VACCINI, DRAGHI SUI BREVETTI DICE NI MA SEMBRA TANTO UN NO
NON SI SCHIERA APERTAMENTE CON BIG PHARMA MA E’ MOLTO FREDDO SULLA PROPOSTA BIDEN… E TI PAREVA CHE NON SI SCHIERASSE CON GLI INTERESSI DELLA FINANZA
Sono le quattro di pomeriggio quando Mario Draghi rompe il silenzio sulla svolta di Joe Biden. Con una dichiarazione più che striminzita: “I vaccini sono un bene comune globale. È prioritario aumentare la loro produzione, garantendone la sicurezza, e abbattere gli ostacoli che limitano le campagne vaccinali”.
Dal sì degli Stati Uniti alla sospensione dei brevetti per i vaccini anti Covid sono passate diciotto ore.
Ma soprattutto la dichiarazione del premier arriva dopo che si sono espressi tutti i leader europei (tranne Angela Merkel e questo è un elemento tutt’altro che irrilevante). C’è chi, come la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, è stato più morbido nei toni e chi come Emmanuel Macron si è dato a dichiarazioni di giubilo. Ma al di là delle sfumature tutti hanno aperto e tutti hanno parlato di Usa e di brevetti. Draghi no. Non ha citato gli Stati Uniti, né i brevetti. E non è un caso.
Non è la prima volta che Draghi interviene per ultimo o quasi rispetto ai colleghi europei. È successo con il caso AstraZeneca, ma anche con la Super League di calcio. Ma non è mai successo che il premier scegliesse una posizione più che soft, assai meditata, assai diplomatica.
Attentissima a non schierarsi tra i fan della svolta americana ma nemmeno a posizionarsi nella tribuna opposta, quella delle Big Pharma che si sono scagliate contro l’amministrazione Biden.
Non per questo il premier non ha preso una sua posizione. Chi ha avuto modo di parlargli racconta che ha voluto spostare il baricentro della discussione, portandola a concentrarsi sull’obiettivo da raggiungere – una maggiore produzione di vaccini – più che sul come. E già questo è un posizionamento, il posizionamento di Draghi.
É evidente che la dichiarazione, come confermano fonti di palazzo Chigi, nasce dalla discussione del giorno, cioè la decisione dell’amministrazione Biden. Il contenuto, due righe e mezza, potrebbero infatti apparire estraneo al dibattito.
Draghi avrebbe potuto fare questa dichiarazione anche tre giorni fa invece che un mese fa dato che non ci sono riferimenti alla mossa annunciata alle nove e mezza di sera (ora italiana) dalla rappresentante del commercio degli Stati Uniti Katherine Tai.
Ma è il non detto – meglio il non scritto visto che si tratta di una dichiarazione affidata a un comunicato stampa – a dire. Così come Tai ha sottolineato che l’obiettivo è ottenere “il maggior numero possibile di vaccini sicuri ed efficaci per il maggior numero di persone il più rapidamente possibile”, così anche Draghi ha sottolineato che è “prioritario” aumentare la produzione e garantire “la sicurezza” dei vaccini stessi. Ma come spiegano fonti di Governo il premier non ritiene che il superamento dei brevetti sia la questione centrale.
I principi che sono alla base della svolta di Biden sono più che condivisibili da parte di Vaccini sicuri significa anche andare incontro o comunque non escludere le ragioni delle Big Pharma.
Tra l’altro anche in Italia il premier non può ignorare le ragioni di chi è impegnato in prima linea sulla produzione. E Farmindustria è andata giù pesante, dicendosi preoccupata per la mossa di Biden
Ma è soprattutto l’assenza del termine “brevetti” a smarcare Draghi dall’arroccamento sulle posizioni di Biden. E poi ci sono ragioni politiche che travalicano il portone di palazzo Chigi e arrivano fino a Berlino. Merkel ha parlato dopo Draghi e ha reagito con forte scetticismo alla mossa di Washington. “Il suggerimento degli Stati Uniti di revocare la protezione dei brevetti per i vaccini Covid-19 ha implicazioni significative per la produzione dei vaccini nel suo complesso”, ha affermato una portavoce dell’esecutivo di Berlino, sottolineando che “la protezione della proprietà intellettuale è una fonte di innovazione e deve rimanere tale nel futuro”.
Quello di Draghi non è uno scetticismo dichiarato come quello della Cancelliera, ma non per questo i due non sono vicini. Anzi.
Anche il precedente del caso AstraZeneca è lì a ricordare come Roma non ha abbandonato Berlino su una posizione che rischiava di essere solitaria e quindi emarginata in Europa. Per ora Draghi ha sfumato, ma nel fine settimana ne riparlerà insieme ai leader europei al summit di Oporto, dove saranno più chiare le posizioni rispetto alla scelta degli Stati Uniti.
Tra l’altro il tema è questione anche interna. Prima di Draghi una parte importante della maggioranza, dal Pd ai 5 stelle, passando per LeU, si sono lanciati in dichiarazioni di entusiasmo verso Biden. E fonti dem, ma anche di LeU, hanno tirato fuori il testo approvato a marzo dal Senato, dove si chiede all’Europa di promuovere una deroga alle regole sui brevetti e su altri diritti di proprietà intellettuale.
La Lega, invece, è rimasta silente. Fonti del Carroccio dicono che questa volta “c’è piena sintonia” con Draghi e che non era necessario aggiungere altro alle parole del premier. A quelle poche parole che però dicono tanto.
(da Huffingtonpost)
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