Settembre 3rd, 2024 Riccardo Fucile
E MENO MALE CHE TUTTI DICONO DI NON ESSERE RICATTABILI
Un’ora e mezza di colloquio a Palazzo Chigi, ma niente dimissioni, almeno per ora. Giorgia Meloni ha chiesto spiegazioni a Gennaro Sangiuliano (al centro delle cronache politiche per il caso della presunta consulenza a Maria Rosaria Boccia) sul ruolo della presunta consulente Maria Rosaria Boccia, la telefonata dei giorni scorsi evidentemente non era bastata a togliere i tanti dubbi su questo scandalo.
La premier ha voluto una ricostruzione meticolosa dei fatti. Per tutta la tarda mattinata e poi nel pomeriggio si sono ricorse voci sempre più insistenti di un passo indietro di Sangiuliano su richiesta di Meloni.
Chi ha parlato con la premier nelle ultime ore la descrive come furiosa. I post di Boccia che di fatto smentivano la versione raccontata da Meloni nel corso dell’intervista concessa a Paolo Del Debbio su Rete 4 e la lettera inviata da Sangiuliano a La Stampa sembravano aver fatto precipitare la situazione.
Nel corso del colloquio, che viene descritto come teso, il ministro ha ribadito le sue tesi, mentre Meloni ha messo sulla bilancia l’opportunità di un passo indietro di Sangiuliano, a meno di un mese dall’inaugurazione del G7 della cultura. Certo, il timore dello stillicidio di notizie e l’ombra di nuove rivelazioni non rende definitiva la decisione. E ora si attende la replica della “consulente” Boccia
(da agenzie)
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Settembre 3rd, 2024 Riccardo Fucile
“ABBIAMO SOSTENUTO LE SPESE DEL BIGLIETTO AEREO ROMA-BARI ANDATA/RITORNO PER IL MINISTRO DELLA CULTURA E DI TRE STANZE D’HOTEL” … LA FOTO DI SANGIULIANO, BOCCIA E CRUCIANI A BORDO PISCINA
Il festival Il Libro Possibile si è fatto carico delle spese di viaggio e ospitalità per la partecipazione pubblica del ministro Gennaro Sangiuliano e del suo staff il 13 luglio a Polignano a Mare: lo spiega all’ANSA l’organizzazione dell’evento, confermando di aver “sostenuto le spese del biglietto aereo Roma-Bari A/R per il ministro della Cultura e di tre stanze d’hotel destinate al ministro, a un agente della scorta e a un collaboratore.
Tutto nel rispetto delle indicazioni ricevute dalla segreteria del ministero”.
Il “collaboratore” ospitato dal festival Il Libro Possibile – si apprende – era Maria Rosaria Boccia, presente all’evento come documentano anche alcune foto.
(da Dagoreport)
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Settembre 3rd, 2024 Riccardo Fucile
IL DURISSIMO EDITORIALE CONTRO ORBAN SUL MAGAZINE DELL’EUROGRUPPO “THE CONSERVATIVE”
Si erano tanto lodati, cercati, scattati selfie assieme. E invece adesso per i Conservatori di Giorgia Meloni, Viktor Orbán è il “cavallo di Troia di Putin nell’Ue”. Tutto nero su bianco, in un durissimo editoriale pubblicato ieri nella prima pagina del sito di Ecr. La distanza tra la famiglia politica europea capeggiata della leader di FdI e il primo ministro di Budapest non è mai stata così marcata e plateale.
Pensare che solo sette mesi fa, a febbraio, il capo del governo ungherese annunciava, in un colloquio con Repubblica e La Stampa, di essere pronto a traslocare nei Conservatori. E il mattinale di FdI, “Ore 11”, confezionato dal sottosegretario di Palazzo Chigi Giovanbattista Fazzolari, addirittura già dava la cosa per fatta, descrivendo Orbán come membro effettivo del gruppo Ue.
Poi qualcosa si è inceppato. La trattativa si è arenata prima dell’estate ed è saltata per aria dopo le Europee, quando Budapest ha promosso la nascita del gruppo dei Patrioti all’Eurocamera, insieme alle truppe francesi di Marine Le Pen, a cui si è associata pure la Lega di Matteo Salvini, anche se con un ruolo da gregari.
La rottura si è consumata sull’Ucraina, sul filoputinismo praticato da Orbán. Meloni aveva ammesso la differenza di vedute su Kiev, ma non aveva mai biasimato severamente il collega magiaro
Lo hanno fatto invece ieri, per la prima volta con toni così ruvidi, i suoi Conservatori. Nella homepage del sito di Ecr, infatti, è apparso un editoriale pubblicato sul magazine del partito, The Conservative, titolato così: “L’Ungheria, il cavallo di Troia della Russia nell’Ue”.
Nell’articolo, firmato da Eugen Olariu, si legge che “le azioni dell’Ungheria, guidata da Viktor Orbán, creano tutti i presupposti per essere definita il “cavallo di Troia russo alle porte dell’Unione Europea”, “una strategia infida per minare l’avversario dall’interno”. Le accuse si fanno specifiche. E gravi. Orbán, per la rivista dei Conservatori, starebbe “lentamente lavorando, a piccoli passi, per costruire un cosiddetto Cavallo di Troia russo, che avrebbe lo scopo di facilitare l’introduzione di spie sul territorio di uno Stato membro al fine di destabilizzare l’Unione europea”.
(da agenzie)
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Settembre 3rd, 2024 Riccardo Fucile
LE TABELLE DELL’EUROSTAT: CONSIDERANDO 100 LA MEDIA UE DEL 2008, IN ITALIA I REDDITI SCENDONO DA 94,15 A 93,74 – LA CAUSA È L’INFLAZIONE – IL FACT CHECKING DELLE DICHIARAZIONI DELLA MELONI A “4 DI SERA”
Il 2 settembre la presidente del Consiglio Giorgia Meloni è stata ospite per la prima volta in una trasmissione televisiva dopo la pausa estiva. In un’intervista a 4 di sera su Rete 4, la leader di Fratelli d’Italia ha parlato di vari temi, dall’economia all’immigrazione, passando per le pensioni e l’autonomia differenziata.
L’andamento del Pil
«L’Italia cresce, secondo le stime della Commissione europea, più di quanto cresca l’Eurozona, cresce più della Francia e più della Germania». Non è chiaro a quali «stime» della Commissione europea faccia riferimento Meloni. Numeri più recenti indicano che la dichiarazione della presidente del Consiglio è esagerata.
Secondo i dati più aggiornati di Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione europea, nel secondo trimestre di quest’anno il Prodotto interno lordo (Pil) dell’Italia è cresciuto dello 0,2 per cento rispetto al trimestre precedente. Questa percentuale è leggermente più bassa del +0,3 per cento registrato dalla Francia e, in media, dai 20 Paesi che adottano l’euro come moneta unica. Nello stesso periodo di tempo il Pil italiano è cresciuto di più di quello della Germania (-0,1 per cento), ma meno di quello della Spagna (+0,8 per cento).
Questo andamento è stato sottolineato anche dall’Ufficio parlamentare di bilancio, un organismo indipendente che vigila sui conti pubblici italiani, in una nota pubblicata ad agosto.
Tra aprile e giugno 2024 «la dinamica congiunturale del Pil dell’Italia è risultata superiore a quella tedesca (che torna a flettere, di un decimo di punto percentuale) e sostanzialmente in linea con quella dell’area dell’euro e della Francia (entrambe allo 0,3 per cento)», ha scritto l’Ufficio parlamentare di bilancio. «Si conferma la buona fase ciclica della Spagna, la cui dinamica congiunturale permane allo 0,8 per cento».
L’andamento dell’export
«Siamo quest’anno nell’export la quarta nazione al mondo per esportazioni»
La fonte di questa dichiarazione è un articolo pubblicato il 25 agosto dal Sole 24 Ore, scritto da Marco Fortis, vicepresidente della Fondazione Edison ed ex consigliere economico di Matteo Renzi quando era presidente del Consiglio.
Secondo le stime di Fortis, tra gennaio e giugno 2024 le esportazioni italiane hanno raggiunto un valore pari a 316 miliardi di euro, quarto dato più alto al mondo, dietro a Cina, Stati Uniti e Germania, e davanti al Giappone, fermo a 312 miliardi di euro.
Questi numeri vanno letti però con attenzione, per almeno due motivi.
In primo luogo, quando si confrontano i dati delle esportazioni tra Paesi diversi, per poter fare paragoni diretti spesso si convertono i valori nella stessa valuta. In questo caso i valori in yen (la valuta giapponese) sono stati convertiti in euro. Ma se il tasso di cambio tra yen ed euro è cambiato negli ultimi mesi, questo può avere avuto un effetto sul confronto tra i due Paesi. E in effetti è quello che è avvenuto, con lo yen che ha perso valore nei confronti dell’euro.
In secondo luogo, i numeri che abbiamo appena visto non ci dicono qual è stato l’andamento delle esportazioni italiane. Come ha sottolineato lo stesso Fortis nel suo articolo, nei primi sei mesi di quest’anno il valore delle esportazioni italiane è calato dell’1,1 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Secondo Istat, nella prima metà del 2024 c’è stato anche un calo in volumi delle esportazioni dell’Italia. Di questo calo Meloni non ne ha parlato in televisione
La gestione dell’immigrazione
«Quando siamo arrivati noi si parlava solo di come redistribuire gli immigrati illegali, adesso si parla solo di come tentare di fermare gli sbarchi ai confini europei»
Già negli scorsi mesi la presidente del Consiglio ha esagerato i risultati ottenuti dal governo italiano sull’immigrazione.
Come abbiamo spiegato in altri fact-checking, nelle conclusioni di vari Consigli europei, prima della partecipazione del governo Meloni, i Paesi dell’Unione europea hanno sottolineato più volte l’importanza di contrastare gli arrivi illegali di migranti via mare.
Al di là dell’iperbole, resta esagerato dire che oggi in Europa si discute «solo» di come fermare le partenze illegali.
Per esempio, dopo trattative durate anni, lo scorso 20 dicembre i Paesi membri dell’Ue hanno trovato un accordo per riformare le regole europee sui migranti che arrivano in Europa.
Tra le altre cose l’accordo prevede un meccanismo di ridistribuzione dei richiedenti asilo tra i vari Paesi Ue, che si attiverà in caso di circostanze eccezionali.
(da Pagella politica)
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Settembre 3rd, 2024 Riccardo Fucile
“NON SI PUÒ PIÙ FINGERE DI NON VEDERE LA GRAVE INGIUSTIZIA SUBITA DAI POLIZIOTTI CHE DALL’OTTOBRE 2022 NON SI VEDONO RETRIBUIRE GLI STRAORDINARI EFFETTUATI. SOLDI CHE AVRANNO SUBITO L’INESORABILE MANNAIA DEL TEMPO CON UNA DRASTICA RIDUZIONE DEL POTERE DI ACQUISTO. E’ UNO STATO DI COSE NON PIÙ TOLLERABILE”
“Non si può più fingere di non vedere la grave ingiustizia subita dai poliziotti che dall’ottobre 2022 non si vedono retribuire gli straordinari effettuati. Soldi che, pur una volta percepiti, a distanza di tanto tempo avranno subito l’inesorabile mannaia del tempo con una drastica riduzione del potere di acquisto a causa dell’inflazione. E’ uno stato di cose non più tollerabile, a fronte del servizio reso fedelmente dai servitori dello Stato ben oltre i ragionevoli limiti del tempo
Lavoro imposto ai poliziotti per via della mole di servizi che gli si richiedono continuamente e per i più disparati motivi ma che, poi, devono essere quantomeno retribuiti”. A sollevare la questione è la federazione Fsp Polizia di Stato, il cui segretario generale, Valter Mazzetti, ha inviato una lettera al presidente
(da agenzie)
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Settembre 3rd, 2024 Riccardo Fucile
“SI E’ AUTODETERMINATA DOPO AVER COMPLETATO UN PROCESSO DI TRANSIZIONE”
Da due settimane tra Romagna e Toscana sono protagonisti delle cronache locali: loro sono due sposi novelli, Marco Guidi, ex missino originario di Forlì, e Manuela Berretti, che ha concluso il suo percorso di transizione un anno fa.
Ma al centro dei riflettori: non è la sposa, ma la consigliera comunale che li ha sposati alle porte della Val D’Orcia, nel cuore della provincia di Arezzo, a dispetto del nome.
Il motivo è presto detto: Sonia Ghezzi è esponente di Fratelli D’Italia, è consigliera comunale e provinciale e conosce bene le dinamiche di partito a livello nazionale. Motivo per cui l’entusiasmo della consigliera manifestato al matrimonio non ha ispirato critiche – per fortuna – ma malcelato stupore per le posizioni spesso intransigenti manifestate dal partito, mai troppo sensibile verso le rivendicazioni Lgbt.
«Conosco Manuela – dice lei – è una donna che si è autodeterminata dopo aver completato un processo di transizione. È una donna, non c’è molto da aggiungere».
Gli sposi: lui lontano parente dei Mussolini, lei attiva nell’intrattenimento per adulti
C’è chi specula sulle origini di Marco Guidi, romagnolo di nascita, pare imparentato alla lontana con la famiglia dei Mussolini, come è noto originaria di Predappio, sempre nel forlivese e che avrebbero convinto gli esponenti di Fratelli D’Italia a partecipare allo sposalizio.
«Non conosco Marco – dice Ghezzi – ma conosco Manuela Berretti e la sua famiglia. E certo è una famiglia di destra».
Ma chi sono gli sposi? Di Manuela Berretti si sa poco, si sa che è attiva nell’intrattenimento per adulti. Marco Guidi è un ex “missino” che ha di recente spiegato di essersi allontanato dalle posizioni della destra più estrema.
(da agenzie)
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Settembre 3rd, 2024 Riccardo Fucile
MOLTI MILITANTI HANNO GIA’ ANNUNCIATO CHE DISERTERANNO ANCHE L’APPUNTAMENTO DI PONTIDA
Sui social della Lega lo si vede tutto tronfio a stringere mani, fare selfie, quasi come nell’estate del Papeete. Ma dietro questi apparenti bagni di folla, per Matteo Salvini si nasconde una realtà molto diversa. Il 29 agosto il vicepremier e segretario del Carroccio è intervenuto alla festa della Lega a Brugherio, in Brianza. Fino allo scorso anno il suo intervento aveva convogliato centinaia di persone. Era un appuntamento sentito per farsi “dare la linea”. Quest’anno com’è andata? Salvini si è trovato di fronte solo poche decine di militanti. Segno che quella “linea” i più la trovano sempre più cacofonica. In un esercizio di semeiotica del leghismo, ci sarebbero tutti i sintomi di una leadership “ammalata”.
Come ha documentato l’ex consigliere leghista a Conegliano Giovanni Bernardelli, quando Salvini è salito sul palco c’erano più persone attorno a lui che nel pubblico, composto da pochi curiosi.
E quindi sebbene Salvini abbia provato a sfoderare i grandi cavalli di battaglia del territorio, dalla Pedemontana all’allungamento della metro M5 fino a Monza, ha potuto scaldare gli animi di pochi intimi. Quello brianzolo, però, non è un caso isolato. Anzi, racconta di un’estate, quella 2024, in cui le feste della Lega si sono fatte notare soprattutto per la partecipazione inferiore rispetto agli altri anni. Molto in linea con un sentiment che vede i militanti storici sempre più interdetti (o forse basiti) dalla segreteria Salvini. Sempre dal 29 agosto fino a domenica 1 settembre si è tenuta la nuova edizione della Berghem Fest, usuale appuntamento della lega bergamasca. Una specie di pre-Pontida agostana che serve a compattare il partito locale, quello che ha il radicamento più forte sui territori. Per cercare di raccogliere quanta più gente possibile ad Albino (non più ad Alzano lombardo, dove il sindaco leghista Camillo Bertocchi non ha mai risparmiato critiche a Salvini soprattutto nel periodo della pandemia e del green pass) hanno chiamato l’artiglieria pesante leghista: dal ministro per gli Affari regionali Roberto Calderoli, che ha potuto festeggiare la legge sull’Autonomia differenziata, al presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana. E’ stata l’occasione, per Salvini, per tuonare contro l’assassino di Sharon Verzeni. Eppure, anche qui, in questa storica roccaforte del leghismo primigenio, l’accoglienza è stata quanto meno tiepida. “Ecco cosa succede quando si dicono perennemente ed esclusivamente palle, bugie, stupidaggini e menzogne sui congressi, sui programmi, agli elettori, ai militanti e persino agli amici: Berghem Fest da 30 anni mai così deserta. Serve altro per capire che va tolto ‘Salvini premier’ dal simbolo?”, ha scritto sui social Paolo Grimoldi, il coordinatore di Comitato nord e portavoce di Umberto Bossi verso cui pende una procedura di espulsione. E in effetti le foto pubblicate a corredo del post ben sintetizzano un’accoglienza tutt’altro che euforica nei confronti del segretario. Con ampi spazi della festa allestiti e rimasti vuoti. E’ un po’ lo scenario ipotetico che sta facendo temporeggiare gli organizzatori della festa della Lega a Treviso, altro territorio di frondisti che non organizzano un momento collettivo all’interno del partito dal 2019. E che in queste ore, forse, si stanno facendo scoraggiare proprio dalle immagini provenienti dalla Lombardia.
Salvini, che da alcuni giorni si sta intrattenendo a Venezia in compagnia della fidanzata Francesca Verdini impegnata in qualità di produttrice al Festival del Cinema (sui social di lei lo si vede camminare per le calli della città in bermuda e camicia bianca di lino), è proprio dalla Lombardia e dal bergamasco che teme una reazione fredda. Soprattutto perché il 6 ottobre prossimo è in programma l’usuale appuntamento sul pratone di Pontida. Ovvero lo stesso pratone dove a marzo di quest’anno alcuni militanti dissidenti fecero apparire uno striscione di contestazione. “Da indipendenza a sudditanza, i militanti ne hanno abbastanza”, scrissero sopra allo storico slogan “Padroni a casa nostra”. Per questo le voci di alcuni storici militanti che hanno già manifestato la volontà di disertare l’appuntamento non stanno rasserenando troppo il leader del Carroccio. Che conta dal palco di Pontida di rilanciare le storiche battaglie della Lega. Alla vigilia di un appuntamento elettorale, quello delle amministrative d’autunno, in cui vorrà difendere quantomeno la sua presidente dell’Umbria, l’uscente Donatella Tesei. E se invece poi capitasse quel che è già accaduto nelle altre feste leghiste di quest’estate piuttosto mesta?
(da ilfoglio.it)
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Settembre 3rd, 2024 Riccardo Fucile
UN MILIONE DI EURO PER POLIZIOTTI E CARABINIERI… COME SPUTTANARE I SOLDI DEGLI ITALIANI: 100 EURO AL GIORNO IN PIU’ IN BUSTA PAGA, VITTO, ALLOGGIO E VIAGGI GRATIS PER LE FORZE DELL’ORDINE
Prestare servizio nel Cpr in Albania converrà ad agenti penitenziari, poliziotti, carabinieri e finanzieri. Cento euro in più in busta paga più vitto, alloggio e biglietto pagato per rientrare a casa. E visto che saranno più o meno in trecento, i conti dei costi si fanno velocemente: 30 mila euro al giorno, 900 mila in un mese. Sono per gli indennizzi da trasferimento. Per questo c’è già la fila per il carcere di Gjader. Un penitenziario per lasciarci chi crea problemi e che ha 24 brandine. I posti disponibili per gli agenti sono 45 e sono già arrivate 3 mila domande. Anche perché le regole d’ingaggio sono vantaggiose: 130 euro lordi in più al giorno per 4-6 mesi di servizio. Con la possibilità di rientrare in Italia a spese dell’amministrazione.
Il Cpr in Albania
La Stampa oggi spiega che sulla carta le cifre sono interessanti. Ma secondo i sindacati di polizia le perplessità sono altre. «Una volta si tendeva a chiudere le carceri sotto i cento posti perché antieconomiche. Ora se ne costruisce una molto piccola, con un rapporto agenti – detenuti decisamente sproporzionato. Se in Italia c’è un poliziotto ogni tre reclusi, circa 25mila per oltre 61mila persone, lì ce ne saranno tre per ogni detenuto», dice al quotidiano Gennarino De Fazio della Uilpa penitenziaria.
La spesa invece «sarà esorbitante in un momento di emergenza per le carceri italiane». Anche se c’è da dire che siamo già in ritardo. Giorgia Meloni voleva l’inaugurazione per giugno, in tempo per le elezioni europee. Prima è slittata a luglio e poi ad agosto. Ora siamo a settembre e ancora niente.
I detenuti
Il Cpr vero e proprio invece avrà 1120 posti. Gli ospiti non sono detenuti. Ma non possono uscire. Come del resto in quelli italiani. A Shengjin c’è invece il porto con l’hotspot per 300 persone. Ogni area, aggiunge il quotidiano, sarà presidiata dalle forze dell’ordine con un «contingente interforze». Trenta i carabinieri scelti tra la Prima Brigata Mobile, centosettantasei i poliziotti, di cui settanta del reparto mobile e gli altri tra squadre mobili, Digos, polizia scientifica, ufficio immigrazione, uffici tecnico-logistici provinciali delle Questure. «Il periodo d’impiego sarà di un mese, salvo casi eccezionali». Cento euro al giorno in più sullo stipendio. Vitto e alloggio «saranno a carico dell’amministrazione». La «Direzione centrale individuerà, mese per mese, le aliquote di personale da impiegare e gli uffici territoriali da cui il personale sarà tratto».
(da agenzie)
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Settembre 3rd, 2024 Riccardo Fucile
SECONDO IL CAMPIDOGLIO, IL 17,7% DEI ROMANI È A RISCHIO POVERTÀ. E CRESCE IL CREDITO AL CONSUMO
« Rimetti a noi i nostri debiti » recita il Padre Nostro. E nel Giubileo di Papa Francesco che promette di ritagliare uno spazio e una preghiera anche per gli indebitati, i cittadini romani che le Scale sante hanno salito e sceso più e più volte, cullano una sottile speranza.
Alla fine del 2023 – secondo quanto calcolato dalla Banca d’Italia – i debiti accumulati dalle famiglie romane hanno raggiunto i 93 miliardi di euro. In media ogni romano si porta sulle spalle un fardello finanziario di 20mila euro ( più alto della media nazionale di 17.500 euro) che prima o poi dovrà restituire ai suoi creditori. E non è un caso forse che proprio in seno alla Santa Sede il tema del debito e degli indebitati sia tornato in primo piano
Il problema primario, per molte di esse, è il credito al consumo: automobili, letti, divani, cellulari, lavatrici, anche nella capitale tutto si compra a rate. Banca d’Italia segnala che tra il marzo del 2023 e il marzo del 2024 i prestiti per i mutui sono diminuiti dello 0,2%, mentre il credito al consumo è cresciuto del 5%, con tassi di interesse che hanno raggiunto anche l’8,8%.
Soldi richiesti per spese minime, con i due terzi dei contratti stipulati nell’ultimo anno che non supera i 5mila euro e la metà dei nuovi contratti firmati da soggetti appartenenti alle classi a maggior rischio. È proprio nella fragilità economica e sociale che il credito al consumo diventa strumento di sopravvivenza per una fascia di popolazione cittadina sempre più ampia e trasversale.
L’Ufficio Statistica del Campidoglio conferma che il debito si annida tra le fasce più deboli e calcola che il 3,5% dei romani manifesta una grande difficoltà ad arrivare a fine mese, il 17,7% della popolazione urbana è esposto al rischio di povertà o esclusione sociale, il 6,3% subisce il sovraccarico del costo dell’abitazione, mentre il 30,8% ha assistito nel 2023 a un peggioramento della propria condizione economica rispetto al 2022.
Preoccupano quindi i tassi di interesse, cresciuti proprio nel 2022 e trasformati in un sovraccarico per i cittadini, ma anche per le imprese. Sul fronte delle aziende il debito contratto – soprattutto con le banche – ha raggiunto gli 81 miliardi di euro, ovvero in media il 36% del fatturato complessivo delle imprese romane.
Anche per le aziende il problema è quello del tasso variabile: appena il 35% di esse ha stipulato prestiti a tasso fisso, quindi i due terzi sono chiamate a fare i conti con un aumento dei costi che in molti casi pesa sui bilanci.
Con l’inizio dell’anno santo è previsto anche un passo storico del debito che riguarda Roma Capitale. Il 31 gennaio del 2025 chiuderà la gestione commissariale di Roma, istituita nel 2008 per maneggiare un debito accumulato negli anni di oltre 12 miliardi di euro. Il provvedimento, inserito nel decreto Milleproroghe del governo, prevede che i debiti del comune non richiesti entro quella data saranno cancellati arrivando non solo a una quantificazione chiara del debito complessivo, ma anche a una sua definitiva razionalizzazione. Ma per questo – anche se incombe l’Anno Santo – ci vorrà un miracolo.
(da La Repubblica)
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