Marzo 19th, 2017 Riccardo Fucile
LA LOTTA TRA LA MERKEL E SCHULZ ALLE POLITICHE DI SETTEMBRE MARGINALIZZA IL PARTITO XENOFOBO…. AD UNO A UNO, TUTTI I MITI DI SALVINI E DELLA MELONI CROLLANO INGLORIOSAMENTE
I sondaggi in Germania ribaltano uno scenario che fino a pochi mesi fa sembrava quasi scontato: Angela Merkel ha trovato un degno avversario alla corsa per la cancelleria tedesca.
La media dei sondaggi tedeschi evidenzia come l’Spd di Martin Schulz abbia superato la soglia del 30%, con il CDU-CSU costante al 32%.
Il vantaggio del partito della Merkel sarebbe attualmente solo dell’1,8%, ma la forza portata dalla novità della candidatura di Martin Schulz ha sparigliato le carte e ha riaperto la corsa per le prossime elezioni.
Secondo i sondaggi pubblicati dal “Polibarometer” il 49% dei tedeschi lo vorrebbe come cancelliere. Solo il 38% vorrebbe invece una riconferma della Markel.
Fra i leader tedeschi Schulz sembra quindi non avere rivali in termini di popolarità . Quello che la stampa internazionale ha chiamato “Effetto Schulz” ha permesso all’Spd di riguadagnare consistente terreno rispetto agli avversari storici del Cdu.
A fine 2016, il divario fra i due partiti sembrava quasi incolmabile, coi socialdemocratici ancora impegnati a capire quale direzione prendere dopo l’esperienza di governo con la Merkel.
Il ritorno di Schulz alla politica nazionale e la sua rinnovata leadership hanno costituito la svolta di cui il partito aveva bisogno per ritrovare se stesso: attenzione allo stato sociale, preoccupazione per il mondo del lavoro e un rilanciato europeismo sono solo alcuni dei fattori di questa ritrovata popolarità .
Le altre formazioni di sinistra hanno registrato un forte calo: GRUNE è ferma al 7,5% (-1,8%), mentre Die Linke è all’8,3% (-1,5%).
Con queste eventuali alleanze, l’Spd avrebbe potenzialmente i numeri per garantire la formazione di un governo a maggioranza socialdemocratica, ma i trascorsi fra i partiti in questione potrebbero minare la stabilità di un eventuale esecutivo. La corsa alle elezioni è ancora lunga, ma sicuramente la sinistra tedesca dovrà fare i conti per misurare le proprie forze e le proprie ambizioni.
La Cancelliera tedesca non dorme più sonni tranquilli. Se a dicembre il suo quarto mandato era uno scenario messo in discussione da pochi, oggi l’”effetto Schulz” ha completamente ribaltato la prospettiva.
Malgrado l’esperienza di governo apparentemente positiva, la Merkel continua pericolosamente a perdere consensi nell’elettorato in favore del leader socialdemocratico. Contrariamente alle previsioni di molti, l’alleanza stipulata con l’Spd per l’esecutivo di “larghe intese” si è rivelata controproducente per il Cdu: il ritiro di Sigmar Gabriel, attuale vice-cancelliere e contestato ex-leader socialdemocratico, e la rottura col passato provocata dall’ascesa repentina di Schulz, hanno colto di sorpresa il partito che stenta a trovare una risposta adeguata.
Sicuri del proprio vantaggio, i popolari tedeschi hanno puntato sui soliti cavalli di battaglia e sulla forte leadership della Merkel per tenere a bada l’Spd. Ma adesso che Schulz ha sfidato apertamente la Cancelliera sul suo stesso piano proponendo anche un modello di Europa differente dal suo, il sistema tenuto in piedi finora rischia pericolosamente di crollare.
La Merkel è quindi chiamata ad affrontare una competizione elettorale probabilmente più impegnativa di quanto si aspettasse, ma è decisamente presto per decretare già la sua sconfitta.
Come Schulz è riuscito a rialzare in pochi mesi l’Spd, così anche l’attuale Cancelliera ha tutte le carte in regola per mantenere alta la propria popolarità .
Elemento importante in questa prospettiva è il forte calo registrato da “Alternativa per la Germania” (Afd) : la formazione nazionalista e anti-europeista di Frauke Petry è crollata all’8% dal 14% di cui era accreditato fino a pochi mesi fa.
In pratica è stato abbandonato dal 40% del suo elettorato a vantaggio dei socialisti di Schulz.
Dopo Austria e Olanda, anche in Germania i partiti xenofobi sono in rotta.
Cambia il vento in Europa.
(da agenzie)
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Marzo 19th, 2017 Riccardo Fucile
ORA GLI VA BENE UNA FEDERAZIONE TRA I VARI PARTITI… I MOVIMENTI DI ALFANO E PARISI… MA L’OBIETTIVO 40% E’ LONTANO E ALLA FINE OGNUNO CONTERA’ SOLO PER SE STESSO
Questa volta, dopo una serie di false partenze, per la riscossa del centrodestra potrebbe veramente essere la volta buona.
Gli indizi delle ultime ore sono troppo importanti per essere derubricati a ennesimo fuoco di paglia sulla strada della ricomposizione dei rapporti tra Silvio Berlusconi e Matteo Salvini, preludio a quell’alleanza organica che i consiglieri più stretti dell’ex-Cavaliere (governatore della Liguria Giovanni Toti in testa) hanno sempre ritenuto imprescindibile, anche quando il leader di FI aveva puntato sul progetto moderato di Stefano Parisi.
Il segnale più importante del cambio di passo, che ha fatto letteralmente esultare gli azzurri filoleghisti davanti allo schermo quasi si trattasse di una goal della Nazionale, è la parola “federazione”, pronunciata dal segretario leghista questo pomeriggio a “In mezz’ora” rispondendo a una domanda sulle prospettive di alleanza con Forza Italia. Ma ciò che ha lasciato intendere che Salvini dicesse sul serio, e che non si limitasse a frasi buttate lì per la circostanza, è l’atteggiamento del tutto inedito che il leader leghista ha tenuto sulla questione del rapporto con l’Europa, per il quale ha adottato dei distinguo e delle cautele che finora non erano mai stati nelle sue corde, come per esempio il negare di essere in assoluto antieuropeista, e il marcare una differenza su questo tema con Marine Le Pen e i movimenti sovranisti del resto d’Europa, dopo averli lungamente rincorsi nei mesi precedenti.
E soprattutto dopo lunghe e reiterate polemiche contro il Cavaliere per la militanza del suo partito nel Ppe.
Troppo ghiotta, dopo la diffusione degli ultimi sondaggi sulle intenzioni di voto degli italiani, deve essere apparsa a entrambi la situazione per non tentare di approfittare al meglio del momento di crisi del Pd e per non sfruttare la legge elettorale a proprio favore con una formula che consenta di arrivare a un premio di maggioranza difficilmente raggiungibile da un M5s in solitaria, seppure in forma.
Silvio Berlusconi, che ha declinato nelle ultime ore i sondaggi come un mantra, non a caso è tornato all’iniziativa politica con l’intensità dei tempi migliori, sperando nella riabilitazione della corte di Strasburgo ma specificando che sarà al centro della scena politica a prescindere dall’esito della sentenza.
E in attesa del centrodestra 2.0, l’ex-Cav ha ripescato i ferri del mestiere, fiutando il vento (magari un risultato positivo al prossimo giro di amministrative) ed è tornato a parlare dal vivo al proprio elettorato di riferimento con una verve che sembrava perduta, proponendo la pensione minima a mille euro per tutti, nel solco di quanto fatto nel 2001 all’esordio del suo secondo governo o nel 2008 con l’abolizione dell’Ici, con una strizzatina d’occhio questa volta anche agli amici di cani e gatti, cosa che oggi pare aiutare molto nel rapporto con l’elettorato.
Il polo moderato a cui guardare, d’altra parte, sembra evaporare con un’operazione, quella dello scioglimento di Ncd e della creazione di Alternativa popolare da parte di Angelino Alfano, più simile a un rompete le righe che a una rifondazione dei centristi. I primi segnali dello smottamento arrivano da Maurizio Sacconi, che ha annunciato di volere aderire al movimento “Energie per l’Italia” di Stefano Parisi, ma non manca chi, all’interno della formazione alfaniana, guarda direttamente al Pd di Matteo Renzi, a partire da chi ha fatto parte del suo governo.
(da “Huffingtonpost”)
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Marzo 19th, 2017 Riccardo Fucile
GLI SGHEI DEL SUD VANNO A RISANARE I BUCHI DI BILANCIO, COSI’ SI SPIEGA IL (RI)TROVATO AMORE PER IL MEZZOGIORNO… IL BLUFF DELLE LISTE “NOI PER SALVINI”
La lista “Noi con Salvini”, a Matera, ha preso la bellezza di 213 voti. Ultima classificata con un poco invidiabile 0,60 per cento.
È andata meglio altrove, per esempio a Gallipoli? Non proprio: 170 voti, 1,39 per cento.
Nei gazebo di Lecce, Foggia, Taranto, Brindisi ci sono sempre le stesse 5-10 persone, le stesse facce di attivisti e militanti. Che si spostano di provincia in provincia, di comune in comune come una simpatica compagnia di giro itinerante.
Il Senatore Raffaele Volpi, numero due della Lega Nord al Senato e responsabile di mantenere (e se possibile allargare) i rapporti con il meridione, in occasione delle scorse elezioni regionali si è recato una sola volta a Bari e una in Campania.
Dove ha candidamente spifferato all’orecchio dei suoi sodali di aver visto Napoli solo in un’occasione in vita propria. Per un cenone di Capodanno. Il cotechino, però, non puzzava. Era ottimo.
Altro che nazionalismo e riscoperta della questione meridionale. Matteo Salvini, fino a poco tempo fa, prima che qualche (ex) “terrone” lo imbeccasse, non sapeva nemmeno che a Brindisi ci fosse un aeroporto civile. Era convinto che l’unico scalo pugliese fosse quello di Bari.
Venti euro, ecco quanta costa entrare nelle grazie del leader del Carroccio per un meridionale.
È solo una questione di “sghèi”, di “danè”. Oppure di “piccioli”, di “sordi”, di “pila”. Cambiano le regioni e le inflessioni dialettali ma la sostanza rimane la stessa. Il (ri)trovato amore per il sud si scrive partito a vocazione nazionale ma si legge buco di bilancio.
Certo ora «Il vero nemico è l’Europa» come ci ricordava lo stesso leader del Carroccio dal palco di Pontida a ottobre — mentre si vantava di aver portato nella bergamasca due ragazze di Frosinone — e non più i fannulloni del sud o i forestali calabresi.
Certo ci sono i voti da prendere per il nuovo corso sovranista. Tanto sovranista che in Puglia, alle regionali, ci si è presentati assieme alla lista “Sovranità ” dove trovano spazio fascisti e “fascistoni” (copyright Umberto Bossi).
Questo prima di scaricarli dopo il voto (il loro massimo esponente è arrivato a 600 preferenze) e magari dopo avergli fatto sottoscrivere qualche tessera. Quelle famose da 20 euro.
Certo, oggi c’è la necessità di parlare a Napoli a tutti i costi come abbiamo imparato lo scorso weekend. Ma più importanti di tutto ciò sono gli “sghèi” e i conti in ordine. Perchè nel partito l’austerity la si combatte in Europa ma la si è fatta in casa: 37 dipendenti tagliati, meno cinque milioni di euro di spese gestionali e quasi un altro mezzo milione sforbiciato alla macchina della propaganda.
E di quest’ultimo taglio se ne sono accorti i militanti, ai raduni, alle feste, nelle sezioni.
Se ne è accorto meno Luca Morisi che dal partito ha intascato la bellezza di 300mila euro l’anno scorso. Negli ambienti della Lega Nord lo definiscono lo spin doctor di Salvini.
In realtà è l’uomo che gestisce i social network e la comunicazione del leader. Quei 300mila euro, a onor del vero, Luca Morisi sembra esserseli guadagnati proprio tutti, almeno a giudicare da come è riuscito a trasformare la pagina Facebook di Salvini in un’agenzia stampa a matrice leghista dove perfino i giornalisti attingono a piene mani a caccia di notizie, dichiarazioni al vetriolo, polemiche quotidiane.
Ma ci sono altri “danè” che sono stati spesi in maniera folle, come quelli per le lotte tutte intestine al Veneto e alle “ingerenze milanesi”.
Prima Salvini contro Tosi, poi Tosi contro Zaia.
E che i soldi manchino lo abbiamo anche (ri)scoperto la scorsa settimana su un caso specifico: quello del ristoratore di Lodi che ha sparato e ucciso un rapinatore.
Salvini prende, come da copione, le parti del ristoratore che, a suo dire, ha il diritto a difendersi anche con le armi. E annuncia assistenza legale nel processo che lo vedrà coinvolto.
Con i soldi di chi? Della Lega? No di certo.
Con quelli di regione Lombardia dove lo sprizzante leader però non ha alcun incarico, men che meno dentro l’avvocatura. Cosa ne pensi il Presidente Maroni di queste dichiarazioni, a oggi, non è dato saperlo.
Fin qui solo per fermarsi ai freddi numeri. Ma la Lega Nord ha dovuto fare altri “compiti a casa” nel tentativo di fermare l’emorragia.
C’è la sede storica di via Bellerio “congelata” per metà , durante l’inverno, per risparmiare sul riscaldamento e illuminazione.
E per gli aficionados del partito e del movimento anche qualche batosta di quelle che si sentono: su tutte, la chiusura del giornale d’area La Padania e la cessione delle frequenze di Radio Padania.
La cura dimagrante non è servita a molto. Il rosso parla ancora di una cifra che oscilla fra i 3 e i 4 milioni di euro.
I tempi bui per il finanziamento pubblico ai partiti non aiutano. I “chiacchierati” soldi di Putin che foraggiano l’alleata francese Marine Le Pen non arrivano.
E tutto il centro destra è ormai orfano di un salvadanaio senza fondo che aveva nome Silvio Berlusconi.
La soluzione però è a portata di mano.
Parliamo proprio di “Noi con Salvini”, invenzione ibrida, a metà fra un partito (ma non ha uno statuto nè un regolamento), un movimento e dei circoli di simpatizzanti, che ha spento a dicembre la sua seconda candelina.
I soldi che al sud si raccolgono su base provinciale con tessere e donazioni non rimangono “a casa loro”.
Ma vengono impacchettati e spediti ad Andrea Manzoni — ex presidente dell’assemblea dei soci per Radio Padania e che oggi funge da simil-tesoriere di “Noi con Salvini” — che a sua volta storna il tutto verso i conti correnti di via Bellerio.
In pratica sono dei famigerati trasferimenti di danaro, solo che camminano nella direzione opposta rispetto a quella contro cui la Lega ha sbraitato per trent’anni.
Ecco dunque spiegata l’insistenza nel voler esserci a Napoli, anche contro il parere di sindaco e prefettura.
E va bene così ma in cambio di cosa? Di poco. O forse nulla. Almeno per il sud.
Le tessere, a volte, nemmeno arrivano al sud ed è difficile credere che sia un’inefficienza di Poste Italiane o dei corrieri espressi.
Qualche bandiera di rappresentanza a Pontida e in una sola occasione sono stati comprati e spediti materiali.
Qualche decina di moduli per raccogliere le firme al sud per abolire la legge Merlin e reintrodurre in Italia le case chiuse.
Mai un’interrogazione parlamentare su problemi veri del Mezzogiorno, come la Xylella negli uliveti pugliesi, ma anzi forse molta più attenzione al famigerato “olio tunisino” che starebbe invadendo l’Europa.
Mai interventi sulle questioni della mobilità , dai Frecciarossa in meridione fino alla disastrata rete regionale che l’anno scorso ha provocato anche un terribile incidente letale.
O, per restare alla politica politicante, la Lega Nord non pare aver aiutato nemmeno in fase di chiusura delle liste elettorali, spesso sguarnite oppure infarcite da riciclati ex democristiani che cercano un nuovo posto al sole dalla parti di Caserta, Catania, Pescara.
Oppure interviene per fare polemica quando si montano dei casi mediatici: maggio di due anni fa per esempio. Un giornale pubblica una foto amatoriale di un pakistano che fa volantinaggio per “Noi con Salvini” fuori da un centro commerciale. Scandalo. Arrivano le telefonate da Roma, infuriate, proprio dalla segreteria del Senatore Volpi al cellulare di Mauro Gianni Giordano — imprenditore e coordinatore regionale di Noi Con Salvini in Puglia, il più votato in tutta la regione con 1053 preferenze, all’epoca alla sua prima esperienza politica nella vita, poi dimessosi in polemica con la Lega anche e proprio per l’atteggiamento del partito nei confronti degli stranieri.
«Ci saranno provvedimenti contro di voi» gli viene detto al telefono.
Poi viene fuori che il pakistano è regolare, residente in Italia da 10 anni e che l’azienda che lo ha assunto per fare volantinaggio (a chiunque paghi per questo servizio) ha tutto in regola: soldi, contratto, busta paga.
Altre volte ancora la segreteria nazionale della Lega interviene a piedi uniti per imporre le alleanze ignorando del tutto i contesti locali.
Sempre in Puglia viene imposta Adriana Poli Bortone come candidata Presidente di Regione. Mentre si decide di scaricare Ncd — perchè Salvini, di fare patti sul territorio con chi a Roma tiene in piedi i governi di Letta prima e Renzi poi, non vuole nemmeno sentir parlare — ma si decide sopratutto di bruciare l’alleanza con i potentissimi CoR — i Conservatori e Riformisti di Raffale Fitto.
Perchè? Conti da saldare nel centrodestra fra Silvio Berlusconi, Forza Italia e proprio l’ex governatore di regione.
Si punta tutto sulla Poli Bortone che però non è affatto il cavallo vincente e nelle teste degli elettori ha lasciato ricordi che oscillano fra l’indifferenza e la rabbia.
A seconda della latitudine pugliese che consideriamo lei suscita umori contrastanti: a Lecce il 90 per cento delle persone la vorrebbe veder sparire.
Perchè da sindaco ha messo un filobus che in pratica non esiste e sopratutto perchè si è trovata coinvolta nello scandalo immobiliare di via Brenta, in quella che il gip dell’epoca, Ercole Aprile, definì nell’ordinanza di custodia “la più colossale truffa ordita ai danni dei cittadini leccesi”.
E questi coinvolgimenti hanno pesato sulla lista di “Noi con Salvini” drenando voti nella seconda provincia più popolosa.
Quando arrivi a Bari la cominciano a digerire mentre a Foggia se la ricordano sopratutto come ex ministro all’agricoltura più che come amministratore locale.
A Taranto, intanto, ricadeva tutto sulle spalle di Marco Musolino. Se il nome vi dice qualcosa potrebbe essere che lo abbiate sentito nominare alla Domenica Sportiva o sulla Gazzetta, perchè il 42enne carabiniere dell’Arma di Potenza ha collezionato 100 presenze in serie A come guardialinee.
Che cos’è dunque “Noi con Salvini”?
Di certo non è una sorta di Lega Sud perchè non ha classe dirigente, non ha amministratori locali, non ha mezzi e nemmeno soldi.
E quei pochi che ha servono a rimpinguare le casse altrove per tirare a campare. Mentre si fanno insistenti le voci e mal di pancia dentro la Lega, di chi pensa che Salvini abbia trasformato il partito nel suo forziere personale per lanciarsi come leader di caratura nazionale e internazionale.
Ma che alle sue, ingombranti, spalle cresca ben poco, esclusi i buchi di bilancio.
Ecco quindi spiegato l’amore per il Mezzogiorno.
Perchè è bene ricordare che i napoletani puzzano — dice qualcuno — ma i soldi, come ben sappiamo, non hanno odore.
Francesco Floris
(da “Linkiesta”)
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Marzo 19th, 2017 Riccardo Fucile
IL COMICO STAVOLTA HA TROVATO IN BONIFAZI UNO TOSTO: “PIU’ ANDIAMO A FONDO SUL BLOG PIU’ SCOPRIAMO COSE INTERESSANTI”
Oggi Beppe Grillo ha replicato a Francesco Bonifazi, tesoriere del Partito Democratico che ieri aveva parlato di indagini sul “profilo fiscale” di Grillo su Facebook minacciando di andare a vedere “se Beppe ha tutte le carte a posto”.
La replica, firmata da MoVimento 5 Stelle si è circostanziata in poche righe e in un copincolla di un articolo del Tempo che parla dell’udienza di Salvatore Buzzi durante il processo di Mafia Capitale.
La parte più interessante della vicenda è però la controreplica di Bonifazi su Facebook, dove si parla di un esposto alla magistratura riguardo la titolarità del blog di Grillo: «L’ex comico Beppe Grillo fa capire di subire il colpo sulla titolarità del suo blog, questione che sembra banale ma che apre molte questioni giuridiche. Noi che abbiamo la fedina penale pulita, a differenza di Beppe Grillo, possiamo gridare “onestà ” a testa alta. Grillo mi attacca dicendo che faccio ridere: non so cosa trovi di così divertente nei nostri esposti. Ma se lui si diverte, evviva. Sorridere fa sempre bene. Al prossimo esposto, caro Beppe»
Ieri sempre Bonifazi aveva fatto altre allusioni interessanti riguardo la vicenda: «Più studiamo l’affaire della titolarità del blog e più scopriamo cose interessanti. E per chi come noi sta particolarmente attento al profilo fiscale ci sono molte sorprese interessanti. Non arrivo a dire come ha fatto Berlusconi che Grillo ha evaso le tasse. Ma certo che su questa storia siamo ancora all’inizio. Sarà divertente».
A leggere tra le righe pare di capire che il Partito Democratico stia preparando un esposto alla magistratura riguardo la titolarità del blog di Beppe Grillo in connessione alla “questione fiscale”, ed evidentemente al pagamento delle tasse sui guadagni del blog.
(da agenzie)
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Marzo 19th, 2017 Riccardo Fucile
SE NE VANNO UN CENTINAIO DI MILITANTI….PRONTA LA LISTA DEI DISSIDENTI… BOVIO: “NON MI FACCIO DIFFAMARE DA CASALEGGIO”
A Sant’Ilario, la collina dei vip dove l’orizzonte è di ulivi e mare e abita Beppe Grillo, regna il silenzio: il Blog ha parlato, nulla da aggiungere.
Ma sotto, nella Genova che ha visto nascere e crescere il comico poi diventato leader, il suo Movimento è scosso da un terremoto.
Nel Meet Up genovese si prepara una uscita “di massa” di circa ottanta attivisti. Che potrebbero portarsi via anche il programma elaborato dai “gruppi di lavoro” per le prossime elezioni comunali, affidandolo ad un’altra lista.
«Effetto Domino», dice Marika Cassimatis, la professoressa di geografia diventata suo malgrado un simbolo per i dissidenti del M5S di tutta Italia dopo che Grillo le ha tolto il diritto ad essere la candidata del Movimento a sindaco di Genova, per issare sul piedistallo il secondo arrivato alle “comunarie”, Luca Pirondini.
Gli addii di consiglieri e semplici attivisti si susseguono come uno stillicidio: un comunicato dal Municipio Valpolcevera, entroterra ex industriale della città , «Non ci fidiamo più, addio», via tre consiglieri. Un altro dalla Valle Stura: «Chiudiamo la pagina del Meet Up, ormai un muro di gomma ci separa dal vertice».
E sulla pagina Facebook della candidata “ritirata” si danno appuntamento i 28 candidati a consigliere che Beppe Grillo aveva bollato come inaffidabili e contrari ai principi del Movimento.
«La lista è stata eliminata con gravi accuse generalizzate. Il mio percorso di 4 anni e mezzo è trasparente. – scrive ad esempio Giorgio Bovio, portuale, uno dei candidati – Quindi pretendo che oltre alle accuse venga immediatamente reso pubblico che il mio nome non ha niente con comportamenti poco consoni al movimento. Non mi faccio certo diffamare da chicchessia. Che sia Beppe Grillo o Davide Casaleggio». Cassimatis, per il momento, tiene calme le acque: «Ci riuniremo e vogliamo sapere quali siano le accuse che ci vengono rivolte. Ci aspettiamo una spiegazione da Grillo: io ero già in campagna elettorale, avevo incontrato il sindaco di Livorno Nogarin per farmi consigliare».
Ma altri candidati consiglieri vanno oltre e si sono rivolti ad un legale. Non uno qualunque: Lorenzo Borrè, che a gennaio aveva presentato un maxi ricorso contro il nuovo regolamento del Movimento e l’anno scorso, a Napoli, aveva ottenuto la riammissione per via giudiziaria di un gruppo di espulsi.
«Ci sono gli estremi per chiedere al giudice un’impugnativa sulla decisione di escludere la lista Cassimatis che ha vinto legittimamente le Comunarie», dice il legale.
Una parte dei fuoriusciti si limita a lamentarsi on line e il bersaglio principale, più che Grillo, è la portavoce regionale Alice Salvatore, accusata di essere la vera «mandante» del Metodo Genova e del dietrofront che ha portato alla candidatura di Pirondini.
In rete fanno circolare un “selfie” datato 2014 della consigliera con il sindaco di Parma Federico Pizzarotti.
I consiglieri del gruppo regionale si trincerano verso un silenzio stampa imposto da Roma. Ma il malcontento è a livelli di guardia e dopo l’addio, nelle scorse settimane, del consigliere Francesco Battistini, anche Gabriele Pisani potrebbe prendere la porta.
Intanto, però, un altro fronte dei fuoriusciti si organizza guardando soprattutto all’esperienza di Parma di Federico Pizzarotti.
Sono gli attivisti vicini a Paolo Putti, l’ex capogruppo del M5S che a gennaio aveva rotto con Grillo per fondare “Effetto Genova”.
Putti ha condiviso la “Carta dei principi” del gruppo parmense. E sta lavorando, ormai apertamente, per presentare una lista civica alle prossime elezioni comunali genovesi: «Vogliamo trovare persone di buon livello pronte a metterci le competenze. Non è facile ma stiamo trovando tanta disponibilità », dice.
Mentre il portavoce Battistini, fuoriuscito dal gruppo regionale, sarà oggi all’assemblea di Alternativa Libera, il gruppo fondato da una decina di parlamentari che sono stati espulsi o sono usciti dal Movimento.
Il progetto di un network di gruppi di ex M5S in Liguria è al momento solo un embrione e potrebbe collegarsi all’esperienza di Parma come ad altre simili a Livorno, Lucca e in Lombardia.
Ma dalla collina di Sant’Ilario si è mossa una slavina di dissenso che sta travolgendo il M5S ligure ed è arrivata sino al Parlamento.
Ignorarne gli effetti, come sembrano intenzionati a fare i vertici, non la farà scomparire.
(da “La Stampa”)
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Marzo 19th, 2017 Riccardo Fucile
DEPUTATI FURIOSI, SCONTRO CON L’UFFICIO COMUNICAZIONE
La Stampa di oggi racconta in un retroscena che i deputati del MoVimento 5 Stelle, furiosi per il caso Cassimatis a Genova, avrebbero chiesto la testa di Rocco Casalino e Ilaria Loquenzi.
Tutto parte dal racconto di uno sfogo di Alessandro Di Battista negato su Facebook dall’interessato:
Si racconta che Alessandro Di Battista venerdì mattina sia stato visto in un autobus romano, il 303, che dalla Cassia porta al centro, parlare concitatamente al telefono e ripetere queste frasi: «Perchè è stato commesso questo errore, io non ce la faccio più a tenere unito il movimento. A Genova rischiamo di prendere una sberla. Questa volta gli elettori potrebbero non capire».
Di Battista, ieri mattina, per allontanare i sospetti in un post su Facebook ha provato a smontare le indiscrezioni: «I “retroscenisti” (l’ultima evoluzione di quei giornalisti incapaci di trovare notizie) si occupano di me sostenendo che avrei finito la pazienza con Beppe, avrei dubbi sul Movimento, avrei smesso di avere voglia di lottare. Cosa non si fa per coprire le vergogne dei partiti non è vero? Volate alto, sono gli ultimi colpi di coda di un sistema morente».
Casalino è finito spesso nelle polemiche sui giornali per il suo ruolo all’interno dello staff comunicazione, ma mai nessuno ha messo pubblicamente in dubbio la sua funzione, anche di fronte a polemiche come quella scatenata da Enrico Mentana qualche tempo fa.
Ma qui il tema della discordia è più prosaico e riguarda il rischio di non essere ricandidati, paventato anche da Grillo nel post in cui scaricava la Cassimatis:
In realtà il pasionario grillino non solo crede che la scelta di Genova possa rivelarsi un boomerang, ma è il megafono di un malcontento ben più vasto che serpeggia all’interno della galassia pentastellata.
Intimoriti e dunque spaventati di esprimere le proprie opinioni, i parlamentari preferiscono il silenzio, si nascondono dietro un «no comment».
La linea bassa scelta, come ha raccontato ieri La Stampa, è il prodotto di un timore che va al di là del pasticcio di Genova. Ovvero, il pericolo di non essere ricandidati.
A farlo trapelare è stata una fonte dell’ufficio di comunicazione.
Da mesi infatti si consuma uno scontro tra i parlamentari e appunto l’ufficio di comunicazione: uno è inviso all’altro e viceversa.
Per frenare questa fuga di notizie i deputati sembra si siano sfogati nelle chat interne. Si racconta pure che abbiano chiesto la testa dell’ufficio di comunicazione — ovvero il licenziamento di Ilaria Loquenzi e Rocco Casalino — o in subordine una smentita totale da parte dell’ufficio stesso.
(da “Huffingtonpost”)
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Marzo 19th, 2017 Riccardo Fucile
“COME FA A NON CAPIRE CHE STA NUOCENDO AL MOVIMENTO L’USO ASSOLUTISTICO DEL SUO BLOG?”
Anche Enrico Mentana oggi scende nell’agone della polemica sul blog a sua insaputa di Beppe Grillo e su Genova, dove il caso Cassimatis potrebbe finire in tribunale. Mentana segnala che nella politica italiana vige il principio del non prendersi mai le proprie responsabilità : dalla casa a sua insaputa di Claudio Scajola ai 101 del PD che segarono la corsa di Romano Prodi al Quirinale.
Un principio perfettamente implementato anche nella “nuova politica”:
Su un piano diverso, ma con la stessa inverosimiglianza, come fa Beppe Grillo a non rendersi conto di quanto nuoccia profondamente alla sua credibilità , e quindi a quella del Movimento che ha fondato, l’uso assolutistico del suo blog, come scettro di Salomone, per validare o invalidare elezioni, per dare la linea, proclamare e sconvocare a giro di ore consultazioni e referendum. Il tutto senza mai rendere conto a nessuno, su scelte e numeri, inappellabile.
E poi però, di fronte a una querela, scivere che lui, Grillo “non è responsabile, nè gestore, nè moderatore, nè direttore, nè provider, nè titolare del dominio del blog nè degli account Twitter, nè dei tweet e Facebook e non ha alcun potere di direzione nè di controllo sul blog nè sugli account twitter e Facebook e tanto meno di e su ciò che ivi viene postato”.
Per la brutta vicenda genovese Grillo ha scritto “fidatevi di me”.
Di me chi? Ecco, il partito dei 101 anonimi e il movimento di Nessuno sono le forze principali del nostro paese.
(da “Huffingtonpost“)
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Marzo 19th, 2017 Riccardo Fucile
“ORMAI SOLO REGOLE AD PERSONAM”
“A Genova è stato toccato il punto più basso del Movimento”, “è la dimostrazione di quanto abbiamo denunciato a suo tempo, la creazione di continue regole ad personam. La cosa che mi sorprende di più però leggendo i commenti online davanti a una votazione invalidata quando era già chiusa, escludendo delle persone solo sulla base della fiducia del capo, sono coloro che continuano a giustificarlo. Quelli che dicono: ‘Se Beppe dice che ci sono dei motivi, è sicuramente così'”.
Lo dice a Repubblica Federico Pizzarotti, sindaco di Parma.
“La fiducia è un ottimo sentimento, quando è corroborata dai fatti”, spiega.
“Nel Movimento non è così da molto tempo. E questo può portare a finire male. Noi abbiamo scelto un’altra strada, quella della coerenza e della libertà . Regole chiare a partire da valori chiari, quelli che nei 5 stelle continuano a mancare. Nonostante gli attivisti-fan che non fanno che applaudire”.
“Per ora siamo concentrati sulle amministrative e su Parma. Tra pochi giorni presenteremo il programma, che speriamo possa ispirare altri gruppi in giro per il Paese”, afferma sul suo Effetto Parma.
“Vogliamo metterci insieme e cercare di fare rete. Solo questo, per ora. Una rete fisica, non virtuale. Fatta di contatti veri, incontri. Quello che doveva essere all’inizio – e non è stato – il Movimento”.
Pizzarotti aggiunge che se il M5s andrà al governo, “non ci saranno più scuse. Non hanno ancora spiegato come faranno a preparare una squadra di ministri, sottosegretari, dirigenti, mentre in città come Roma non riescono a trovare neanche un capo di gabinetto”.
(da “Huffingtonpost”)
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Marzo 19th, 2017 Riccardo Fucile
SONDAGGIO SCENARI POLITICI: PESA IL CASO CONSIP
Il Movimento 5 Stelle supera il Partito Democratico. Lo riporta un sondaggio di Scenari Politici condotto per l’Huffington Post, secondo cui il partito dei grillini è, al momento italiano, quello che avrebbe i maggiori consensi in caso di elezioni.
Non è la prima volta che accade. Di certo al sorpasso a danno dei democratici ha contribuito la difficile settimana appena conclusa, non molto positiva per il Partito Democratico dal punto di vista dell’immagine.
In particolare, ha sicuramente avuto risonanza la mozione di sfiducia nei confronti del ministro dello Sport, e braccio destro dell’ex premier Matteo Renzi, Luca Lotti, indagato nell’inchiesta sui mega appalti Consip per rivelazione di segreto e favoreggiamento.
Un’indagine che ha coinvolto anche il padre dell’ex presidente del Consiglio per traffico di influenze.
Rispetto a due settimane fa, il Pd ha perso lo 0,6%, attestandosi al 25,3% mentre il Movimento 5 Stelle ha guadagnato ben l’1,3, arrivando al 26,5% nei consensi.
Seguono Forza Italia 13,5% (+ 0,2%) e la Lega in fase calante al 12% (-2%).
Qundi Fdi al 5,4% (+ 0,7%), Democratici e Progressisti al 4,6% (-0,9%), Lista Pisapia al 3,7% (+0,1%.
(da “Huffingtonpost“)
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