VIA LIBERA ALLA RIFORMA CARTABIA: I CINQUESTELLE SI CALANO LE BRAGHE IN CAMBIO DI UNA MINI-MODIFICA SULLA PRESCRIZIONE
ANDRANNO IN FUMO DECINE DI PROCESSI, INUTILE NASCONDERLO
I lavori sono iniziati con due ore di ritardo per le trattative tra il premier Draghi, la ministra Cartabia e la delegazione pentastellata.
Il nodo era sulle modifiche alla prescrizione: l’accordo raggiunto prevede termini entro cui svolgere il processo allungabili (a discrezione del giudice) rispettivamente a 3 anni (in Appello) e 18 mesi (in Cassazione) per un elenco di gravi reati contro la pubblica amministrazione.
Dopo i malumori di berlusconiani e renziani per la concessione, interviene Draghi e chiede sostegno convinto alla riforma: nessuna obiezione
Alla fine i 5 stelle si sono accordati: la riforma della giustizia penale firmata da Marta Cartabia riceve il via libera del Consiglio dei ministri. Un via libera che viene definito non formale per il semplice fatto che, trattandosi di una legge delega, non c’era alcun voto formale: semplicemente dopo un braccio di ferro lungo tutto il pomeriggio nessuno ha avuto nulla da obiettare. Soprattutto dopo che ha parlato Mario Draghi che ha chiesto a tutti i ministri di sostenere “convintamente” il testo della riforma, rimanendo leali in Parlamento. Ma andiamo con ordine.
La prescrizione Cartabia
Il Cdm convocato per approvare in fretta e furia la riforma penale era stato pianificato alle 17 ma è iniziato con due ore di ritardo. Il motivo? I 5 stelle volevano astenersi, visto che la legge contiene delle modifiche alla prescrizione che in pratica fanno a pezzi la riforma di Alfonso Bonafede.
Fino ad oggi funziona che la prescrizione si blocca dopo il primo grado di giudizio. Il meccanismo studiato da Cartabia, invece, mantiene la prescrizione esistente solo fino al primo grado.
Dal secondo subentra un altro concetto, quello dell’improcedibilità. Se l’Appello non si conclude entro due anni, il processo non può più andare avanti, cioè muore in via definitiva. Lo stesso vale per quello in Cassazione, dove la tagliola scatta entro un anno. Un sistema che equivale a fare a pezzi la riforma-bandiera dei 5 stelle.
La trattativa coi 5 stelle
Per questo motivo i Cdm è iniziato con due ore di ritardo. La delegazione del Movimento 5 stelle, guidata dal ministro dell’Agricoltura Stefano Patuanelli, si è riunita in separata sede con il premier Draghi e la guardasigilli per cercare di sbloccare l’impasse sulla prescrizione.
Una riunione lampo: i 5 stelle hanno assicurato il sostengo al testo in cambio di un’allungabilità (a discrezione del giudice) del termine entro cui completare i gradi di giudizio – a pena di improcedibilità – a tre anni in Appello e 18 mesi in Cassazione per i più gravi reati contro la pubblica amministrazione: concussione, corruzione, istigazione alla corruzione e induzione indebita a dare o promettere utilità.
Esclusi da questo meccanismo rimangono i reati puniti con l’ergastolo – come l’omicidio e la strage – o quelli gravi come la mafia e il terrorismo.
In fumo, però, finirebbero decine e decine di altri processi importanti, come quelli per bancarotta o reati di tipo colposo come la strage di Viareggio. Nonostante tutto i 5 stelle avevano dato il loro assenso.
I malumori di Fi e Iv, l’intervento di Draghi
A quel punto, però, sono stati i ministri di Forza Italia e Italia viva a chiedere lo stop del Consiglio dei ministri per esaminare le modifiche apportate al testo: erano contrari all’inserimento della corruzione tra reati che prevedono la possibilità di tempi processuali allungati.
La riunione era stata sospesa per una ventina di minuti. Alla ripresa Draghi, raccontano fonti presenti alla riunione, ha chiesto a tutti i presenti sostegno convinto alla riforma: nessuna obiezione. E’ passata così la riforma che promette di mandare in fumo decine e decine di processi.
(da Il Fatto Quotidiano)
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