Settembre 8th, 2023 Riccardo Fucile 
			
					CERCA DI TRASFORMARE LA CRONACA IN EMERGENZA POLITICA PER NASCONDERE L’INCAPACITA DEL SUO GOVERNO AD AFFRONTARE I TEMI ECONOMICI
Il governo Meloni ha scelto di trasformare la cronaca in  emergenza politica, cavalcando l’onda emotiva con la risposta immediata che ormai è diventata il tic dell’esecutivo: il carcere e le misure cautelari, che sarà più facile disporre anche per i minori.
emergenza politica, cavalcando l’onda emotiva con la risposta immediata che ormai è diventata il tic dell’esecutivo: il carcere e le misure cautelari, che sarà più facile disporre anche per i minori.
«Non le considero norme repressive ma di prevenzione, perché se l’uso dei minorenni si è allargato nelle pratiche criminali è perché le conseguenze sono lievi. Per paradosso, per tutelare i minori li abbiamo esposti ancora di più», è stato il ragionamento di Giorgia Meloni. In pratica, secondo la premier il carcere servirebbe a salvare i ragazzi (così come il daspo urbano e la possibilità di arrestare i genitori che non mandano i figli a scuola).
«Coniughiamo la necessità della repressione della delinquenza minorile con la necessità di consentire ai minori un percorso rieducativo», ha tentato di ridimensionare il ministro della Giustizia, Carlo Nordio. Tuttavia, la linea è quella di Meloni. La parte più sostanziale del decreto a doppia matrice Giustizia e Interni approvato ieri dal Consiglio dei ministri prevede soprattutto l’allargamento dei presupposti per la misura cautelare ai minori prevedendo anche per loro l’ipotesi di pericolo di fuga, «allineandola a quella degli adulti».
A diciotto anni, inoltre, nei casi di maggior pericolosità del giovane, scatta il «possibile trasferimento nelle carceri ordinarie». Oltre al daspo urbano allargato ai minori, inoltre, vengono previsti la possibilità di arresto e pena detentiva in caso di reati connessi agli stupefacenti, violenze e minacce anche in caso di lieve entità. Misure durissime.
Anche in quelle periferie a cui il governo intende dare risposte di natura penale, l’esperienza di chi ogni giorno si confronta con la devianza minorile offre da tempo risposte diverse.
I NUMERI
Secondo i dati del ministero della Giustizia, il numero di minori presi in carico dai servizi social in seguito a denunce è rimasto tendenzialmente stabile negli ultimi anni, con una leggera flessione al ribasso nel periodo del Covid.
Nel 2018 gli under 18 presi in carico erano 21.305, sono diminuiti fino ai 19mila nel 2020 per poi tornare a crescere nel 2021 (20.797) fino ai 21.551 nel 2022. Lo stesso si è verificato per gli ingressi negli istituti penali per i minorenni, che nel 2022 sono tornati leggermente sopra le 1000 unità come erano nel 2018, dopo una diminuzione a 700 nel 2020.
Infatti, «l’età imputabile è già fissata a 14 anni e i lavori socialmente utili, con le messe alla prova, le sperimentazioni di giustizia riparativa e di mediazione penale sono già presenti nel diritto penale minorile», commenta il presidente del tribunale dei minori di Trento, Giuseppe Spadaro.
Se il quadro penale complessivo non è drasticamente cambiato tanto da imporre strette securitarie, il vero dato di contrazione riguarda invece il contesto. Nonostante la giustizia minorile sia al centro di grandi cambiamenti con la riforma Cartabia, a fine 2022 la scopertura media di magistrati minorili era del 12 per cento, ma con picchi del 33 per cento al tribunale dei minori di Napoli e del 27 in quello di Palermo.
Carenze ancora più gravi, invece, si attestano tra gli assistenti sociali. La Cgil Funzione Pubblica ha elaborato dei dati per cui, a mancare, sarebbe addirittura del 50 per cento, con poco più di 15mila assistenti sociali rispetto ai 30mila necessari tra psicologi, educatori e altre figure destinate al sostegno delle famiglie in difficoltà.
«Le risorse finalizzate alle assunzioni ci sono, ma sono stati spesi solo il 40 per cento degli stanziamenti messi a disposizione degli ambiti territoriali sociali», denuncia il sindacato. Per altro, con una spesa estremamente disomogenea da nord a sud. I dati del ministero del Lavoro risalgono al 2018, ma mostrano come la media pro capite spesa al nord-est sia di 177 euro, i 58 euro del meridione. «Ma il vero problema è quello di non depotenziare la tutela», continua Spadaro, perché «negli anni si è alimentata una immagine di servizi sociali e giustizia minorile nemici delle famiglie, e non invece presidi a protezione dell’infanzia maltrattata».
La devianza criminale nei minori, infatti, ha come causa profonda il fatto che i bambini crescano «soli in situazioni di deprivazione, di abbandono o di violenza, senza aiuti e senza la possibilità di altre relazioni sane con adulti interessati a loro. Disinvestire sulla tutela dei bambini produce inevitabilmente una fascia più ampia di adolescenti sofferenti, sia che agiscano contro se stessi o contro gli altri».
GLI STRUMENTI
Anche per questo immaginare come soluzione l’inasprimento delle pene rischia di avere l’effetto contrario e di aumentare l’emergenza sociale. «Ci sono studi di ogni genere che dimostrano come le pene detentive e la diminuzione dell’età imputabile rischi di produrre l’effetto opposto, aumentando il tasso di criminalità», spiega Silvia Albano, magistrato romano e membro dell’Anm che per anni si è occupata di minori.
«La devianza minorile, infatti, è un sintomo di disagio del minore e della famiglia, che andrebbe intercettato e prevenuto potenziando i servizi sul territorio», che sono, per i magistrati minorili, «le sentinelle per attivare misure di protezione dei minori che vivono in contesti violenti. Bisogna agire quando si è ancora in tempo per recuperare il ragazzo, togliendolo dal tessuto criminale».
Come con gli adulti, del resto, anche per i minori il dato sulla recidiva dimostra come la repressione penale produca solo una spirale di violenza.
Sempre secondo i dati del ministero della Giustizia, il tasso medio di recidiva dei minori che hanno sperimentato percorsi alternativi di messa alla prova è del 19 per cento, contro il 29 di chi ha seguito un iter processuale tradizionale. Il problema è che anche questo avviene «a macchia di leopardo», spiega Spadaro.
«L’emotività è sempre cattiva consigliera del legislatore penale, lo è ancora di più quando si interviene nel diritto penale minorile», è il commento di Stefano Musolino, segretario di Md e procuratore aggiunto a Reggio Calabria, secondo cui ancora una volta la scorciatoia del governo è quello di attribuire «compiti salvifici» al diritto penale, «guardato con sospetto quando coinvolti sono i colletti bianchi, mentre buono per anestetizzare le paure, generate dalla criminalità di strada».
(da editorialedomani.it)
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				Settembre 8th, 2023 Riccardo Fucile 
			
					LA LORO QUOTA DI MERCATO HA TOCCATO IL 23% ED E’ IN COSTANTE AUMENTO… I FIGHETTI SOVRANISTI PENSANO A TUTELARE “LA DIETA MEDITERRANEA”, DAI LORO RESORT DI LUSSO NON POSSONO CAPIRE CHE TANTI ITALIANI DEVONO RISPARMIARE SULLA SPESA SE VOGLIONO MANGIARE
 Discount uber alles, recita la slide proiettata a Milano nell’affollata presentazione del Rapporto Coop 2023 sui consumi e gli stili di vita degli italiani. Il riferimento, linguisticamente spurio, è non solo alla forza commerciale della grande distribuzione low cost ma anche ai riflessi che la penetrazione di un format come quello del discount decisamente targato Germania (si pensi a Lidl o Aldi) può avere nel breve e medio periodo sulla cosiddetta identità alimentare dei nostri connazionali. Ma procediamo per gradi.
Discount uber alles, recita la slide proiettata a Milano nell’affollata presentazione del Rapporto Coop 2023 sui consumi e gli stili di vita degli italiani. Il riferimento, linguisticamente spurio, è non solo alla forza commerciale della grande distribuzione low cost ma anche ai riflessi che la penetrazione di un format come quello del discount decisamente targato Germania (si pensi a Lidl o Aldi) può avere nel breve e medio periodo sulla cosiddetta identità alimentare dei nostri connazionali. Ma procediamo per gradi.
In quattro anni la quota di mercato dei low cost è cresciuta in Italia di 4,1 punti toccando quota 23 per cento ma secondo i dati Coop-Nomisma 8 italiani su 10 nei prossimi 12/18 mesi si rivolgeranno con maggiore continuità ai discount per mitigare l’effetto dell’inflazione.
E secondo la stragrande maggioranza dei manager del food and beverage interpellati, lo stesso discount sarà il canale distributivo con la crescita migliore nello stesso periodo di previsione.
Se prendiamo l’ultimo dato di agosto, il più fresco, troviamo la conferma: tutta insieme la distribuzione scende di 0,2% in volumi e i discount invece in un solo mese segnano +1,7%. Ergo quel 23% di quota di mercato dell’oggi è destinato a salire. E secondo i dirigenti della Coop ciò sta avvenendo senza che né la grande industria italiana né nel suo complesso il sistema paese abbiano tematizzato la discontinuità e i pericoli che contiene. “Il discount cambia l’assetto produttivo italiano” è il claim di chi suona l’allarme, che aggiunge: “Se il discount va al 40% che succede per la nostra produzione?”.
Il contesto è ovviamente quello di una contrazione secca dei consumi, soprattutto dei ceti meno abbienti, causata dal combinato disposto tra livelli di inflazione ai quali fortunatamente non eravamo più abituati e una perdita del potere di acquisto che Coop stima (polemicamente) non inferiore al 15%.
Fin qui abbiamo parlato della competizione interna alla grande distribuzione e di uno scenario economico nel quale il Pil si presenta in contrazione con una manifattura decisamente in ripiego e i servizi non riescono a compensare il vuoto proprio perché si trovano a giocare contro l’inflazione.
Ma l’ascesa dei discount, secondo i promotori della ricerca, mina la stessa identità alimentare italiana che consideravamo saldamente imperniata sulla dieta mediterranea.
Un elemento-chiave di questa perdita di identità è il calo in soli due anni di 15 punti nei consumi dell’ortofrutta (con un prezzo medio salito invece di 16 punti). Resistono mele e kiwi, crolla tutto il resto.
E nei fatidici prossimi 12/18 mesi una quota consistente di italiani prevede ancora di tagliare gli acquisti di frutta e verdura. Ma più in generale il popolo della dieta mediterranea arretra e sono raddoppiati coloro che dichiarano di aver perso ogni riferimento identitario abbandonando i dettami della cultura tradizionale, delle tipicità e del territorio.
Se aggiungiamo la paventata germanizzazione della grande distribuzione il quadro si completa. E introduce una variante in quello che fino a oggi è stato il dibattito sull’identità alimentare, sostenuto con continuità dalla Coldiretti e sponsorizzato a piene mani dal governo e dal ministro Francesco Lollobrigida.
Il messaggio che arriva dalla ricerca “discount uber alles” è che a furia di perder tempo in roboanti comizi sull’integrità della dieta mediterranea e sull’impossibile autosufficienza nazionale in campo agro-alimentare in realtà non si è visto che i buoi stavano scappando. Il peso che l’inflazione sta avendo nel rimodellare i consumi e il ruolo che la grande distribuzione ricopre come gate di accesso alle scelte alimentari sono fattori di trasformazione così potenti che ridicolizzano le sagre di paese, i mercatini a km. zero e tutte le trombonate sull’autarchia territoriale. Ma l’osservazione attenta del successo della distribuzione low cost ha anche un secondo coté politico: i supermercati accusano l’industria di marca di essere egoista, di non avere una visione-paese, di non capire che una nuova identità alimentare degli italiani a base di prodotti a basso costo ha proprio i brand come prima vittima sacrificale. Sullo sfondo c’è poi il patto anti-inflazione che il governo vuole implementare da ottobre ma è un’altra storia che merita un capitolo a sé.
(da agenzie)
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				Settembre 8th, 2023 Riccardo Fucile 
			
					LA SOLITA MELONI NERVOSA IN CONFERENZA STAMPA: STRANO CONCETTO DI LIBERTA’ DI STAMPA QUELLO DI UNA PREMIER CHE CHIEDE AI GIORNALISTI DI NON FARE PIU’ DOMANDE SUL SUO COMPAGNO”
Voleva presentarsi in conferenza stampa, dopo sei mesi di  assenza, per rivendicare la stretta securitaria del governo dopo le violenze sessuali di Caivano, quella che lei chiama la “controffensiva” dello Stato contro la criminalità: pene più alte, carcere per i minori, daspo per i 14enni.
assenza, per rivendicare la stretta securitaria del governo dopo le violenze sessuali di Caivano, quella che lei chiama la “controffensiva” dello Stato contro la criminalità: pene più alte, carcere per i minori, daspo per i 14enni.
Tutti temi spot che portano tanto consenso alla vigilia della campagna elettorale per le elezioni europee. Ma quando si presenta in conferenza stampa con sette ministri dopo sei mesi di assenza e prima di partire per il G20 in India, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni cade proprio sulla violenza sessuale nei confronti delle donne giustificando le frasi del compagno Andrea Giambruno (“Se eviti di ubriacarti, eviti problematiche perché poi il lupo lo trovi”) e attaccando i giornali che le chiedono di lui.
Rispondendo a una domanda del Fatto, pur essendosi preparata prima la risposta per non fare il bis a New Delhi, la premier spiega così le parole di Giambruno di pochi giorni fa in televisione: “Penso che Andrea Giambruno abbia detto in modo frettoloso e assertivo una cosa diversa da quella interpretata dai più – inizia la premier – Io non leggo in quelle parole ‘se giri in minigonna ti violentano’ ma una cosa simile a quella che mi diceva mia madre ‘occhi aperti e testa sulle spalle’. Gli stupratori esistono e non bisogna abbassare la guardia”.
Poi però arriva la giustificazione che peggiora le cose rispetto alle parole del compagno: “Bisogna essere sempre presenti a se stessi, fare del proprio meglio per non mettersi nella condizione di consentire a questi animali di fare quello che vorrebbero fare”.
Tipica logica da colpevolizzazione delle vittima. Poi la marcia indietro, ma ormai il danno è fatto: “Credo sia un consiglio che molti genitori darebbero ai propri figli, ma nessuna giustificazione agli stupratori”.
A quel punto, però, la premier perde la calma. Alza il tono, è furiosa. Ci tiene ad avvertire i cronisti che non bisogna più chiederle del compagno: “Colgo l’occasione per dire che sono mesi che qualsiasi cosa Giambruno dica io sono chiamata in causa – aggiunge – Io voglio capire come sia il concetto di libertà di stampa perché per come la vedo io un giornalista non dice in tv cosa pensa la moglie e io non devo essere chiamata in causa per le cose che dice un giornalista in tv e lui non deve essere attaccato più di quanto sia normale perché mi vuole bene”.
E quindi: “Vi prego per il futuro di non chiedermi commenti su quello che dice un giornalista in tv perché non sono io a dire a un giornalista che esercita la sua professione quello che deve dire. Io credo nella libertà di stampa. Non mi pare di essere un passo indietro agli uomini”.
Strano concetto di libertà di stampa quello in cui la premier chiede ai cronisti di non fare più domande sul compagno. Replica la capogruppo Pd Chiara Braga: “Da Meloni ancora responsabilità alle donne”.
(da Il Fatto Quotidiano)
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				Settembre 8th, 2023 Riccardo Fucile 
			
					SMONTATE LE BALLE DEL GOVERNO: “SPESI 88 MILIARDI, BENEFICI PARI A 200 MILIARDI”
 Il valore economico prodotto dal Superbonus è “innegabile”. Lo dice con chiarezza Nomisma, smentendo la retorica governativa sulla misura di sostegno per l’edilizia. In audizione in commissione Ambiente alla Camera, Marco Marcatili spiega che le evidenze a disposizione di Nomisma “in relazione agli 88 miliardi che abbiamo speso” non lasciano dubbi: “Se questo ha prodotto un po’ di ingessature ai conti pubblici è altrettanto vero che stimiamo un valore diretto, indiretto e indotto superiore ai 200 miliardi che solo nel corso del tempo potrà migliorare il gettito e l’impatto sulla filiera”.
Il valore economico prodotto dal Superbonus è “innegabile”. Lo dice con chiarezza Nomisma, smentendo la retorica governativa sulla misura di sostegno per l’edilizia. In audizione in commissione Ambiente alla Camera, Marco Marcatili spiega che le evidenze a disposizione di Nomisma “in relazione agli 88 miliardi che abbiamo speso” non lasciano dubbi: “Se questo ha prodotto un po’ di ingessature ai conti pubblici è altrettanto vero che stimiamo un valore diretto, indiretto e indotto superiore ai 200 miliardi che solo nel corso del tempo potrà migliorare il gettito e l’impatto sulla filiera”.
Nomisma va oltre il dato economico, parlando anche dell’impatto ambientale ed energetico di questa misura tanto sgradita alle destre oggi al governo.
Infatti gli interventi hanno permesso di portare a un “risparmio medio in bolletta che è pari a 1.000 euro per unità immobiliare” e ha “inciso per un totale di 30 miliardi risparmiati dalle famiglie”. Dal punto di vista ecologico, quindi, si registra una “notevole riduzione di Co2, pari al 50% rispetto alla situazione ex ante”.
Inoltre “va anche considerato che la transizione ecologica fatta nel mondo dell’industria è costata quasi il doppio, quindi per la leva ambientale il Superbonus non può essere considerata una misura così costosa”.
D’altronde Nomisma era chiamata proprio a parlare dell’impatto ambientale degli incentivi in materia edilizia e il suo giudizio è chiaro: il Superbonus è stato utile e meno costoso di quanto viene spesso sostenuto, considerando anche il ritorno ecologico ed economico.
Al 31 agosto gli investimenti ammessi a detrazione sono arrivati a quota 85 miliardi. Oltre 425mila gli edifici coinvolti
Al di là dell’impatto ambientale, ci sono anche le cifre fornite da Enea. Al 31 agosto 2023 gli investimenti ammessi a detrazione per il Superbonus sono arrivati a quota 85 miliardi, su un totale (comprese le somme non ammesse a detrazione) di 86,3 miliardi: le detrazioni maturate per lavori conclusi, a carico dello Stato, sono state pari a 76,1 miliardi. Gli edifici coinvolti sono stati 425.351, di cui 73.837 condomini (per 47,2 miliardi di investimenti) e 236.473 edifici unifamiliari (per 27,77 miliardi di investimenti). Per i condomini l’importo medio è stato di 639mila euro e per gli edifici unifamiliari di 117mila.
Come sottolinea il vicepresidente del gruppo M5S alla Camera, Agostino Santillo, i dati forniti da Enea smontano “l’eclatante bugia secondo cui la misura avrebbe privilegiato solo i più ricchi”. Perché, sottolinea, “secondo il commento di Enea il Superbonus non risulta nemmeno in stretta relazione al reddito pro capite”. Il che conferma quanto sostenuto a marzo dall’Upb sul fatto che “il Superbonus ha consentito una maggior fruizione da parte delle aree meno ricche del Paese”.
(da agenzie)
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				Settembre 8th, 2023 Riccardo Fucile 
			
					UNA MAXI OPERAZIONE INTERFORZE CHE NON HA PRODOTTO NULLA, SE NON BASSA PROPAGANDA SECURISTA DEL GOVERNO
La maxi-operazione, iniziata ieri alle prime ore dell’alba, a Tor  Bella Monaca, ha portato a qualche sequestro e risultati modesti, a fronte di ben 500 agenti impiegati tra polizia, carabinieri e guardia di finanza.
Bella Monaca, ha portato a qualche sequestro e risultati modesti, a fronte di ben 500 agenti impiegati tra polizia, carabinieri e guardia di finanza.
L’attività di controllo interforze nel quartiere romano ritenuto la patria dello spaccio della capitale ha portato all’impiego di tantissimi agenti per effettuare perquisizioni in oltre 80 appartamenti di via dell’Archeologia: lo scopo era trovare armi e droga.
L’operazione è stata pianificata in sede di Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica in prefettura ed è stata coordinata dalla questura di Roma. L’operazione arriva a qualche giorno di distanza dall’aggressione avvenuta nella stessa strada ai danni di alcuni operatori delle forze dell’ordine durante un corteo per la legalità.
Il blitz segue quelli analoghi che si sono svolti a Ostia, in una delle roccaforti dello spaccio: l’obiettivo è quello di ripristinare la legalità in zone ad alta densità criminale. Per il blitz sono stati messi in campo 500 agenti tra le diverse forze dell’ordine.
I risultati del blitz di Roma
Durante l’operazione sono state sequestrate diverse dosi di cocaina e “svariati” grammi tra hashish e marijuana. Sono state arrestate tre persone per reati inerenti agli stupefacenti e un’altra è stata denunciata. C’è anche stata una segnalazione in prefettura.
Sono stati ritrovati quattro veicoli rubati. Secondo quanto comunicato ancora dalla polizia è stato anche denunciato un soggetto per ricettazione, con il sequestro di sei tessere sanitarie. Ancora, sono state denunciate per occupazione abusiva di immobile 26 persone.
Inoltre il personale del servizio giardini di Roma Capitale ha provveduto alla bonifica e alla messa in sicurezza di alcune aree verdi. In totale, comunque, ben poca cosa rispetto al numero di agenti impiegati per una maxi-operazione interforze.
(da agenzie)
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				Settembre 8th, 2023 Riccardo Fucile 
			
					LA FOTOGRAFIA DEGLI STILI E I CONSUMI DELLE FAMIGLIE ITALIANE APPESANTITI DALL’INFLAZIONE E LE INCERTEZZE NEL FUTURO
 Pandemia, guerra, inflazione. Tre macigni hanno scandito negli ultimi anni la vita, e le aspettative, degli italiani e se la spinta economica post coronavirus si è ormai esaurita, tante emergenze rimangono ancora irrisolte e rendono incerto il futuro. L’inflazione, su tutte, colpisce duramente il potere di acquisto delle famiglie. E se lo fa in tutta Europa, in Italia è ancora più evidente a causa della stagnazione ormai pluri-decennale dei redditi. Nella fotografia degli stili e dei consumi degli italiani scattata dall’anteprima del «Rapporto Coop 2023» – con grafiche generate dall’intelligenza artificiale – emerge un quadro in cui per far fronte all’aumento delle spese gli italiani sono arrivati a tagliare quelle alimentari, alleggerendo notevolmente il carrello: «Fino a -3 per per cento nei primi sei mesi del 2023, un dato che a mia memoria non ho mai visto», ha detto alla presentazione del documento Albino Russo di Ancc-Coop. Non solo spendono meno, ma spendono in maniera diversa, arrivando a rinunciare alla tradizione e alla dieta mediterranea. In un anno sono raddoppiati gli italiani che dichiarano di non avere un’identità alimentare, e la vendita di prodotti ortofrutticoli è in calo del 15,6 per cento negli ultimi due anni. «Quando si è rinunciato al superfluo, si inizia a rinunciare anche a quello che non è strettamente necessario all’apporto calorico quotidiano», ragiona ancora Russo. «Siamo molto preoccupati», ha ammesso la presidente di Coop Italia, Maura Latini, «la quantità di volumi perduto è imponente e il 30 per cento di italiani prevede di spendere ancora meno in futuro». Ricette facili non esistono, ma secondo i rappresentanti delle cooperative di consumatori qualcosa si può già fare. A partire dal salario minimo. «È una necessità economica e di giustizia», ha detto Marco Pedroni, presidente Ancc-Coop, «il nodo più grande è quello dei redditi, che sono rimasti fermi, e con l’aumentare dell’inflazione il potere di acquisto si è ridotto notevolmente. C’è impoverimento, le disuguaglianze sono aumentate e i giovani o vanno all’estero o accettano bassi salari, bisogna intervenire». Pedroni ha poi rivolto poi un appello al governo: «Chiediamo di rendere strutturale il cuneo fiscale a abbandonino la pazza idea della flat tax».
Pandemia, guerra, inflazione. Tre macigni hanno scandito negli ultimi anni la vita, e le aspettative, degli italiani e se la spinta economica post coronavirus si è ormai esaurita, tante emergenze rimangono ancora irrisolte e rendono incerto il futuro. L’inflazione, su tutte, colpisce duramente il potere di acquisto delle famiglie. E se lo fa in tutta Europa, in Italia è ancora più evidente a causa della stagnazione ormai pluri-decennale dei redditi. Nella fotografia degli stili e dei consumi degli italiani scattata dall’anteprima del «Rapporto Coop 2023» – con grafiche generate dall’intelligenza artificiale – emerge un quadro in cui per far fronte all’aumento delle spese gli italiani sono arrivati a tagliare quelle alimentari, alleggerendo notevolmente il carrello: «Fino a -3 per per cento nei primi sei mesi del 2023, un dato che a mia memoria non ho mai visto», ha detto alla presentazione del documento Albino Russo di Ancc-Coop. Non solo spendono meno, ma spendono in maniera diversa, arrivando a rinunciare alla tradizione e alla dieta mediterranea. In un anno sono raddoppiati gli italiani che dichiarano di non avere un’identità alimentare, e la vendita di prodotti ortofrutticoli è in calo del 15,6 per cento negli ultimi due anni. «Quando si è rinunciato al superfluo, si inizia a rinunciare anche a quello che non è strettamente necessario all’apporto calorico quotidiano», ragiona ancora Russo. «Siamo molto preoccupati», ha ammesso la presidente di Coop Italia, Maura Latini, «la quantità di volumi perduto è imponente e il 30 per cento di italiani prevede di spendere ancora meno in futuro». Ricette facili non esistono, ma secondo i rappresentanti delle cooperative di consumatori qualcosa si può già fare. A partire dal salario minimo. «È una necessità economica e di giustizia», ha detto Marco Pedroni, presidente Ancc-Coop, «il nodo più grande è quello dei redditi, che sono rimasti fermi, e con l’aumentare dell’inflazione il potere di acquisto si è ridotto notevolmente. C’è impoverimento, le disuguaglianze sono aumentate e i giovani o vanno all’estero o accettano bassi salari, bisogna intervenire». Pedroni ha poi rivolto poi un appello al governo: «Chiediamo di rendere strutturale il cuneo fiscale a abbandonino la pazza idea della flat tax».
La perdita di identità alimentare
Tra i dati più sorprendenti del rapporto, c’è quello che riguarda l’identità alimentare. Oltre 1 italiano su 5 – soprattutto tra i baby boomers e la lower class, si legge nel rapporto – dichiara di aver perso ogni riferimento in tal senso, abbandonando anche i dettami della cultura tradizionale, delle tipicità e del territorio. Una scelta resa necessaria dall’inflazione, che ha appesantito del 21 per cento il costo dei beni alimentari. E così una parte degli italiani – il doppio rispetto all’ultimo rilevamento – ha dovuto rinunciare alla tradizione per combattere i rincari. Un’altra arma usata dalle famiglie è quella della lotta allo spreco, che seppur virtuoso è un indicatore delle difficoltà del portafoglio. Gli italiani preferiscono andare più volte a fare la spesa e sempre più spesso preferiscono le piccole catene, i discount e i prodotti della marca del distributore (quelli commercializzati all’interno dei punti vendita con lo stesso nome del supermercato in cui sono esposti). Una tendenza che preoccupa le cooperative e che sembra destinata ad aumentare. «Nel mese di agosto si è pressocché arrestata la perdita per i distributori, ma l’aumento dell’1,7 per i discount va guardato con attenzione. Perché il rischio è che si modifichi il sistema produttivo italiano», ha spiegato Latini.
Le novità nel carrello
Nonostante tutte le difficoltà – anche invecchiamento della popolazione, stravolgimenti internazionali, difficoltà dell’Unione europea, crisi climatiche, tra quelle elencate nel Rapporto Coop – gli italiani rimangono «ancora ostinatamente ottimisti». E si fanno largo, anche se solo in alcune fasce della popolazione, nuove tendenze e stili di vita non dettate dalle difficoltà economiche. La vendita di prodotti plant-based sono in aumento del 9 per cento, e attenzioni simili vengono date a prodotti più salutari e con pochi zuccheri. Aumenta il numero di consumatori che orienta la propria dieta con un occhio al pianeta. Sono 5,1 milioni gli italiani che dichiarano di alimentarsi a spreco zero, 2,8 milioni si definiscono reducetariani – coloro che riducono il consumo di carne -, e 1,4 milioni climtariani – coloro che usano prodotti a basso impatto di Co2-.
(da agenzie)
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				Settembre 8th, 2023 Riccardo Fucile 
			
					PAGINE CHE ESCONO A BREVE DISTANZA DA UN LUTTO PERSONALE DELL’AUTORE, CHE SI ESPONE A UN CONFRONTO SERRATO CON I FANTASMI DELLA SUA MEMORIA: “ESSERE UN LETTERATO SIGNIFICA APRIRE I LIBRI DEI SOGNI CHE SONO I LIBRI FREQUENTATI, SOTTOLINEATI, NON TERMINATI, OPPURE PIÙ VOLTE RILETTI”
Siamo stranieri nei ricordi degli altri. Per quanto intenso sia il  tempo vissuto insieme, quello che resta impigliato nella memoria di una relazione sono le parole che non pronunciamo, gli atti mancati, le piccole abitudini nascoste. Ecco perché, nel raccontare l’elaborazione di un abbandono e la solitudine di chi rimane, lo scrittore Roberto Cotroneo invita alla Cerimonia dell’addio (Mondadori) solo gli estranei per eccellenza: amanti, amici, figli.
tempo vissuto insieme, quello che resta impigliato nella memoria di una relazione sono le parole che non pronunciamo, gli atti mancati, le piccole abitudini nascoste. Ecco perché, nel raccontare l’elaborazione di un abbandono e la solitudine di chi rimane, lo scrittore Roberto Cotroneo invita alla Cerimonia dell’addio (Mondadori) solo gli estranei per eccellenza: amanti, amici, figli.
Personaggi troppo vicini per osservarsi a vicenda e conservare la storia di chi è accanto. Eppure, suggerisce l’autore in questo nuovo, bellissimo romanzo, sono anche i più disposti a riconoscere che vale la pena provarci.
È quello che ci dice Anna, la voce narrante che attraversa le pagine sulla soglia di un’attesa lacerante, sperando che a varcare l’uscio un giorno sia il suo Amos.
Sposati da pochi anni, conducono una tranquilla vita di provincia: aprono una libreria, crescono due bambine, circondati dall’affetto degli amici e dalla passione per i libri. Ma il ramo su cui hanno costruito la loro armonia è destinato a spezzarsi presto. Come la neve che guardano dalla finestra una domenica mattina come tante, un’amnesia all’improvviso copre la mente di Amos. Forse è per colpa di quel manto che quando esce dall’albergo di Roma, dove si erano recati per una visita neurologica, di lui non si hanno più notizie.
Da qui comincia il tormento, la lunga ricerca di Anna, che l’autore però conduce su una strada a ritroso, nel passato e in sé stessa, come l’unica percorribile per sottrarre qualcuno dal terrore di averlo perso per sempre. Un viaggio che si annuncia difficile già in partenza. Non appena il racconto inizia a riaprire i cassetti dei giorni andati, lo straniamento è immediato e crescente, sia per la protagonista che per i lettori che la seguiranno, quasi a volerla aiutare nel trovare tracce dell’amato.
La realtà, confida Anna, è che «ogni ricordo, anziché rendermi Amos più vicino, lo allontana: diventa sempre più straniero». È il paradosso dell’«intimità distante», il primo di quella fisica della memoria che in questa trama struggente trova un manuale, un compendio delle leggi in cui ci imbattiamo quando proviamo a guardare indietro.
Del resto, per i fantasmi, per ciò che non si vede a occhio nudo e distratto dal senso comune, Cotroneo ha sempre mostrato una profonda fascinazione nella sua lunga e prolifica carriera da scrittore: incrociano l’istitutrice Margherita in Loro (Neri Pozza, 2021), appaiono ancora prima nella luce meridiana di Otranto (Mondadori, 1997), si ripresentano in Niente di personale (La nave di Teseo, 2018) nelle vesti degli ideali superati nel giornalismo e nell’editoria.
In questo nuovo libro si riuniscono in un corridoio privato: sono i ricordi dei protagonisti, ma anche i libri, gli autori, le pagine su cui hanno indugiato. E che interpellano Cotroneo anche nel suo stesso ruolo di scrittore, portando a compimento le riflessioni maturate in decenni da protagonista della cultura italiana.
Queste pagine che sono romanzo, metateatro, prosa e poesia insieme, escono a breve distanza da un lutto personale dell’autore che, in empatia con i suoi personaggi, si espone a un confronto serrato con i fantasmi della sua memoria, personale e intellettuale: affetti, artisti, poeti che l’hanno influenzato.
«Essere un letterato significa aprire i libri dei sogni (rigorosamente al plurale) che sono i libri frequentati, sottolineati, non terminati, oppure più volte riletti» scriveva in un editoriale dell’Espresso (17 agosto 2021) che, in un’epoca non inflazionata da commenti ancora acerbi, sarebbe emerso come un manifesto per la narrativa contemporanea. «Rinunciando a quell’arte del raccontare che toglie il fiato», la direzione da seguire rimane «la ricerca personale, il carattere solitario, la scommessa di un modo di raccontare, che riesce a farsi voce, solo percorrendo sentieri abbandonati troppo presto, e che dobbiamo ritrovare». Se non altro per tornare, nonostante i saluti e gli addii, a scrivere e a vivere. La cerimonia è la stessa.
(da Il Corriere della Sera)
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