TELESE: “ADDIO AL ‘FATTO’, FONDO IL MIO GIORNALE”
DA SETTEMBRE IL QUOTIDIANO “PUBBLICO”…”E’ CAMBIATO TUTTO MA TRAVAGLIO VUOLE SOLO DEMOLIRE. E GRILLO E’ TRATTATO COME GESU'”
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato un titolo.
Che a Luca Telese, però, è sembrato «un rutto: “Parmacotti”. Campeggiava sulla prima pagina de il Fatto il giorno dopo la vittoria del grillino Pizzarotti. Io tornavo dalla Francia, dalla festa per Hollande. L’ho letto e ho detto basta».
Il giorno della rottura ufficiale con il suo (oramai ex) giornale, Luca Telese, 42 anni compiuti ad aprile, sembra frastornato. Ma non impaurito.
Va via, dopo aver contribuito a fondarlo («esperienza indimenticabile»), dal quotidiano diretto da Antonio Padellaro.
E lo fa per un motivo: «La mission di quel giornale si è esaurita. Non è passato dalla protesta alla proposta. Quando il governo Berlusconi è caduto, ci siamo chiesti: ora cosa dobbiamo cambiare? Travaglio ha detto: nulla. Io ho risposto: tutto. Ecco perchè vado via. Perchè non puoi continuare, a guerra finita, a mozzare le teste di cadaveri sul campo. Non puoi solo demolire. È il momento di costruire».
Telese lascia il Fatto e fonda un nuovo quotidiano, che lui definisce «piccolo “centro studi” del cambiamento e della costruzione delle idee».
Si chiamerà Pubblico : 20 pagine in edicola dal 18 settembre, a 1,50 euro («Il coraggio si paga, ma per questo chiediamo a tutti di abbonarsi»).
Età media dei redattori: 35 anni.
Con lui andranno una squadra di sette giornalisti del suo ex giornale, tra cui Federico Mello e Manolo Fucecchi.
Ma anche Francesca Fornario ( l’Unità ), Tommaso Labate (già al Riformista ) e Stefania Podda ( Liberazione ).
E poi firme come Ritanna Armeni, Corrado Formigli, Mario Adinolfi, Marco Berlinguer e Carlo Freccero.
Ma «darei volentieri la rubrica del cuore alla mia ex collega di conduzione Luisella Costamagna».
Tra gli azionisti, Lorenzo Mieli e Fiorella Mannoia. Oltre allo stesso Telese.
Un «divorzio» che ha fatto scalpore, frutto soprattutto di dissidi interni con Travaglio. Che Telese ammette tutti: «Diciamo che al Fatto eravamo divisi tra Bosnia-Erzegovina e Croazia. E che politicamente, a un certo punto, hanno preso il potere i croati. Così dopo il primo turno delle amministrative Beppe Grillo è diventato Gesù. Casaleggio un guru. Ma il povero Tavolazzi non lo si poteva intervistare… Troppo per me».
Ci ha provato, dice, a cambiare la linea «nichilista-gesuitica» di Travaglio, «giovane vecchio che vive nei miti della sua infanzia. Due culture diverse avrebbero potuto convivere. Ma con Marco non si parla. In una discussione ha due reazioni: se è arrabbiato gira il collo a 37 gradi da un lato, tace e gli si gonfia una vena. Se non è d’accordo sorride. Non è interessato al dibattito democratico».
Tanti i punti di scontro tra i due.
Telese ricorda «la destituzione di Roberto Corradi, ideatore dell’inserto satirico Il Misfatto ».
E l’uscita dell’ex ad del Fatto Giorgio Poidomani, «un galantuomo costretto a dimettersi e che non collaborerà , purtroppo, con noi».
In entrambi i casi «Marco ha applicato la tecnica del capo tribù. A Corradi ha preferito Disegni. Mentre nel nuovo cda ha messo suoi fiduciari. Come il produttore Carlo Degli Esposti. O la “musa” Cinzia Monteverdi. Ragazza simpatica, però da qui a farla diventare amministratore delegato… Diciamo che rientra tra i giovani cooptati».
Ma come sarà Pubblico ?
«Costruito sul modello di un garage della Silicon Valley. Voce ai giovani contro la casta dei 60enni. Cambiare l’agenda di sinistra. E finalmente non sarò più vittima dell’ossessione di Travaglio, e di tutti i mafiologi, del “papello” di Spatuzza. D’altronde Marco ammetteva: il 75% di quello che scrivete non mi interessa.
Per dire, la frase di Stracquadanio sul “metodo Boffo” nasce da un’intervista al nemico che piace a Padellaro ma al quale Travaglio era contrario perchè “a quelli non bisogna dare manco una riga”. Ecco, nel nostro nuovo giornale si farà il contrario».
Angela Frenda
(da “Il Corriere della Sera”)
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