UN PAESE DI CUI VERGOGNARSI, SONDAGGIO GISLERI: UN ITALIANO SU 10 (13,1%) E’ SCHIERATO DALLA PARTE DI PUTIN NELLA GUERRA IN UCRAINA. E’ PER LA RUSSIA IL 33,2% DEI LEGHISTI, IL 10,5% DEI GRILLINI E DEGLI ELETTORI DI FORZA ITALIA, ANCHE L’11% DEI SOSTENITORI DI FRATELLI D’ITALIA SUPPORTA IL CREMLINO
SOLO L’1,8% DEGLI ELETTORI DEL PD STA DALLA PARTE DI PUTIN… IL 39,5% PENSA CHE LA NUOVA POLITICA DI TRUMP NON PORTERA’ ALLA RISOLUZIONE DEL CONFLITTO (SOLO IL 34,4% CREDE IN LUI) … IL 54,8% PENSA CHE LA RISPOSTA DEL GOVERNO MELONI ALLA RIPERCUSSIONI DELLA GUERRA SIA STATA “POCO EFFICACE” O “INEFFICACE”… COME SI RISOLVE IL CONFLITTO IN UCRAINA? PER IL 60,2% DEGLI ITALIANI SERVE UNA “NEGOZIAZIONE DIPLOMATICA” (ANDASSERO A DIRLO A PUTIN)
La maggior parte degli italiani è favorevole all’invio di aiuti umanitari all’Ucraina (37,5%), ma restia a inviare truppe militari (5,8%) o finanziare direttamente l’acquisto di armi (12,8%). Le ragioni possono essere ricondotte a fattori storici, culturali e politici. Di sicuro molti italiani, anche se condannano l’aggressione russa sono convinti che l’invio di armamenti possa solo prolungare il conflitto piuttosto che risolverlo.
Il nostro Paese sta attraversando una fase economica difficile, con un’inflazione che morde e una crisi energetica che ha innalzato notevolmente i costi delle bollette. In questo contesto è evidente che l’invio di armi sia visto con una certa diffidenza da parte di un cittadino su due, anche perché i problemi interni risultano più sentiti dalla gente.
Per buona parte dell’opinione pubblica la guerra in Ucraina è sentita come un conflitto che sta riguardando direttamente Usa, Russia e Paesi dell’est Europa, escludendo la Ue e l’Italia che, giorno dopo giorno, risultano sempre più emarginate da qualsiasi accordo. La negoziazione diplomatica è la migliore soluzione per fermare la guerra nel cuore dell’Europa per il 60,2% della popolazione.
Supporto militare (8,3%) e intervento diretto e guidato di altri Paesi (6,5%) non trovano molto riscontro nelle indicazioni di risoluzione del conflitto indicate dagli
italiani, come neppure le sanzioni economiche per la Russia (9,7%) che, invece, ha saputo riorganizzare in tempi rapidi la propria economia per resistere alle sollecitazioni.
Vladimir Putin ha trovato nuovi partner economici e ha mantenuto una forte volontà politica per continuare il conflitto pur di raggiungere i suoi obiettivi geopolitici. In tutto questo l’aumento dei costi dell’energia, l’inflazione e il carovita, senza trascurare il rincaro dei carburanti hanno influenzato in maniera importante la vita di quasi il 40% (36,7%) degli italiani.
Il conflitto ha profondamente inciso sulla nostra economia, sulla società e sulla politica. Per molti italiani la guerra si è tradotta in un aumento del costo della vita, un senso di insicurezza e smarrimento ha pervaso le percezioni di una buona parte dell’opinione pubblica. Il fatto che il 53,6% degli italiani non percepisca alcuna influenza diretta, se non poca (31,2%), suggerisce che questi cittadini associno i loro problemi quotidiani più a cause interne percependo il conflitto come una complicazione “lontana”.
La Ue se ha agito in maniera compatta nel sostenere le sanzioni contro la Russia, non si è mostrata altrettanto unita nel prendere decisioni rapide e decisive per il conflitto.
Questo gli italiani lo hanno ben compreso, infatti il 64,5% dell’opinione pubblica, senza alcuna sfumatura di colore politico, è persuasa che l’Unione europea non stia lavorando in maniera efficace per la risoluzione della guerra in Ucraina. È evidente che sono molte le persone che non comprendono pienamente l’ampio contesto geopolitico e le motivazioni che spingono i loro leader a sostenere Zelens’kyj, non mostrandosi quindi così “volenterosi” a differenza dei loro premier
Alessandra Ghisleri
per “la Stampa”
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