Destra di Popolo.net

COSI’ GLI ITALIANI HANNO SCRITTO IL CODICE CIVILE PER PECHINO

Marzo 6th, 2017 Riccardo Fucile

L’EX MINISTRO DILIBERTO HA PORTATO IL DIRITTO ROMANO IN CINA: “E’ UN LAVORO ENORME, DALLA PROPRIETA’ PRIVATA ALL’EREDITA'”

«È cominciata per caso», dice Oliviero Diliberto. Lo ricordate, vero? Inizi nel Pci, poi in Rifondazione, fino al 2013 leader dei Comunisti italiani.
È stato ministro della Giustizia (premier Massimo D’Alema) dal ’98 al 2000.
Oggi ha sessant’anni, è ordinario di Diritto romano alla Sapienza, e tutta questa breve biografia ha contribuito al caso.
E cioè, nel 1998 la Cina decide di dotarsi di un codice civile. Non lo aveva, prima. A che serve un codice civile a un Paese comunista, in cui non c’è proprietà  privata?
Ma nel ’98 il mondo era cambiato.
«Era cambiato da un po’», dice oggi Diliberto. «Nel 1988 il professor Sandro Schipani, docente di Diritto romano a Tor Vergata, raggiunge in Cina uno studioso, Jiang Ping, che aveva conosciuto l’anno prima a Roma. Attenzione, il Muro di Berlino era ancora in piedi. E a Schipani viene l’intuizione: vi servirà  un codice civile. La Cina, che veniva da un lunghissimo periodo di nichilismo giuridico, per cui la legislazione civile era una sovrastruttura borghese, capisce che il futuro è la globalizzazione e già  sta evolvendo in un sistema misto, di economia statale e privata. E come gestisci un’economia così senza un codice civile?».
Si sarà  già  capito dove stiamo andando a parare. La discussione in Cina dura a lungo: tocca decidere se adottare il Common law anglosassone o il Civil law di stampo romanistico.
«Ma intanto Schipani sta traducendo dal latino al cinese il Corpus Iuris Civilis, il fondamentale codice di Giustiniano che alla caduta dell’Impero Romano raccoglie il complesso delle leggi civili e così salva l’Europa, le dà  un fondamento. E quando nel ’99 Pechino sceglie il diritto romano, si chiede: ma quale ne è la culla? L’Italia. Chi è ministro della Giustizia in Italia? Diliberto. Toh, è pure docente di diritto romano! E persino comunista! Perfetto! E così insieme a Schipani iniziamo, su richiesta cinese, a formare una classe di giuristi che poi dovranno scrivere il codice». Il che, grosso modo, equivale ad averlo scritto.
«Il codice lo scrivono benissimo i cinesi, ma c’è del vero. Hanno cominciato a venire da noi studenti cinesi, passati attraverso selezioni durissime. Oggi ne ho con me dieci ma negli anni sono stati una cinquantina, molti di loro sono diventati professori e stanno lavorando appunto al codice. In quattro anni imparano l’italiano, il latino, il diritto romano e infine scrivono la tesi di dottorato».
Ma che significa scrivere il codice civile per la Cina?
Un lavoro enorme, dice Diliberto, «pensate di introdurre in un Paese giuridicamente vergine, comunista, enorme, complesso, concetti come la proprietà , l’usufrutto, la successione, la compravendita, la proprietà  intellettuale per libri e brevetti. Hanno dovuto creare e introdurre i notai. Pensate le difficoltà  in un Paese in cui tutta la terra è dello Stato, e ai contadini ora viene data in concessione, mentre si riconosce la proprietà  privata delle aziende o delle squadre di calcio. Pensate, in una Cina che a un certo punto ammette che uno molto bravo può diventare molto ricco, al problema dell’eredità .   Perchè i figli non sono molto bravi, solo molto fortunati».
Si è risolta con una elevatissima tassa di successione, e ogni volta che si pone una questione del genere «partono le telefonate, i consulti, si organizzano convegni».
Il codice sarà  pronto nel 2020 ma intanto «sono state scritte legislazioni singole, entrate in vigore, sugli aspetti più impellenti».
Diliberto ha una cattedra all’Università  Zhongnan of Economics and Law di Wuhan, terza città  della Cina. Va due volte l’anno per tenere lezione.
Come detto, altri studenti cinesi vengono a Roma.
«La Cina ha fame e urgenza di formare giuristi che la accompagnino all’interno e nel mondo. Ma intanto anche nostri studenti vanno in Cina. Ora ce ne sono quattro a fare dottorati sul diritto civile cinese. Diventeranno merce pregiatissima, avvocati del cui sostegno avrà  bisogno chiunque intenda stringere affari in Cina. La Germania è molto avanti rispetto a noi, ma il volume dei nostri affari con la Cina cresce vertiginosamente. Poche settimane fa, alla presenza del presidente Mattarella, abbiamo inaugurato alla Sapienza il più grande centro di studi giuridici cinesi d’Europa. Chiunque debba approfondire la materia verrà  da noi. E ci tengo a dirlo: tutto pagato da Pechino. Dal nostro governo non è arrivato un euro». Rimangono un paio di dubbi.
Primo, ma davvero i cinesi hanno fiducia in noi?
«Intanto amano la nostra cultura classica, e in particolare la musica operistica. In questo momento, pochi lo sanno, ma in Italia ci sono mille e cinquecento giovani cinesi che stanno studiando l’opera lirica. E poi i cinesi sono diversi, ragionano sulla base dei millenni, e nel loro grande orgoglio ci considerano dei pari, alla loro stessa altezza perchè anche noi come loro abbiamo avuto l’impero, siamo figli di un impero che conquistava e civilizzava il mondo».
Secondo dubbio, il solito: d’accordo il codice civile ma, di civile, dovrebbero esserci anche i diritti.
Diliberto non è uno che si lasci andare al romanticismo, e prevede che «i diritti arriveranno per processo naturale. Già  oggi la Cina è profondamente diversa da quella di quaranta o venti anni fa. Sono leciti il mercato e la proprietà  privata. E per i cinesi oggi sono fondamentali il diritto alla vita e alla sussistenza. Il Presidente Xi Jingping ha posto tra le priorità  lo “stato di diritto”, conquista enorme. Anche la politica seguirà  un processo naturale, ma le trasformazioni saranno gestite dal Partito comunista, evitando qualsiasi gorbaciovismo. Sarebbe folle il contrario, come fu folle l’idea di esportare la nostra forma di democrazia: che è il prodotto di 25 secoli di storia, dall’Atene di Pericle alla rivoluzione francese. Ma i cinesi Pericle non l’hanno avuto. E tu glielo vuoi imporre da un giorno con l’altro?».

Mattia Feltri
(da “La Stampa”)

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I CARTELLI DI TESSUTO CHE MANGIA LO SMOG ARRIVANO IN PIAZZA

Marzo 6th, 2017 Riccardo Fucile

CREATI IN PROVINCIA DI PAVIA DA UNA STAR-UP: “FUNZIONANO ANCHE PER PULIRE L’ARIA NEGLI UFFICI”

Un cartellone pubblicitario «mangiasmog».
L’idea l’hanno avuta due imprenditori, il piacentino Giammarco Cammi e Gianluca Barabino, di Tortona, che hanno creato un tessuto rivoluzionario.
L’azienda è una start-up del gruppo Ecoprogram, colosso della logistica che gestisce, tra l’altro, lo stadio di San Siro: Anemotech, infatti, ha sede a Casei Gerola, un paese lombardo crocevia di tre regioni e fa della sperimentazione la sua frontiera.
Il suo «The Breath», Gianluca Barabino (anima dell’idea assieme a Giammarco Cammi) lo spiega così: «È un mix composto da strati esterni (in tessuto tridimensionale idrorepellente con proprietà  antisettiche) e da uno strato intermedio in fibra a carboni attivi, unita da nanotecnologie, in grado di ridurre le particelle inquinanti presenti in ambienti sia aperti sia chiusi».
Esempio di come la ricerca e la sperimentazione possano viaggiare di pari passo e, non a caso, «The Breath» è stato premiato a Ecomondo 2016 e ha ottenuto il beneplacito di Legambiente.
Spiega ancora Barabino: «Il prodotto permette di abbattere anche del 40% fumi di cucine, polveri sottili, idrocarburi, potenziali residui di stampanti o fotocopiatrici», che nella lingua della scienza si traducono in «Cov», ossidi di azoto o anidride carbonica.
Il tessuto può essere collocato in ambienti chiusi sotto forma di quadro, tendaggio o pannello divisorio, ma anche all’aperto.
In quest’ultima forma «The Breath» è diventato un veicolo commerciale, perchè già  alcune multinazionali si sono interessate all’idea, prenotando maxi pubblicità  da esporre in celebri piazze italiane e straniere, dove il traffico è molto forte al pari dell’inquinamento atmosferico.
A Milano e Roma spiccano manifesti che sfruttano il tessuto creato da Anemotech, mentre alcune aziende italiane l’hanno introdotto come forma di tutela della salute dei lavoratori negli uffici.
Della nascita di «The Breath» se ne accorse anche Umberto Veronesi, che, quando gli furono spiegate le caratteristiche del prodotto, volle che quella tecnologia fosse introdotta all’Istituto Europeo di Oncologia a Milano.
Spiegò così il celebre oncologo: «Il mio sostegno agli ideatori di “The Breath” nasce da una semplice constatazione: dei milioni di italiani che oggi sviluppano un tumore, almeno il 70% potrebbe essere salvato con la prevenzione. Sostengo un’alleanza tra scienza e tecnologia: è fondamentale che la scienza discuta e si confronti con istituzioni e informazione per vincere battaglie come quella della cura e della prevenzione del cancro».
Parole attuali, uno stimolo ulteriore per Anemotech, il cui slogan potrebbe essere la celebre massima latina poi mutuata dai pubblicitari: «Prevenire è meglio che curare».

Maurizio Iappini
(da “La Stampa”)

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E’ BOOM DI PARTITINI: DA 4 LISTE PRESENTATE NEL 2013 A 18 GRUPPI

Marzo 6th, 2017 Riccardo Fucile

E’ IL RECORD DEI CAMBI DI CASACCA

Tra gruppi e sottogruppi se ne contano ben 18 alla Camera e 19 al Senato.
Solo negli ultimi venti giorni sono nati quattro nuovi partiti dentro e fuori il Parlamento: il Movimento Democratico e Progressista dei fuoriusciti del Pd, la Destra sovranista di Alemanno e Storace, i Centristi per l’Europa di Casini, mentre Sel ha definitivamente completato la trasformazione in Sinistra Italiana.
E non è finita qui, perchè l’11 marzo Giuliano Pisapia battezzerà  ufficialmente il suo “Campo Progressista”, mentre il 18 Angelino Alfano lancerà  il Polo dei moderati sciogliendo definitivamente Ncd.
La voglia di proporzionale spinge a dividersi.
Dopo la bocciatura dell’Italicum da parte della Corte costituzionale, ultimo atto di un progressivo sgretolamento del bipolarismo, nel mondo politico è esplosa la voglia di proporzionale.
Protagonisti della Prima e della Seconda Repubblica si dividono e si rincontrano, abbandonano partiti piccoli e grandi per dare vita a nuovi soggetti in un crescendo che ha segnato l’intera legislatura.
Basti pensare alla Camera   dei 12 gruppi, tra cui il Misto diviso in 7 sottogruppi, solo quattro corrispondono alle liste elettorali in corsa nelle politiche del 2013.
Si tratta, come rileva Openpolis, di Pd, 5Stelle, Lega Nord e Fratelli d’Italia.
Al Senato poi si riducono a tre. In mezzo c’è stata l’implosione del Pdl (che ha dato vita a ben sei nuovi gruppi a partire da Forza Italia), il dissolvimento di Scelta Civica, i movimenti in entrata e in uscita dal Pd, l’emorragia di parlamentari grillini
Cambi di casacca, e boom.
E i cambi di casacca toccano nuovi record: dall’inizio della legislatura, calcola ancora Openpolis, ce ne sono stati 447, per un totale di 373 parlamentari.
Vale a dire che quasi il 40 per cento (39,26%) di chi siede in Parlamento ha cambiato almeno una volta gruppo politico (ma non sono pochi quelli che lo hanno fatto ripetutamente).
Si tratta di un aumento di oltre il 50 per cento rispetto alla precedente legislatura (2008-2013) quando i parlamentari protagonisti di almeno un cambio di casacca furono 180, per un totale di 261 passaggi da un gruppo all’altro.
Un movimento tellurico che sembra destinato a proseguire, e che si sta intensificando man mano che ci si avvicina all’orizzonte delle elezioni politiche.
Perchè il sistema elettorale con cui andremo a votare, anche se non ancora definito, avrà  comunque un impianto proporzionale.
E questo basta per far partire la corsa al posizionamento di partiti e partitini ansiosi di far valere il loro peso politico, reale o presunto, quando si tratterà  di stringere alleanze. Comunque inevitabili prima o dopo il voto.

Lavinia Rivara
(da “La Repubblica”)

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MINIMO STORICO DI NASCITE IN ITALIA, APPENA 474.000, MENO 2,4%

Marzo 6th, 2017 Riccardo Fucile

CRESCE L’ASPETTATIVA DI VITA: 80,6 ANNI PER L’UOMO, 85,1 PER LA DONNA

Quest’anno ci siamo persi 86mila italiani.
Secondo i dati Istat pubblicati stamattina sulle “stime 2016 degli indicatori demografici”, i residenti in Italia al primo gennaio 2017 erano 60 milioni e 579mila, 86mila in meno rispetto al primo gennaio del 2016 (-0,14 per cento).
Il guaio è che continua il calo delle nascite: nel corso del 2016 è stato battuto il record negativo che risaliva all’anno precedente, il 2015, quando le nuove vite erano state 486mila; siamo scesi a 474mila.
Per fortuna sono calati anche i morti, 608mila contro i 648mila del 2015, un dato in linea con la tendenza all’aumento dell’invecchiamento della popolazione.
Il saldo naturale, dunque, costituito sottrando i decessi dal bilancio delle nascite, registra nel 2016 un valore negativo per 134mila persone: è il secondo maggior calo di sempre, superiore soltanto a quello del 2015 (-162mila), ma il valore non incide sul numero di residenti perchè equivale al saldo opposto, positivo, nei flussi migratori con l’estero: +135mila persone.
La riduzione delle nascite è stata del 2,4%: interessa tutto il territorio nazionale con l’eccezione della Provincia di Bolzano che registra invece un incremento del 3,2%. Il numero medio di figli per donna, in calo per il sesto anno consecutivo, si assesta a 1,34.
Rispetto all’anno precedente, spiega l’Istat, i tassi di fecondità  si riducono in tutte le classi di età  della madre sotto i 30 anni mentre aumentano in quelle superiori.
La riduzione più accentuata si riscontra nella classe di età  25-29 anni (-6 per mille), l’incremento più rilevante è, invece, nella classe 35-39 (+2 per mille).
Nel complesso, a fronte di un’età  media al parto che raggiunge i 31,7 anni, la fecondità  cumulata da parte di donne di 32 anni compiuti e più è ormai prossima a raggiungere quella delle donne fino a 31 anni di età  (0,67 figli contro 0,68 nel 2016).
La speranza di vita alla nascita recupera terreno sui livelli del 2015, e marca la distanza anche da quelli registrati nel 2014.
Per gli uomini la vita media raggiunge 80,6 anni (+0,5 sul 2015, +0,3 sul 2014) e per le donne 85,1 anni (+0,5 e +0,1).
Al 1° gennaio 2017 i residenti hanno un’età  media di 44,9 anni, due decimi in più rispetto alla stessa data del 2016.

(da agenzie)

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SARA’ LUCA MONTUORI IL NUOVO ASSESSORE ALL’URBANISTICA DELLA RAGGI: NON SI E’ TROVATO NESSUN ESTERNO DISPONIBILE

Marzo 6th, 2017 Riccardo Fucile

EX VELTRONIANO, E’ IL CAPOSEGRETERIA DEL VICESINDACO BERGAMO… IL CITY MANAGER SARA’ FRANCO GIAMPAOLETTI

Luca Montuori oggi dovrebbe essere nominato assessore all’urbanistica nella Giunta Raggi, sostituendo così il dimissionario Paolo Berdini.
Ex veltroniano, 52 anni, romano, architetto, professore associato di progettazione urbanistica all’Università  di Roma Tre, attualmente Montuori è il caposegreteria del vicesindaco Luca Bergamo con un contratto part time a 60mila euro l’anno circa.
Montuori arriva quindi dall’interno della giunta così come era stato per Andrea Mazzillo, caposegreteria della sindaca prima di essere nominato assessore al bilancio. Nelle scorse settimane si era parlato molto di uno scouting esterno da parte della Raggi per la ricerca della figura che avrebbe dovuto sostituire Berdini: evidentemente anche stavolta, così come nell’occasione dell’assessore al bilancio, non si sono trovate figure esterne pronte a impegnarsi nel ruolo.
Montuori arriva per gestire tanti dossier pesanti per la sindaca.
Il primo a cui si dovrà  dedicare è quello dello Stadio della Roma a Tor di Valle, dove dopo il diniego della sospensione richiesta dai proponenti in Conferenza dei Servizi la A.S. Roma ed Eurnova dovranno presentare a giorni il nuovo progetto su cui verrà  effettuata una novazione della delibera Marino-Caudo per confermar il pubblico interesse e forse anche la variante urbanistica connessa, allo scopo di chiudere il dossier entro il 30 marzo e presentarlo il 5 aprile, quando la Conferenza dei Servizi si riunirà  per l’ultima volta.
Inutile ricordare che ci sono molti motivi ostativi dell’accordo, soprattutto legali.
Un altro dossier che finirà  presto sul tavolo del nuovo assessore è quello degli ex Mercati Generali dell’Ostiense, dove è in atto da mesi ormai una guerra senza quartiere all’interno del MoVimento 5 Stelle e molti consiglieri municipali sono sul piede di guerra nei confronti del minisindaco dell’VIII Paolo Pace.
Anche qui il comune rischia ripercussioni legali anche perchè la conferenza dei servizi è già  chiusa.
In un’intervista rilasciata oggi al Messaggero Montuori ritorna anche sul suo passato di veltroniano: «Sono stato a lungo consulente della giunta Veltroni. È tutto pubblico: ero un tecnico, che scriveva i concorsi. Quella di Veltroni fu una stagione meravigliosa per l’architettura. Ero un consulente dell’unità  operativa inferiore del dipartimento urbanistica».
Montuori, laurea alla Sapienza nel ’93 e dottorato a Firenze sui temi del paesaggio contemporaneo, ha fondato nel 2001 lo studio 2tr_architettura, con cui ha partecipato a concorsi internazionali con premi e menzioni.
Membro del Comitato Scientifico della Casa dell’Architettura di Roma, ha svolto attività  didattica e di ricerca con università  e istituzioni italiane e straniere.
Nel suo curriculum anche una consulenza per lo svolgimento delle procedure concorsuali della Unità  operativa 11 del Dipartimento urbanistica del Comune di Roma.
L’annuncio del nuovo assessore, secondo quanto si è appreso, è prevista per domani. La sindaca Raggi terrà  sul tema una riunione con i consiglieri.
Il city manager è Franco Giampaoletti
Intanto è già  stato nominato il nuovo city manager di Roma Capitale Franco Giampaoletti. Scelto dalla sindaca Raggi, la sua nomina è stata ratificata venerdì scorso dalla giunta capitolina.
È stato direttore generale del Comune di Genova, dal settembre 2015 al dicembre scorso, quando è diventato direttore di Unicoop Tirreno per le aree di servizio, dal personale ai sistemi informativi.
Giampaoletti, nato ad Ancona, 56 anni, è laureato in giurisprudenza e ha un’esperienza di oltre venti anni nella gestione delle risorse umane in aziende industriali con organizzazione multinazionale.
Anche sul suo tavolo il progetto dell’impianto a Tor di Valle sarà  tra i primi a fare capolino. Con il suo arrivo si arricchisce la pattuglia di “genovesi”, anche il segretario generale del Campidoglio Pietro Paolo Mileti, aveva ricoperto lo stesso incarico al Comune di Genova.

(da “NextQuotidiano”)

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INTERVISTA A TIZIANO RENZI: “A FIUMICINO CON MISTER X? SOLO UN MANAGER, ALTRO CHE UOMO DEL MISTERO”

Marzo 6th, 2017 Riccardo Fucile

“UN ASSEDIO CONTINUO NEI MIEI CONFRONTI, IO NON SONO NESSUNO”

Scende dalla Touran nera respingendo con durezza l’agguato delle telecamere: «Voglio solo essere lasciato in pace! Questo è stalking».
Agguanta una 48 ore nera dal bagagliaio e poi entra nella Pieve di San Leolino respingendo le domande: «State violentando la mia vita privata».
In chiesa si siede come al solito all’organo, tira fuori dalla valigetta gli spartiti e, dopo aver duettato con un flauto, intona: «Perdonami Signore, ho molto peccato». All’uscita dalla messa, coppola calcata in testa, giaccone chiuso fin sotto la barbetta bianca contro l’umidità  che sale dall’Arno, Tiziano Renzi, è meno rabbioso. Sarà  stata la musica. O la bella omelia del parroco sulle «tentazioni» argomento del Vangelo del giorno.
Certo è che Tiziano Renzi, accompagnato da Roberto Bargilli, detto Billy, (quello che, secondo le intercettazioni, chiese all’amico Carlo Russo di non chiamare più il «babbo»), sembra meno scostante.
«Insomma basta. C’è un assedio continuo. Tutti i giorni. Anche alla mia vita privata. Ma io non sono nessuno. Non sono mai entrato nemmeno in politica».
Suo figlio non è proprio uno sconosciuto.
«E andate da lui».
C’è un’inchiesta che coinvolge lei.
«Vedo. Scrivete cose che non esistono».
A cosa si riferisce?
«Ad esempio a quella di oggi (ieri, ndr). Uno si incontra per lavoro a Fiumicino con un possibile fornitore e che esce fuori? L’incontro segreto! L’uomo del mistero!».
E invece? Eravate nell’area riservata dell’aeroporto.
«Gliel’ho detto. Era un incontro di lavoro».
Lui chi era?
«Si chiama Comparetto. Lo sa chi è? È il terzo gestore postale del Paese. La sua azienda, la Fulmine Group, riunisce 250 operatori del settore. Non è proprio un mister X».
Di cosa discutevate?
«Di la-vo-ro. Io mi occupo anche di spedizioni porta-a-porta. Lui è un mio interlocutore. Ma voi vedete il male ovunque».
Ci parli dei suoi viaggi a Medjugorje che condivide con il suo amico Carlo Russo.
«Ecco lo vede. Mi dica un po’ lei se è normale? Poi dice: “Oh perchè tu t’infuri?”».
Le sto facendo una domanda. Di Medjugorje lei dice di aver parlato al manager di Consip, Luigi Marroni, nel suo incontro a Santo Spirito.
«Io a Medjugorje lo sa da quando ci vado? Dal ’93».
Durante la guerra in Jugoslavia?
«Sì. Partivamo da Rignano e portavamo aiuti alla povera gente. Ma guai a chiamarla Jugoslavia. È un posto che ho proprio nel cuore. Ma che ne sapete voi?».
Ma questa storia della statua della Madonna che ha chiesto a Marroni di mettere all’Ospedale Meyer ce la spiega? E poi all’ospedale c’è stata messa davvero?
«Questo non glielo posso dire perchè c’è l’indagine».
Lei è segretario del Pd di Rignano. Perchè ha convocato la riunione di stasera?
«Veramente ci vediamo tutti i lunedì».
Ha annunciato «aggiornamenti». C’è molta attesa.
«Ho sbagliato a mettere il cartello. Ne ho fatti tanti di errori».
Sta pensando di dimettersi anche lei?
«Non mi sembra che ci sia di che dimettersi. Il Pd è sempre stato un partito garantista».
Nell’omelia il sacerdote ha messo in guardia contro le tentazioni del potere. Condivide?
«Certo. Ma non c’è anche il “Quinto potere”? Andiamo… ca nisciuno è fesso».

Virginia Piccolillo
(da “il Corriere della Sera”)

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CONSIP, ROMEO NON RISPONDE ALLE DOMANDE DEI PM

Marzo 6th, 2017 Riccardo Fucile

I SUOI LEGALI: “NON HA MAI CONOSCIUTO TIZIANO RENZI, LO VOGLIONO FREGARE”

Alfredo Romeo, l’imprenditore campano arrestato mercoledì scorso per corruzione nell’ambito dell’inchiesta Consip, si è avvalso della facoltà  di non rispondere.
Bocca chiusa dunque durante l’interrogatorio di garanzia, che si è svolto questa mattina alla presenza del gip Gaspare Sturzo, il pm Mario Palazzi e il procuratore aggiunto Paolo Ielo, titolari dell’inchiesta romana.
Gli avvocati difensori di Romeo Francesco Carotenuto, Giovanni Battista Vignola e Alfredo Sorge, entrando a Regina Coeli hanno dichiarato: “Il nostro assistito afferma di non aver mai dato soldi a nessuno e di non avere mai incontrato Tiziano Renzi o gente legata all’entourage dell’ex presidente del Consiglio”. I legali dell’imprenditore hanno depositato una memoria.
“Non è vero nulla – si è sfogato Romeo nei giorni scorsi parlando con i suoi legali – sono vittima di una strumentalizzazione che mi sembra solo la conseguenza di un’aspra contesa di natura politica”.
Intanto, mentre l’indagine prosegue tra Napoli, Roma e Firenze, la procura capitolina, a seguito delle “ripetute rivelazioni di notizie coperte da segreto”, ha aperto un fascicolo, per ora contro ignoti, dopo aver revocato sabato al Nucleo operativo ecologico dell’Arma la delega per le indagini ora affidata al Nucleo investigativo dei carabinieri romani.
Le procure di Roma e Napoli, titolari dei fascicoli, negano qualsiasi tensione tra i due team di magistrati che sono al lavoro su documenti, verbali di intercettazioni e altro materiale raccolto sugli appalti della centrale acquisti della pubblica amministrazione. Venerdì, in due interrogatori in contemporanea a Roma e Firenze, sono stati sentiti rispettivamente Tiziano Renzi e il suo amico Carlo Russo, entrambi indagati per traffico di influenze.
Russo si è avvalso della facoltà  di non rispondere, mentre il padre dell’ex premier davanti ai magistrati di Roma, Paolo Ielo, e di Napoli, Celeste Carrano, si è detto vittima di un “abuso di cognome” messo in piedi dall’amico Russo che avrebbe parlato di lui con i vertici Consip per favorire le società  di Romeo.
In settimana potrebbe essere sentito, come persona informata sui fatti, Michele Emiliano, ma sulla data fissata per l’audizione con i magistrati romani c’è il massimo riserbo.
Il presidente della Regione Puglia parlerà  con i pm di alcuni sms che scambiò con il ministro Luca Lotti, indagato per rivelazione di segreto, nei quali si sarebbe fatto riferimento a Carlo Russo, imprenditore amico di Tiziano Renzi e ritenuto da chi indaga punto di contatto tra Alfredo Romeo e il padre dell’ex premier.
Non è escluso che nei prossimi giorni i magistrati decidano di interrogare anche l’ex parlamentare Italo Bocchino, consulente di Romeo e indagato, come Russo e Renzi senior, per traffico di influenze, il reato che punisce forme di lobbying illecite dietro compenso o promessa di utilità .

(da “La Repubblica”)

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