Marzo 4th, 2017 Riccardo Fucile
LA REGIONE LIGURIA SALVA I BISCAZZIERI: UN ALTRO ANNO DI PROROGA
SENZA PALETTI ALLE SALE GIOCHI
La Regione Liguria rinvierà di un anno le restrizioni al gioco d’azzardo che sarebbero scattate dal prossimo 1 maggio.
Intenzione anticipata dall’assessore leghista Edoardo Rixi (sotto processo per peculato per le spese pazze) al termine della riunione avuta con i rappresentanti delle associazioni del settore.
Mentre associazioni, strutture sanitarie e privati cittadini chiedono di limitare il più possibile il gioco che causa altissimi costi sociali ed enormi problemi a tutti i livelli, la giunta regionale pensa solo a tutelare le richieste economiche di tante attività che proliferano grazie al denaro che ogni giorno migliaia di persone buttano nelle “macchinette”, sottraendolo al bilancio familiare.
Secondo Rixi sono loro da tutelare dalle ripercussioni che potrebbe avere l’entrata in vigore della legge regionale 17 del 30 aprile 2012, che disciplina le sale da gioco e gli esercizi pubblici che offrono gioco sul territorio, non le migliaia di famiglie ridotte alla povertà dal dramma di loro congiunti che ogni giorno regalano soldi ai biscazzieri istituzionalizzati.
Il 1° maggio termina la deroga di cinque anni che era stata stabilita nel 2012 perchè i Comuni adottassero regolamenti conformi ai limiti stabiliti dalla legge regionale (votata allora da tutto il consiglio regionale).
Limiti decisamente stringenti, come l’obbligo di distanza di almeno 300 metri dai luoghi sensibili, scuole, campi sportivi e chiese, per quei locali che ospitino slot machine. In poche parole: dovranno eliminare le slot.
Non solo per le nuove sale giochi, com’era sino a oggi, ma veto totale per ogni attività che gestisca macchinette.
La vergogna di questa proroga sta nel fatto che gli stessi partiti di centrodestra che cinque anni fa si fecero belli con le vittime della ludopatia votando quella norma in scadenza, ora si schierano con i biscazzieri legalizzati “perchè altrimenti vedrebbero ridursi i guadagni”.
Bravi, sempre dalla parte sbagliata.
E qualcuno ricorda che fu un segretario amministrativo della Lega ad aprire le sale Bingoin città …
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Marzo 4th, 2017 Riccardo Fucile
ROMEO DAL CARCERE: “NON E’ VERO NULLA, IO VITTIMA DELLA CONTESA POLITICA IN ATTO”
La Procura di Roma ha revocato ai carabinieri del Noe le indagini sul caso Consip alla luce delle “ripetute rivelazioni di notizie coperte da segreto” istruttorio.
“Gli accertamenti fin qui espletati — si legge nella nota di piazzale Clodio — hanno evidenziato che le indagini del procedimento a carico di Alfredo Romeo ed altri sui fatti (poi) di competenza di questa Procura sono state oggetto di ripetute rivelazione di notizie coperte da segreto sia prima che dopo la trasmissione degli atti a questo Ufficio, sia verso gli indagati o comunque verso persone coinvolte a vario titolo, sia nei confronti degli organi di informazione“.
Per una “esigenza di chiarezza la Procura di Roma — conclude la nota — ha pertanto revocato al Nucleo Operativo Ecologico la delega per le ulteriori indagini che è stata affidata al Nucleo Investigativo di Roma dell’Arma dei Carabinieri”.
Intanto dal carcere fa sentire la propria voce Alfredo Romeo.
L’imprenditore, arrestato mercoledì per corruzione nell’ambito dell’inchiesta Consip, solo tra 48 ore potrà dire la sua agli inquirenti che hanno disposto per lui il carcere nel giorno del suo 64esimo compleanno.
Nel frattempo però ha parlato con i suoi legali e, di fatto, ha anticipato quella che sarà la sua linea difensiva. “Non è vero nulla, sono vittima di una strumentalizzazione che mi sembra solo la conseguenza di un’aspra contesa di natura politica”, ha detto l’immobiliarista campano dalla sua cella nel carcere di Regina Coeli, da quattro giorni divisa con un’altra persona.
In attesa dell’interrogatorio del personaggio chiave dell’inchiesta, l’attività dei magistrati va avanti. In tal senso, la prossima settimana potrebbe essere sentito, come persona informata sui fatti, il governatore della Regione Puglia Michele Emiliano.
Sulla data fissata per l’audizione con i magistrati romani, tuttavia, c’è il massimo riserbo. Ciò che si sa con certezza è l’ex sindaco di Bari sarà sentito per alcuni sms che scambiò con il ministro Luca Lotti, indagato per rivelazione di segreto, nei quali si sarebbe fatto riferimento a Carlo Russo, imprenditore amico di Tiziano Renzi e ritenuto da chi indaga punto di contatto tra Alfredo Romeo e il padre dell’ex premier.
In particolare, come rivelato da Marco Lillo sul Fatto Quotidiano, l’attuale ministro allo Sport avrebbe raccomandato l’imprenditore farmaceutico toscano al governatore pugliese, che gli chiedeva notizie sull’identità di Russo.
“Ha un buon giro ed è inserito nel mondo della farmaceutica. Se lo incontri per 10 minuti non perdi il tuo tempo“, ha scritto Lotti a Emiliano.
Non è escluso, inoltre, che nei prossimi giorni i magistrati decidano di interrogare l’ex parlamentare Italo Bocchino, consulente di Romeo e indagato per traffico di influenze come Russo e Renzi senior.
Questo ciò che sarà .
Per quanto riguarda gli interrogatori già effettuati, invece, da sottolineare un particolare sinora non emerso di quanto detto venerdì da Tiziano Renzi al procuratore aggiunto di Roma, Paolo Ielo, e alla pm di Napoli, Celeste Carrano.
Il padre dell’ex premier ha infatti risposto anche alla domanda circa l’appuntamento con un personaggio “misterioso” fuori dal parcheggio dell’aeroporto internazionale di Fiumicino a Roma. Un faccia a faccia che si è tenuto il 7 dicembre scorso, a due giorni dalle dimissioni del figlio dopo la sconfitta al referendum istituzionale e, soprattutto, a poche ore dall’inizio ufficiale dell’attività di intercettazione telefonica sulle utenze di Renzi senior.
Dopo questo incontro durato circa 40 minuti, Roberto Bargilli (autista di Matteo Renzi, nonchè assessore al comune di Rignano sull’Arno) telefonò a Carlo Russo e gli chiese — “per conto di Babbo” — di non chiamarlo più nè di inviargli sms.
La persona con cui Tiziano Renzi si vide a Fiumicino non è mai stato identificato, ma il padre del segretario uscente del Pd davanti ai pm ha spiegato che l’incontro altro non sarebbe stato che “un appuntamento di lavoro” senza nessun collegamento con le vicende legate ad Alfredo Romeo.
Secondo quanto si apprende, inoltre, ieri a Firenze i pm Palazzi e Woodcock hanno sentito come persona informata dei fatti anche Daniele Lorenzini, attuale sindaco di Rignano sull’Arno (Firenze), il paese dove vive Tiziano Renzi.
Il cui legale, Federico Bagattini, ha ricevuto l’incarico di svolgere indagini difensive “ai sensi dell’art. 391 bis ccp” nel cui ambito ascolterà l’ad di Consip Luigi Marroni, che ai pm ha raccontato di essere stato avvertito dell’indagine: “Ho appreso in quattro differenti occasioni da Filippo Vannoni (amico di Matteo Renzi e presidente della municipalizzata delle acque di Firenze e dei comuni toscani, Publiacqua, ndr), dal generale Emanuele Saltalamacchia (comandante dei carabinieri della Toscana, ndr), dal presidente di Consip Luigi Ferrara e da Luca Lotti di essere intercettato”.
Saltato, invece, l’altro interrogatorio di Bargilli, che doveva essere sentito dai magistrati come persona informati sui fatti.
(da “Huffingtonpost”)
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Marzo 4th, 2017 Riccardo Fucile
SONDAGGIO SCENARI POLITICI
Meglio uniti che divisi. La sinistra “a sinistra” del Partito Democratico otterrebbe un maggior consenso alle elezioni politiche se raggruppata in un listone unico, e non in tanti piccoli partiti separati.
Lo rivela un sondaggio di Scenari Politici condotto per l’Huffington Post.
Secondo la rilevazione infatti, laddove i tre partiti di sinistra si presentassero con tre liste diverse lo scenario sarebbe il seguente: il Movimento Democratico e Progressista, dei fuorisciti dal Pd guidati da Pier Luigi Bersani, Roberto Speranza ed Enrico Rossi, otterrebbe il 5,5 per cento; Campo Progressista, la lista guidata dall’ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia, avrebbe il 3,6 per cento.
L’attuale Sinistra Italiana, guidata da Nicola Fratoianni dopo la scissione della corrente di Arturo Scotto confluita nel nuovo Mdp, otterrebbe invece il 1,3 per cento. Per un totale di 10,4 per cento.
Stesso discorso nel caso in cui il movimento di Bersani&Co si unisse solo con la lista di Pisapia: la somma data dall’apparentamento con SI sarebbe dell’11 per cento. Diversamente, se le tre formazioni politiche si presentassero alle elezioni con un unico listone avrebbe qualche consenso in più: l’11,2 per cento.
Per quanto riguarda gli altri partiti: PD 25,9%, M5S 25.2%, Forza Italia 13,3%, Lega 12,2%, Fdi 4,7%, NCD 2,4%
(da “Huffingtonpost”)
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Marzo 4th, 2017 Riccardo Fucile
DOVE I NAZIONALISTI NON SONO MACCHIETTE ANTI-EUROPA … LA LEADER DEL PARTITO CATTOLICO IRLANDESE E’ MICHELLE O’NEILL
Una donna guida gli indipendentisti nord-irlandesi al miglior risultato elettorale della loro storia. Michelle O’Neill, 40 anni, madre di due figli, ex-sindaco ed ex-ministra del governo della regione autonoma britannica, ha portato lo Sinn Fèin, il partito cattolico repubblicano, alla quasi parità con gli avversari del Democratic Unionist Party (Dup), il partito protestante fedele a Londra.
I risultati ufficiali delle elezioni anticipate in Irlanda del Nord assegnano infatti 28 seggi al Dup e 27 allo Sinn Fein, con una perdita di nove seggi per il partito dei protestanti unionisti rispetto alle votazioni precedenti.
Con l’aggiunta dei partiti minori, il fronte unionista pro-britannico ha in tutto 40 seggi, quello indipendentista ne ha 39 e 11 seggi vanno a un blocco non allineato.
“Proveremo a ricostituire il governo congiunto con il Dup”, dice O’Neill, ma non è detto che ciò accada.
In base alle norme fissate da Londra, la regione ha tre settimane di tempo per formare una nuova coalizione di governo. Dopodichè il governo centrale britannico avrà due opzioni: rimandare l’Irlanda del Nord alle urne o imporre “direct rule”, cioè tornare a governarla da Londra.
La seconda ipotesi sarebbe una ricetta per riaccendere i Troubles, com’era chiamato il trentennale conflitto che ha provocato 3 mila morti fra le due parti fino agli accordi del Venerdì Santo del 1998 che hanno avviato due decenni di pace e benessere.
Una pace relativa, perchè a Belfast cattolici e protestanti sono ancora divisi da un muro e fazioni di irriducibili aspettano solo l’occasione per rilanciare la violenza, peraltro sempre presente in sottofondo: solo nell’ultimo mese ci sono stati due azzoppamenti a colpi d’arma da fuoco a Londonderry e una bomba disinnescata dalla polizia a Belfast.
La vincitrice morale delle elezioni è Michelle O’Neill, prima leader dello Sinn Fèin a non avere conosciuto sulla propria pelle il conflitto: non è mai stata in prigione, a differenza del padre, a lungo incarcerato, nè è mai stata coinvolta in violenze, a differenza di un cugino, ucciso in uno scontro a fuoco all’epoca dei Troubles.
Appena tre mesi fa O’Neill ha preso il posto di Martin McGuinness, ex-comandante dell’Ira, l’Irish Republican Army (Ira) che ha rinunciato alle armi dopo 30 anni di guerra, il quale ha dato le dimissioni da vice-premier per contrasti con il Dup ma si è subito dopo ritirato dall’attività politica per una grave malattia.
Esce invece di fatto sconfitta dal voto Arlene Foster, leader del Dup e premier del governo autonomo: nel suo partito si levano già voci che ne chiedono le dimissioni.
Tra le ragioni del risultato storicamente positivo per lo Sinn Fèin c’è la Brexit.
Nel referendum britannico del giugno scorso, in Irlanda ha prevalso con il 56 per cento il fronte per restare nell’Unione Europea. Ora molti temono che l’uscita dalla Ue farà risorgere il confine tra le due Irlande e riaccenderà il conflitto.
A Dublino come a Belfast, molti chiedono uno status speciale per tutta l’isola che ne preservi l’unità di fatto raggiunta nei vent’anni di processo di pace.
Se questo non sarà possibile, lo Sinn Fein intende chiedere un referendum in tutta l’Irlanda, del nord e del sud, britannica e già indipendente, per la riunificazione dell’isola.
La stagione dei referendum, insomma, da queste parti potrebbe non essere finita: ne vuole fare uno anche la Scozia, che come l’Irlanda del Nord ha votato a netta maggioranza contro la Brexit nel referendum britannico, e ora ne vuole indire un altro per ottenere l’indipendenza da Londra e restare nella Ue.
Per uscire dall’Unione Europea, il Regno Unito rischia di diventare un regno disunito, anzi dimezzato, perdendo due regioni su quattro, ridotto a una Little England più il piccolo Galles.
(da agenzie)
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Marzo 4th, 2017 Riccardo Fucile
I ROM DIVENTANO NOMADI, SPARISCE LA RUSPA E LA “DISGRAZIATA”… ECCO IL MOTIVO
Matteo Salvini ha delle idee, ma se non vi piacciono ne ha delle altre.
Deve essere per questo che ieri il coraggiosissimo leader della Lega Nord ha corretto il simpatico status che aveva dedicato alle donne chiuse nell’angolo rotture della LILD dai dipendenti del supermercato di Follonica.
Il 24 febbraio, embeddando il video sulla sua pagina, aveva scritto questo:
“Io sto con i lavoratori (li contatterò già oggi per offrire loto tutto il nostro sostegno, anche legale) e non con le ROM “FRUGATRICI”. Ma quanto urla questa disgraziata? Ruspa e Condividi”
Poi ieri — è possibile osservare il cambiamento cliccando su view edit history sul menu a tendina a destra dello status — lo ha cambiato così:
“Follonica, ecco il video delle nomadi beccate a frugare nell’angolo dei prodotti fallati della Lidl”
Come mai Salvini ha modificato lo status?
Luca Morisi, che gestisce la pagina Facebook del leader della Lega Nord — per la modica cifra di 300 mila euro — non lo ha spiegato.
Che motivo ci può essere stato per passare da toni truculenti a una versione edulcorata?
Un’idea l’abbiamo: la denuncia di Salvini all’autorità giudiziaria per istigazione all’odio razziale presentata dal deputato di Possibile Andrea Maestri ( di cui Salvini è a conoscenza).
Lanciare il sasso e nascondere la mano, il solito classico.
Anche perchè sul penale non si scherza e sul civile si pagano fior di quattrini.
Evviva i rivoluzionari dela pagnotta.
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Marzo 4th, 2017 Riccardo Fucile
L’AUTOGOL SU MARINE LE PEN: DIFENDONO IL PRIVILEGIO DEL POLITICO DI NON FARSI PROCESSARE COME I COMUNI CITTADINI PER UN REATO PREVISTO DAL CODICE PENALE… SALVINI MENTE: “ABBIAMO VOTATO CONTRO”. BALLE, NON ERANO NEANCHE NELLA COMMISSIONE CHE HA VOTATO
Giorgia Meloni e Matteo Salvini, i due alfieri della sedicente destra italiana d’ispirazione lepenista, hanno scritto un’accorata difesa (via Facebook) di Marine Le Pen spogliata dell’immunità da europarlamentare in seguito ad un voto della Commissione Affari Legali (JURI) del Parlamento Europeo.
In realtà la Le Pen non è stata privata dell’immunità per qualche crudele gioco politico da parte di chi non vuole che diventi Presidente della Repubblica Francese (a quello ci penseranno i francesi) ma in seguito ad una richiesta fatta pervenire ad ottobre all’Europarlamento da parte di Jean-Jacques Urvoas, ministro francese della Giustizia. Marine Le Pen è infatti sotto inchiesta a Nanterre per la diffusione di tre immagini violente di esecuzioni di prigionieri dell’ISIS.
Le immagini erano quelle che mostravano la decapitazione di James Foley, l’uccisione del pilota giordano Moaz Al-Kazabeh, bruciato vivo in una gabbia e quella di Fadi Ammar Zidan, un soldato siriano ucciso per schiacciamento da un carro armato.
Oltre al fatto che usare quelle immagini viola la dignità delle vittime (nonchè la policy del social) il fatto in Francia costituisce un reato previsto dal codice penale francese che agli articoli 227-24, 227-29 e 227-31 punisce la diffusione di immagini violente che ledono la dignità umana.
A chiedere la rimozione delle immagini, e quindi a far partire le indagini della procura di Nanterre, è stata la famiglia di James Foley uno degli ostaggi che erano ritratti nelle foto postate dalla Le Pen (la quale ha rimosso quell’immagine dicendo di non sapere che era quella di Foley, ovvero di una delle più “note” vittime dell’ISIS).
Le vittime quindi sono James Foley e gli altri due ostaggi, non la Le Pen la quale invece è accusata di aver infranto la legge francese.
In un primo momento la Le Pen si è rifiutata di presentarsi dinnanzi agli inquirenti spiegando che avrebbe eventualmente risposto “davanti ad un giudice”.
Quando è stata chiamata a comparire dinnanzi alla Corte la Le Pen ha fatto sapere dal suo legale che la richiesta del tribunale andava a ledere il suo diritto alla libertà d’espressione garantito dal suo status di parlamentare.
Non è quindi vero che il Parlamento Europeo ha “votato a favore di un processo” contro Marine Le Pen perchè la commissione ha semplicemente acconsentito alla richiesta del Ministro di Giustizia francese.
Per altro l’europarlamentare Cinque Stelle Laura Ferrara è stata solo la relatrice della richiesta presso la Commissione Affari Legali dal momento che svolge — assieme ad altri europarlamentari — il ruolo di relatrice permanente della Commissione JURI per la questione delle immunità parlamentari, questo Salvini lo saprebbe se frequentasse di più l’Europarlamento e le Commissioni.
Giorgia Meloni invece preferisce sollevare fantasiose ipotesi di complotto e connivenze con il “club degli europeisti” con tanto di scambio di favori reciproci.
Inoltre nella Commissione dove si è votato la Lega Nord — al contrario di quello che dice Salvini: “la Lega contro!” — non ha votato contro per il semplice motivo che non c’è nessun leghista nella Commissione Affari Legali (hanno votato contro invece esponenti dell’eurogruppo di cui fanno parte Lega Nord e Front National).
La “colpa” di Marine Le Pen non è un peccato veniale ma configura un’ipotesi di reato contemplata dal codice penale francese.
Non è quindi una questione di “grandi temi” come sostiene la Meloni perchè in primo luogo l’Europa non vuole censurare la Le Pen ma solo garantire la possibilità che venga giudicata come ogni cittadino francese secondo la legge francese, in secondo luogo perchè è possibile — ma sarà il giudice a deciderlo — che la Le Pen abbia infranto la legge. Ed è curioso che Salvini e la Meloni, così desiderosi di accreditarsi come i Le Pen d’Italia difendano i privilegi della Le Pen che si nasconde dietro l’immunità per schivare un processo che qualsiasi altro cittadino francese dovrebbe invece affrontare.
Non è in pericolo la libertà d’opinione e di parola della Le Pen, che infatti continua e continuerà ad esprimersi come meglio crede senza alcun bavaglio, è stata invece lesa la dignità delle vittime dell’ISIS.
A farlo, secondo l’accusa della procura di Nanterre, è stata Marine Le Pen.
Ed è strano che Salvini e Meloni, sempre pronti ad attaccare i privilegi della casta non abbiano fatto menzione del fatto che la Le Pen è accusata di aver sottratto 300 mila euro ai contribuenti europei.
(da “NextQuotidiano”)
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Marzo 4th, 2017 Riccardo Fucile
TASK FORCE CON PADOAN E CALENDA PER RILANCIARE L’ECONOMIA E L’AZIONE DI GOVERNO
Smarcarsi dalle questione interne al turbloento Pd e tirare dritto per l’Italia, abbassando le tasse e limando sugli sprechi.
Tagli al cuneo fiscale e meno spese saranno il nuovo mantra di Gentiloni, secondo il Corriere. Il quotidiano scrive che tra gli obiettivi del governo ci sarà una nuova spending e una riforma della fatturazione elettronica in grado di far emergere un gettito di 41 miliardi in 3 anni.
Ecco alcuni passaggi:
“Per questo il premier, con il sostegno del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e di quello dello Sviluppo Carlo Calenda, ha sviluppato un disegno di attuazione immediata.
Esso ha diversi passaggi: una nuova spending review, che partirà in primavera e i cui «commissari» di fatto sono lui stesso e Padoan; una risposta al dramma della povertà , finanziata con i risparmi di spesa pubblica; un taglio molto deciso al cuneo fiscale che grava sul lavoro e sulle imprese, da disegnare nell’imminente Documento di economia e finanza (Def) e da finanziare con un affondo altrettanto deciso contro l’evasione Iva; una manovrina da 3,4 miliardi, come chiesta da Bruxelles, che anticipa nel 2017 parte di queste misure degli anni prossimi; e a quel punto un dialogo con la Commissione Ue, realistico e pacato, per evitare una stretta di bilancio da 20 miliardi in autunno proprio grazie a questa ampia riforma fiscale. Sono passati pochi mesi, ma siamo lontani anni luce dai bonus e dai decibel delle polemiche di Renzi”
Sulle tasse il Corriere spiega che
“La settimana scorsa la Commissione Ue è tornata a sottolineare una delle grandi anomalie che zavorrano l’economia e la competitività delle imprese in Italia (vedi grafico): una pressione fiscale sul lavoro e sulle aziende fra le più alte, espressa nell’enorme «cuneo» fra il costo del lavoro e il compenso netto dei dipendenti; e un gettito Iva fra i più bassi, in parte per le molte voci nell’aliquota ridotta al 10% e soprattutto per un 30% di evasione da parte delle imprese.
Il Def di aprile proporrà dunque uno spostamento simmetrico: più entrate dall’imposta sul valore aggiunto, introducendo e rendendo sempre più stringenti anche nelle transazioni fra imprese private i meccanismi di fatturazione elettronica già applicati con successo alle aziende fornitrici dello Stato; e un collegamento ferreo dell’aumento di questo gettito al calo del cuneo fiscale. Questa proposta ha peraltro il vantaggio di andare bene sia a Renzi che agli scissionisti di Mdp. La fatturazione elettronica dovrà essere inviata a una piattaforma centrale dello Stato e solo le imprese che lo faranno eviteranno accertamenti fiscali (le altre vi si esporranno).
Secondo Vincenzo Visco, l’ex ministro, fra il 2018 e il 2020 questo sistema può far emergere 41 miliardi di euro di gettito.
Il governo stima con prudenza solo un terzo di questa cifra e studia un taglio del cuneo del 5% (2,5% per le imprese, il resto a vantaggio dei lavoratori).
Si ridurrebbe così il cuneo a livello della Germania, mitigando una delle grandi anomalie italiane”
(da “Huffifngtonpost”)
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Marzo 4th, 2017 Riccardo Fucile
LE CONVERSAZIONI TRA ROMEO E RUSSO… BOCCHINO INCONTRO’ L’EX CAPO DELLA CIA A ROMA
Ieri pomeriggio il faccendiere toscano Carlo Russo si è avvalso della facoltà di non rispondere di fronte al pm di Napoli Henry John Woodcock e il collega romano Mario Palazzi.
Su suggerimento dell’avvocato Gabriele Zanobini, ha preferito non fornire spiegazioni in merito all’accusa di traffico di influenze illecite, in attesa di «conoscere tutti gli atti dell’inchiesta».
Russo è protagonista chiave delle indagini congiunte delle procure di Roma e di Napoli. Dall’informativa dei carabinieri del Noe emerge il suo ruolo nell’«accordo quadro», con l’imprenditore campano Alfredo Romeo arrestato per corruzione.
ROGATORIA INTERNAZIONALE
Per la mediazione di Russo e «acquisito preventivo assenso da Tiziano Renzi all’avvio delle illegali dazioni», Romeo manifesta «l’intenzione di devolvere 100 mila euro netti all’anno a Russo, attraverso l’affidamento di contratti di consulenza proprio nel settore della valorizzazione alberghiera».
In realtà , «Russo aveva tirato in ballo Dubai, ma Romeo aveva scartato l’ipotesi ritenendolo un Paese troppo a rischio per realizzare siffatte operazioni».
Meglio sfruttare «l’esistenza della società londinese gestita dal figlio Francesco Romeo». Una consulenza fittizia pagata su un conto inglese.
La procure di Roma e Napoli probabilmente avvieranno una rogatoria internazionale con l’Inghilterra.
IL TRIANGOLO
Ed è sempre Russo a garantire a Romeo di fare da tramite con Tiziano Renzi per esercitare un ruolo di mediazione con l’amministratore delegato Consip Luigi Marroni e il ministro dello Sport Luca Lotti, all’epoca sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Carlo Russo propone a Romeo di «incontrarlo insieme a Marroni.
“Lo vediamo insieme… perchè il triangolo è quello insomma”». Gli investigatori annotano che «il triangolo a cui fa riferimento il Russo fa capo a Tiziano Renzi, Luigi Marroni ed al sottosegretario Luca Lotti, storico braccio destro di Matteo Renzi».
007 E MARINA MILITARE
Un appalto da 10 milioni di euro bandito dalla Marina militare degli Stati Uniti. Le mire dell’imprenditore Alfredo Romeo andavano ben oltre le grandi metropoli italiane, dritte fino agli Usa.
Romeo, e il suo braccio destro, l’ex An Italo Bocchino, erano certi di aver trovato l’uomo giusto: Robert Gorelick, ex capo della Cia in Italia.
Bocchino ha un ruolo chiave nella vicenda: è lui a chiedere a Marco Mancini, oggi perso
LE INTERCETTAZIONI
L’alter ego di Romeo, l’ex deputato An Italo Bocchino, indagato a Roma per traffico di influenze illecite e a Napoli per corruzione e associazione a delinquere, ha il pallino delle intercettazioni. A suo danno, ma anche per controllare gli altri.
Nell’aprile 2016 grazie a un suo collaboratore informatico si accorge che ha il cellulare sotto controllo. Ma vuole anche controllare il pm Woodcock. Vorrebbe che qualche suo amico s’infilasse nell’ufficio del sostituto procuratore: «Un amico che m’ha accompagnato, e quello dirà , piglierà una scusa, dirà io se volevo aiutarlo non so come è partita ‘sta cosa hai capito? perchè Elisa con Woodcock…».
Poi c’è la storia paradossale di un capotreno che aiuta Alfredo Romeo e gli rivela il tentativo, fallito, dei carabinieri di mettere mano sul suo cellulare mentre viaggia verso Roma. L’episodio è raccontato da Romeo a Bocchino «Questa mattina al treno incontro il capo stazione (in realtà era un capotreno) il quale intenerito… mi dice … io non ce la faccio più glielo devo dire perchè per affetto perchè lei prende il treno sempre una volta a settimana… (incomprensibile) lei è un signore una persona perbene poi quando io le chiesi di fare un colloquio a mia moglie lei me lo fece fare subito… poi non è andato va bene … però io capisco… però io glielo devo dire… lei è stato oggetto di un’aggressione sul treno ma che non era prevista così, era prevista molto più grave».
LUCA LOTTI
Russo garantisce più volte a Romeo di aver perorato la sua causa con Luca Lotti. Gli dice tra l’altro che, come annota il Noe, «durante l’ultimo incontro avuto con Luca ha avuto modo di riferire all’allora sottosegretario di Stato in questione di aver perorato la causa di Romeo e soprattutto di avergli detto che Romeo pur essendo stato incarcerato per 70-80 giorni non ha reso dichiarazioni che chiamassero altri soggetti in correità . Proprio a voler rimarcare l’affidabilità del Romeo che, se arrestato, non riferirà nulla ai magistrati sul conto del Russo e del Lotti».
In un altro passaggio si accenna alla spasmodica ambizione di Romeo di incontrare Lotti. «L’incontro sembra essere stato accettato dal Renzi Tiziano e a questo punto Romeo chiede se sia possibile incontrare anche Luca Lotti e Russo gli risponde: “la facciamo. Facciamo tutto avvocato”; quindi si tratta adesso solo di aspettare la data per l’incontro». Ma di questo incontro non v’è traccia.
L’ENAV
Una nomina all’Enav, ma solo dopo l’aiutino per la gara di Roma. Emerge il reciproco scambio di favori tra Alfredo Romeo coadiuvato dal suo braccio destro Bocchino e l’ex ad di Consip Domenico Casalino.
Per l’imprenditore napoletano l’ex ad rappresenta la sicurezza, infatti quando iniziano a girare le prime voci di una possibile sostituzione in Consip si preoccupa.
Da qui il progetto del duo Romeo-Bocchino per un incarico di Casalino all’Enav.
Dietro Bigotti c’è il senatore Denis Verdini. «Questa notizia mi ha sconcertato totalmente… questa cosa significa che Verdini è tutt’altra… Bigotti è uomo di Verdini e socio di Paolo Berlusconi», dice Romeo a Bocchino nel febbraio 2016.
Bocchino ribatte sicuro: «Va bè, però i rapporti personali so’ rapporti personali». Il problema per Romeo è l’intromissione di Cofely (riconducibile a Bigotti) sul lotto del Municipio uno a Roma.
Edoardo Izzo, Grazia Longo
(da “La Stampa”)
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Marzo 4th, 2017 Riccardo Fucile
LE CONVERSAZIONI TRA ROMEO E RUSSO… BOCCHINO INCONTRO’ L’EX CAPO DELLA CIA A ROMA
Ieri pomeriggio il faccendiere toscano Carlo Russo si è avvalso della facoltà di non rispondere di fronte al pm di Napoli Henry John Woodcock e il collega romano Mario Palazzi.
Su suggerimento dell’avvocato Gabriele Zanobini, ha preferito non fornire spiegazioni in merito all’accusa di traffico di influenze illecite, in attesa di «conoscere tutti gli atti dell’inchiesta».
Russo è protagonista chiave delle indagini congiunte delle procure di Roma e di Napoli. Dall’informativa dei carabinieri del Noe emerge il suo ruolo nell’«accordo quadro», con l’imprenditore campano Alfredo Romeo arrestato per corruzione.
ROGATORIA INTERNAZIONALE
Per la mediazione di Russo e «acquisito preventivo assenso da Tiziano Renzi all’avvio delle illegali dazioni», Romeo manifesta «l’intenzione di devolvere 100 mila euro netti all’anno a Russo, attraverso l’affidamento di contratti di consulenza proprio nel settore della valorizzazione alberghiera».
In realtà , «Russo aveva tirato in ballo Dubai, ma Romeo aveva scartato l’ipotesi ritenendolo un Paese troppo a rischio per realizzare siffatte operazioni».
Meglio sfruttare «l’esistenza della società londinese gestita dal figlio Francesco Romeo». Una consulenza fittizia pagata su un conto inglese.
La procure di Roma e Napoli probabilmente avvieranno una rogatoria internazionale con l’Inghilterra.
IL TRIANGOLO
Ed è sempre Russo a garantire a Romeo di fare da tramite con Tiziano Renzi per esercitare un ruolo di mediazione con l’amministratore delegato Consip Luigi Marroni e il ministro dello Sport Luca Lotti, all’epoca sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Carlo Russo propone a Romeo di «incontrarlo insieme a Marroni.
“Lo vediamo insieme… perchè il triangolo è quello insomma”». Gli investigatori annotano che «il triangolo a cui fa riferimento il Russo fa capo a Tiziano Renzi, Luigi Marroni ed al sottosegretario Luca Lotti, storico braccio destro di Matteo Renzi».
007 E MARINA MILITARE
Un appalto da 10 milioni di euro bandito dalla Marina militare degli Stati Uniti. Le mire dell’imprenditore Alfredo Romeo andavano ben oltre le grandi metropoli italiane, dritte fino agli Usa.
Romeo, e il suo braccio destro, l’ex An Italo Bocchino, erano certi di aver trovato l’uomo giusto: Robert Gorelick, ex capo della Cia in Italia.
Bocchino ha un ruolo chiave nella vicenda: è lui a chiedere a Marco Mancini, oggi perso
LE INTERCETTAZIONI
L’alter ego di Romeo, l’ex deputato An Italo Bocchino, indagato a Roma per traffico di influenze illecite e a Napoli per corruzione e associazione a delinquere, ha il pallino delle intercettazioni. A suo danno, ma anche per controllare gli altri.
Nell’aprile 2016 grazie a un suo collaboratore informatico si accorge che ha il cellulare sotto controllo. Ma vuole anche controllare il pm Woodcock. Vorrebbe che qualche suo amico s’infilasse nell’ufficio del sostituto procuratore: «Un amico che m’ha accompagnato, e quello dirà , piglierà una scusa, dirà io se volevo aiutarlo non so come è partita ‘sta cosa hai capito? perchè Elisa con Woodcock…».
Poi c’è la storia paradossale di un capotreno che aiuta Alfredo Romeo e gli rivela il tentativo, fallito, dei carabinieri di mettere mano sul suo cellulare mentre viaggia verso Roma. L’episodio è raccontato da Romeo a Bocchino «Questa mattina al treno incontro il capo stazione (in realtà era un capotreno) il quale intenerito… mi dice … io non ce la faccio più glielo devo dire perchè per affetto perchè lei prende il treno sempre una volta a settimana… (incomprensibile) lei è un signore una persona perbene poi quando io le chiesi di fare un colloquio a mia moglie lei me lo fece fare subito… poi non è andato va bene … però io capisco… però io glielo devo dire… lei è stato oggetto di un’aggressione sul treno ma che non era prevista così, era prevista molto più grave».
LUCA LOTTI
Russo garantisce più volte a Romeo di aver perorato la sua causa con Luca Lotti. Gli dice tra l’altro che, come annota il Noe, «durante l’ultimo incontro avuto con Luca ha avuto modo di riferire all’allora sottosegretario di Stato in questione di aver perorato la causa di Romeo e soprattutto di avergli detto che Romeo pur essendo stato incarcerato per 70-80 giorni non ha reso dichiarazioni che chiamassero altri soggetti in correità . Proprio a voler rimarcare l’affidabilità del Romeo che, se arrestato, non riferirà nulla ai magistrati sul conto del Russo e del Lotti».
In un altro passaggio si accenna alla spasmodica ambizione di Romeo di incontrare Lotti. «L’incontro sembra essere stato accettato dal Renzi Tiziano e a questo punto Romeo chiede se sia possibile incontrare anche Luca Lotti e Russo gli risponde: “la facciamo. Facciamo tutto avvocato”; quindi si tratta adesso solo di aspettare la data per l’incontro». Ma di questo incontro non v’è traccia.
L’ENAV
Una nomina all’Enav, ma solo dopo l’aiutino per la gara di Roma. Emerge il reciproco scambio di favori tra Alfredo Romeo coadiuvato dal suo braccio destro Bocchino e l’ex ad di Consip Domenico Casalino.
Per l’imprenditore napoletano l’ex ad rappresenta la sicurezza, infatti quando iniziano a girare le prime voci di una possibile sostituzione in Consip si preoccupa.
Da qui il progetto del duo Romeo-Bocchino per un incarico di Casalino all’Enav.
Dietro Bigotti c’è il senatore Denis Verdini. «Questa notizia mi ha sconcertato totalmente… questa cosa significa che Verdini è tutt’altra… Bigotti è uomo di Verdini e socio di Paolo Berlusconi», dice Romeo a Bocchino nel febbraio 2016.
Bocchino ribatte sicuro: «Va bè, però i rapporti personali so’ rapporti personali». Il problema per Romeo è l’intromissione di Cofely (riconducibile a Bigotti) sul lotto del Municipio uno a Roma.
Edoardo Izzo, Grazia Longo
(da “La Stampa”)
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