VENETO E FRIULI RIAPRIRANNO LE SCUOLE SOLO A FEBBRAIO
IL RAPPORTO ISS SMENTISCE LE BALLE SULLE “SCUOLE SICURE”; NEGLI ULTIMI 4 MESI L’11% DEI POSITIVI E’ IN ETA’ SCOLARE
In Friuli-Venezia Giulia avanza l’ipotesi di un rientro a scuola dopo il 31 gennaio. Il presidente regionale Massimiliano Fedriga ha infatti “immaginato un’ordinanza che sposti dopo il 31 gennaio il rientro in classe dei ragazzi delle secondarie di secondo grado”, come riportato dall’assessore regionale all’Istruzione, Alessia Rosolen, durante una conferenza stampa.
Rosolen ha poi affermato che “ci sono ovviamente possibilità di intervenire da qui al 31 gennaio, a seconda di come la curva epidemiologica si modificherà nelle prossime settimane”.
Quella di riaprire le scuole dopo la fine del mese è una soluzione già adottata dal Veneto. Il presidente della regione, Luca Zaia, ha infatto firmato un’ordinanza in questo senso. “Non ci sembra prudente”, è stato il suo commento, “in una situazione epidemiologica in Italia riaprire le scuole. Questo è ciò che dobbiamo fare per il bene della comunità oggi”.
In merito al ritorno in classe, molti dubbi sorgono anche al governatore ligure Giovanni Toti, il quale ha affermato che “dove saranno prevedibili e necessarie nuove misure restrittive, è inutile riaprire le scuole superiori per pochi giorni, magari due, per poi richiudere”.
Parole che ben si legano a quelle pronunciate dal vice presidente delle Marche, Mirco Carloni, che ha dichiato di star “pensando che sia giusto evitare la riapertura delle scuole in presenza dal giorno 7, con il rischio di vedere aumentare i contagi”.
Dello stesso avviso anche il presidente della regione Calabria Nino Spirlì. Il governatore, succeduto dopo la tragica morte di Jole Santelli, ha ricordato come “se abbiamo dovuto rinviare le elezioni regionali perchè non è sicuro tornare le urne allora deve essere rivalutato anche il ritorno a scuole. La Azzolina non può pretendere nulla”, continua Spirlì, “venga lei in Calabria, nei singoli territori ad organizzare in sicurezza la riapertura visto che è l’unica cosa che sembra interessarle. Per me la priorità è tutelare la salute dei ragazzi, anche quella psicologica, l’istruzione da malati o peggio ancora morti non sarebbe comunque possibile. Quindi, se mi sarà garantito che neanche un ragazzo andando a scuola o nel tragitto sarà contagiato allora riapriremo altrimenti, se non ci sarà massima sicurezza si continuerà in Dad perchè i ragazzi la sanno gestire anche bene”, ha concluso il presidente regionale.
In Campania invece sarà un ritorno graduale. Dall′11 gennaio torneranno in presenza gli alunni della scuola dell’infanzia e delle prime due classi della scuola primaria, così come previsto prima della chiusura natalizia. Successivamente, a partire dal 18 gennaio sarà valutata dal punto di vista epidemiologico generale, la possibilità del ritorno in presenza per l’intera scuola primaria e dal 25 gennaio, per la secondaria di primo e secondo grado.
Ma non sono solamente le Regioni ad avere riserve sulla riapertura scolastica dal 7 gennaio.
Secondo un sondaggio realizzato da ‘Orizzonte Scuola’ , per il 90% degli addetti ai lavori (insegnanti e personale Ata) non ci sarebbero le condizioni per tornare in presenza.
Così come anche il segretario del Comitato tecnico scientifico, Fabio Ciciliano, ha dichiarato durante in un’intervista a InBlu Radio come l’obiettivo “non è tanto riaprire le scuole ma cercare di tenerle aperte. Rischiare di riaprire le scuole e doverle poi richiudere tra una decina di giorni o tra due settimane. È una cosa che il Paese non si può permettere perchè sarebbe la testimonianza provata del fatto che i numeri stanno riaumentando”.
Tra il 24 agosto e il 27 dicembre sono stati diagnosticati in Italia come positivi per Sars-CoV-2 1.783.418 casi: di questi 203.350 (l′11%) in età scolare (3-18 anni).
E’ quanto rileva il Rapporto Iss “Apertura delle scuole e andamento dei casi confermati di Sars-CoV-: la situazione in Italia”.
In particolare, la percentuale dei casi in bambini e adolescenti è aumentata dal 21 settembre al 26 ottobre (con un picco del 16% nella settimana dal 12 al 18 ottobre) per poi tornare ai livelli precedenti.
Le percentuali di casi in età scolare rispetto al numero dei casi in età non scolare oscillano tra l′8,6% della Valle d’Aosta e il 15,0% della provincia autonoma di Bolzano.
“La maggior parte dei casi in età scolare (40%) – si legge ancora nel documento – si è verificata negli adolescenti di età compresa tra 14 e 18 anni, seguiti dai bambini delle scuole primarie di 6-10 anni (27%), dai ragazzi delle scuole medie di 11-13 anni (23%) e dai bambini delle scuole per l’infanzia di 3-5 anni (10%).
Nel mese di settembre, l’età mediana dei casi in età scolare è stata di circa 12 anni, per poi aumentare leggermente nel mese di ottobre e tornare al valore precedente a novembre e dicembre”.
Da metà settembre (riapertura delle scuole tra il 14 e il 24), “si è osservato un aumento progressivo dei casi giornalieri diagnosticati in bambini e adolescenti dai 3 ai 18 anni di età , che ha raggiunto la fase di picco dal 3 al 6 novembre (oltre 4 mila casi)
Successivamente la curva ha iniziato progressivamente a scendere, con un andamento simile a quello della popolazione generale”.
Considerando l’andamento della curva epidemiologica per classi di età , il picco è stato raggiunto prima per gli adolescenti di 14-18 anni (quasi 2 mila casi) e 11-13 anni (oltre mille casi) dal 27 al 30 ottobre, seguiti dai bambini delle scuole primarie di 6-10 anni (oltre 1.100 casi) dal 3 al 6 novembre, e dai bambini delle scuole per l’infanzia di 3-5 anni (circa 400 casi) dal 9 all′11 novembre.
Secondo il report, “il picco di incidenza giornaliero nel periodo in esame è stato di circa 43 ogni 100 mila abitanti nella fascia di età 3-18 anni, chiaramente inferiore a quello riscontrato nelle altre classi di età ” (60 ogni 100 mila over 18). In età scolare, si riscontra un aumento dell’incidenza con l’aumentare dell’età : i valori più alti si osservano per i ragazzi di 14-18 anni (57/100 mila) e 11-13 anni (53/100 mila), seguiti dai bambini di 6-10 anni (37/100 mila) e 3-5 anni (24/100 mila). I picchi di incidenza più alti sono stati riscontrati in Valle d’Aosta (circa 200/100 mila) nella classe di età 14-18 anni e in Lombardia, Liguria, PA Bolzano (intorno a 100/100 mila) nelle fasce di età 14-18 e 11-13.
Il picco dei casi di Covid-19 tra il personale scolastico (circa 400) è stato osservato nella prima settimana di novembre.
(da agenzie)
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