ACCORDO BERLUSCONI-SALVINI: ZAIA IN VENETO, TOTI IN LIGURIA E IN CAMPANIA LA LEGA NON SI PRESENTA
E SALVINI PREPARA LA VIA DI FUGA: SE IL PROGETTO LEPENISTA NON SFONDA, RIPIEGA SUL MODELLO MODERATO DI MARONI E PUNTA A FARE IL SINDACO DI MILANO
Il punto di partenza è il Veneto, la madre di tutte le battaglie per il leader della Lega.
I sondaggi dicono che Zaia è avanti di circa dieci punti e che Tosi rosicchia sia a destra sia a sinistra. È chiaro che il sostegno di Forza Italia, che dopo il crollo del sistema Galan è all’otto-dieci per cento, metterebbe in sicurezza Zaia, salvo imprevisti.
Il sì di Berlusconi costa però a Salvini la non belligeranza nel Sud e più in generale un ammorbidimento dei toni verso Forza Italia: “Se siamo alleati — dice l’ex premier — non puoi spararci sulla faccia tutti i giorni. Altrimenti noi andiamo da soli ovunque, Veneto compreso”.
Per salvare Zaia Salvini si impegna a non presentare liste autonome in Campania, che possano togliere voti a Caldoro.
Campania e Veneto sono due facce della stessa trattativa.
Spiega una fonte di Arcore: “Salvini non poteva pretendere che avremmo sostenuto Zaia e lui ci faceva perdere in Campania. Così la sera del voto l’unica vittoria era della Lega, mentre Forza Italia sembrava morta”.
Anche perchè, e non è un dettaglio, al momento in Campania Renzi non è riuscito a far fare un passo indietro a De Luca nonostante il pressing.
Prosegue la fonte: “Renzi ha fatto di tutto per far saltare De Luca e mettere un candidato che potesse essere sostenuto anche da Alfano, ma non ci è riuscito al momento. Se la competizione è Caldoro contro De Luca la partita è aperta”.
Ed è cruciale. Perchè Caldoro è l’unica bandierina azzurra che può essere piantata sulla mappa elettorale la sera delle elezioni.
È il discrimine tra l’esistenza e la scomparsa.
Perchè dal 1994 in poi non è mai successo a Berlusconi di non guidare nemmeno una regione. Anche in questo caso il sondaggio che era sul tavolo ad Arcore parla chiaro. Il centrodestra unito attorno a Caldoro e senza liste di disturbo è avanti di qualche punto sul candidato del Pd.
La terza faccia dell’accordo riguarda la Liguria.
Dove il bluff della Lega era evidente e il candidato di bandiera (nonchè indagato per peculato) Rixi aspettava solo il momento giusto per poter fare un passo indietro e garantirsi il seggio di consigliere regionale.
E indovinate chi ha fatto il nome di Toti come possibile candidato unitario? Proprio quel Salvini che a parole non avrebbe mai ceduto sulla candidatura di Rixi.
In precedenza Berlusconi aveva provato con l’ex presidente Biasotti, il quale risulta ancora oggi il candidato più forte secondo i report della Ghisleri:
“Biasotti — prosegue la fonte — non è disponibile. Ha fatto il presidente, l’altra volta si è candidato e ha perso, ora è stanco”.
Infine le strategie future.
Non è un caso che nei giorni prima dell’incontro Berlusconi ha fatto trapelare l’ipotesi di candidarsi a Milano.
Al netto del fatto che, con la Severino, resta incandidabile e al netto del fatto che non ne ha voglia nè forza, il segnale è tutto politico: “Ha fatto capire a Salvini che non può considerare scontata l’alleanza con noi. E che deve trattare”.
Perchè la verità è che Milano è l’obiettivo del leader della Lega.
Se il progetto lepenista non decolla, spiegano leghisti vicini al segretario, “Matteo cambia schema e segue il modello Maroni”.
Nel senso che si candida come sindaco di Milano con una coalizione di centrodestra e in cambio offre a Berlusconi un accordo nazionale alle prossime politiche.
Ma questo sarà oggetto dei prossimi incontri ad Arcore.
(da “Huffingtonpost”)
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