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“MATTEO SALVINI È UN MINISTRO BIMBOMINKIA” – A SCRIVERLO NELLE CHAT DI FRATELLI D’ITALIA, NEL 2018, È L’ATTUALE BRACCIO DESTRO E TESO DI GIORGIA MELONI, GIOVANBATTISTA FAZZOLARI

Febbraio 7th, 2025 Riccardo Fucile

I FRATELLI D’ITALIA SBERTUCCIANO SALVINI PER LE DIVISE DELLE FORZE DELL’ORDINE DA LUI INDOSSATE… CROSETTO LO DEFINISCE: “UN CIALTRONE SUPERFICIALE”; CARLO FIDANZA: “SEMBRA UN POWER RANGER”; YLENJA LUCASELLI: “SEMBRAVA ‘ROBOCOP'”; LOLLOBRIGIDA E LA RUSSA: “È RIDICOLO”; ISABELLA RAUTI: “È UN BAMBINO VIZIATO E DISADATTATO”. LA SANTANCHÈ LO INSULTA: “È UN PO’ GONFIO”

Nei quattordici mesi del governo gialloverde, l’unico obiettivo di Matteo Salvini al Ministero dell’Interno è quello di «chiudere i porti» per fermare gli sbarchi dal Nord Africa verso l’Italia. Una strategia politica che gli costerà due indagini: una a Catania è stata archiviata, quella a Palermo sul caso della nave Open Arms ha portato invece a un processo che si è concluso in primo grado con l’assoluzione per sequestro di persona e omissione d’atti d’ufficio il 20 dicembre 2024.
La strategia di quei mesi comunque è chiara: sfruttare il suo ruolo per fare una campagna elettorale permanente che lo porterà al record del trentaquattro per cento alle elezioni europee del maggio 2019. I decreti Sicurezza, poi ritenuti in parte incostituzionali e modificati dal governo Conte Il, sono un emblema di questa politica.
Ma Fratelli d’Italia, ancora una volta, prova a pungolarlo dall’esterno cercando di dimostrare che è un ministro che ha fatto poco per riportare la sicurezza nelle città italiane e che non riesce a mettere in atto il grande cavallo di battaglia di Fratelli d’Italia sull’immigrazione, cioè il blocco navale, un’azione militare che, agendo sui Paesi d’origine, impedirebbe le partenze.
Una sfida “a destra” a chi fa la faccia più cattiva con i migranti, la criminalità da strada, i manifestanti. In particolare, uno dei temi a cui Fratelli d’Italia tiene di più in quanto partito del “patriottismo” è il rispetto delle istituzioni e delle forze di sicurezza. Lo si vede a dicembre 2018 quando il ministro dell’Interno Salvini va in Israele e apre uno scontro interno al governo per aver definito i componenti di Hezbollah (un’organizzazione paramilitare che governa in Libano) dei «terroristi islamici».
Una dichiarazione che mette in difficoltà la ministra della Difesa del M5s Elisabetta Trenta e il comando generale della missione Unifil delle Nazioni Unite in Libano, tanto che fonti della Difesa devono fare un comunicato contro «Salvini che mette in difficoltà i nostri uomini».
La notizia diventa un caso diplomatico nel governo e Giovanbattista Fazzolari, senatore, braccio destro di Meloni e oggi potente sottosegretario alla presidenza del Consiglio, commenta così nella chat dei parlamentari di FDI:
Fazzolari però non è l’unico: insieme a lui iniziano a insultare Salvini alcuni dirigenti di primo piano di Fratelli d’Italia che oggi hanno responsabilità di governo, come le sottosegretarie Isabella Rauti e Paola Frassinetti.
Stesse accuse che arrivano alla fine del 2018 quando il ministro dell’Interno inizia a girare l’Italia indossando divise delle forze dell’ordine: della polizia, della protezione civile e anche dei vigili del fuoco. Un atteggiamento che non viene preso bene nelle chat di Fratelli d’Italia che si presenta come il partito della «legge e ordine».
Il 23 dicembre 2018 la deputata Carolina Varchi chiede se a qualcuno non dia «fastidio» questo atteggiamento del leader della Lega. La risposta più dura è quella di Guido Crosetto, oggi ministro della Difesa, che lo accusa di essere un «cialtrone superficiale»:
A quel punto si apre una discussione sull’opportunità di attaccarlo pubblicamente sul tema delle “divise” indossate in pubblico, ma Ignazio La Russa, oggi presidente del Senato, ferma tutti e spiega che la strategia non deve essere quella di attaccare personalmente Salvini, ma più che altro l’accordo con il m5s.
Giovanni Donzelli: Se volessimo essere merde dovremmo dire “Apprezziamo questo attaccamento di Salvini alle divise delle Forze dell’Ordine. Speriamo che oltre a mettersele lui le compri come Ministro anche per i ragazzi sulla strada che in molti casi sono con divise logore o addirittura ancora con quelle estive nonostante il freddo”
Ignazio La Russa: Non é Salvini il nostro bersaglio principale che può farci guadagnare voti sottraendoli alla lega. Noi possiamo crescere a danno di 5 stelle e Forza Italia. Certo possiamo anche sottrarre voti leghisti ma non attaccando Salvini bensì attaccando la necessità dell’accordo lega 5stelle. Quindi non attacco alla persona ma semmai all’accordo con di Maio sostenendo che più voti alla meloni significa volontà di trovare una diversa maggioranza tra noi e la lega.
§Tutti alla fine si dicono d’accordo, ma La Russa non si lascia scappare una punta di veleno nei confronti di Salvini: “Si rende ridicolo senza bisogno del nostro aiuto ”
(da agenzie)

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LE ALTRE CHAT SEGRETE DI FRATELLI D’ITALIA: “SALVINI? CONOSCE SPACCIATORI”

Febbraio 7th, 2025 Riccardo Fucile

GLI INSULTI A BERLUSCONI E GLI ELOGI A MUSSOLINI… E LA MELONI CHE SE LA PRENDE CON PRESUNTI “TRADITORI E INFAMI”

Matteo Salvini e Giancarlo Giorgetti? «I migliori… leccaculo». A dirlo è Giorgia Meloni nelle chat segrete di Fratelli d’Italia subito dopo la formazione del governo Draghi. E la parte divertente è che l’attuale premier stava parlando del suo attuale vicepremier e del suo ministro dell’Economia.
Il leak fa parte del libro di Giacomo Salvini Fratelli di Chat (Paperfirst) e non c’è solo questo. Perché il leader della Lega viene continuamente apostrofato in modo irrispettoso: «porello», «poveretto», «un bambino viziato e disadattato». E ci sono persino riferimenti a sue possibili conoscenze con spacciatori.
La storia segreta del partito di Giorgia Meloni si arricchisce quindi di nuovi particolari dopo il «cialtrone» e il «bimbominkia». Mentre Edmondo Cirielli se la prende con Forza Italia e Berlusconi («basta appecoronarsi a questi banditi ladri». Mentre l’attuale ministro agli Affari Europei Tommaso Foti elogia Mussolini.
Le chat segrete
E lo fa scrivendo a proposito del palazzo di piazza Venezia: «Da lì parlava un Gigante». Ma la protagonista assoluta è Meloni. Con il suo gusto particolare per il complottismo, ipotizza che l’assalto a Capitol Hill sia stato organizzato dai Democratici e che le elezioni Usa del 2020 siano state rubate a Donald Trump. E quando Forza Nuova attacca la sede della Cgil a Roma vede la possibilità di un complotto: «Ricordiamoci che c’è ancora qualche presunto “fascista” a giocare contro di noi». Della premier si nota soprattutto la passione per gli «infami», un aggettivo in uso alla criminalità organizzata di solito ma che lei utilizza per prendersela con «intellettuali, giornalisti, politici che da destra tradiscono Fratelli d’Italia». Come? Criticandola. Ma l’appellativo si usa anche per denunciare coloro che passano all’esterno le informazioni. Ovvero quegli «spioni» che all’epoca dei primi leak della chat la premier voleva addirittura denunciare.
Le denunce
Anche oggi c’è chi, come il ministro della Difesa Guido Crosetto, vorrebbe denunciare chi ha pubblicato il libro e chi ha passato le chat. Vorrebbe rivolgersi a quella magistratura che prima delle elezioni secondo lui stava tramando contro FdI e sarebbe intervenuta a breve (non è successo, ma pazienza): «Nei prossimi 40 giorni faranno di tutto. Anche perché stanno aspettando la cavalleria che è ancora in vacanza: la magistratura».
A Palazzo Chigi è forte irritazione, svela oggi Repubblica che in un articolo di Matteo Pucciarelli pubblica i nuovi leak. Il Corriere della Sera fa sapere invece che dalla nascita del governo Meloni ha di fatto abbandonato quella chat. Ma non prima di un’altra battuta su Salvini e le Ferrovie: «Ah sì il blocco della linea. Ma sono molto soddisfatta invece. Pensavo saremmo tornati al dorso di mulo e invece ci sono ancora treni dopo due anni…».
La chiusura della chat
La chiusura della chat risale all’ottobre 2024. Ovvero proprio dopo la sfuriata di Meloni sulle prime battute uscite e sugli infami. All’epoca partì la caccia alla «talpa infame». Ma senza alcun risultato.
L’unico a esporsi è stato Giovanbattista Fazzolari, che aveva dato a Salvini del «bimbominkia». Con l’Ansa il sottosegretario alla presidenza del Consiglio ha minimizzato: «Sono battute di diversi anni fa fatte in una chat ristretta, in un periodo in cui i rapporti tra Fratelli d’Italia e Lega non erano granché. Gli italiani sanno bene che, con il metodo di pubblicare conversa zioni private, estrapolate dal contesto, si salverebbero in pochi e si rovinerebbero perfino i migliori rapporti di amicizia. Mi dispiace per il tentativo di creare tensioni all’interno della maggioranza quando i rapporti umani e politici sono in realtà eccellenti. Provo stima e amicizia per Matteo Salvini, è anche grazie a lui che il centrodestra è tornato al governo e sta ottenendo grandi risultati per l’Italia».
Daniela Santanchè
Intanto un’altra anticipazione del libro sul Fatto Quotidiano punta su Daniela Santanchè. A marzo 2020 l’attuale ministra del Turismo è preoccupata soprattutto per l’impatto che la pandemia può avere sulle sue aziende. Inizialmente lei sarebbe per chiudere tutto. L’11 marzo 2020 scrive in chat che «Anche se non chiudono, saranno i lavoratori a non presentarsi da me. I giornalisti e i venditori da domenica hanno voluto lavorare da casa». E ancora: «Siamo messi malissimo. Per questo era meglio chiudere tutto quello che si poteva e ascoltare meno Confindustria”.
Quando però il governo Conte impone anche la chiusura di alcuni luoghi di lavoro, lei attacca l’esecutivo per aver bloccato i licenziamenti per decreto: «La distruzione dell’impresa e quindi miglia (migliaia, ndr) di posti di lavoro è inaccettabile che per decreto non si possa più licenziare per 2 mesi e revocati i licenziamenti fatti dopo il 23 febbraio». E ancora: «Il concetto è semplice se lo stato ti obbliga a chiudere non ti può chiedere soldi».
(da Il Fatto Quotidiano)

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SPARLIAMONE TRA NOI

Febbraio 7th, 2025 Riccardo Fucile

NELLE CHAT INTERNE A FDI INSULTI A SALVINI: “BIMBOMINKIA, CIALTRONE, RIDICOLO”… MA CHE BELLA FAMIGLIA TRADIZIONALE IL CENTRODESTRA

I fratelli d’Italia, per tacere delle sorelle, pensano di Salvini tutto il male possibile. Chi gli dà del «ministro bimbominkia» e chi del «cialtrone superficiale» (esiste dunque un cialtrone profondo?). Lollobrigida lo definisce «troppo ridicolo», come se Fedez dicesse di Tony Effe che è troppo sboccato.
Giorgia Meloni ci fa quasi un figurone: si limita a sostenere che Salvini non è uomo di parola e che la Lega è un partito senza onore. Tutte queste primizie sono state raccolte dal giornalista Giacomo Salvini (non parente) in un libro che si intitola «Fratelli di chat» e ricostruisce gli ultimi anni del primo partito italiano attraverso il gruppo di whatsapp a cui i suoi principali esponenti sciaguratamente aderiscono (temo succeda anche negli altri partiti: chi è senza peccato scagli la prima chat).
Due cose infatti sono chiare.
La prima è che, se oggi ci fosse ancora Andreotti – non dico neanche La Malfa o Berlinguer – si guarderebbe bene dal lasciare tracce scritte dei propri pensieri su una chat in cui chiunque può andare a curiosare.
La seconda è che non serviva una chat per sapere quel che Meloni pensa del leader leghista: basta vedere come lo guarda, anzi non lo guarda, quando si incontrano. Si illude, o fa finta di illudersi, chi, come Renzi, ne chiede le dimissioni. I cattivi pensieri dei Fratelli di chat non turberanno l’ego a fisarmonica di Salvini.
I due alleati continueranno ad andare di disamore e d’accordo finché sondaggio non li separi.
(da corriere.it)

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CSM, CHIESTA L’APERTURA DI UNA PRATICA A TUTELA DI LO VOI: “IRRISO DA MELONI”

Febbraio 7th, 2025 Riccardo Fucile

L’INIZIATIVA DEL CONSIGLIERE INDIPENDENTE ANDREA MIRENDA

L’apertura di una pratica a tutela del procuratore di Roma Francesco Lo Voi è stata chiesta a Comitato di presidenza del Csm dal consigliere indipendente Andrea Mirenda. La richiesta arriva dopo le “gravi e sorprendenti affermazioni pubbliche” della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Parole ritenute dal consigliere “inaccettabili” e con le quali Meloni avrebbe tra l’atro “irriso” il procuratore di Roma.
Per il caso di Majd Almasri, la procura di Perugia ha avviato un’indagine su quella di Roma dopo aver ricevuto una denuncia dall’avvocato Luigi Mele nei confronti del procuratore capo Lo Voi e del collega Luigi Li Gotti. Quest’ultimo aveva presentato l’esposto che ha portato all’iscrizione della premier Giorgia Meloni, dei ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi e del sottosegretario Alfredo Mantovano per favoreggiamento e peculato, in relazione alla presunta fuga del torturatore libico a Tripoli.
Nella richiesta al Csm, pur riconoscendo “la piena legittimità del diritto di critica all’operato dei magistrati in quanto ‘sale’ per la democrazia”, Mirenda ritiene “inaccettabile che la critica esondi in radicale messa in discussione della funzione giudiziaria stessa, come è avvenuto nel caso in esame, e ciò tanto più quando proviene dai vertici dello Stato” .
“Esula, difatti, dalla normale dialettica istituzionale irridere il Procuratore di Roma – sottolinea il consigliere – additandolo come ‘lo stesso del fallimentare processo a Matteo Salvini per sequestro di persona’, adombrando poi una sorta di movente politico dell’inchiesta sol perché scaturita da denuncia di parte avversa”. Ed è ugualmente “inaccettabile – per la gravità assoluta di quanto implicitamente sotteso – attribuire all’iniziativa del Procuratore di Roma connotazioni financo ‘ricattatorie e ‘intimidatorie’ non sono ricattabile e non mi faccio intimidire”, così ha dichiarato la premier), come pure assumere, nella veste di primo ministro in carica, che al controllo giurisdizionale, nevralgico ai fini di bilanciamento dei Poteri, possa contrapporsi un superiore e indiscriminato diritto dell’Esecutivo di agire a difesa degli italiani soprattutto quando è in gioco la sicurezza della nazione’ “.
Perché “è appena il caso di ricordarlo, la salute della Nazione trova garanzia solo nel rispetto dello Stato di Diritto a cui inerisce, prima di tutto, il leale e mutuo riconoscimento di ruoli delle Istituzioni che lo compongono”, prosegue Mirenda che cita poi una frase di Aldo Moro: “La democrazia non è il governo del più forte, ma il governo della ragione, dove la forza è subordinata alla giustizia”.
La richiesta di aprire La pratica a tutela di Lo Voi contiene anche una difesa dell’azione del procuratore. “Sappiamo che non tocca certo al Csm, e ancor meno a questo Consigliere, esprimere valutazioni tecniche sull’operato del Procuratore capitolino nella c.d. vicenda Almasri, atteso il doveroso rispetto delle prerogative riservate al Tribunale dei Ministri – premette Mirenda – Tuttavia, proprio la peculiare complessità del caso e la conseguente opinabilità delle possibili soluzioni giuridiche, consentono di escludere ‘prima facie’ qualsivoglia ‘abnormità’ (in senso tecnico) in quella che si è sostanziata in una semplice ‘comunicazione’ agli indagati. Ci troviamo, difatti, dinnanzi ad atto dovuto, diverso da un ‘avviso di garanzia’ (come, purtroppo, si è voluto far intendere), la cui pubblicizzazione è dipesa solo da studiata scelta dei destinatari”.
(da agenzie)

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URSULA VON DER LEYEN HA PRESO PER LA COLLOTTOLA GIORGIA MELONI. A MARGINE DEL CONSIGLIO EUROPEO INFORMALE DI TRE GIORNI FA, L’HA AFFRONTATA CON UN DISCORSO CHIARISSIMO: “CARA GIORGIA, VA BENISSIMO SE CI VUOI DARE UNA MANO NEI RAPPORTI CON TRUMP, MA DEVI CONCORDARE OGNI MOSSA CON ME. SE VAI PER CONTO TUO, POI SONO CAZZI TUOI”

Febbraio 7th, 2025 Riccardo Fucile

LA REAZIONE DELLA SEMPRE COMBATTIVA GIORGIA? HA ABBOZZATO, SI È MOSTRATA DISPONIBILE E HA RASSICURATO URSULA. CHE DA PAR SUO NON HA ABBOCCATO, PUNTUALIZZANDO CHE C’È UNA DIFFERENZA TRA IL FARE IL “PONTIERE” E FARE LA “TESTA DI PONTE”

Dopo il Consiglio europeo informale della scorsa settimana, c’è stato un faccia a faccia riservato tra Ursula von der Leyen e Giorgia Meloni. La presidente della Commissione, in versione strega di Biancaneve, ha insolentito la Ducetta prendendola per la collottola, facendole capire che aria tira a Palazzo Berlaymont.
Il discorso fatto alla premier è stato, in sintesi, questo: Dear Giorgia, se vuoi dare una mano all’Unione europea nei rapporti con il tuo amico Trump, va benissimo. Ma ogni tua mossa deve essere concordata con me. Se vai per la tua strada, l’Europa ne terrà conto, e i rapporti tra Bruxelles e Roma non potranno che peggiorare
E qual è stata la replica della “trumpiana Musk-erata” Giorgia di solito sempre pugnace? Ha sorriso, ha rassicurato Ursula, è stato molto accomodante e si è mostrata disponibile a organizzare un meeting tra la cofana bionda tedesca e la cofana arancione americana: Aho, nun te preoccupà, te faccio conosce Donald e pure Elon, non ci stanno problemi…
Ursula ci ha tenuto, però, a puntualizzare, che c’è una differenza tra il fare il “pontiere” (mettere in contatto due parti) e fare la “testa di ponte” (trattare per conto di qualcun altro). Tradotto: quando vai in America non parli a nome dell’Unione, ma al massimo a nome dell’Italia.
A rinforzare la netta presa di posizione di Ursula è il fortino che le si è creato intorno nelle cancellerie europee.
Macron, che resterà all’Eliseo fino al 2027, è restio a negoziare con Trump e propende per una “ritorsione” sui dazi. In Germania dopo lo scivolone sulla legge anti-migranti, il cancelliere in pectore Merz ha dovuto precisare che non farà nessun accordo con i nazisti di Afd, cari a Elon Musk, e ritornerà alla vecchia cara Große Koalition con Spd (e forse Verdi).
Il polacco Tusk (unico capo di Governo popolare di un grande paese Ue) e il socialista Sanchez, anche per ragioni interne (i nemici Morawiecki e Abascal sono tra i vassalli del trumpismo senza limitismo in Europa), sono più vicini alle istanze di Ursula che a quelle di Giorgia Meloni, che vedendosi circondata ha capito di non poter abusare del “rapporto speciale” con Trump.
(da Dagoreport)

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