AD ASCOLTARE SAVIANO C’ERA L’ITALIA NORMALE: UN PAESE CHE VUOLE STRINGERSI ATTORNO A VALORI CONDIVISI
PER L’APERTURA DI “CAFFEINA FESTIVAL” A VITERBO, BATTE FORTE IN PIAZZA IL RICORDO DI FALCONE E BORSELLINO, DUE UOMINI “GIUSTI” CHE HANNO DECISO DI “VIVERE E MORIRE DA UOMINI”… EMERGE L’ITALIA CHE HA SETE DI VALORI COMUNI, INTORNO A IDEE CHE NON SIANO “CONTRO”, MA “PER” QUALCOSA
Pubblichiamo il commento di Filippo Rossi, direttore del webmagazine, di area finiana, “FareFuturo” sull’intervento di Roberto Saviano alla prima giornata inaugurale del Festival “Caffeina Cultura” che si tiene a Viterbo fino al 17 luglio.
C’era l’Italia, ieri sera, su quella piazza. A sentire Roberto Saviano, nel cuore di Viterbo per l’apertura di Caffeina, c’era davvero tutta l’Italia. L’Italia vera, quella che non conosce barricate, quella che non vive di etichette, di ideologie, di “scelte di campo”. Un’Italia che, a vedertela lì di fronte, come fosse un unico corpo di migliaia di persone, non potevi — neanche volendo — “identificare”. Chi è di destra? Chi è di sinistra? Inutile provare a rispondere: c’era, sul serio, solo l’Italia.
C’era quell’Italia che ha sete di valori comuni, che ha voglia di abbracciarsi attorno a idee che non siano “contro” ma “per”, che vuole crescere su fondamenta che non siano di divisione ma di condivisione. C’era quell’Italia che ha fame di luce sulle troppe ombre che ancora la inquinano, che ha fame di trasparenza, di onestà , di responsabilità .
Quell’Italia che, per questo, non può che commuoversi mentre scorrono le immagini e le parole di Giovanni Falcone e di Borsellino, di quei due “giusti” (non per forza “eroi”, come ci tiene a sottolineare Saviano) che, da persone normali, con le loro fragilità e i loro dubbi, i loro slanci e le loro debolezze, hanno deciso di “vivere e morire da uomini”. Quell’Italia che non può non applaudire, quando l’autore di Gomorra risponde a chi — con fini più o meno limpidi — gli dà del “professionista dell’antimafia” (la stessa accusa che troppe volte è suonata come una condanna a morte): «Meglio professionista dell’antimafia, che dilettante dell’antimafia». E come non dargli ragione.
Quell’Italia che non può che spellarsi le mani, in un afflato quasi liberatorio, per dire che davvero «la legalità non è nè di destra, nè di sinistra, nè di centro». Eccole, le parole che l’Italia vuole sentirsi dire. Ecco cosa pensa l’Italia, ma quella vera, non quella dipinta a tinte fosche dai cantori dello scontro antropologico, dai condottieri di una “battaglia finale” che usa il paese come incolpevole campo di combattimento, dagli incendiari di una lotta quotidiana e sfiancante. Ecco i “valori” di un paese consapevole delle sue ombre, ma alla ricerca di un futuro migliore. Ecco l’Italia che vorrebbe riscoprirsi, finalmente, un paese normale. E che forse, anche se per poche ore, ieri sera ci è riuscito davvero.
Filippo Rossi
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