QUELLE CARD CHE FANNO SALTARE LE CODE E L’ERESIA DELL’ATTESA
A VENEZIA SI PUO’ EVITARE LA FILA PER ENTRARE IN SAN MARCO PAGANDO… L’ENNESIMA DIMOSTRAZIONE DI FASTIDIO DELLE REGOLE
Il numeretto, quel triangolino di carta con su scritta una cifra preceduta da una lettera, ormai siamo costretti a staccarlo ovunque, anche al banco più sperduto del mercato o nel panificio di periferia.
Ha un nome che la dice lunga: il tagliacode.
Chi va in giro per l’Europa, sa che quegli aggeggi esistono solo da noi.
Difficile vederne, soprattutto nel Nord Europa.
Insomma, noi italiani abbiamo sempre bisogno di qualcosa o qualcuno che ci metta in riga. Da soli non ne siamo capaci.
Siamo geneticamente incompatibili alle code.
Non solo non le sopportiamo, ma non le concepiamo proprio.
È frustrante anche il solo provarci, a mettersi in fila, a suggerirla con i gesti, i movimenti.
Appena qualcuno ci prova, c’è sempre il furbo in agguato, che ti scarta e passa via.
E nessuno dice nulla.
Ecco perchè abbiamo bisogno del nostro numeretto e dell’alimentarista che finalmente, dopo borbottii e sbuffi d’impazienza, lo chiama e tocca a noi.
Per l’italiano la coda è una perdita di tempo. Peggio: una penitenza.
Pensate a quanto ci costa la nostra impazienza.
Tutti quei display negli uffici pubblici, tutta quella carta.
Pazienza e buona educazione, che roba è?
E allora c’è voluto anche troppo affinchè qualcuno avesse la pensata: di sicuro, pur di non mettersi in fila, c’è chi è disposto a pagare, si son detti.
E così, ora, se vuoi evitare la coda per entrare nella Basilica di San Marco, paghi.
Poi, vuoi mettere, anche solo il gesto di poter esibire la tua card e fare marameo a chi sta in coda?
C’è da scommettere una cosa però: che non ci sarà nemmeno un tedesco, o un nordeuropeo, disposto a buttare dei soldi per risparmiare mezz’ora di attesa. Chiedetevi allora perchè sono loro ad avere in mano le chiavi dell’Europa.
La pazienza è un bene dal valore inestimabile.
Non per noi, però.
Roberto Ferrucci
(da “Il Corriere della Sera“)
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