I NUMERI DI ISTAT E MINISTERO SMONTANO LA RETORICA RENZIANA SUI NUOVI CONTRATTI
JOBS ACT, “SOLO UN EFFETTO RIMBALZO”: IL SOLE24ORE SMENTISCE RENZI SULLA RIPRESA DELL’OCCUPAZIONE… E POI L’ISTAT GLI DA’ LA MAZZATA FINALE
“Le statistiche vengono spesso usate come gli ubriachi si servono dei lampioni. Non per illuminare, ma per stare in piedi”.
La massima attribuita a George Bernard Shaw restituisce al meglio la furbizia con cui il governo si è mosso negli ultimi giorni sventolando i dati parziali sulle nuove assunzioni comunicati dal Ministero del Lavoro, salvo poi essere smentito dagli stessi dati — questa volta completi — di cui ha dato conto questa mattina
Il Sole 24 ore. “Contratti, solo un effetto rimbalzo”, ha titolato questa mattina il quotidiano di Confindustria, ridimensionando parecchio gli entusiasmi diffusi da Palazzo Chigi negli ultimi giorni.
Una brutta giornata, quella di Palazzo Chigi.
Prima la doccia gelata del giornale delle imprese, che in poche mosse ha smontato la propaganda governativa che la scorsa settimana aveva sbandierato con entusiasmo i 79mila contratti a tempo indeterminato registrati dal Ministero del Lavoro per i primi due mesi dell’anno.
Accanto ai nuovi contratti — ha spiegato oggi il Sole – sono aumentati anche le cessazioni e in particolare quelle relative ai contratti a tempo determinato. Inoltre, guardando i dati relativi alla fine del 2014, si è registrata una netta flessione delle attivazioni dei nuovi contratti. Tradotto dalle parole ai fatti: i nuovi contratti sventolati dal governo ci sono, ed è una buona notizia, ma si tratta da un lato di trasformazioni di contratti a tempo determinato convertiti in stabili dovuti ai sostanziosi sgravi fiscali varati dal governo, dall’altro dal rallentamento registrato alla fine dell’anno nelle attivazioni.
Sull’onda dell’approvazione del Jobs Act e degli sgravi contributivi introdotti nella legge di stabilità , molte imprese hanno cioè deciso di rinviare le assunzioni programmate alla fine dell’anno, posticipandole all’inizio del nuovo anno.
Di prima mattina sono arrivate anche le cattive notizie recapitate dall’Istat: -44mila occupati rispetto al mese precedente e il tasso di disoccupazione di nuovo in risalita al 12,7% dal 12,6% del mese precedente.
L’efficientissima macchina della comunicazione renziana, si è affrettata a non soffermarsi sulla variazione mese su mese.
Lo stesso portavoce del governo Filippo Sensi è sceso in campo su Twitter, mostrando come guardando le serie storiche, cioè le sequenze in valore assoluto dei nuovi occupati, segnino un incremento dei nuovi occupati.
Ma il dato che dovrebbe preoccupare il governo è un altro.
Non i dati Istat, usati molto spesso in questi mesi in modo un po’ strumentale ad ogni timido sussulto positivo ma caratterizzati da una forte volatiiltà , quanto la “fetta mancante” dei numeri comunicati la scorsa settimana da Palazzo Chigi in modo un po’ irrituale, visto che normalmente gli stessi numeri vengono forniti trimestralmente, e che invece Il Sole 24 Ore ha pubblicato stamane.
Sono quei dati, completi, ad avere disvelato il passo falso della propaganda governativa.
E a poco è servita, nel pomeriggio, la nota mensile dell’Istat che con un tempismo perfetto ha comunicato che “nei primi mesi del 2015 si rafforzano i primi segnali positivi per l’economia italiana, all’interno di un quadro ancora eterogeneo” -frase a tempo di record rilanciata su Twitter da Sensi —sottolineando però anche che Il mercato del lavoro italiano “presenta ancora segnali contrastanti, pur in presenza di un aumento delle ore lavorate nel quarto trimestre 2014″.
Palazzo Chigi per il momento incassa e anzi fa sapere di attendersi ancora altri segnali altalenanti.
E anche il ministro del Lavoro Poletti, che ieri aveva rilanciato l’orizzonte del “milione” di contratti a tempo indeterminato, ha messo le mani avanti spiegando che “in coda ad una crisi le cose tendono a non essere stabilizzate ed è immaginabile che ad una fase positiva possa seguire una flessione”.
Infondati quindi gli entusiasmi degli ultimi giorni? È presto per dirlo.
Il test decisivo arriverà con i dati diffusi a partire da marzo, quando cioè le nuove norme sui licenziamenti saranno in vigore.
Solo a quel punto, e possibilmente considerando un orizzonte più lungo dei semplici dati mensili, si saprà se il doping messo a punto dal governo per far ripartire l’occupazione avrà prodotto effetti reali o se “la volta buona”, per l’occupazione, dovrà attendere ancora.
(da “Huffigntonpost”)
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