A PAGARE L’INFLAZIONE SONO LE FAMIGLIE MENO ABBIENTI: L’89% DEI SEGMENTI PIÙ DEBOLI E DEI CETI POPOLARI STA PENSANDO DI TAGLIARE I CONSUMI DI LUCE E GAS
IL 95% RIDURRÀ GLI ACQUISTI DI ABBIGLIAMENTO, L’85% QUELLI DI CARNE… UNA BOMBA SOCIALE CHE COVA SOTTO LA CENERE
Per le famiglie italiane si sta delineando un salasso, con un aumento neanche troppo strisciante dei prezzi. Non si tratta solo delle bollette di gas e luce. Sono molti i prodotti di cui famiglie avvertono l’aumento e sono numerosi i gruppi familiari costretti a correre ai ripari e a effettuare tagli consistenti.
L’incremento non colpisce tutte le fasce sociali in modo omogeneo, ma a soffrire il colpo sono soprattutto le famiglie meno abbienti, quelle che fanno parte dei ceti popolari e dei ceti medio bassi, che hanno perso ulteriormente, nel corso degli anni, forza economica e potere si acquisto.
I ceti popolari sempre più in affanno
L’89 per cento dei segmenti economicamente più deboli e dei ceti popolari sta pensando di tagliare i consumi di gas e energia elettrica. Il 95 per cento ridurrà gli acquisti di abbigliamento e il 92 per cento di scarpe. L’85 per cento diminuirà gli acquisti di carne, l’88 per cento di pesce e il 56 per cento sta progettando di rinunciare a comprare dei farmaci per la propria salute.
I tagli, le riduzioni e le rinunce non riguardano solo i ceti popolari. Complessivamente oltre due quarti degli italiani si sta orientando verso la riduzione o il contenimento dei consumi energetici. Il 71 per cento sta progettando il taglio degli acquisti di abbigliamento e il 68 per cento di scarpe. Il 71 per cento ha in programma di ridurre i consumi di benzina. Il 61 per cento quelli di carne e il 58 per cento quelli di pesce. È quanto emerge dall’indagine realizzata a fine gennaio 2022 dall’osservatorio sulle dinamiche sociali e economiche del paese di Legacoop-Ipsos.
La ricerca ha evidenziato un quadro di particolare sofferenza che sta attraversando la società a seguito della lievitazione dei prezzi in corso da mesi. Al centro delle preoccupazioni non c’è solo il tema del caro bollette (il quale, in ogni caso, coinvolge oltre il 90 per cento degli italiani), ma c’è anche il caro benzina, l’aumento dei prezzi delle materie prime, l’incremento dei prodotti alimentari e complessivamente dei beni di consumo.
Aumenti boom per benzina, frutta, verdura, pasta e carne
Il quadro non è solo percettivo, ma è circostanziato dall’esperienza quotidiana. L’82 per cento delle persone ha ravvisato un aumento consistente del costo della benzina e del gasolio. Per il 51 per cento ci sono stati incrementi molto forti per la frutta e per la verdura. Il 42 per cento denuncia aumenti esagerati per la pasta e per il pane.
Per il 39 per cento ci sono stati aumenti pesanti per la carne e per il pesce, mentre il 26 per cento ha ravvisato incrementi forti nel prezzo dei formaggi, il 23 per cento in quelli dei prodotti per l’igiene della casa e il 20 in quelli per l’igiene delle persone.
Le segnalazioni di incremento non riguardano piccoli incrementi limitati, ma le percentuali si riferiscono a quanti hanno rilevato aumenti consistenti, tali da costringere le persone a pensare di rinunciare o ridurre i propri acquisti di alcuni prodotti.
Dopo decenni di “acquista e sarai felice”. Di spinta al consumo sfrenato, a fare della possibilità di comprare in grandi quantità l’emblema del benessere, sta arrivando un’ondata di incrementi dei costi dei beni che mette in crisi questo modello e le dinamiche di collocazione sociale delle persone. La pandemia, in particolare i suoi effetti economici sulle famiglie, non ha ancora dispiegato tutti i suoi effetti. Solo l’8 per cento del paese prevede una situazione economica futura in miglioramento e crescita.
Per il 25 per cento resterà stabile e positiva, mentre per oltre metà del paese sarà il futuro economico è previsto in calo. Il quadro di peggioramento coinvolge, però, sempre i soliti noti: la riduzione dello status economico è prevista dal 79 per cento degli appartenenti ai ceti popolari e dal 57 per cento del ceto medio basso (le famiglie che hanno visto in decrescita la propria posizione sociale ed economica negli ultimi anni).
Quello che rischia di delinearsi, senza interventi adeguati, è una perniciosa stagione di decrescita che potrebbe alimentare le braci già incandescenti che ardono sotto la cenere (il 65 per cento degli italiani che avverte uno stato crescente di tensione sociale nel proprio territorio). Giocare con i prezzi oggi vuol dire colpire al cuore la nostra società e la main promise di benessere che da quarant’anni si va affermando. È come giocherellare con una mina, senza rendersi conto che è può deflagrare in qualsiasi momento.
(da Domani)
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