UN GIORNO AL COLOSSEO: LA VIA CRUCIS DEI TURISTI CHE ARRICCHISCE I PRIVATI
BARRIERE ARCHITETTONICHE, BAGNI MALEODORANTI, CANTIERI APERTI E POCHE INDICAZIONI….ECCO CHI CI GUADAGNA E COSA C’E’ DIETRO LA MALAGESTIONE DELL’AREA ARCHEOLOGICA DI ROMA
A’ centuriò! Percorrere la via dei Fori Imperiali significa entrare nel ventre di Roma.
Qui la città si espone, la romanità si offre generosa al mondo intero.
Ab Urbe condita, diceva Tito Livio: la fondazione della città è messa in scena ogni giorno, con questi energumeni che ti accolgono sorridenti pronti a brandire le loro spade lucenti e mimare duelli cruenti, a favore di macchina fotografica e qualche euro.
Fingersi turista fra giapponesi, inglesi, cinesi e tanti altri espone al rischio dei centurioni molesti: prima ancora d’arrivare al piazzale lastricato di fronte al Colosseo vengo investito dalla commedia che recitano ogni giorno.
Legionari o meno, tutti abbronzatissimi, sfoggiano un fascino che non hanno, cercano di sedurti con movenze eroiche e quel linguaggio, grottesco e perciò anche divertente, d’un inglese maccheronico.
“Could you take a photo of me wearing your cucullus”?, aveva chiesto uno di questi alla moglie di un amico qualche tempo fa.
Sapessero i turisti che sono quasi tutti (“tutti”, assicurano i carabinieri lì vicino) pregiudicati. Vabbè. Scartati i centurioni arrivo finalmente in fila per entrare a visitare il simbolo di Roma, il monumento più visitato d’Italia, la memoria di pietra più nota del nostro Bel Paese
MOSTRE TUTTO L’ANNO
La fila c’è già alle 8,30 del mattino, all’apertura. Biglietto: 12 euro.
Chissà perchè, ricordavo meno. Non venivo da tempo, mi sembrava costasse 9 euro.
Controllo online (impulso compulsivo da smartphone) e in effetti ricordavo bene. Costava 9 euro ma poi c’è la mostra “accessoria”, diciamo così, che costa 3 euro.
Non è finita qui: da qualche anno infatti sono stati riaperti gli ipogei e il secondo anello superiore. Restaurati con i soldi pubblici, va da sè.
Ma per chi volesse vedere questi splendori romani dovrà affidarsi a una visita guidata, perchè questi ambienti sono percorribili soltanto in gruppo e accompagnati. Prezzo: dai 6 ai 9 euro, a seconda del tipo di visita.
Beh, bene, a giudicare dalla folla festante e sudaticcia che mi sta vicino penso a quanti soldi fa la Sovrintendenza di Roma (che ha uno statuto speciale e quindi amministra le entrate dei propri siti in maniera autonoma).
Chiedo allora al custode, gentile, che accompagna la visita.
Dice che da primavera ad autunno le visite vanno a gruppi di 20, 25 persone, e ne partono più o meno una ogni mezzora.
Insomma, un bel bottino in più rispetto a quanto incassa soltanto di ingressi. Chiedo perciò sempre al custode se i 3 euro che ho pagato in più per la mostra allestita all’interno del Colosseo (per la cronaca, si tratta di “Costantino 313 d. C.” che celebra l’anniversario dell’Editto di tolleranza promulgato dall’imperatore) sono un evento eccezionale: “Maddechè! Qua fanno una mostra dopo l’altra. E il turista non lo sa, tanto non può scegliere, quando fa il biglietto gli caricano i 3 euro in più. Potrebbero anche fa ‘na mostra de pentole qua dentro! ”. Dopo la visita agli ipogei e all’anello superiore torno sotto.
Voglio capire meglio questa cosa del biglietto. Chiedo a un altro custode.
Si guarda intorno, quasi furtivo, poi mi spiega che un concessionario privato che ha in gestione la biglietteria prende il 15% del biglietto normale (9 euro), il 70% della maggiorazione per la mostra (3 euro) e l’intera somma delle visite guidate (6 o 9 euro).
Perchè? “La Sovrintendenza dice che non ha personale, quindi ha fatto una gara d’appalto e i soldi, o almeno una parte dei soldi, se li prendono loro”.
Ah, però
IL MEGAFONO E LA SEDIA A ROTELLE
A un certo punto mi chiedo: e se un disabile volesse entrare?
In effetti ci sono due ascensori. “Hanno creato grossi problemi all’inizio, mancava l’aria condizionata e si sono bloccati diverse volte con decine di turisti dentro: pensi che abbiamo dovuto chiamare i vigili del fuoco”, mi dice una custode.
Comunque, hanno risolto il problema e ora funzionano.
Con quelli un disabile arriva al primo piano. Al secondo piano non ha possibilità di salire, ma la struttura è tale che le barriere architettoniche non sono eliminabili.
Chiedo al piano terra se c’è un percorso per la sedia a rotelle. Dicono che c’è una passerella che si affaccia sul-l’arena centrale. Ci vado ma non la trovo. Torno indietro e insisto.
Il custode mi accompagna. Ci sono due rampe di scale e, quasi in mezzo, una piccola rampa che serve da affaccio. È strapiena di turisti e di sedie a rotelle manco l’ombra.
“Che le devo dì? Lì ci vanno i turisti per far le foto”.
Mi avvicino: è stretta e affollatissima. Un’orda di tedeschi che guarda la romanità antica dal mirino mi precede.
Ma se arrivasse ora un disabile in sedia a rotelle?
Giro la domanda al custode: “Quando arriva ci avvisano col megafono e cerchiamo di far scansare quelli che stanno a far le foto”. Insomma, soluzione all’italiana.
QUELLE PORTE TROPPO PICCOLE
Il Colosseo e il Foro Palatino hanno un unico biglietto d’ingresso. Uscito dall’uno mi dirigo all’altro. Sempre una gran ressa.
Appena entrato chiedo se un disabile in sedia a rotelle può entrare per una visita. Mi mostrano una specie di gimkana: sembra un percorso di un parco giochi per bambini. Ha qualcosa di ridicolo.
Guardo il custode e non faccio in tempo a chieder nulla. “Una chicca eh? Per fare questo percorso hanno smembrando una parte di questa meravigliosa scalinata. Prima l’impatto era soave, a destra e a sinistra una specie di roseto e due pini.
Che hanno fatto?
Hanno completamente squartato la parte sinistra e pare che abbiano speso un mucchio di soldi. Qualcuno dice addirittura 750.000 euro” (ma poi chiedo a un altro custode che è più parco: 300.000 euro).
A quel punto chiedo, ingenuo, se non sarebbe stato meglio mettere sulla scalinata una seduta assistita, un montascale mobile per sedie a rotelle.
Avrebbero risparmiato centinaia di migliaia di euro senza peraltro rovinare nulla.
La risposta non arriva. “Vuole vedere? Venga con me”. Iniziamo a salire.
Da un lato splendide rovine, dall’altro cantieri. Tanti, uno dopo l’altro: transenne, transenne e transenne. Non ce la faccio a contarli tutti, sono troppi.
Arriviamo al Museo Palatino.
Ci sono le scale: il piano terra è quasi seminterrato e bisogna scendere. Pochi scalini, e poi ancora scale per salire al piano superiore.
Qui c’è la seduta assistita: “Non ha mai funzionato, credo che non sia stata nemmeno collaudata”, mi dice il custode. Però c’è l’ascensore per i disabili, quello per andare al piano di sopra.
Oggi non si può prendere, l’area è chiusa. Insisto un po’, e alla fine me lo mostrano da dietro una porta. Piccolo!
La sentenza è inappellabile. Non c’è proprio nulla da fare: una sedia a rotelle non ci passa. “Se so sbagliati dotto’”, dice il custode. L’apertura non è abbastanza grande da far passare una carrozzella. “E allora che fate se arriva un disabile? ”.
“Se l’incollamo. Ma solo se c’è la persona giusta: ci sono custodi che hanno una certa età , altri sono gracilini e non ce la fanno, altre sono donne”.
IL CANTIERE ETERNO
Esco dal Museo sconsolato. Mi rifaccio gli occhi su una serie di scorci mozzafiato. Ma poi ancora un cantiere.
Vedo un altro custode dalla faccia simpatica. “A’ dotto’, ma che non vede? saranno almeno trentacinque”.
Il turista più che visitare il sito è costretto a fare lo slalom fra cantieri. “Alcuni non si capisce proprio perchè li aprano.
Sembra quasi che appena c’hanno un po’di soldi fanno la corsa a spenderli aprendo un cantiere”.
Ma a che servono? Insomma, sono cantieri di restauro? “No, soltanto alcuni.
Ma la maggior parte non si capisce a che servono. Aprono un cantiere in un posto, lo tengono lì, transennato, magari per una ventina di giorni, poi lo chiudono, infine lo riaprono”.
Un valzer senza senso, dice laconico. “Smonta e rimonta, smonta e rimonta: non famo altro.
C’è il Tempio di Antonina e Faustino che è tutto un apri e chiudi”. L’area del Palatino è enorme, più di 35 ettari, un sito importantissimo dal punto di vista archeologico, un parco senza rivali al mondo. Ebbene, il 90% dei siti sono chiusi.
O meglio, sono aperti a tempo. Per le mostre.
“Vede, anche ora lo stadio è aperto soltanto perchè c’è una mostra dentro” – si tratta di “Post Classici”, un’esposizione di artisti contemporanei – “ma appena finirà la mostra lo richiuderanno”.
Faccio un giro e vado verso la Curia, fra i monumenti più noti: è stato chiuso a lungo e l’hanno riaperto da poco.Ma oggi è chiuso perchè all’interno della Curia vengono montate le strutture per le mostre temporanee organizzate dal concessionario della biglietteria, mi dice un altro custode. Non posso vederla.
Devo aspettare che ci organizzino un’altra mostra. “Non si preoccupi: tanto ne fanno una dietro l’altra perchè son soldi”.
Sono molti i monumenti chiusi: Santa Maria Antiqua, in restauro da anni. Le Vestali sono state aperte un anno fa, circa.
Chiediamo al custode: “Dotto’, qua ogni volta che aprono un monumento fanno l’inaugurazione: invitano sottosegretari e giornalisti, fanno il picnic, e poi dopo un po’ la richiudono. Le Vestali ora sono chiuse! ”.
Si possono vedere dall’alto.
Chiedo a un custode lumi su queste mostre: “Ne utilizziamo i ricavi per poter aprire quel monumento. Per esempio ora il Tempio di Romolo è aperto perchè dentro c’è una mostra: se non ci fosse, non avremmo il personale per poter aprire quel monumento. Invece così si utilizza personale in conto terzi: siamo sempre noi della Sovrintendenza, ma veniamo pagati con la bigliettazione, ovvero dal concessionario — come se ci pagassero gli straordinari”.
LA LOBBY DEI BAGNI
Ormai sono ore che sono qui. Vorrei andare al bagno. E mio malgrado affronto un tema che ha del sublime.
Hanno pensato di costruire un sacco di bagni. Come dire: un esercito di incontinenti ci seppellirà .
Eppure i turisti che mi accompagnano in questa giornata non sono tutti vecchini desiderosi di andar al bagno ogni cinque minuti. Sarà .
Un sacco di toilette, e pare che ogni volta l’hanno pure inaugurate!
L’impresa è trovare quella aperta. Al povero addetto che sfinisco con le domande balena un’espressione perfida e un ghigno satanico. “C’è un problema serio di fornitura idrica e di attacchi fognari mancanti”.
Insomma, l’acqua è poca e non basta per tutti i bagni.
Quindi? “Li aprono a turno”.
Non finisce qui. Dicono che non si può fare altrimenti, che non ci si può attaccare alla fogna e quindi bisogna tenersi le fosse.
Che, ovviamente, deve contenere l’enorme afflusso di turisti. E mica si può regolamentare l’accesso! Certo, si potrebbe immaginare un addetto di stanza alle porte dei bagni per interrogare i turisti: “Lei che deve fare? ”; “Pipì”, “Bene, allora entri”. “E lei invece? ”. “Beh, sa, io quella grossa”. “Eh no, mio caro Lei, non può mica. Se la tenga e vada a farla al bar qui fuori, appena esce sulla sinistra: quelli hanno la fogna! ”.
Torniamo alla realtà . Sono arrivato al Museo del Palatino.
Vado finalmente al bagno e vengo accolto da uno schifido fetore.
Chiedo al custode: “Non può capire. Quando siamo allo stremo, dopo diversi giorni che segnaliamo la puzza, allora chiudiamo il Museo”.
Cosa? “Eh già , chiudiamo perchè onestamente non ci si può stare qui dentro”. “D’accordo, ma che scrivete sul portone, chiuso per troppa puzza di merda? ”.
La risposta è un sorriso sardonico. E triste.
CARTELLI, PANCHINE E TELECAMERE
Altro problema. Mi sono perso.
Un giapponese diligente con una cartina dettagliatissima mi aiuta.
Ma a pensarci bene non ho visto nemmeno un cartello. Ho vagato a vuoto, ho trovato i vari siti solo perchè ho chiesto o perchè mi ci sono scontrato.
Nemmeno un’indicazione o una freccia. Guardo meglio. In effetti qualcuna c’è, ma pochissime, insufficienti e poco chiare.
E poi mi guardo intorno e vedo un sacco di gente seduta a bere o a riposarsi qualche minuto su: capitelli, colonne, muretti… Nemmeno una panchina.
Chiedo a un altro custode: “Finchè sono seduti non gli diciamo nulla, poveretti, altrimenti dove dovrebbero stare? ”.
Però ci sono le telecamere. Ah, quelle non mancano. Mi avvicino alla splendida casa di Augusto. Meravigliosa. Mi accorgo di essere spiato per tutto il tragitto. P
er scrupolo chiedo: qui siete proprio al sicuro con tutte questi occhi elettronici, no? Il sorriso beffardo del custode la dice lunga. “Mah, sa, qualche telecamera funziona”. “Qualche? ”. “Beh, sì, non tutte”. Ah… “Ma poi il problema non sarebbe nemmeno tanto le telecamere… se funzionano o no… il problema è un altro”. Mhm, cioè? “Non glielo posso mica dire”. Ma come? “Vabbè, ma non lo dica a nessuno, mi raccomando: nella sala di regia non c’è nessuno! ”. Insomma, le telecamere (quelle che funzionano) riprendono sì quello che succede, ma non c’è nessuno dietro a uno schermo a guardare le immagini.
IL PORTIERE DI NOTTE
Esco dalla visita con un senso di spaesamento.
Chiamo Claudio Fianco dell’FLP, il sindacato che ha indetto le assemblee nelle domeniche di giugno (il 9, 16 e 23) e per questo ha tenuto fuori dal Colosseo migliaia di turisti.
Lui ora lavora di notte, al Palatino. Posso fare tutte le domande che mi sono rimaste.
Inizia spiegandomi che i lavoratori di Colosseo e Palatino lavorano 363 giorni l’anno.
“Forse sono gli unici monumenti al mondo senza quello che viene chiamato riposo ambientale, ovvero una giornata riservata alle grandi manutenzioni, alle pulizie straordinarie, agli spostamenti di materiali. E per dare al personale il giorno di riposo. Ma l’amministrazione dice che non può chiudere perchè ci rimetteremmo economicamente”.
A proposito di soldi: com’è questa storia del concessionario che gestisce la biglietteria e le mostre?
“Il concessionario, Coopculture con Electa Mondadori, ha la gestione della biglietteria (ha vinto la gara molti anni fa, anche se quell’appalto è scaduto e continua in deroga) e quindi ha un notevole vantaggio economico. Hanno le royalties sugli ingressi e poi il bookshop, i servizi di guida, il noleggio degli strumenti per l’accompagnamento dei turisti come le audioguide. A dire il vero forniscono anche piccoli monumenti, come la Cripta Balbi, che hanno introiti molto più bassi. Ma l’area centrale, il Palatino e il Colosseo, sono una miniera d’oro. Lo scorso anno ha fatto circa 6 milioni di ingressi”.
Se questo concessionario guadagna anche solo una percentuale sulla maggiorazione per la mostra, e visto che ormai queste mostre coprono l’intero anno solare (“appena smontata una se ne monta subito un’altra, o spesso si accavallano 2 o 3 insieme”) hanno il loro bel guadagno. Considerando che poi sulla visita guidata del Colosseo (ipogei e secondo anello) non godono soltanto di una parte dell’incasso ma del totale, è un vero affare. In effetti non bisogna essere un matematico: fossero anche solo pochi euro, per sei milioni di ingressi l’anno…
La vera domanda è: perchè la Sovrintendenza lascia a un privato questa fetta di torta?
“Il problema è che siamo pochi: al Colosseo lavorano poco più di trenta addetti. Abbiamo problematiche organizzative, e strutturali e gestionali. E poi ci sono gli ex Assistenti tecnici museali, selezionati per la conoscenza delle lingue e dei monumenti: ma una volta assunti sono stati dislocati altrove — vanno sugli scavi, seguono i funzionari, fanno studi, lavorano in biblioteca, oppure fanno servizio di informazioni. Il fatto è che erano stati assunti come custodi ma ora fanno altre mansioni. Tanto che la Sovrintendenza, mancando la sorveglianza, ha esteso il contratto della ditta di vigilantes (che normalmente fornisce il servizio di metal detector, e non si capisce perchè ai Musei Vaticani lo fornisca la Polizia di Stato e da noi no) per due persone che lavorano al primo piano del Colosseo”.
Insomma, parliamo dell’area del Colosseo e del Palatino, quasi 16.000 ingressi al giorno, ricavi per 35 milioni di euro l’anno.
Ha resistito a tutto, intemperie e incuria, ma forse sarebbe arrivato il tempo di gestirla come si deve.
Marco Filoni
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