SONO PIÙ FILO-PUTINIANI I TALK SHOW ITALIANI DI QUELLI RUSSI
SABLIN, IL VICEPRESIDENTE DEL COMITATO DI DIFESA RUSSO, IN DIRETTA TV HA ANNUNCIATO LA DISFATTA RUSSA IN UCRAINA: “SIAMO OBBLIGATI A FERMARCI E RIORGANIZZARCI PER ESERCITRE LE NUOVE REGOLE” – PURE IL DURO E PURO SOLOVYOV HA DOVUTO AMMETTERE IN TV CHE “LE COSE NON SARANNO FACILI” PER L’ARMATA LESSA
“Siamo obbligati a fermarci e a riorganizzarci per creare nuove attrezzature e per esercitare le nuove reclute. E questo richiederà del tempo”. Lo ha detto Dmitry Sablin, vicepresidente del Comitato di difesa, parlando al primo canale della tv russa in merito alla guerra in Ucraina. “Sono convinto che anche nel territorio dell’Ucraina le persone saranno dalla nostra parte”, ha concluso.
«Certo che mi piacerebbe attaccare Kiev stanotte stessa. Ma non siamo in una fiction. Non è che si può accelerare con il telecomando per vedere come va a finire. Bisogna capire che per un certo periodo di tempo, le cose non saranno facili per noi. E non dovremo aspettarci buone notizie. Ci vorranno molta forza di volontà e una grande pazienza strategica».
A momenti c’era da darsi un pizzicotto per capire se l’uomo che con postura più curva del solito stava predicando calma ammettendo anche in modo brusco che l’Operazione militare speciale non va come sperato, era davvero quel Vladimir Solovyov che fino a pochi giorni fa annuiva soddisfatto quando i suoi esagitati ospiti facevano a gara nel proporre il bombardamento delle capitali europee, da Parigi fino a Londra e Berlino, meglio se tutte insieme.
Allora se lo dice lui, conduttore più zelante e famoso di Russia, prediletto di Vladimir Putin, significa che davvero la realtà sta facendo capolino oltre il muro della propaganda eretto dai media di Stato. Anche il suo eterno rivale Dmitry Kiseliov, meno conosciuto da noi ma altrettanto popolare in madre patria, ha effettuato una improvvisa sterzata passando dai consueti toni da marcia trionfale all’ammissione che nel Donbass «la situazione sta diventando molto difficile», mentre il suo inviato al fronte ha osato aggiungere che occorre impedire a Kiev di «costruire sui successi raggiunti finora». Gelo in studio.
Le verità sgradite devono essere fatte filtrare in dosi omeopatiche. Chi ha tentato la terapia d’urto, come fece la giornalista Marina Ovsyannikova quando lo scorso marzo interruppe il telegiornale della sera per mostrare un cartello con sopra la scritta «No alla guerra, non credete alla propaganda», se la passa male. Dopo alterne vicende, comprensive di malevoli sospetti da parte ucraina di essere una doppiogiochista al soldo di Putin, la donna era stata messa agli arresti domiciliari. Da ieri, è una latitante, ricercata dal ministero dell’Interno. Sarebbe scappata all’estero il primo ottobre, portandosi dietro il suo secondo figlio, che ha undici anni. A denunciare la fuga è stato l’ex marito, suo collega.
(da agenzie)
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