“VOGLIAMO CAPIRE SE GIORGIA MELONI È CONTRO L’EUROPA O È PRONTA AD ACCETTARE LE REGOLE DELLA COMUNITÀ EUROPEA”
PARTNER EUROPEI PREOCCUPATI DAL FUTURO GOVERNO DI CENTRODESTRA: IL DOPO-DRAGHI STA FACENDO RISUONARE L’ALLARME IN BUONA PARTE DELL’UE
«Ma quindi adesso che succede in Italia?». Praga, Consiglio europeo. Anzi, prima riunione della Comunità politica europea. Membri dell’Ue, candidati all’adesione e alleati di ogni tipo. Quarantaquattro capi di Stato e di Governo riuniti nel castello della capitale Ceca. Pronti a discutere delle emergenze del Vecchio Continente: la guerra in Ucraina, la crisi energetica.
E invece… E invece tutti quelli che si avvicinano a Mario Draghi vogliono parlare di altro. Non lo consultano in virtù della sua esperienza alla Bce. La loro allarmata curiosità si chiama Giorgia Meloni. E quindi il destino dell’Italia nel prossimo futuro. È una specie di ritornello orchestrato: «Ma quindi adesso che succede in Italia?».
La prima a chiederglielo è stata Kaja Kallas, primo ministro estone. Mentre l’intero gruppo dei presenti si stava piazzando davanti al fotografo per la consueta “foto di famiglia”, Kallas che in questi 20 mesi ha costantemente mantenuto un dialogo con il premier italiano, gli si avvicina per esprimere tutti i suoi dubbi: «Com’ è Giorgia Meloni? Cosa può succedere in Italia?».
Da quel momento il presidente del consiglio sembra quasi catapultato virtualmente in Italia. Il vertice praghese, almeno durante i suoi colloqui sia quelli informali e sia quelli formali, si trasforma in una platea di spettatori intenti a osservare il “caso Italia”. E anche, quindi, a giudicarlo con estrema attenzione.
Non si trattava di semplice interessamento neutrale o di cortesia istituzionale. Ogni parola è accompagnata da un tono di preoccupazione. Gli accenti della campagna elettorale del centrodestra italiano non sono stati affatto rassicuranti per la struttura che ruota intorno a Bruxelles.
La situazione economica del nostro Paese, il pesantissimo debito pubblico, gli obiettivi ambiziosi del Pnrr sono tutti fattori che hanno fatto scattare una sorta di meccanismo di autoprotezione tra i partner europei e forse anche il sospetto di un ritorno al passato da “pecora nera”. Il passaggio dall’ex presidente della Bce alla leader di Fratelli d’Italia è vissuto infatti come uno “strappo” tra la maggior parte dei componenti il Consiglio europeo.
Draghi ha provato a rassicurare. Con tutti ha spiegato che l’Italia se la caverà comunque. Che l’Unione troverà il modo di collaborare anche con il nuovo esecutivo. «Del resto – sottolinea il sottosegretario agli Affari europei, Enzo Amendola, allargando le braccia in un angolo del castello di Praga – all’estero non si parla mai male del nostro Paese. Anche io sto rispondendo così ai tanti che mi stanno fermando. Anzi, mi sono allontanato dalla sala proprio perché non ce la facevo più a replicare alle domande di tutti».
Il punto è che l’esecutivo di centrodestra non rassicura nessuna delle Cancellerie più influenti. L’unico che non ha mosso un ciglio è stato solo il premier ungherese Viktor Orban. E così anche nel bilaterale ufficiale che la presidente della Commissione, Ursula von Der Leyen, ha voluto con il capo del governo italiano, alla fine è stato inevitabile parlare del prossimo futuro. La sua attenzione era concentrata sulla tempistica. Fino a quando la squadra di Draghi rimarrà in carica.
Se sarà ancora lui a partecipare al prossimo summit del 20 ottobre a Bruxelles. E poi soprattutto cosa l’Europa si deve aspettare da Giorgia Meloni. Più o meno gli interrogativi che anche l’olandese Mark Rutte ha posto in un rapidissimo scambio di saluti. «Il punto – ha poi chiarito uno dei portavoce del governo olandese – è che noi vogliamo capire chi è Giorgia Meloni. È la leader di destra che parlava contro l’Europa o è quella più moderata che adesso sembra pronta ad accettare le regole della comunità europea? Nel secondo caso non ci saranno problemi, nel primo».
Lo stesso rituale viene affrontato nel pomeriggio a margine del tavolo di discussione sull’energia cui hanno preso parte anche il Cancelliere tedesco Scholz, il capo del governo del Belgio, del Portogallo e dell’Irlanda. Non solo. Per far capire quanto l’Italia stia diventando nuovamente e rapidamente una “osservata speciale”, anche al summit nella Repubblica Ceca è arrivata l’eco di quel che sta capitando nel Ppe, il Partito Popolare europeo di cui fa parte Forza Italia.
Il presidente dei popolari, il tedesco Manfred Weber, sta contattando tutti i partiti alleati. E ha sondato anche due dei premier popolari presenti a Praga: l’austriaco Karl Nehammer e il greco Kyriakos Mitsotakis. Ponendo una domanda tanto semplice quanto dirompente: «Che cosa bisogna fare dopo le elezioni italiane? ».
Insomma, il dopo-Draghi sta facendo risuonare l’allarme in buona parte dell’Ue. E la paura di quel che sarà prende le forme persino di una festa. Quella che i “colleghi” stanno organizzando a Draghi in occasione dell’ultimo Consiglio europeo, il prossimo 20 ottobre a Bruxelles. La fecero, proprio un anno fa, anche per Angela Merkel. Ma lo spirito era davvero diverso.
(da La Repubblica)
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