Marzo 19th, 2017 Riccardo Fucile
IHLAM HA 22 ANNI, VIVE DA 20 ANNI IN ITALIA, PREMIATA COME UNA DELLE NOSTRE MIGLIORI NEOLAUREATE CON 110 E LODE… PER FORTUNA INTERVIENE LA BOLDRINI CHE L’HA INVITATA PERSONALMENTE
Italiana per ricevere un premio ai nostri migliori neolaureati e per rappresentarci alle simulazioni dell’Assemblea delle Nazioni unite del Rome Mun 2017, ma extracomunitaria per una delle commesse della Camera dei Deputati.
Quanto è successo giovedì scorso a Ihlam Mounssif, nata in Maroccco 22 anni fa ma italianissima, anzi “sarda” come ama definirsi, è paradossale.
Ihlam era a Montecitorio, nell’aula dei gruppi parlamentari, per ricevere il premio che la fondazione Italia-Usa destina ai neolaureati più brillanti nelle discipline di interesse dell’ente.
Laureata in scienze politiche, indirizzo relazioni internazionali con 110 e lode Ihlam racconta con orgoglio: “Eravamo ben cinque sardi ad essere premiati e finita la cerimonia volevo visitare il simbolo della nostra democrazia, un’occasione da non perdere visti i miei studi”.
Insieme a un’amica è quindi andata all’ingresso principale di piazza del Parlamento, dove dietro presentazione di un documento e compilazione di un modulo è possibile essere ammessi ad assistere alle sedute.
“La commessa – racconta la giovane – dopo una breve consultazione telefonica mi ha detto che poichè ho il passaporto di un Paese extraeuropeo non potevo entrare, specificando che la regola non riguarda me in quanto marocchina ma anche i cittadini americani. Ci sono rimasta malissimo, la mia amica ha deciso a quel punto che non sarebbe entrata neanche lei. Per quanto mi riguarda – osserva – è stata una delle tante ingiustizie e assurdità del nostro Paese, che non ci riconosce come cittadini, è la prova che la legge va approvata al più presto. Sono arrivata in Sardegna dal Marocco quando avevo due anni, mi sono laureata a Sassari, amo l’isola dove vivo con la mia famiglia. Credo in un’Italia migliore e sogno di rappresentarla. Non sopporto più che la mia vita e quella di tanti come me dipendano dalla decisione di una classe politica che inspiegabilmente vuole ignorarci”.
Quanto accaduto non è stato però ignorato dalla presidente della Camera Laura Boldrini, che saputo da Repubblica della storia di Ihlam, ha subito chiesto di verificare l’accaduto.
La Camera sta così accertando sulla base di quale disposizione del regolamento è stato negato l’accesso alla giovane.
Intanto, però, già questa mattina Ihlam sarà ospite della presidente Boldrini in occasione di “Montecitorio porte aperte”.
“Non vedo l’ora – ha detto ieri Ihlam – sarò nel luogo dove si esprime al massimo la nostra Costituzione”.
(da “La Repubblica“)
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Marzo 19th, 2017 Riccardo Fucile
LA POLIZIA NON ESCLUDE LA PISTA RAZZISTA… MA NON ERANO GLI STRANIERI AD AGGREDIRE GLI ITALIANI INDIFESI?
E’ caccia al branco che ha rapinato e aggredito il giovane indiano sul treno regionale Nettuno – Roma. E gli investigatori lanciano l’appello: “Chi ha visto qualcosa parli”. L’agguato è scattato sul treno della linea Nettuno – Roma dove è stato preso di mira un indiano 34enne. Nell’aggressione le lesioni riportate sono tali che la vittima non è ancora in grado di parlare.
Per gli uomini della Polfer dunque è una corsa contro il tempo per risalire all’identità degli aggressori.
L’uomo è riuscito a chiamare i soccorsi solo una volta sceso alla stazione di Lavinio. Una volta dato l’allarme è stato trasportato in codice rosso all’ospedale di Anzio e domani verrà operato. Ha infatti riportato traumi facciali.
Del caso si occupano ora gli agenti della Polfer che sono a lavoro per cercare di ricostruire la dinamica. Secondo una prima ricostruzione – confermata in parte dalla vittima – sarebbe stato avvicinato da un gruppo di ragazzi sul treno. E quindi aggredito a scopo di rapina.
Ma i poliziotti non escludono che si sia trattato di un gesto a sfondo razzista.
Intanto, in attesa di essere ancora ascoltato dagli agenti della Polfer, l’uomo verrà trasferito in uno degli ospedali della capitale dove verrà operato al volto.
I medici del pronto soccorso di Anzio hanno riscontrato la frattura della mandibola, del naso e degli zigomi del volto.
(da agenzie)
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Marzo 19th, 2017 Riccardo Fucile
DA SPRINGSTEEN A JAGGER, CORDOGLIO SOCIAL: “ERA IL PIU’ GRANDE”… AVEVA 90 ANNI: “JOHNNY B. GOODE” TRA LE CANZONI PIU’ FAMOSE”
“La mia voce è andata, i miei polmoni non funzionano più bene, non ci vedo molto. Ma voglio ancora fare musica”. Aveva detto così pochi mesi fa Chuck Berry, in ottobre, quando aveva compiuto novant’anni.
Era nel suo stile, era il suo modo di vivere, era il suo modo di intendere il rock’n’roll. E il suo stile, il suo suono, le sue parole, hanno contribuito a cambiare in maniera radicale la musica popolare alla metà del secolo scorso.
Musica che dopo l’avvento di Chuck Berry, di Elvis Presley, di Little Richard, di Jerry Lee Lewis, non è stata più la stessa.
Berry, uno dei grandi padri fondatori del rock’n’roll è morto, ieri, a Saint Louis, la città che lo aveva visto nascere nel 1926.
E per il mondo della musica è davvero un grande, immenso, lutto. Perchè senza Chuck Berry non avremmo avuto gran parte della musica popolare dagli anni Cinquanta ad oggi, non avremmo avuto il rock, quantomeno nella forma in cui fino ad oggi lo abbiamo conosciuto.
“Se volete chiamare il rock in un altro modo chiamatelo Chuck Berry”, aveva detto John Lennon sottolineando come lui e una intera generazione di musicisti in tutto il mondo aveva “visto la luce” attraverso il bacino roteante di Elvis e la chitarra elettrica di Chuck Berry.
E ancora di più attraverso i testi delle canzoni di Berry, che avevano per la prima volta trattato i temi e gli argomenti cari alla gioventù, ad una categoria sociale che solo pochi anni prima, non esistevano nemmeno.
Parlando di musica siamo certi che Brian Wilson non avrebbe potuto scrivere gran parte dei primi e fondamentali hit dei Beach Boys, Keith Richards e i Rolling Stones non avrebbero scritto gli stessi hit, John Lennon non sarebbe stato il “working class hero” del rock inglese.
Perchè Chuck Berry ha costruito le fondamenta della musica popolare moderna ed è stato ma uno dei principali responsabili della rivoluzione sociale, culturale e artistica che dalla metà del Novecento ha cambiato il volto dell’occidente, usando una chiave semplice, diretta, immediata, imbattibile, quella della musica, quella del rock’n’roll.
Dei suoi novant’anni, settanta li aveva passati nella musica, nel blues, nel rock, in quella straordinaria miscela di musica bianca e nera che lui stesso aveva contribuito a creare e che, dagli anni Cinquanta aveva dominato come autore, cantante e chitarrista. Suonava e cantava da quando era bambino, ma non era un ragazzo tranquillo, di quelli cresciuti cantando nelle chiese.
No, Chuck aveva frequentato le prigioni da giovanissimo e poi, una volta uscito, aveva fatto molti lavori diversi, continuando quella di musicista come seconda attività .
Come nelle migliori leggende fu Muddy Waters, il re del blues, a indirizzarlo verso Leonard Chess, straordinario discografico chicagoano, che gli fece incidere il 21 maggio del 1955 il suo primo hit, Maybellene, seguito da Roll over Beethoven, Rock’n’roll music, Sweet Little Sixteen e soprattutto da Johnny B. Goode, il suo brano più famoso e importante, pietra miliare della musica popolare moderna e del rock’n’roll.
Tutto bene fino al 1959, quando Berry finì nuovamente in galera, accusato di aver fatto sesso con una minorenne. Quando ne venne fuori gli anni Sessanta avevano fatto fare un lungo giro all’orologio della musica, erano arrivati i Beatles, i Rolling Stones, e soprattutto i Beach Boys, che avevano preso la musica di Berry e l’avevano trasformata, facendola diventare beat, surf, e poi rock.
Berry inizialmente fatica a tornare al successo, nonostante scriva ancora canzoni memorabili, come You never can tell e No particular place to go.
Ma saranno proprio i nuovi eroi del rock, Lennon e Richards su tutti, a riportarlo all’attenzione del pubblico giovanile, permettendo ad altri brani come My ding a ling e Memphis Tennessee di diventare dei classici, interpretati da centinaia di artisti in tutto il mondo.
Berry ha continuato negli anni la sua attività di musicista, fino al 1979, e proprio di recente era tornato a realizzare un album, a novant’anni, intitolato semplicemente Chuck.
Era un uomo difficile, rabbioso, solitario, non aveva mai voluto avere una band, e anche quando altri lo avevano aiutato, come Lennon e Richards, non aveva mai abbassato la guardia, convinto com’era di essere il re, il più grande, quello che aveva aperto la porta a tutti gli altri.
Ma era anche un genio assoluto, la sua musica, le sue canzoni, i riff della sua chitarra, hanno modellato parte dell’immaginario popolare degli anni Cinquanta e Sessanta, e per molti versi dovrebbero essere insegnati come l’abc ad ogni aspirante musicista in ogni parte del mondo.
(da “La Repubblica”)
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