Marzo 9th, 2017 Riccardo Fucile
I RUSSI FANNO GIA’ LE CORNA A SALVINI: “PRONTI A FIRMARE UN PATTO ANCHE CON GRILLO”… SHELEZNYAK, NUMERO DUE DEL PARTITO DI PUTIN, DOPO LA FOTO CON SALVINI, GLI DA’ IL BENSERVITO
«Dopo la Lega siamo pronti a firmare un patto analogo con un altro partito italiano, il Movimento cinque stelle».
L’annuncio, inaspettatamente candido, arriva proprio da Sergei Zheleznyak, il numero due di Russia Unita, il partito di Putin, vicepresidente della Duma, un uomo finito nella blacklist dell’amministrazione Obama di personaggi – banchieri, finanzieri, politici – sospettati dagli Usa della precedente amministrazione di operare nell’ambito del finanziamento di attività antieuropee in Europa.
Come che sia di questi sospetti americani, vista l’importanza della fonte questo annuncio merita di essere inquadrato e ricostruito.
Lunedì scorso, a Mosca, la Lega Nord ha firmato un «patto di cooperazione» con Russia Unita. Il patto è stato annunciato ufficialmente, riguarderà la «cooperazione in materie come la sicurezza, la difesa dei valori tradizionali, la futura cooperazione economica tra Italia e Russia», e naturalmente l’abolizione delle sanzioni.
Quel giorno Matteo Salvini ha postato sui suoi canali social una sua foto proprio con Zheleznyak, quarantaseienne, molto dinamico, famiglia e figli a Londra, vicesegretario del partito di Putin, un passato discusso di top manager del più grande gruppo di raccolta pubblicitaria in Est Europa, News Outdoor Group. La cosa sembrava finita lì.
In realtà almeno altre due fonti – una russa, una di un Paese vicino in fortissima tensione geopolitica con Mosca – ci informano che il patto con la Lega è solo un primo passo per la sottoscrizione di una intesa analoga, quella davvero strategica per Putin, con il Movimento cinque stelle.
«Putin tiene soprattutto al partito di Grillo, perchè sa che sono loro, più della Lega, l’architrave di un fronte antieuropeo in Italia».
Il Movimento si è dovuto muovere con qualche cautela e zig zag in più: perchè il collage ideologico che mette insieme tutto (dall’antico amore per le Pussy Riot al nuovo vero amore, zar Vladimir, il passo è davvero lungo) difficilmente si tiene senza torsioni e rischi d’implosione.
Fatto sta che – come La Stampa anticipò il 5 novembre – ci sono stati diversi incontri tra i due deputati italiani che hanno l’incarico della politica estera per i grillini, e i russi.
L’altra sera, è stato Zheleznyak a confessare a cosa servivano. Lo ha fatto parlando con un reporter di Sputnik, il network finanziato da Putin e attivo anche in lingua inglese, spagnola e italiana.
«Noi siamo pronti a firmare accordi con tutti i partiti italiani», ha premesso.
Poi ha spiegato senza ombra di dubbio a chi si riferisse: «Abbiamo familiarità con i 5 Stelle, ed è in corso un dialogo attivo con i loro rappresentanti. Ma la firma dell’accordo tra noi sarà possibile solo nel momento in cui loro saranno pronti. Noi lo siamo».
Insomma: Zheleznyak dice ormai apertamente che si va in quella direzione, bisogna dare solo tempo ai grillini. Questi patti di solito ruotano attorno a due temi, abolizione delle sanzioni e lotta al terrorismo.
La cooperazione ha poi un suo centro cruciale nel mondo giovanile, nato e attivo su web e social. Un patto è stato siglato anche con l’estrema destra austriaca del Fpo. Questa cooperazione rosso-bruna ha in Alexander Dugin il suo teorico, e ha già portato nel mondo a una quarantina di accordi con forze non solo europee.
Putin coltiva diversi partiti con il Front National di Marine Le Pen, Afd in Germania, Jobbik in Ungheria.
E il Movimento? Ieri diversi suoi esponenti che si occupano di politica estera erano ancora impegnati a Caracas (altro perno della geopolitica grillina).
Abbiamo chiesto per sms ad Alessandro Di Battista, l’ufficiale più alto in grado, se confermava o smentiva l’annuncio di Zheleznyak, ma non ha risposto.
Jacopo Iacoboni
(da “La Stampa”)
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Marzo 9th, 2017 Riccardo Fucile
E IL M5S RIMEDIA L’ENNESIMA FIGURA BARBINA: PRIMA PRESENTA UNA DELIBERA SULLA DERATTIZZAZIONE, POI LA RITIRA, MANCAVA IL BANDO
Un altro figurone a 5 Stelle in Assemblea Capitolina.
La maggioranza M5S ha stralciato una delibera dall’ordine dei lavori che prevedeva di affidare ad AMA i servizi di derattizzazione e disinfestazione da specie infestanti a Roma.
Una deroga prevista lo scorso anno dall’ex commissario straordinario Francesco Paolo Tronca in occasione del Giubileo. E che i 5 Stelle volevano replicare.
Le osservazioni pregiudiziali sulla legittimità della delibera sono partite appena dopo l’inizio della discussione. Anche se l’assessore all’Ambiente, Pinuccia Montanari, illustrando il provvedimento aveva spiegato che “questo non è un affidamento diretto, perchè non si impegnano fondi dell’amministrazione ma del bilancio di Ama, e abbiamo già chiesto il parere del Segretariato generale”.
La Montanari aveva difeso successivamente il provvedimento: “Questo è un atto in piena coerenza con quanto già approvato in passato dall’Assemblea capitolina, un provvedimento di assoluta legittimità giuridica per evitare l’emergenza con lo stanziamento di 1,2 milioni di euro”.
Ma dopo una consultazione con gli uffici, il M5S ha richiesto e approvato il rinvio della delibera.
Ufficialmente per poter svolgere ulteriori approfondimenti. Anche perchè mancavano il parere dell’Avvocatura Capitolina e del segretario generale. Per affidare il servizio serve un bando e ha buon gioco l’opposizione: “ma non era il M5S a chiedere trasparenza e onestà ? Cosa c’è di più onesto e trasparente di una gara con regole certe?».
Non c’è un dato scientifico che testimoni quanti siano i ratti in città . Ma secondo alcune ricerche sarebbero in un rapporto di 2 a 1 cioè il doppio della popolazione residente. Ovvero, oltre 6 milioni di topi.
Sono tre le tipologie – spiegava qualche tempo fa a Repubblica Valeria Paradiso, responsabile operativa dell’ufficio tecnico di Anticimex – presenti a Roma. Il topo domestico, i ratti delle fogne (i più presenti) e il ratto nero delle vegetazioni. La causa principale va ricercata nei sacchi di immondizia che tracimano dai cassonetti. Ultimamente Pietro Lepore, presidente dell’associazione via Veneto, sul Corriere della Sera aveva raccontato l’invasione dei roditori nella strada della Dolce Vita.
A testimoniarlo la foto di un topo bloccato a due passi dal tavolo dell’Excelsior dove era seduto un ambasciatore.
(da “NextQuotidiano”)
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Marzo 9th, 2017 Riccardo Fucile
GLI ONERI USATI PER FINANZIARE LA SPESA CORRENTE, TUTTO L’OPPOSTO DI QUANTO SOSTENEVA IN CAMPAGNA ELETTORALE
Il Comune di Torino guidato dalla sindaca Chiara Appendino sembra prendere le decisioni sull’assetto urbanistico della città e dei servizi ai cittadini con l’ossessione di fare cassa.
Almeno questo è quello che traspare dalle recenti decisioni di utilizzare gli oneri urbanistici per finanziare la spesa corrente (contraddicendo quanto promesso in campagna elettorale e quanto richiesto da una mozione del M5S approvata a novembre.
A farne le spese questa volta è la Circoscrizione 8 San Salvario che si è vista togliere un milione e trecento mila euro di oneri di compensazione che avrebbero dovuti essere destinati ad un asilo nido.
Come molte cose a Torino anche quella della riqualificazione dell’ex-Isvor è un’operazione che viene da lontano e della quale i 5 Stelle possono “incolpare” le precedenti amministrazioni.
Era il 2010 quando il Comune (all’epoca guidato da Sergio Chiamparino) siglò con la società Zero Cinque Trading, controllata dal gruppo Gefim, un accordo per la realizzazione di un’operazione immobiliare sull’area dove sorgeva l’ex-Isvor e che aveva visto nascere i capannoni della prima fabbrica della Fiat e che successivamente era stata la sede della scuola aziendale per la formazione dei quadri della casa automobilistica torinese.
Nel 2010 il Comune aveva concesso un permesso di costruzione convenzionato che prevedeva la costruzione, in un’area indicata dal Comune e dalla Circoscrizione, di un asilo nido per un importo pari a 1 milione e 300 mila euro.
Con il passare degli anni però Comune e Circoscrizione si rendono conto che un nuovo asilo nido sarebbe superfluo e sottoutilizzato e che invece la zona necessita di scuole materne e medie, per questo motivo viene individuato uno stabile di proprietà del Comune da ristrutturare utilizzando proprio quel milione di euro che la Zero Cinque Trading aveva versato come oneri di compensazione.
L’accordo viene raggiunto a dicembre, quindi quando già si era insediata la nuova amministrazione a 5 Stelle (che nel 2013 aveva presentato un’interrogazione sullo stato della Convenzione con la società di costruzioni).
Con una recente delibera, datata sette marzo, però il Comune cambia di nuovo idea e decide di incassare gli oneri di urbanizzazione chiedendoli alla Gefim invece che chiedere i lavori di ristrutturazione dello stabile da destinare a scuola materna.
L’asilo ormai non serve più e per la scuola materna non c’è un progetto.
Di fatto però così i soldi “vengono tolti” alla Circoscrizione, ovvero al territorio e finiscono nel calderone del bilancio comunale per di più senza vincoli relativi al loro utilizzo. Davide Ricca, presidente della Circoscrizione 8 denuncia che così il Comune si prende i soldi e non dà nulla in cambio alla zona.
(da “NextQuotidiano”)
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Marzo 9th, 2017 Riccardo Fucile
STRETTO CONTROLLO SULLE PROPOSTE E LEZIONI DI COMUNICAZIONE: “DOBBIAMO ESSERE PRONTI IN QUALSIASI MOMENTO”
Davide Casaleggio arriva a Roma con una missione ben precisa: la stesura del programma.
Il figlio del cofondatore non è un politico, bensì è il pragmatico del Movimento 5 Stelle. Colui che, in queste settimane, si sta occupando dei contenuti con cui M5S si presenterà alle urne e che fungeranno da base dell’attività di governo, nel caso un esponente pentastellato dovesse andare a Palazzo Chigi.
Naturalmente, il programma a cui sta lavorando Casaleggio junior, una volta ultimato, dovrà preventivamente passare al vaglio e al giudizio della Rete.
Oggi l’erede del fondatore del Movimento si trova dunque nella Capitale, e le sue visite hanno ormai una cadenza bimensile, per parlare con i deputati (due settimane fa aveva visto i senatori) e nei fatti per dare loro anche lezioni di comunicazione, ovvero come veicolare il programma.
Nel corso della mattinata i temi affrontati sono stati ambiente, telecomunicazioni, giustizia, sicurezza e tasse.
In queste settimane i parlamentari grillini, divisi in gruppi di lavoro per competenze e per commissioni di appartenenza, hanno stilato sui vari temi dieci domande da rivolgere agli iscritti al blog di Beppe Grillo e poi le hanno inviate al cosiddetto “staff milanese”. Naturalmente chi è più attivo e più propositivo in questa fase di scrittura del programma ha più possibilità di essere ricandidato.
La selezione delle idee provenienti dai parlamentari finisce per assumere, in queste ore e nelle prossime settimane, la valenza di una sorta di casting.
Ed è in corso una gara, spesso amichevole e di tipo politico-culturale, tra gli eletti M5S, per trovare l’idea brillante nei vari campi, per mettere a punto la serie di contenuti più aderente alla filosofia del Movimento e più vicina a quelli che vengono ritenuti i bisogni dei cittadini. “A noi ci fuma il cervello”, ha scherzato a Montecitorio l’altro giorno un deputato parlando al telefonino con un collega senatore: “E a voi?”.
Tanto fervore, tanti sforzi, qualche primo risultato, ma Casaleggio e i suoi collaboratori, destinatari di queste proposte, hanno fatto notare, in queste settimane, che talvolta i parlamentari usano termini troppo tecnici o per addetti ai lavori, di difficile comprensione. Dunque: semplificare e accelerare, è la parola d’ordine della Casaleggio Associati.
Anche perchè – fanno notare i vertici 5 stelle – Renzi non vuole rafforzare troppo Gentiloni e l’incidente parlamentare può accadere da un momento all’altro, avvicinando le elezioni. “Dobbiamo farci trovare sempre pronti”, è l’idem sentire di Grillo e Casaleggio.
(da “Huffingtnopost”)
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Marzo 9th, 2017 Riccardo Fucile
CALCIO D’INIZIO ANCHE SENZA PONTE E SVINCOLO, COME CAMBIA IL PROGETTO, CAPITOLO PER CAPITOLO
Come cambia il progetto dopo l’intesa tra la giunta M5S e la società giallorossa?
Ecco un confronto tra la delibera del 2014 e la bozza di accordo raggiunto fra Raggi e l’As Roma.
La prima prevedeva 16 treni/ora con il prolungamento della metro B e aumento dell’offerta sulla Roma-Lido.
Ora, stando alle dichiarazioni della sindaca, la Roma realizzerà la nuova stazione Tor di Valle e un paio di treni nuovi, ma nulla più.
Così dovrà intervenire la Regione, che ha già finanziato per 180 milioni il restyling della linea.
Il Ponte di Traiano, in origine a carico dei privati, verrà costruito con 140 milioni già stanziati dal Cipe per il Ponte dei Congressi
Un fine accordo politico o un regalo ai costruttori?
La partita dello stadio della Roma è tutt’altro che chiusa. Virginia Raggi, dopo l’intesa di massima raggiunta con i vertici della società giallorossa e dell’Eurnova Spa di Luca Parnasi, dovrà lavorare per il prossimo mese per trasformare il procedente progetto in un piano compatibile con la visione politica del M5S e sostenibile dal punto di vista dei trasporti e dei servizi alla città .
La sindaca oggi è stretta fra due fuochi: da una parte i sostenitori del vecchio progetto, con a capo l’ex primo cittadino Ignazio Marino, che le rinfacciano di aver sacrificato opere pubbliche fondamentali per recuperare cubature verticali (le famose torri di Libeskind) che non consumano suolo; dall’altra, gli oltranzisti del M5S, che avrebbero voluto l’annullamento completo della delibera-stadio e la proposta di un nuovo sito (Pietralata o Tor Vergata), continuando a considerare il nuovo accordo una “mera speculazione edilizia”.
IMPIANTI SPORTIVI
Delibera Marino
Partiamo dalla parte sportiva, quella essenziale. Nella delibera del 2014 si prevede lo stadio vero e proprio da 60.218 posti, con il campo da calcio e l’area sottostante per i servizi (uffici, reception, sala conferenze, ecc). L’impianto è previsto al posto dell’attuale ippodromo, la cui tribuna, realizzata dall’architetto Julio Lafuente nel 1959, è interessata da un’istruttoria di vincolo da parte del Ministero Beni Culturali. Di fianco, c’e’ la cosiddetta Nuova Trigoria, con i campi di allenamento, la Hall of Fame giallorossa e altri servizi utili alla società . Quindi, tutte le opere a supporto, come la connettività interna, i parcheggi pubblici in standard Coni e gli altri servizi minimi come fognature ed elettrodotti.
Bozza accordo Raggi
La modifica più importante potrebbe riguardare il numero dei posti a sedere, che scenderebbero a quota 55.000: lo Juventus Stadium ne conta 41.507. Basteranno? Quest’anno la Roma ha fatto registrare appena 18.000 abbonati, contro i 23.000 della stagione 2015/2016 e i 26.000 del campionato 2014/2015, numeri però “drogati” dalla contestazione anti-barriere all’Olimpico. Seppure siano lontani i tempi del record dei 48.687 nell’annata 2002/2003, una squadra molto competitiva e un impianto accogliente potrebbero spingere tranquillamente il numero dei tesserati oltre quota 30.000. Inalterato il progetto della Nuova Trigoria con i campi e il museo. Prevista anche una contestuale lieve riduzione dei parcheggi. Lo stadio non dovrebbe essere spostato rispetto al progetto precedente
BUSINESS PARK E COMMERCIALE
Delibera Marino
La parte più controversa di tutta la vicenda. Come si evince dalla cronologia della delibera 132/2014, il carico di cubature verticali fu proposto dalla giunta Marino alla Eurnova Spa per aumentare le opere civili da realizzare a suo carico e giustificare l’interesse pubblico dell’opera. Da questo presupposto nascevano le tre torri disegnate dall’archistar Daniel Libeskind, alte 100 metri e “ispirate a Piranesi”, le quali andavano a comporre una parte dei 336.000 mq (contro i 49.000 mq della parte sportiva) destinati ad un’area commerciale situata a nord dell’impianto.
Bozza accordo Raggi
Come noto, le torri di Libeskind sono state cancellate di netto dal progetto. Questo ha permesso alla giunta Raggi di recuperare il 50% delle cubature totali, il 60% se consideriamo solo l’area business. Di gran lunga inferiore il risparmio sul consumo del suolo, dato che al posto delle torri dovrebbero essere realizzati tre edifici da massimo 10 piani, in linea con la definizione di “skyline” vigente nella Capitale, che non vuole strutture più alte della Cupola di San Pietro. Il taglio, comunque sia, dovrebbe permettere al progetto di rientrare nel limite di edificazione di 300.000 mq previsto dal piano regolatore generale per l’area di Tor di Valle, considerando che anche i parcheggi e gli altri servizi (non dovendo servire più grattacieli da decine di piani) saranno ridimensionati
TRASPORTO SU FERRO
Delibera Marino
Previsto il potenziamento dell’offerta di trasporto pubblico su ferro a servizio dell’area di Tor di Valle e della città con frequenza di 16 treni/ora nelle fasce orarie di punta, attraverso il prolungamento della linea B della Metro fino a Tor di Valle — costo stimato di 50,45 milioni di euro — e contestuale potenziamento della ferrovia Roma-Lido, “prevedendo tutti gli interventi di ammodernamento e di attrezzaggio necessari al raggiungimento del livello di esercizio di cui sopra”, con l’adeguamento della nuova stazione di Tor di Valle e la realizzazione di un collegamento ciclo-pedonale con la stazione ferroviaria di Magliana sulla linea FL1 (costo stimato di 7,5 milioni di euro). Da valutare, in una fase successiva, anche un ulteriore prolungamento della Metro B fino alla stazione della FL1 di Muratella.
Bozza accordo Raggi
Salta completamente il prolungamento della linea B: ciò vuol dire che per raggiungere lo stadio in metropolitana bisognerà scendere a Piramide e poi prendere la Roma-Lido. Il trenino per Ostia ora è il vero nodo. Stando alle dichiarazioni congiunte Raggi-Baldissoni, la Roma assicurerà la realizzazione della nuova stazione Tor di Valle e un paio di treni nuovi. Non molto. La Roma-Lido è la peggiore tratta pendolari d’Italia (dati Legambiente) e dovrà portare 30mila persone allo stadio. Di vitale importanza, a questo punto, diventa il progetto della Regione Lazio che ha già finanziato per 180 milioni il completo restyling della linea: il piano esecutivo, non collegato al progetto-stadio, sarebbe dovuto partire a maggio con un bando di gara, ma pesa sulla vicenda il ricorso della società francese Ratp, che si è vista bocciare il project financing in conferenza dei servizi. Dall’entourage di Nicola Zingaretti assicurano di essere in grado di alzare la frequenza fino 12 treni/ora (uno ogni 5 minuti). “Il primo stanziamento di 180 milioni per trasformare la Roma Lido in metro di superficie — spiega Calabrese — opera su cui vigileremo con la massima attenzione, fa parte di un programma più ampio che arriva fino a 400 milioni e che modernizzerà la linea per chi va allo stadio, ma soprattutto per i 300mila romani che vivono nel X Municipio”. Allo stato attuale, tra l’altro, non risulta compreso nell’accordo il collegamento ciclopedonale con la stazione ferroviaria di Magliana, che a sua volta serve il treno regionale per l’aeroporto di Fiumicino (difficile da potenziare): un’opera poco costosa — appena 7,5 milioni — ma fondamentale, che però non dovrebbe avere difficoltà ad essere reinserita. “Il ponte ciclopedonale rimane — assicura ancora il consigliere M5S — come rimangono tutte le altre realizzazioni minori, e le clausole, fra cui il completamento delle opere pubbliche prima delle private, così come peraltro previsto per legge”
VIABILITA’ STRADALE
Delibera Marino
La giunta di centrosinistra aveva imposto ai privati l’adeguamento di Via Ostiense e Via del Mare — le due strade sono parallele e adiacenti — fino al raccordo con il GRA, per un costo stimato di 38,6 milioni, più interventi per la messa in sicurezza nel tratto urbano fino al nodo di Marconi. Inoltre, si pretendeva la realizzazione di un nuovo tratto di raccordo tra l’autostrada Roma-Fiumicino (viadotto della Magliana) e Via Ostiense/Via del Mare, con un nuovo ponte sul Tevere (cosiddetto Ponte di Traiano), compreso lo svincolo di connessione con la Roma-Fiumicino, costo stimato di 93,7 milioni di euro. Il nuovo ponte sarebbe andato ad aggiungersi al Ponte dei Congressi, distante un paio di chilometri e già finanziato dal Cipe per 140 milioni di euro.
Bozza accordo Raggi
Resta sicuramente l’adeguamento di Via Ostiense e Via del Mare, pare però solo fino alla zona dello stadio: è possibile che il Comune debba addossarsi il costo dei restanti 2 km. Ipotesi rigettata da Calabrese: “L’adeguamento delle vie del Mare/Ostiense, che nella delibera Marino era previsto dal Gra solo fino a Tor di Valle, è stato esteso al nodo Marconi”. Per quanto riguarda i collegamenti con l’altra riva del Tevere, non è stato nominato nelle priorità lo svincolo del viadotto della Magliana. Ciò vuol dire che toccherà alla parte pubblica accollarselo. Il Comune di Roma ha intenzione chiedere al Cipe di rinunciare ai 140 milioni stanzianti per il Ponte dei Congressi — che ha ricevuto parere favorevole, ma che deve essere quasi riprogettato per via delle numerose prescrizioni — e di destinare quei fondi al Ponte di Traiano, il cui progetto verrebbe “regalato” dalla Roma. “In base a varie simulazioni sui flussi — spiega il consigliere — verrà realizzato un solo ponte sul Tevere. Abbiamo già appurato che con le economie sul ponte dei Congressi si potranno realizzare altre opere per rendere adeguato il sistema della mobilità pubblica su ferro nella stessa area”. Il problema è che l’opera finirebbe nella cosiddetta “Fase 2” a cui ha accennato Virginia Raggi, non vincolata al primo calcio d’inizio nel nuovo impianto
COLLEGAMENTO FLUVIALE
Delibera Marino
Nella previsione di rendere il Tevere navigabile, la giunta Marino aveva chiesto alla Roma di prevedere anche la realizzazione di due attracchi per imbarcazioni fluviali gestite da un’azienda comunale, uno a servizio del nuovo Parco Fluviale e uno a servizio dello stadio.
Bozza accordo Raggi
L’approdo fluviale è stato stralciato dal nuovo accordo, anche in relazione alle controindicazioni poste dall’Autorità di Bacino del Tevere.
PARCO DEL TEVERE
Delibera Marino
La delibera 132 impone alla Roma di realizzare un “landscape plan” per “tutti i 34 ettari di parco che circondano l’area e si affacciano sul Fiume Tevere”. L’idea è di creare un parco fluviale con un importante sistema di videosorveglianza a copertura di tutta l’area.
Bozza accordo Raggi
Il progetto del parco fluviale è stato confermato ma il Comune di Roma, se lo riterrà necessario, dovrà provvedere autonomamente alla videosorveglianza.
RISCHIO IDRAULICO
Delibera Marino
La delibera prevede un investimento di 5 milioni per la messa in sicurezza idraulica del Fosso di Vallerano e il consolidamento dell’argine del Tevere nei pressi della confluenza del fosso. L’opera è fondamentale perchè oggi l’area dove dovrebbe sorgere lo stadio fa da “bacino” per le acque piovane e di esondazione del fiume, le quali altrimenti provocherebbero l’alluvione del quartiere di Decima.
Bozza accordo Raggi
L’opera è stata confermata e messa in cima alle priorità del nuovo patto.
RISCHIO IDROGEOLOGICO
Delibera Marino
Negli atti ufficiali approvati in Campidoglio non c’e’ traccia di alcun rischio idrogeologico inerente i terreni dove sono previsti lo stadio e il business park.
Bozza accordo Raggi
Durante la conferenza dei servizi in Regione Lazio, le associazioni ambientaliste hanno più volte fatto presente il rischio di tenuta degli edifici previsti rispetto a un’area alluvionale nell’ansa del Tevere. Un rischio, tuttavia, mai certificato da alcuna prescrizione tecnica in merito. L’argomento era stato ripreso, in parte, dal leader del M5S, Beppe Grillo, che nelle ore immediatamente precedenti all’accordo aveva anche ipotizzato uno spostamento del progetto stadio da Tor di Valle. Comunque sia, lo stralcio delle torri di Libeskind ha mitigato anche i timori dei più “diffidenti”.
ECOCOMPATIBILITA’ EDILIZIA
Delibera Marino
All’ultimo punto delle prescrizioni contenute in delibera, si afferma testualmente che “per tutte le opere relative al progetto di realizzazione dello stadio e del complesso edilizio ad esso connesso, è obbligatoria l’adozione di materiali da costruzione ecocompatibili e di tecnologie, le più avanzate messe a disposizione dalla ricerca scientifica, per l’ottenimento del massimo dell’efficienza e risparmio energetico, con il ricorso alle fonti rinnovabili e agli apparati tecnologici di ultima generazione”.
Bozza accordo Raggi
Il concetto è stato confermato e ribadito da Virginia Raggi a margine del nuovo accordo. “Stiamo trattando per ottenere tutti gli edifici in categoria Casa Clima A — conferma Calabrese — spazi aperti con standard qualitativi massimi, e in convenzione sarà fondamentale stabilire i criteri progettuali propri dell’architettura bioclimatica e della permacultura”
PROPRIETA’ DELLO STADIO
Delibera Marino
Come noto, l’impianto non sarà di proprietà dell’As Roma Spa, ma di una società chiamata Stadio Tdv Spa, partecipata As Roma SPV LLC — con sede nel Delaware (Usa), partecipata da James Pallotta, Michael Ruane, Thomas Dibenedetto e Richard d’Amore — e dall’Eurnova Spa di Luca Parnasi. L’ “utilizzo” — quindi non la “gestione” — dell’impianto, tuttavia, è concesso “in modo prevalente per la durata di anni 30 alla AS Roma S.p.A.” seppur “opponibile a terzi in caso di vendita”. Si precisa che “l’impianto sportivo dovrà essere sine die vincolato a tale destinazione, garantendo la strumentalità ” e che “i suddetti accordi e impegni dovranno essere formalizzati prima della stipula della convenzione urbanistica che ne dovrà dare atto”. Una nota del 2014 di Mark Pannes, Ceo della Stadio Tdv, ha precisato ulteriormente che vi sarà “il riconoscimento di un diritto di prelazione in favore della Società sportiva in caso di trasferimento dello Stadio e la partecipazione della As Roma S.p.A. agli utili generati dall’impianto”.
Bozza accordo Raggi
L’argomento non è stato ufficialmente trattato, ma è possibile che si chieda a James Pallotta e ai suoi di fornire maggiori rassicurazioni alla società sportiva e ai tifosi giallorossi circa il futuro dell’impianto e, magari, di aumentare ulteriormente il periodo di tempo di “utilizzo prevalente”.
CONSUNTIVO COSTI PUBBLICO/PRIVATO
Costo privato
L’investimento iniziale su tutto progetto-stadio da parte della Roma era di circa 1 miliardo e 657 milioni di euro totali, ma con tutte le modifiche ipotizzate il costo dovrebbe scendere a quota 700 milioni. La Roma risparmierà circa 600 milioni di euro sui 626 milioni previsti per la costruzione delle torri di Libeskind, questo perchè restano comunque gli edifici bassi e l’albergo. Inoltre salteranno tutta una serie di opere, fra cui quelle più costose sono il ponte carrabile (42 milioni), lo svincolo autostradale (47 milioni) e il prolungamento della linea B (54 milioni di euro). Andranno quindi ricalibrate le opere standard, come i parcheggi, facendo scendere il conto dai 154 milioni iniziali ai circa 100-110 milioni del nuovo accordo. Da limare al ribasso anche i costi sulle opere confermate (stazione Tor di Valle, Via del Mare/Ostiense) e da scorporare le opere minori (sottopassaggio, videosorveglianza, pontili sul Tevere).
Costo pubblico
Come detto, la Regione Lazio si occuperà dell’efficientamento della Roma-Lido (180 milioni) mentre il Cipe, se accoglierà la richiesta del Comune, finanzierà con 140 milioni — già comunque destinati al Ponte dei Congressi — lo svincolo sulla Roma-Fiumicino con contestuale Ponte di Traiano. Va ribadito che si tratta di opere che sarebbero state realizzate comunque. Non è ancora chiaro se il Campidoglio dovrà sborsare i 7,5 milioni per il ponte ciclopedonale che collega alla stazione Magliana della ferrovia regionale (opera comunque importante). Salvo quest’ultima voce, il Comune potrebbe non essere costretto a flussi di cassa in uscita, sebbene si debbano registrare i mancati introiti per alcune decine di milioni di euro derivanti dagli oneri concessori che la Roma avrebbe pagato per realizzare i grattacieli
TEMPISTICHE E ITER BUROCRATICO
Delibera Marino
Con l’ok definitivo della Conferenza dei Servizi, la Roma sperava di poter dare giocare la prima partita nel nuovo stadio nell’estate del 2019. Soprattutto, la delibera voluta da Ignazio Marino e Giovanni Caudo vincolava il primo calcio d’inizio al completamento di tutte le opere di servizio previste, al fine di evitare quanto accaduto nella Capitale negli anni precedenti, ovvero l’edificazione privata senza le collegate opere di urbanizzazione.
Bozza accordo Raggi
Entro fine marzo il proponente dovrà presentare un secondo progetto, che dovrà passare in Assemblea Capitolina affinchè venga approvato di nuovo l’interesse pubblico (il dibattito nella maggioranza M5S e’ molto serrato). A quel punto, si tornerà in conferenza dei servizi il 5 aprile, in Regione Lazio, dove c’e’ il rischio di dover ricominciare da capo, analizzando soprattutto la questione trasporti e viabilità . Difficile che si possa far scendere in campo i giallorossi per una gara ufficiale prima del 2020. Non solo. Le opere finanziate da parte pubblica, come la Roma-Lido e il ponte sul Tevere, saranno slegate dal progetto-stadio: sulla prima vige il classico “cauto ottimismo”, nonostante incomba il ricorso della Ratp che potrebbe rallentare l’iter, mentre sulla seconda i tempi potrebbero allungarsi a dismisura, tanto da portare Virginia Raggi a inserire l’opera nella cosiddetta “seconda fase”.
Vincenzo Bisbiglia
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Marzo 9th, 2017 Riccardo Fucile
COME FUNZIONA E PERCHE’ NON BASTA PER LA SITUAZIONE ITALIANA
Via libera definitivo del Senato al disegno di legge delega per il contrasto della povertà che introduce il reddito di inclusione: una norma che, di fatto, farà partire il Piano nazionale contro la povertà (che quest’anno conterà su una dote di 1,6 miliardi che diventeranno strutturali e pari a 1,8 miliardi dal 2018) e arriverà a garantire circa 400-500 euro al mese a 400mila famiglie.
L’Aula di Palazzo Madama ha approvato il provvedimento — che aveva incassato il disco verde della Camera il 14 luglio scorso — con 138 sì, 71 no e 21 astenuti.
Si tratta della prima misura nazionale destinata ad assicurare un sostegno economico al 24,5% dei nuclei familiari che risultano al di sotto della soglia di povertà .
Tra gli obiettivi, il riordino delle misure per l’assistenza agli indigenti e l’introduzione del reddito di inclusione (REI), finalizzato a sostenere le famiglie in poverta’ assoluta. Come ha spiegato il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, il sostegno riguarderà quasi due milioni di persone in circa 400mila nuclei familiari con minori a carico.
“Si compie oggi un passo storico — ha sottolineato Poletti — per la prima volta il nostro Paese si dota di uno strumento nazionale e strutturale di contrasto alla poverta’, il reddito di inclusione (Rei), che ci consente di introdurre progressivamente una misura universale fondata sull’esistenza di una condizione di bisogno economico e non piu’ sull’appartenenza a particolari categorie (anziani, disoccupati, disabili, genitori soli, ecc.)”.
Il reddito di inclusione prenderà il posto del Sia, il sostegno per l’inclusione attiva sotto forma di carta prepagata, operativo da settembre 2016, che finora ha raggiunto circa 65 mila famiglie per un totale di 250 mila persone.
A breve sarà emanato un decreto del ministero del Lavoro che amplierà la platea di beneficiari raggiungendo oltre 400 mila nuclei familiari, per un totale di 1 milione e 770 mila persone, e eleverà da 400 a 480 euro il tetto massimo del sostegno.
Il REI, che sostituirà il SIA, è uno strumento che verrà caratterizzato come livello essenziale di prestazione e che sarà dunque unico a livello nazionale e soggetto a un monitoraggio stretto da parte di una “cabina di regia” nazionale.
La misura è articolata in un beneficio economico e in una componente di servizi alla persona, assicurati dalla rete dei servizi e degli interventi sociali.
Per la componente economica, è previsto un limite di durata, con possibilità di rinnovo, subordinato alla verifica del persistere dei requisiti, ai fini del completamento o della ridefinizione del percorso previsto dal progetto personalizzato.
Sarà il decreto attuativo a stabilire la soglia del sostegno e se sarà erogato sotto forma di carta prepagata o in altre modalità .
A fine 2017 il Rei dovrebbe arrivare a una prima platea di 400mila famiglie e avere un valore simile al Sia: fino a un massimo di 480 euro al mese
Perchè il REI non basta per la povertà in Italia
L’accesso al REI sarà un aiuto condizionato alla prova dei mezzi (serve un Isee non superiore ai 3mila euro associato a un livello di reddito effettivo disponibile che sarà fissato nel decreto legislativo), un aiuto che scatterà solo con l’adesione del capofamiglia a un progetto personalizzato di attivazione e inclusione sociale e lavorativa predisposta dall’ente locale.
La persona, dovrà impegnarsi, per esempio, a garantire un comportamento responsabile, ad accompagnare i figli a scuola, a sottoporli alle vaccinazioni e ad accettare eventuali proposte di lavoro.
La delega al governo prevede inoltre la razionalizzazione di altre prestazioni assistenziali (fatta eccezione per le prestazioni rivolte alla fascia di popolazione anziana non più in età di attivazione lavorativa, per le prestazioni a sostegno della genitorialità e per quelle legate alla condizione di disabilità e di invalidità del beneficiario) come la vecchia carta sociale per minori e l’assegno di disoccupazione ASDI, e il rafforzamento del coordinamento degli interventi in materia di servizi sociali, al fine di garantire in tutto il territorio nazionale i livelli essenziali delle prestazioni.
Il problema di fondo già sottolineato in altre occasioni però rimane: lo stanziamento del governo va a toccare soltanto una piccola parte di chi ne avrebbe la necessità . Secondo le stime (ottimistiche) del governo il Reddito di inserimento spetterà a due milioni di italiani, ma a vivere sotto la soglia di povertà attualmente sono 4 milioni e 598mila cittadini, il 7,6% della popolazione, pari a 1,8 milioni di famiglie
Prima, la povertà toccava solo alcune parti della nostra società , ora le raggiunge tutte. Ha risparmiato solo i più anziani, i nuclei con capofamiglia sopra i 65 anni.
Ma ha travolto le nuove generazioni: lì dove il capofamiglia ha meno di 44 anni è salita in otto anni dal 3,2 all’8,1%; dove ha meno di 34 anni si è impennata dall’1,9 al 10,2%.
In quelle case vivono oltre un milione di minorenni per cui ogni mese è a rischio l’accesso ai beni di prima necessità :
Un assegno mensile del valore massimo di 400 euro per famiglia che cerca di uscire dalla logica dell’assistenzialismo, chiedendo ai beneficiari di impegnarsi nella formazione e nella ricerca un impiego, e di far rispettare ai figli gli obblighi di frequenza scolastica.
Testato nel 2013 dal governo Letta in dodici grandi città , l’anno scorso la sperimentazione è stata estesa dal governo Renzi sotto l’etichetta di sostegno per l’inclusione attiva, con risorse per 750 milioni.
L’esecutivo ora vuole rendere il reddito di inclusione strutturale dal 2017, accelerando l’iter della delega in Senato o agendo con un decreto.
Lo stanziamento già nero su bianco di oltre un miliardo permetterà di allargare la platea dei beneficiari.
Nel 2016 l’assegno, 80 euro al mese per ogni componente della famiglia, doveva raggiungere circa 200 mila nuclei con reddito Isee inferiore ai 3mila euro l’anno, e almeno un figlio minorenne. Fanno poco più di 800 mila individui, di cui la metà under 18.
Con le risorse extra quei numeri potrebbero salire della metà .
Ma non basterà ancora per sostenere tutti i minori in povertà . E tanto meno permetterà di raggiungere l’intera platea delle famiglie in difficoltà .
Secondo i calcoli dell’Alleanza contro la povertà , il gruppo di 35 associazioni che per primo ha proposto il reddito universale di inclusione, presente in quasi tutta Europa tranne Italia e Grecia, anche con 1 miliardo e mezzo si coprirebbe solo il 30% dei nuclei.
Per renderlo strutturale ci vorrebbero circa 7 miliardi l’anno, lo 0,4% del Pil.
Più o meno la distanza che oggi corre tra la spesa pubblica destinata alla lotta contro la povertà in Italia (lo 0,1% del Pil) e la media comunitaria (0,4%).
(da “NextQuotidiano”)
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Marzo 9th, 2017 Riccardo Fucile
L’EX CAPO DEL PERSONALE ERA STATO INCARICATO DI METTERE IN PIEDI LA MACROSTRUTTURA DIRIGENZIALE DEL CAMPIDOGLIO… “SONO STATO SOLLECITATO, PREGATO, SUPPLICATO DI RIENTRARE DALL’ASPETTATIVA”
Indicazioni via sms su incarichi e retribuzioni dei componenti della macrostruttura del Campidoglio. Firmati da Raffaele Marra.
Il dettaglio, già emerso nel corso delle indagini, ora è più chiaro con il deposito degli atti del processo per corruzione che inizierà il 25 maggio.
“Domani ti mando i provvedimenti da adottare, i possibili incarichi e le retribuzioni“, scriveva l’ex capo del personale del comune di Roma arrestato il 16 dicembre a Salvatore Romeo, ex capo della segreteria di Virginia Raggi.
Direttive che danno l’idea del peso rivestito dall’ex finanziere nell’amministrazione capitolina.
Marra, dunque secondo quanto emerge da chat e mail, ma già anticipato dagli atti di indagine, stava ponendo le basi della macrostruttura dirigenziale del Campidoglio attuata attraverso l’istituto dell’interpello.
Procedura attraverso la quale fu poi promosso il fratello Renato a capo del dipartimento Turismo, promozione per cui Marra è indagato assieme alla sindaca Raggi.
In un altro messaggio il funzionario dice a Romeo di avergli inviato la macrostruttura, i vari passi da compiere e la cornice normativa per attuarla. Emergono anche i contenuti dell’interrogatorio di garanzia sostenuto dall’ex capo del personale il 20 dicembre.
“Il sindaco Raggi mi chiese: ‘mi puoi aiutare a far ripartire la macchina organizzativa’? — ha raccontato quel giorno il funzionario al giudice per le indagini preliminari nel carcere di Regina Coeli — io sono entrato” nell’amministrazione “sollecitato, pregato, supplicato di rientrare dall’aspettativa perchè di questo si è trattato”.
Per quale motivo Raggi avrebbe avuto bisogno di “supplicare” Marra?
“Avevo più volte manifestato la mia indisponibilità a rientrare — si legge ancora nel verbale di interrogatorio — proprio perchè avevo anticipato che ci sarebbero stati degli attacchi assolutamente strumentali nei miei confronti, la stessa cosa era successa inizialmente, nel 2010 e poi nel 2013, quando c’era il sindaco Marino”.
Proprio a causa di questi “attacchi”, avvenuti nei giorni in cui il suo nome era al centro di articoli di stampa, Marra racconta di aver “più volte manifestato al sindaco Raggi che volevo andare via“, aveva spiegato il funzionario.
“Io non sono corrotto — ha aggiunto Marra — sono una persona perbene. Il mio rapporto con Scarpellini (l’immobiliarista finito in carcere il 16 dicembre con l’accusa di aver corrotto lo stesso Marra, ndr) era solo amichevole, forse l’ho visto dieci volte”.
“Non siete più in grado di tutelarmi, me ne voglio andare, mettetemi in aspettativa’”, avrebbe detto Marra a Virginia Raggi nel pieno della bufera.
“Ci sono decine di messaggi tra me e il sindaco in cui più volte manifesto la volontà di andare via sin dai primissimi giorni dal conferimento dell’incarico di Vice capo di gabinetto — ha proseguito — il mio ruolo al comune sarebbe dovuto essere tutt’altro”. “Mi disse il sindaco ‘mi puoi aiutare a far ripartire la macchina organizzativa?’ e io dissi che l’unico ruolo che al momento mi poteva dare era un incarico soltanto di coordinamento — ha aggiunto — la proiezione non era fare il vicecapo di gabinetto vicario ma il direttore generale del Comune, che è ben altra cosa”.
“Ho dato disposizioni ai miei avvocati di non presentare alcuna istanza di scarcerazione, io voglio rimanere in galera. Io devo rimanere qua fino a quando non sarò sufficientemente in grado di dimostrare la mia estraneità ”, la strategia annunciata il 20 dicembre
“Il mio rapporto con il Movimento (Cinquestelle ndr) — aggiunge davanti al gip — è assolutamente inesistente. Io conoscevo una persona del Movimento che si chiama Salvatore Romeo e perchè era un mio funzionario al dipartimento Partecipazione, questo era il rapporto che avevo. Io sono una persona perbene, non sono un corrotto, non ho mai aiutato nessuno, questo deve essere chiaro”.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Marzo 9th, 2017 Riccardo Fucile
“INCIDENTE NON PREVEDIBILE, ANALOGA OPERAZIONE FATTA GIA’ IN ALTRI 18 CAVALCAVIA SENZA PROBLEMI”…CEDIMENTO O MANCATA OSSERVANZA DELLE NORME?
Un altro ponte che crolla, un altro “incidente non prevedibile”.
Emidio Diomedi di 60 anni e Antonella Viviani di 54, una coppia originaria di Spinetoli e sposata da 36 anni, sono morti mentre viaggiavano sull’Adriatica A14 Bologna-Taranto a bordo della loro Nissan Qashqqai all’altezza di Camerano: il ponte 167 della strada provinciale 10 si è spezzato ai lati, schiantandosi a terra proprio mentre la loro auto stava transitando, rimanendo incastrata.
Stavano andando all’ospedale regionale di Torrette per una visita di controllo della donna. Una tragedia che ricorda molto quella avvenuta a ottobre in Brianza, quando il cavalcavia di Annone, nei pressi di Lecco, crollò sotto il peso di un tir causando una vittima.
Dopo Lecco, Ancona. Dopo tre mesi ancora morti per ponti che vengono giù. In questo caso il crollo (“non prevedibile”) è stato determinato dal cedimento di pile provvisorie su lavori di innalzamento del cavalcavia necessari per ripristinare l’altezza dell’opera rispetto al nuovo livello del piano autostradale, dopo l’allargamento dell’autostrada a 3 corsie, fa sapere Autostrade per l’Italia, la società privata che gestisce il tratto di rete autostradale.
La circolazione sul cavalcavia era stata sospesa con ordinanza 07/2017 della Provincia di Ancona Terzo Settore (viabilità e sviluppo) del 23 febbraio scorso, a partire dal giorno 28 dello stesso mese e fino al 15 maggio, per l’adeguamento del ponte all’adeguamento autostradale.
Sul tratto autostradale invece il traffico era rimasto aperto. Ed è lì che viaggiavano le due vittime, che a breve sarebbero diventate nonni.
La Procura di Roma ha aperto un’inchiesta. L’ipotesi di reato messa per iscritto dal pm Irene Bilotta, titolare del fascicolo, è al momento di omicidio colposo plurimo. L’area è stata posta sotto sequestro. Gli inquirenti dovranno capire se vi sia stata una manovra errata o se approfondire altre ipotesi: per esempio, se – quando il ponte è stato sollevato – abbia perso stabilità e si sia inclinato per poi schiantarsi sulla strada, o se abbiano ceduto gli elementi con cui veniva rialzata la struttura.
Il ministro dei Trasporti Graziano Delrio ha firmato il decreto di nomina della commissione ispettiva del dicastero che dovrà accertare le responsabilità , ricordando che il suo Ministero ha dato a suo tempo indicazioni a tutte le concessionarie per il controllo, il monitoraggio e la verifica delle condizioni di sicurezza, in particolare per i manufatti.
Nel crollo sono rimasti feriti anche tre operai della ditta Delabech, romeni, che stavano eseguendo i lavori su commissione di un’altra società , la Pavimental.
Proprio sull’operato delle due aziende si concentreranno le indagini del ministero e della magistratura. Autostrade per l’Italia ha reso noto che le attività “erano state completate alle ore 11:30” e che “al momento dell’incidente, alle 13 circa, il personale stava realizzando attività accessorie”.
La Delabech, peraltro, aveva già eseguito analoghi lavori su altri 19 cavalcavia della stessa tratta.
Ma si dovrà capire anche perchè il tratto di autostrada tra Loreto e Ancona Sud non è stato chiuso dalla società che gestisce la rete.
“È inconcepibile eseguire lavori di questa natura senza chiudere l’A14”, ha dichiarato il sindaco di Castelfidardo Roberto Ascani ricostruendo come “gli operai stavano sollevando la campata del ponte con dei martinetti, quando la struttura ha ceduto: evidentemente qualcosa è andato storto”.
I vertici di Autostrade sono stati già convocati dal presidente della Commissione Lavori Pubblici del Senato Altero Matteoli per “spiegare le cause del tragico crollo”.
Secondo Roberto Tomasi, direttore generale ‘Nuove Opere’ di Autostrade per l’Italia, si tratta però di una “procedura non rischiosa”, ha detto a Radio Capital, “di prassi” ed eseguita “su tutti i cavalcavia” nelle stesse modalità .
Secondo Tomasi si tratta di capire quindi se si sia trattato di un cedimento o della mancata osservanza del piano operativo di sicurezza da parte della Delabech.
(da “Huffingtonpost”)
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Marzo 9th, 2017 Riccardo Fucile
MICHAEL FLYNN AMMETTE: “LAVORAVO PER UNA SOCIETA’ CHE OPERAVA CON LA TURCHIA, POSSO AVER AIUTATO IL GOVERNO DI ANKARA”
Donald Trump non era a conoscenza che il suo ex consigliere per la sicurezza nazionale Michael Flynn, quando fu scelto per questo incarico, fosse pagato da una società olandese che lavorava per Ankara, come svelato dai media Usa oggi.
Lo ha detto il portavoce della Casa Bianca, Sean Spicer.
Oggi stesso Flynn si è dichiarato al dipartimento della Giustizia come ‘agente straniero’, riconoscendo di aver incontrato il ministro degli Esteri turco e che il suo lavoro per la società Inovo Bv potrebbe aver aiutato il governo di Ankara.
Una vicenda tanto incredibile che pone all’opinione pubblica statunitense una domanda: ma di chi si circonda Trump? Con quali criteri sceglie i suoi collaboratori? A che rischi vanno incontro gli Stati Uniti con una gestione superficiale nella scelta di ruoli delicati nell’Amministrazione?
(da agenzie)
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