, non Di Muro che ha genericamente parlato di normale relazione tra un esponente politico del territorio e un imprenditore.
Ma i rapporti tra lumbard e settore sono invece ben stretti.
Un anno fa l’allora assessore regionale al Commercio Rixi insieme al presidente Giovanni Toti andarono in Fiera ad un incontro della Federazione italiana tabaccai.
Lì promisero di non far entrare in vigore la legge regionale voluta dal centrosinistra nel 2012 e che poneva delle restrizioni alle macchinette: distanze minime da scuole e bancomat e il divieto di pubblicità ; in più si davano cinque anni di tempo agli esercenti – anni, non mesi – per adattarsi.
Le slot sì mangiano i soldi a parecchia gente, ma ai tabaccai interessa poco: in piena logica corporativa, a quegli introiti non ci vogliono certo rinunciare.
La parola data dal governatore è stata finora mantenuta. «Senza una proroga della legge regionale contro il gioco d’azzardo chiuderebbero tutte le aziende liguri del settore mettendo a rischio mille posti di lavoro diretti senza contare le tabaccherie e gli esercizi commerciali», fu il “grido di dolore” un anno fa del rappresentante dei gestori delle sale gioco liguri Marco Filippini in Consiglio regionale.
Filippini è il responsabile del settore per Confesercenti. E sa di quel che parla: oggi detiene il 25 per cento della Lge srl, capitale sociale di 100mila euro, 17 dipendenti, azienda che si occupa di “gestione e noleggio apparecchi da intrattenimento”, società in attività dal 2003.
L’amministratore unico dell’impresa si chiama Andrea Demartis; un altro socio (con il 25 per cento di quote) risponde al nome di Franco Demartis, coordinatore di Assogioco Genova; un terzo socio (altro 25 per cento) è Lino Demartis, militante della Lega Nord e candidato lo scorso anno al municipio Levante. Non eletto.
Il quale su Facebook se la prendeva con l’allora candidato sindaco del centrosinistra Gianni Crivello e con il Pd: «È contro le slot installate nei bar e nelle tabaccherie ignorando tutti gli altri giochi, forse perchè le slot nei bar sono gestite da piccoli imprenditori che operano sul territorio dando del lavoro a centinaia di persone e non da multinazionali del gioco…».
La retorica contro le multinazionali a difesa dello slot, sembra assurdo eppure. Comunque sia, la Lega da quelle parti dev’essere una passione che corre veloce come gettoni dentro una macchinetta.
Perchè anche il figlio di Filippini, Alessio, 25 anni, è nel Carroccio e anche lui tentò di candidarsi in Consiglio comunale.
«I nostri vicoli puliti sono il miglior biglietto da visita per i turisti in arrivo dai cinque continenti, ma lasciarlo in queste condizioni, sporco e degradato, è davvero uno spreco di risorse», ragionava in campagna elettorale.
Le malelingue raccontano di un investimento da migliaia di euro per cene e incontri elettorali per essere eletto a Tursi, purtroppo per lui invano.
Alla fine è risultato il primo dei non eletti, 198 preferenze.
Chi c’è invece a capo della Consulta sul gioco d’azzardo del Comune?
La leghista Francesca Corso, per anni impiegata nel gruppo in Regione del partito, quindi fedelissima di Rixi; l’obiettivo dell’organo permanente è, o sarebbe, quello di «rendere più incisiva l’azione a tutela dei cittadini in tema di azzardo».
Corso e Filippini hanno collaborato fianco a fianco durante la campagna elettorale dello scorso anno.
Su Facebook è facilmente reperibile la foto del ricevimento al Palazzo della torre («Antica residenza nobiliare sulla via Romana di Quarto, le stanze decorate con stucchi disegnano spazi privilegiati per accogliere sposi, incontri di rappresentanza ed eventi culturali», è scritto nella presentazione online del ristorante) con Marco Bucci e Rixi, in mezzo ci sono Filippini con il microfono in mano e la Corso accanto.
(da “La Repubblica”)
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