Settembre 2nd, 2024 Riccardo Fucile
“IL CENTRO NON HA PROSPETTIVA DI VITA AUTONOMA, MA E’ DECISIVO NELLE COALIZIONI”… “CHI METTE VETE NON ATTACCA NOI, MA LA SEGRETARIA SCHLEIN”
“Io i piedi in due scarpe? Spazziamo il campo da ogni ambiguità: se per creare l’alternativa al governo Meloni serve uscire dalla maggioranza di Genova, parliamone. Ma è davvero questo il punto o è un alibi per rompere?».
Matteo Renzi risponde così a Elly Schlein sulla posizione di Italia Viva. La Liguria è il primo appuntamento elettorale dopo l’inchiesta che ha travolto Giovanni Toti. Ma la proposta del leader di Italia Viva è a livello nazionale: «Prepariamo un programma in grado di convincere il ceto medio».
Conte sostiene che allearsi con lei equivale a fare harakiri…
«Ho fatto un fioretto: non voglio parlar male di lui. Conte non ha ancora digerito la scelta di indicare Draghi come presidente del consiglio. È fermo al 2021. Io mi occupo di futuro: Dobbiamo creare un’alternativa alla Meloni. Per farlo, Elly Schlein ha proposto di smetterla coi veti. Chi mette veti attacca Schlein, non Renzi. Io dico a tutti che il Matteo avversario si chiama Salvini».
Sintesi: tocca fare dei compromessi…
«Diciamolo: il bipolarismo ha vinto. Il nostro tentativo di superarlo non ha funzionato».
Ci avete messo del vostro però.
«Già. Non sono io che ho rifiutato la lista unitaria alle europee».
Che cosa deve fare il centro nelle due coalizioni?
«Il centro non ha oggi prospettiva di vita autonoma ma è decisivo per le coalizioni. Lo è stato nel Regno Unito per Starmer e lo sarà per Kamala Harris: vince chi convince i moderati».
Ecco, in politica estera il terreno è minato. Conte non ha voluto esprimersi su chi sia preferibile tra Harris e Trump…
«Penso che il sostegno a Harris debba essere il minimo comun denominatore di tutte le coalizioni progressiste nel mondo. Proprio il minimo. Ma continuo a rispettare il fioretto su Conte».
Fermiamoci all’Italia. Che cosa dovrebbe contenere un programma per il ceto medio?
«Intervenire su scuola (8 milioni di ragazzi tornano in classe) su sanità e lavoro. Su questi temi si vince, non sull’ideologia. Mi hanno preso in giro per anni sugli 80€ in busta paga. Ma oggi bisogna detassare il lavoro per mettere nelle buste paga almeno il doppio, con questa inflazione. Sarebbe una spinta alla ripresa dei consumi».
Il centrodestra ha promesso di ridurre le accise sulla benzina.
«Promessa ridicola: con Meloni le accise sono aumentate rispetto Draghi».
Schlein dice che ci si può alleare con voi se smettete di tenere i piedi in due scarpe. Si riferisce nello specifico a Genova dove sostenete la giunta di centrodestra di Marco Bucci e intendete entrare nella coalizione di centrosinistra per le regionali. Che cosa farete?
«Spazziamo via le ambiguità: non intendiamo tenere i piedi in scarpe diverse e dunque siamo pronti a separare la nostra strada da quella del pur bravo Marco Bucci. Tanto bravo che, ricordo, Conte lo ha giustamente nominato commissario per la ricostruzione del ponte Morandi. Siamo pronti ad essere presenti in una lista riformista senza simboli di partito. E a sostenere la candidatura di Andrea Orlando, con cui ho posizioni diverse ma che ho comunque nominato ministro».
Ma?
«Ma basta che non siano alibi. Inutile girarci intorno. In Liguria il problema non è Italia Viva, ma le divisioni degli altri. C’è un Paese in crisi, il piano Transizione 5.0 non funziona, il ministro Sangiuliano che dovrebbe andare a casa domattina, una legge di bilancio da fare: e noi litighiamo? Basta chiacchiere, lavoriamo».
Dunque voi sarete nel centrosinistra ligure?
«Se la linea la dà Elly Schlein, noi ci siamo. Se la linea la dà Conte, allora stiamo fuori. Ma la posta in gioco oggi non è su Italia Viva quanto sulla leadership della coalizione. Il Pd ha aperto, noi ci siamo. Non siamo in coalizione perché ce l’ha ordinato il dottore, ma perché ce l’ha chiesto la segretaria del Pd».
Ci sono due temi come si dice oggi divisivi nel centrosinistra. Partiamo dal lavoro. Il suo scontro con la Cgil sul job act è stato durissimo. Come ricucirete?
«Ognuno su quello mantiene le sue posizioni. Invece insieme bloccheremo l’autonomia differenziata, un provvedimento dannoso perché aumenterà la burocrazia. Penso che in questa battaglia si debba coinvolgere la stessa Confindustria, non solo i sindacati. Alle imprese questa autonomia fa male».
Il referendum contro il job act?
«Lì invece sarò orgogliosamente dalla parte opposta della CGIL: il JobsAct ha creato più di un milione di posti di lavoro, basta ideologie».
L’altro tema divisivo è la politica estera…
«Quello è divisivo per tutti».
Dobbiamo mandare armi agli ucraini anche se le usano sul territorio russo?
«La questione non è l’utilizzo. Se mandi le armi, e io ho votato a favore, è giusto che gli ucraini le usino. Non puoi dire: ti do le armi, ma non le usi. Dopo di ché è chiaro che accanto alla strada delle armi è indispensabile la via diplomatica per giungere a una pace giusta. E l’Europa dorme, purtroppo. Ma è ipocrita dire le armi sì ma solo in Ucraina, come dice Tajani. Che è sempre più imbarazzante come ministro degli esteri».
Vale anche in Medio Oriente?
«In Israele c’è un capo del governo democraticamente eletto che persegue politiche duramente contestate anche all’interno. Dall’altra parte c’è un gruppo terroristico di macellai estremisti. Non sono sullo stesso piano. Io penso che la soluzione non possa che essere quella di due popoli e due stati e che per arrivarci sia indispensabile il ruolo dei Paesi dell’area: Arabia Saudita, Qatar, Emirati e Egitto».
Anche Arabia?
«Soprattutto l’Arabia. Chi conosce la politica estera sa che il ruolo dei sauditi è sempre più importante».
Sembra fallito il suo complotto contro Giorgia Meloni e la sorella Arianna.
«Ma quale complotto. È stato il solito piagnisteo di questa Premier. Nei giorni scorsi Meloni mi ha cercato per dirmi di Fitto. Mi ha chiesto: “Dove sei?” Le ho detto: sono a organizzare il nuovo complotto contro di te. Lei ha riso ma l’aggressione contro di me delle sorelle Meloni non è stata simpatica. Evidentemente hanno più problemi di quello che pensavamo».
(da La Stampa)
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Settembre 2nd, 2024 Riccardo Fucile
SI SPIEGA SOLO COSÌ L’ASSURDA SCELTA DI FAR CONCLUDERE A “GENNY DELON” LA CONFERENZA PROGRAMMATICA REGIONALE DI FRATELLI D’ITALIA… È LA RIPROVA DI QUANTO LA DUCETTA TENGA AL SUD
Per togliersi di torno l’ormai impresentabile Sangiuliano, la Meloni ha un’idea meravigliosa:
candidarlo a presidente della Campania, Regione data per strapersa per il centrodestra, regalandogli un posto di opposizione in Consiglio regionale.
Si spiega solo così l’assurda scelta di far concludere a “Genny Delon” la conferenza programmatica regionale di Fratelli d’Italia, che apre ufficialmente la campagna elettorale per le regionali del prossimo autunno.
La Meloni dimostra quanto tiene al Sud: tutti gli argomenti della kermesse saranno oscurati dal pressing dei giornalisti su Sangiuliano e sul caso-Boccia.
(da Dagoreport)
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Settembre 2nd, 2024 Riccardo Fucile
L’EDITORIALE KILLER DI MARIO GIORDANO SULLA “VERITÀ”: “GIORGIA MELONI HA BISOGNO DI TUTTO TRANNE CHE DI MINISTRI COSÌ TRACOTANTI DA FINGERE DI NON CAPIRE LA DIFFERENZA TRA UN ABITO DA SPOSA E IL G7 DELLA CULTURA. MINISTRI CHE CERCANO DI NOMINARE CONSIGLIERE UNA PREZZEMOLINA ‘CHE VUOLE ACCREDITARSI’ SALVO POI DISCONOSCERLA IN MODO PLATEALE”
Caro Gennaro Sangiuliano, caro ministro della Cultura, ho cercato in ogni modo di evitare di scrivere questa cartolina, ma la Boccia ha fatto traboccare il vaso, e non ho più resistito.
Volevo chiederle se, gentilmente, può spiegarci come ha fatto quella gentile signorina che il suo capo ufficio stampa ha liquidato come «una che si vuole accreditare» ad accreditarsi così bene con lei.
Si dice che Maria Rosaria Boccia partecipasse alle riunioni ufficiali del ministero e addirittura che stesse per ricevere l’incarico per organizzare il G7 della cultura a Pompei. Risulta per altro il G7 della cultura sia stato spostato da Positano a Pompei, guarda caso la città della Boccia. Perché?
E quand’è che Maria Rosaria, da potenziale autorevole consigliera è stata ridotta al rango di arrampicatrice che «si vuole accreditare»? Quand’è che da persona fidata, sempre presente al suo fianco, persino nei momenti di relax, nelle foto in spiaggia a Polignano a Mare, è diventata persona da evitare? Perché non spiega nulla?
Certo: le esperienze professionali della prezzemolina in campo culturale non sono un granché (pare abbia dei negozi di abiti da sposa), ma suvvia, Gennaro, lei è un uomo di destra, ha scritto fior di libri sui valori della lealtà e del coraggio. Può ora arrendersi sul bagnasciuga di un curriculum?
Ci conosciamo da tanto tempo. Lei era già direttore, io umile cronista. Da allora l’ho sempre conosciuta come persona preparata, studiosa, disponibile. Poi però è arrivata la Boccia, e allora abbiamo sentito l’esigenza di invitarla alla prudenza.
Perché va bene un po’ dell’arroganza che circonda sempre chi arriva al potere; va bene salire in cattedra coi giornalisti dicendo loro: «Vi faccio lezione sulla gerarchia delle notizie»; va bene pure consigliare un libro al giorno e partire dal libro di un certo Gennaro Sangiuliano; vanno bene l’eccesso di autostima e l’autocompiacimento, ma bisogna stare attenti a non esagerare perché l’autunno sarà difficile e Giorgia Meloni ha bisogno di tutto tranne che di ministri così tracotanti da fingere di non capire la differenza tra un abito da sposa e il G7 della cultura.
Ministri che cercano di nominare consigliere una prezzemolina «che vuole accreditarsi» salvo poi disconoscerla in modo plateale e assai poco cavalleresco, facendo una figuraccia persino sul red carpet di Venezia. Lo diciamo con l’affetto degli amici che hanno cominciato insieme questo lavoro: eravamo accomunati dallo stesso desiderio, ricorda ministro? Smontare i presuntuosi che raccontano balle sperando di farla franca. Io non sono cambiato.
Mario Giordano
per “La Verità”
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Settembre 2nd, 2024 Riccardo Fucile
A CHE TITOLO?… MAIL RISERVATE, VIAGGI, CONSULENZE, COLLABORAZIONI: NEL GOVERNO ESPLODE IL CASO SANGIULIANO
A che titolo? Una consigliera, che non è mai stata nominata consigliera del ministro
Sangiuliano, riceve mail del direttore del Parco di Pompei, in copia ci sono funzionari del ministero, come il capo della segreteria tecnica, il consigliere diplomatico di Sangiuliano.
A che titolo? Boccia è stata ospitata al Festival di Polignano a Mare, in quanto “collaboratrice” del ministro. In occasione del festival, “Il libro Possibile”, del 13 luglio, l’organizzazione chiede alla segreteria di Sangiuliano quante stanze riservare. Viene risposto di riservare tre stanze. Il presidente dell’evento è Gianluca Loliva e conferma che “la collaboratrice era Boccia” (che non lo era). Una stanza viene riservata per il ministro, un’altra per la scorta, un’altra per il “collaboratore”, perché come riferito al Festival, “il ministro sarà accompagnato da un agente di scorta e da un collaboratore”.
A che titolo? Il “collaboratore” (che non è collaboratore”) è Boccia. La comunicazione parte dalla segreteria di Sangiuliano. Una consigliera che non è mai stata nominata consigliera assume dunque il ruolo di “collaboratrice” del ministro.
A che titolo? Boccia non aveva nessun contratto, ma da mesi si presentava come tale e le era stato promesso di occuparsi di grandi eventi, la cerimonia inaugurale del G7 della Cultura che si sarebbe tenuta nella sua città, Pompei. Il 5 giugno, il documento lo ha pubblicato Dagospia, il direttore del Parco di Pompei, Gabriel Zuchtriegel, mette in copia Boccia, la informa del percorso, della pianta riguardante i possibili percorsi dei ministri. Ma Boccia partecipa anche al sopralluogo degli scavi archeologici, sempre a Pompei, insieme al ministro e il direttore, ascolta l’avanzamento delle scoperte.
A che titolo? Da venerdì 27 agosto a tutte le chiamate del Foglio, i messaggi, il direttore Zuchtriegel non ha mai risposto. Si candida a essere il nuovo capro espiatorio di questo caso. Per il ministero, il direttore si è infatti mosso autonomamente, “è lui che ha mandato la mail a Boccia”. A che titolo? Il 6 settembre a Venezia, si terrà un evento organizzato dall’intergruppo parlamentare di Boccia, e sugli inviti c’è il logo del ministero della Cultura.
A che titolo? Boccia continua a postare sui suoi social, storie, video, continua ad attaccare il gabinetto del ministero. Può un governo essere svergognato da una donna che pretende scuse, che è entrata per mesi nelle stanze della Cultura? Con questa facilità di accesso potrebbe infiltrarsi chiunque, chiunque potrebbe accedere negli uffici. Il 2 giugno, e lo esibisce, sempre sui social, Boccia viene invitata dal ministero della Difesa alla manifestazione dei Fori Imperiali.
Chi ha fornito il suo nome? E’ ormai confermato, dal ministero della Cultura, che la nomina era in corso di registrazione per poi essere bloccata. Per mesi Boccia andava a zonzo con Sangiuliano, a Palazzo Citterio, a Brera, sempre con il ministro, ascoltava conversazioni tra direttori, funzionari.
A che titolo? Oltre alla leggerezza di un ministro sbruffone, un ministro che spediva i collaboratori agli archivi e se ne vantava, un ministro che voleva scrivere un libro sugli sfondoni dei giornalisti, ecco, oltre alla sbruffoneria, c’è anche l’insipienza di un ministero, di funzionari che devono fare l’interesse dello stato e non compiacere il loro ministro. Capi di gabinetto (Francesco Gilioli è da giorni alloggiato a Venezia, per la Mostra del Cinema) capi di segreteria, consigliere diplomatico, che c’è da scommettere verranno usati come scudo, non hanno avuto la forza, il coraggio di dire: “Caro ministro, la signora Boccia non ha ancora alcun titolo per accedere, partecipare alle nostre chat”. Un funzionario dello stato non strizza l’occhio al ministro che lo fa sbandare.
A che titolo? Un ministero viene ora irriso, loghi della Cultura utilizzati con sciatteria.
A che titolo? Cara Meloni? A che titolo?
(da Il Foglio)
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Settembre 2nd, 2024 Riccardo Fucile
LE MAIL SUL G7 CHE NON DOVEVANO ESSERE DIVULGATE, L’ACCUSA DI AVER USATO LA SCORTA DEL MINISTRO: CI SONO GLI ESTREMI PER LA RIMOZIONE
Il caso di Gennaro Sangiuliano e della non-consulente Maria Rosaria Boccia è un problema anche per Giorgia Meloni. Per la mail ricevuta dal direttore del Parco di Pompei: in copia ci sono funzionari del ministero, come il capo della segreteria tecnica, il consigliere diplomatico. Boccia veniva ospitata al Festival di Polignano a Mare, in quanto “collaboratrice” del ministro. In occasione del festival, “Il libro Possibile”, del 13 luglio. E per la posta elettronica del 5 giugno in cui il direttore del Parco di Pompei, Gabriel Zuchtriegel mette in copia Boccia, la informa del percorso e la fa partecipare al sopralluogo degli scavi archeologici insieme al ministro. Ma non c’è solo questo.
La scorta
Perché, racconta oggi Repubblica, Boccia si sarebbe spostata spesso con la scorta del ministro. Che nel frattempo è stata sostituita: i due agenti hanno cambiato destinazione. E ha ricevuto informazioni sensibili che sulla carta non aveva diritto ad avere.
Ovvero proprio quelle che riguardavano l’organizzazione del G7 della cultura a Pompei. Essendoci di mezzo una questione di sicurezza nazionale, quelle notizie non potevano circolare. Per questo adesso Meloni potrebbe chiedere un chiarimento a nome del governo. E la premier viene descritta come molto irritata nei confronti dell’ex direttore del Tg2 che ha voluto lei stessa come responsabile della Cultura. Il Corriere della Sera fa sapere che giovedì 29 agosto si è tenuta a Napoli in prefettura proprio una riunione sull’organizzazione del G7.
Il G7 e l’influencer
Tutti aspettano di conoscere la lista degli invitati alla cena di gala. Mentre da giustificare c’è anche la riunione di Ferragosto. Al vertice avrebbero partecipato una ventina tra funzionarie e funzionari. Ma non Boccia, come dimostrerebbe il sistema di sicurezza. Ma proprio quel giorno l’influencer posta un autoscatto dalla Sala della Crociera del ministero. Proprio quella in cui si teneva la riunione. Anche al meeting di Comunione e Liberazione a Rimini Sangiuliano era ufficialmente solo. Ma molti presenti hanno visto Boccia accanto al ministro. E ora, dopo le smentite e la controsmentita, la posizione di Sangiuliano si fa sempre più difficile.+
(da agenzie)
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Settembre 2nd, 2024 Riccardo Fucile
DALLE TESTIMONIANZE EMERGE UN’ALTRA VERSIONE DEI FATTI RISPETTO A QUELLA UFFICIALE… LA POSIZIONE DEL MINISTRO DIVENTA SEMPRE PIU’ DIFFICILE
Si complica (e molto) il giallo politico dell’estate: l’influencer campana Rosaria Boccia, 41 anni, e
il suo ruolo di «consigliera» del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. Perché dopo l’interrogazione dell’opposizione che chiede a che titolo la donna sia coinvolta negli eventi, dal dicastero hanno negato che abbia un incarico ufficiale. Ma una mail pubblicata dal sito Dagospia dimostra che era tra i destinatari di comunicazioni riservate e Italia Viva, dopo aver chiesto alla presidente Meloni, non esclude una mozione di sfiducia di Sangiuliano.
Il caso è esploso, l’irritazione della presidente Giorgia Meloni non viene negata, ma anche lo stupore di numerosi esponenti di FdI perché sul proprio profilo Instagram la stessa Boccia sembra smentire la versione fornita dallo staff del ministro e ripostando foto in cui appaiono insieme alla presentazione della Grande Pinacoteca di Brera il 3 agosto, o alla consegna delle chiavi di Pompei al ministro (l’oggetto appare tra le mani di Boccia).
Le smentite del ministero si scontrano peraltro con prove e testimonianze. Si comincia dalla riunione convocata dal ministro per il 15 agosto al dicastero per sottolineare la piena operatività del sistema museale.
Al vertice, per lo staff del ministro. avrebbero partecipato venti tra funzionarie e funzionari, ma non Boccia, come dimostrerebbe il sistema di controllo dei passi. Però quello stesso giorno su Instagram Rosaria Boccia posta un sorridente autoscatto dalla Sala della Crociera del ministero dove si è tenuta la riunione.
Diverso quanto accaduto a Rimini. Secondo lo staff, Boccia non avrebbe fatto parte del seguito del ministro durante la sua partecipazione al meeting, quindi non avrebbe ricevuto un invito di Sangiuliano. Ma molti presenti l’hanno vista accanto al ministro e poi riconosciuta in sala.
Altre precisazioni: nemmeno un euro di denaro pubblico sarebbe stato impiegato per i viaggi e i soggiorni di Boccia in varie circostanze. Il sistema di controllo, sottolineano al dicastero, prevede puntuali autorizzazioni da parte della Ragioneria.
Ancora un’altra smentita (informale): non ci sarebbe stato alcun sopralluogo per un G7 a Pompei. Al ministero affermano che Sangiuliano ha partecipato a due visite, una al sistema di ponteggi che permette ai visitatori di seguire i lavori di restauro, e un’altra a giugno nell’area degli scavi di Civita Giuliana. Quindi nessun legame col G7 della Cultura (previsto dal 19 al 21 settembre).
Ma proprio ieri pomeriggio Dagospia ha pubblicato una email del direttore di Pompei, Gabriel Zuchtriegel, inviata al consigliere diplomatico del ministro Clemente Contestabile, in cui si parla della cena di gala e si legge: «A seguito del sopralluogo agli scavi del Ministro in data 3 giugno, insieme alla dottoressa Boccia che legge per conoscenza…».
Quanto basta per scatenare le opposizioni. Giovedì 29 si è tenuta a Napoli in Prefettura una riunione sulla organizzazione del G7. E tutti aspettano di conoscere la lista degli invitati alla cena di gala. Il baratro che divide le smentite dalle documentazioni con il trascorrere delle ore può rendere sempre più difficile la posizione di Sangiuliano.
(da Il Corriere della Sera)
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Settembre 2nd, 2024 Riccardo Fucile
UNO FA IL COMMESSO E PRATICA KICKBOXING, L’ALTRO E’ AUTISTA E CALCIATORE DILETTANTE… “CI SONO PERSONE PERBENE E ALTRE NO, VALE PER CHI E’ DI ORIGINE STRANIERA COSI’ COME PER GLI ITALIANI”
Si chiamano Amin Ettayeb e Mohamed Ghannamy i due testimoni che hanno riconosciuto Moussa Sangare come l’uomo in bici. Portando poi i carabinieri sulle tracce dell’omicida di Sharon Verzeni a Terno d’Isola. Mentre oggi Sangare sarà interrogato in carcere dal gip Raffaella Mascarino, i due parlano oggi con l’Eco di Bergamo. «Non ci sentiamo degli eroi, testimoniando abbiamo semplicemente fatto ciò che era giusto, il nostro dovere di cittadini». Il reo confesso sarà interrogato oggi lunedì 2 settembre in carcere dalla giudice delle indagini preliminari Raffaella Mascarino.
La testimonianza
I due, nati in Italia da genitori marocchini, si stavano allenando per strada quando hanno incontrato Moussa Sangara in via Castegnate. Il 25enne Ettayeb vive da sempre a Terno d’Isola e fa il commesso in un negozio d’abbigliamento. Ha un canale Youtube sulle arti marziali con oltre 19mila iscritti e il prossimo 21 settembre gareggerà a Madone per il titolo nazionale di kickboxing.
Il 23enne Ghannamy abita invece Chignolo d’Isola e lavora come autista in un magazzino oltre che giorcare a calcio in seconda categoria. «Verso mezzanotte e mezza, tra il 29 e il 30 luglio, ci stavamo allenando per strada come spesso accade e mentre stavamo facendo delle flessioni in zona cimitero abbiamo visto passare diverse persone in bici», ricordano.
Tra questi c’era Sangare: «Non l’avevamo mai visto, siamo rimasti colpiti da come ci ha guardato: minaccioso, con una smorfia strana, urlando qualcosa. Qualche giorno dopo, saputo dell’omicidio di Sharon, siamo andati dai carabinieri per segnalare quanto avevamo visto, sperando che potesse essere utile alle indagini. Gli inquirenti ci hanno convocato più volte, chiedendoci maggiori informazioni su quell’uomo che si muoveva in bicicletta. E noi gliele abbiamo date, per quel che abbiamo potuto vedere e ricordare».
Ettayeb dice di essere «orgoglioso di aver aiutato, ho fatto il mio dovere contribuendo alle indagini sull’omicidio di una mia concittadina. Il mio sogno è di aprire una palestra di arti marziali, dove tenere anche dei corsi per insegnare alle donne a difendersi agli episodi di violenza. Voglio lanciare un messaggio. Sangare ha origini straniere proprio come me. Ma non siamo tutti uguali. Ci sono persone integrate e per bene, così come ce ne sono altre che fanno cose brutte. Lo stesso vale per gli italiani».
(da agenzie)
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Settembre 2nd, 2024 Riccardo Fucile
UN ALTRO FASCICOLO DISCIPLINARE DOPO LA SOSPENSIONE DI 11 MESI E IL RISCHIO CACCIATA: HA DIVULGATO NOTIZIE SU RAPPORTI, MISSIONI E RELAZIONI DIPLOMATICHE INERENTI AL SUO RUOLO SENZA AUTORIZZAZIONE
Il generale Roberto Vannacci rischia il declassamento a militare di ultima fascia. Il 25 settembre
è prevista l’udienza davanti al Tribunale Amministrativo Regionale di Roma contro la sospensione per 11 mesi decisa dai vertici delle forze armate. Ma intanto c’è un altro fascicolo aperto su di lui. Sono passati sei mesi e l’esito dell’istruttoria è vicino. Il rischio maggiore è quello di essere declassato a soldato semplice. Vannacci così rischia di perdere i gradi. Anche se ormai è europarlamentare della Lega. Il motivo è sempre letterario. Ma stavolta alla sbarra non c’è Il mondo al contrario. Bensì la sua seconda fatica: Il coraggio vince. Uscito in libreria il 12 marzo scorso, ma senza avere lo stesso successo del primo.
L’istruttoria
A parlare della seconda istruttoria disciplinare nei confronti del generale è oggi Repubblica. Nel tomo Vannacci parla di episodi che riguardano missioni, rapporti con altri contingenti, relazioni con diplomatici. Ma le regole interne delle forze armate prevedono che ciò che si fa in servizio non può essere raccontato a chiunque. A meno che non si richiedano autorizzazioni specifiche ai superiori. Citando ogni singolo episodio che si vorrebbe rendere pubblico. Vannacci non lo ha fatto. «Non è improbabile che un giorno io possa tornare al servizio militare attivo», ha spiegato ieri in una lettera al Corriere della Sera il generale. Ma il rischio è che non possa farlo. Perché dopo la sospensione di 11 mesi comminatagli la sanzione successiva è la rimozione.
L’amministrazione militare
L’amministrazione militare agisce secondo «la necessità di tutelare il prestigio, l’imparzialità e l’immagine interna»; prende provvedimenti disciplinari qualora il «militare non possa più svolgere le sue funzioni con pienezza di autorità e credibilità» e «la sua permanenza in servizio possa turbare il regolare e corretto svolgimento delle attività istituzionali dell’ente», secondo la guida tecnica della Difesa. Sia dall’esercito che dal ministero le bocche sono cucite. Comprensibilmente.
(da agenzie)
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Settembre 2nd, 2024 Riccardo Fucile
GRAZIE ALLA STUPIDITA’ DELLA DEMOCRAZIA “PERMISSIVA” CHE NON SA DIFENDERE LA COSTITUZIONE E APPLICARE LE LEGGI… NELL’EST DELLA GERMANIA DA COMUNISTI A SOVRANISTI, SEMPRE SERVI DELLA RUSSIA
L’Afd, Alternative für Deutschland, diventa primo partito in Turingia dov’è guidata dal politico radicale Björn Höcke, conquistando il 30,5 per cento dei voti: non era mai successo in Germania dal dopoguerra che un partito estremista vincesse un’elezione regionale.
Appena peggio, l’Afd, in Sassonia, dove finisce seconda con il 30 per cento dei voti, superata dalla Cdu (31,5%), il grande partito popolare dei cristiano-democratici che fu di Angela Merkel.
Se le proiezioni diffuse dalla tv Ard saranno confermate, vuol dire che resiste appena sopra le disastrose attese la Spd (socialdemocratici) di Olaf Scholz, che ottiene il 7 per cento in Turingia e l’8% in Sassonia. Peggio gli alleati Verdi, che non superano la soglia per entrare in Parlamento in Turingia e in Sassonia non sono ancora sicuri di avercela fatta con il 5,5% dei voti. Non pervenuti i liberali, la terza compagine del governo, che sono all’1,5 in Turingia e all’1 in Sassonia
I populisti di sinistra di Sahra Wagenknecht
Buono invece il risultato di un altro neo partito populista, di estrema sinistra, la BSW fondata solo 10 mesi fa da Sahra Wagenknecht: ha ottenuto il 16% in Turingia e il 12 in Sassonia. E forse almeno in Turingia potrebbe essere la kingmaker, ossia decisiva.
È vero che tutti i partiti del governo semaforo all’Est non hanno una grossa base e tradizione. La Spd poi non è tanto lontana dai voti del 2019. I verdi però sono crollati.
Ma anche tenendo conto di questo «correttivo», non si può non notare come i partiti del governo tedesco raggiungono tutti insieme appena il 15 per cento. C’è un governo, in Germania, che ad Est non ha neppure il consenso di un elettore su sei. Acquista, invece, peso su scala nazionale l’opposizione della Cdu, guidata da Friedrich Merz.
Per la Germania, questo voto regionale avrà enormi conseguenze. Culturali, prima ancora che politiche. Intanto, la Afd difende tesi impresentabili per la maggioranza dei cittadini tedeschi: no all’immigrazione, no alla società multiculturale, no all’Europa.
È un partito filorusso e filoputiniano, dove alcuni esponenti minimizzano il passato nazista della Germania. Durante la campagna elettorale il leader Höcke ha apertamente detto, «noi vogliamo la remigrazione», ossia il trasferimento di massa di cittadini non nati in Germania
Quali sono le posizioni di BSW
Anche il partito di Sahra Wagenknecht, BSW — per quanto impegnato nella difesa dei diritti personali —, è su posizioni filorusse, vuole i confini chiusi e una rinazionalizzazione delle politiche ora in mano alla Ue. Se si sommano i loro consensi vuol dire che queste tesi sono condivise da quasi la metà della popolazione di Sassonia e Turingia.
Ma chi governerà in Sassonia e Turingia?
L’altra questione da vedere è come si potrà governare in questi Land. È troppo presto per dare un verdetto finale, dipenderà se i verdi entreranno in Sassonia o come sarà il conto finale dei mandati in Turingia. Allo stato attuale, sembra che in entrambi i Länder una coalizione guidata dalla Cdu sia possibile. E questo — che la politica tradizionale possa ancora formare un governo ad Est, e che non subisca il blocco completo da parte dei populisti e dall’estrema destra — è già un sollievo. Ma solo dirlo fa capire quanto è cambiata la Germania.
(da agenzie)
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