A MARONI SI SFASCIA PURE LA STATUA DI ALBERTO DA GIUSSANO: ORA E’ IN RIPARAZIONE, BERGHEM FEST SENZA ICONA
QUASI UNA METAFORA DELLA CRISI DI LEADERSHIP DEL PARTITO… MARONI PROVA A PRENDERE IL PALCOSCENICO DI BOSSI, MA QUALCUNO COMINCIA A PENSARE CHE PORTI SFIGA
Tuoni, fulmini e saette.
La tempesta che ha squassato la Lega non ha risparmiato nemmeno Albertone da Giussano, la grande statua alta cinque metri con cui le migliaia di festanti padani sono sempre stati accolti alla Bèrghem Fest di Alzano Lombardo.
Per parecchi anni ha resistito ad ogni vento, prima di crollare sotto un temporale e sfasciarsi.
Un segno premonitore, manifestatosi in tempi non sospetti e che non andava sottovalutato. Adesso, con le ossa e il basamento rotto, la statua è in riparazione, un pò come tutto il popolo leghista che si ritrova, dopo la sera delle «scope» e del pollaio ripulito, dello scorso aprile, all’appuntamento che, dopo 23 anni, è più che una tradizione.
È storia, un capitolo di vita politica.
Ci sono state fratture e le ferite sanguinano ancora, ma il basamento, o meglio la base è chiamata qui, per una «Fest» che, da qui al due settembre, dovrà dire molto di «Bèrghem» e della sua fede leghista.
Bossi ci sarà , arriverà domani sera «perchè ha ancora molto da dire e da dare», rimarca Roberto Pedretti, il consigliere regionale che sfodera un paio di jeans verdi, ma fluo, trasgredendo cromaticamente al verdone d’ordinanza.
Maroni parlerà quasi alla fine dei dieci giorni di festa, in un ordine per la prima volta rovesciato (era sempre il Senatur a chiudere la faccenda in un’apoteosi di proclami e battimani).
Dieci sere per un festival a temi, tra cui quello atteso, delle riforme costituzionali ed elettorali.
Intanto l’unico porcellum che ha tenuto banco ieri sera è riconducibile alla porchetta alla griglia con salsa verde, uno dei piatti di un menù ricchissimo.
Dire Bossi o Maroni è un pò come dire Francia o Spagna: la risposta, sotto i tendoni afosi, è stata univoca: «purchè se magna».
E qui se magna, benissimo.
La cucina, organizzata come un reparto di cavalleria agli ordini della regiura Aurora Azzola, è scattata puntuale, alle diciannove ha cominciato a ricevere e sfornare come un orologio le prime comande.
Una concessione local è il capù alla bergamasca, ma lo chef indica come specialità uno gnocco fritto alle ortiche e gli strozzapreti con lumache e pecorino, che con altre specialità denotano infiltrazioni culinario-regionali in grado di accontentare anche i palati più sofisticati.
Lo strinù resiste come un evergreen e anche l’euro resiste.
L’idea di far tornare in auge la lira, come avvenuto in Trentino, proprio in una festa leghista, non è stata presa in considerazione, ma Pedretti, in veste di coordinatore festaiolo, non esclude «qualche sorpresa».
Nel quartier generale del Carroccio il tempo e le bufere non sembrano passate, la gente alla spicciolata arriva e impugna la forchetta.
In sottofondo si sentono le note di una bachata e i mega schermi sono sintonizzati su Sky. «Domenica sera gioca l’Atalanta», ricorda Pedretti.
Zaia e Cota arriveranno ad Alzano Lombardo per illustrare le «macro regioni» tra un dribbling di Denis e un assist di Moralez.
Donatella Tiraboschi
(da “Il Corriere della Sera”)
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