UNA DONNA ITALIANA CUSTODE DEL GOTTARDO, IL TUNNEL PIU’ LUNGO D’EUROPA
LE FERROVIE SVIZZERE HANNO AFFIDATO SICUREZZA E MANUTENZIONE DEL GOTTARDO A FEDERICA SANDRONE, INGEGNERE DI 38 ANNI DI IVREA
Come tutti gli angeli custodi sai che c’è, ma non si vede.
E la sua presenza ti rassicura, soprattutto se viaggi in un treno che corre a 200 chilometri dentro una galleria lunga 57,1 chilometri sotto 2000 metri di roccia. Adesso che il tunnel ferroviario più lungo del mondo è stato realizzato nel cuore della Svizzera la squadra in campo cambia: serve qualcuno per analizzare, verificare e, se necessario, intervenire per garantire la gestione e la manutenzione delle due canne.
Un angelo custode anzi, come si definisce lei «il dottore delle gallerie».
Una donna di 38 anni che parla italiano e ha una laurea da ingegnere minerario in tasca conseguita al Politecnico di Torino.
Si chiama Federica Sandrone è nata ad Ivrea ma è cresciuta a Rivarolo, nelle valli del Canavese fino al 2004 quando, subito dopo la laurea, vince un dottorato a Losanna. «Un cervello in fuga? Bah, se vuole possiamo dire così, anche se io all’inizio avevo messo in conto di ritornare in Italia».
E invece, dopo il dottorato, arriva il primo incarico operativo nelle ferrovie svizzere e nel 2008 diventa ingegnere responsabile della gestione e della manutenzione dei tunnel.
Fino all’altro giorno erano 300 gallerie, poi si è aggiunto il Gottardo, dove a regime passeranno 250 treni merci al giorno e 65 convogli passeggeri.
Preoccupata? «No, emozionata. Devo continuare a studiare come gestire la nuova infrastruttura perchè sarà un grande cambiamento rispetto al passato».
Sandrone non lavora sotto i riflettori ma opera dalle retrovie e ha uno sguardo d’insieme che permette di «decidere».
Ammette: «Si, sono una che ha il compito di risolvere i problemi quando si pongono».
Il presidente della confederazione Svizzera, Johann Schneider Ammann, davanti ai grandi d’Europa ha definito il tunnel come l’opera del secolo.
Il «dottore del Gottardo» non ha partecipato alle celebrazioni con Renzi, Merkel e Hollande e nemmeno alla festa popolare che si concluderà nel pomeriggio con almeno cinquantamila persone che hanno pagato da 8 a 30 franchi per salire sui treni nel viaggio inaugurale dedicato ai cittadini.
Dentro il tunnel c’è già stata in fase di costruzione e di collaudo, e ci tornerà ma è fiera di dover gestire «un’opera che unisce l’Europa costruita da uno Stato che non fa parte dell’Europa e realizzata da lavoratori di 15 paesi».
Anche in quel caso alla guida di tutto c’era una donna: Christine Hebenhog.
Un caso? Ride: «Fino a pochi anni fa in questo mondo l’unica donna ben accetta era Santa Barbara poi le cose sono cambiate. Forse è il caso oppure le donne sono diventate brave».
Tutto qui? «All’inizio devi far capire che vali e che hai le capacità è quello che ho fatto perchè mi ha visto, sono piccola, sembro una ragazzina e peso solo 42 chili». Comunque è «rispettatissima» anche perchè nel corso degli anni ha sviluppato competenze che altri non hanno e adesso «mi chiamano a fare consulenze anche in Francia e Gran Bretagna».
Tutto questo, però, a sentire lei è nato per caso: «Avevo scelto ingegneria mineraria perchè ero affascinata dalla geologia, dalla possibilità di approfondire gli aspetti naturali degli scavi. Poi ho fatto la tesi sul rifacimento di una galleria esistente. E nel mio dottorato ho approfondito le patologie delle gallerie esistenti. Allora mi sono detta, questa è la mia strada».
Nel 2004, quando è arrivata in Svizzera, la prima difficoltà da superare è stato il rapporto con la lingua tedesca: «Adesso il problema è fare i conti con un corretto utilizzo dell’italiano».
Il secondo? «Abituarsi agli orari dei pasti, nemmeno mia nonna ormai mangia più così presto».
Maurizio Tropeano
(da “La Stampa”)
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