STRAGE DI ARDEA, IL GESTO EROICO DI DANIEL, TORNATO INDIETRO PER SOCCORRERE IL FRATELLINO COLPITO PER PRIMO
AVREBBE FORSE POTUTO SCAPPARE MA HA CERCATO DI SALVARE IL PIU’ PICCOLO
Mentre il lavoro degli investigatori va avanti per chiarire tutti i contorni della terribile vicenda, nel pomeriggio all’istituto di medicina generale del policlinico Tor Vergata a Roma sono iniziate le autopsie sui corpi delle vittime della strage di Ardea. Gli esami autoptici in questa prima fase riguarderanno i fratellini Fusinato e il pensionato Salvatore Ranieri.
Poi l’ultimo saluto alle vittime nella Capitale. I funerali dovrebbero esserci tra giovedì e venerdì, quello dei bimbi ad Ostia.
Intanto le indagini dei carabinieri vanno avanti per chiarire ogni aspetto.
Dalla ricostruzione degli investigatori, domenica mattina Pignani è uscito di casa intorno alle 11 con felpa, zainetto e guanti e avrebbe percorso con la pistola in pugno alcune strade del comprensorio Colle Romito.
Ci sarebbe un testimone che lo ha visto arrivare e per mettersi in salvo, si sarebbe chiuso in casa. Pignani ha puntato la pistola contro le prime persone che ha incontrato. I primi sono stati i fratellini Fusinato a cui avrebbe sparato un colpo ognuno.
E a tal proposito emergono particolari raccolti dalle testimonianze. Il più grande dei due bimbi Daniel, 10 anni, promessa del calcio giovanile, invece di scappare dopo il colpo esploso contro il fratellino sarebbe tornato indietro proprio per difendere David. E a quel punto sarebbe stato colpito dal killer.
Poi è passato in bicicletta il pensionato contro il quale ha sparato due volte. A quel punto è tornato a piedi a casa dove, dopo aver fatto uscire la madre, si è barricato. Appena i carabinieri hanno avuto la certezza che l’aggressore si trovasse nell’abitazione hanno attivato le procedure previste e creato una doppia cinturazione attorno alla villetta.
Contestualmente è stato informato il Gis. Al lavoro anche i negoziatori del Comando provinciale di Roma che hanno acquisito informazioni dalla madre di Pignani per tentare una mediazione con lui che, di fatto non c’è stata.
Quando il «contatto» ha dato esito negativo è scattata l’irruzione in casa e l’uomo è stato trovato morto in camera da letto. Dopo aver compiuto la strage l’ingegnere ha deciso di farla finita puntandosi la stessa arma alla testa.
(da agenzie)
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