“VENITE DA NOI, NESSUN CONTROLLO”: IL MICRO-MONDO DOVE IL GREEN PASS NON ESISTE
A ROMA LA RETE PARALLELA COMPRENDE RISTORANTI, PALESTRE, PARRUCCHIERI, MEDICI, AVVOCATI E PERFINO ALCUNI B&B
I ristoratori No Pass, protagonisti dell’inchiesta di ieri di Repubblica, sono solo una parte del tutto. Addentrandosi nelle chat di Telegram come “Esercenti No Green Pass” emerge un vero e proprio “sistema anti-sistema”, una fiorente economia parallela a Roma.
Ci sono parrucchieri, medici, erboristi, avvocati, massaggiatori, insegnanti di pianoforte e di danza pronti ad aprire le porte a chi rifiuta il vaccino. Si può andare in palestra o scegliere un corso di yoga o Taichi, passare una notte in un bed and breakfast, prenotare un massaggio o una visita osteopatica.
C’è persino un marmista specializzato in lapidi a San Lorenzo: nessun aspetto della vita (e della morte) del no-Pass viene trascurato. Una “second life” per No Vax che invece di svilupparsi online – come l’omonima piattaforma – grazie ad agili mappe consultabili sui siti Umap.fr e Animap.it, si scopre permeare le vie del Centro e della periferia.
Roma offre – al momento – una lista di circa 80 attività «libere», come le definiscono loro. Chissà se i dirimpettai del bed and breakfast “La Casa in Fiore”, in via Nicastro 19, traversa della trafficata via Taranto in zona San Giovanni, sono consapevoli della politica attuata dalla host Giulia.
«Ho aderito a un circuito, del tutto legale – assicura – la mia è una libera scelta nel non discriminare le persone che vogliono viaggiare». Cosa ci sia di legale è tutto da capire, dal momento che Giulia sarebbe tenuta a chiedere il Green Pass ai suoi ospiti, ma non lo fa («Nessun problema», risponde con convinzione alla domanda se è possibile prenotare senza essere in possesso di certificazione), ma tant’è.
Altrettanto contrario è il titolare di “Sweet Stay in Rome”, al civico 49 di via Santamaura, in zona San Pietro. Il gestore prende addirittura le distanze, chiamando il Green Pass «la cosa».
«No, noi quella cosa non la chiediamo, posso chiedervi i documenti ma quel tipo di cosa no, da parte nostra nessun controllo». E continua: «Certo, in caso di verifiche dovrò risponderne io personalmente», aggiunge, accennando una risata nervosa.
(da “la Repubblica”)
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