“ADESSO IL PD CAMBI TUTTO”: INTERVISTA A JASMINE CRISTALLO
“SPALANCATE LE FINESTRE PER FAR ENTRARE ARIA FRESCA E CACCIATE CHI RAPPRESENTA IL POTERE PER IL POTERE, BISOGNA ESSERE RADICALI”
Jasmine Cristallo, voi Sardine avete scritto una lettera al Pd. Un po’ sembra una critica, un po’ una dimostrazione d’affetto. Riassumiamola con un titolo: “Cambiate”. Ho capito bene?
Non credo sia il caso di scomodare la parola affetto perchè in gioco c’è un ragionamento politico e non sentimentale…
Anche il sentimento è politica però, prego, prosegua.
Va bene: “Cambiate”, è pertinente. Abbiamo portato avanti una critica con spirito costruttivo, al fine di innescare un dibattito nella principale forza del centrosinistra. Le assicuro: non c’è alcuna arroganza o presunzione, al contrario c’è tutta la passione che abbiamo incrociato durante questi mesi, nelle decine di piazze, nelle iniziative, nelle voci e negli sguardi di ragazzi e ragazze che alla politica non chiedono un posto in una lista ma una coerenza su principi e valori. Quello che chiediamo al Pd è di cambiare per essere fino in fondo credibile agli occhi delle persone.
Perchè il Pd non è credibile? Le direbbero dal Nazareno: ha appena vinto le elezioni, i Cinque stelle si stanno sfaldando, la destra è sotto botta…
Ha tenuto, per carità . Ma adesso, proprio per questo, dovrebbe compiere un atto di coraggio. Non dire: passata la paura, può andare avanti tutto come prima.
Ma dal Pd qualcuno si è fatto vivo per rispondervi?
Finora Gianni Cuperlo che, con bellissime parole, ha colto il senso del messaggio.
Andiamo con ordine. Voi scrivete, rivolgendovi al gruppo dirigente del Pd: “Chiedete quale fosse l’umore degli attivisti democratici rispetto alle faide tra correnti. Chiedeteci quanto sia stato difficile come sardine fare una campagna contro la destra sapendo “chi” e “cosa” si presentasse a sinistra (tralasciamo sul “come”…).
La lettera ha fotografato una condizione diffusa, e peraltro non nuova, tra i militanti del Pd che si sono mobilitati più per timore del pericolo che per entusiasmo su un progetto… Il nostro è un atto di sincerità , non un processo. Non siamo politici di professione. E se un anno fa qualcuno ci avesse descritto ciò che poi è accaduto forse non ci avremmo neppure creduto. Vorrei che il nostro appello venisse letto in questo modo: come un’offerta e, nello stesso tempo, una richiesta di aiuto.
Aiuto in che senso?
Nel senso che, se un gruppo di persone riesce a mobilitare quello che si è mobilitato, persino al di là della nostra volontà e capacità , vuol dire che esiste una domanda di buona politica e che la principale forza organizzata della sinistra ha il compito di raccogliere, di non disperdere quella ricchezza e soprattutto di non tradirla. Insomma, non metteteci di nuovo in una condizione di necessità : mangiatevi questa minestra perchè c’è la destra.
Anche voi, in alcune regioni vi siete turati il naso?
È innegabile che tanti elettori si siano trovati nella condizione di dover scegliere in base al triste criterio del “meno peggio”. Noi ci siamo spesi come abbiamo fatto la sera di quel 14 novembre a Bologna in piazza Maggiore, e in quella occasione non abbiamo sostenuto un candidato ma una battaglia per fermare i sovranisti.
No, scusi ma questa non si può sentire. Per fermare i sovranisti si votava Bonaccini.
Per fermare i sovranisti si votava la sinistra. E io non ho mai fatto mistero della mia critica a Bonaccini, che ha fatto il grave errore di seguire Zaia e Fontana nella posizione rispetto all’autonomia differenziata, che da meridionale rappresenta la prevaricazione dei ricchi sui più fragili.
E dunque?
Dopo di allora abbiamo percorso l’Italia, e superati i mesi terribili della pandemia, siamo stati nelle regioni che andavano al voto anche perchè sentivamo che l’alternativa offerta dalla destra era comunque un’alternativa peggiore. Detto ciò è importante che nel campo della sinistra e del centro sinistra la qualità della buona politica, la selezione delle candidature rifletta i valori che quel partito dichiara di avere. Quando Montanelli scrisse il famoso “turarsi il naso” molti di noi erano bambini. Ora non guardiamo alla politica con gli occhi di prima però ci piacerebbe la coerenza tra le parole e le azioni.
Va bene, ma non si può tirare il sasso nascondendo la mano. Faccia i nomi degli Innominabili e di quello che rappresentano per voi.
De Luca ed Emiliano sono in campo da molto tempo, prima ancora della nostra nascita e presenza. E non scatenano l’entusiasmo di chi si aspetta proposte nuove e alternative.
Insomma avete avuto imbarazzo a sostenere De Luca ed Emiliano.
L’imbarazzo, prima che noi, lo lascerei piuttosto al gruppo dirigente del Pd, a partire da alcune alleanze anomale nate sui territori. Rifletterei anche sui danni causati da questo regionalismo presidenziale reso possibile dalla riforma del titolo V, che ha portato l’offerta politica a identificarsi con un “uomo solo al comando”, che nel caso di De Luca è diventato, complice la pandemia, addirittura un fenomeno di costume di cui parlano le top model.
Domanda secca: De Luca per lei è sinistra?
La risposta alla sua domanda ce l’ha fornita lo stesso De Luca, che all’indomani del suo innegabile successo ha dichiarato: “la mia vittoria è oltre la destra e la sinistra”. Non so bene cosa voglia significare, ma è evidente che non possa essere catalogato per sua stessa ammissione in schemi tradizionali….
Proseguiamo con la lettera. Scrivete: “Senza un progetto condiviso e allargato non si va da nessuna parte. Un partito che si concentra sulle lotte di potere ma si dimentica la base ha i giorni contati. Un partito che dipende da figure forti e capibastone non può dirsi democratico”. Non pensa che siete troppo severi con Zingaretti? In fondo, ha fatto la guerra con i soldati che ha.
Severi con Zingaretti? C’è una bella differenza fra l’essere severi e avanzare delle critiche politiche, finalizzate ad allargare il campo antisovranista e renderlo credibile ed efficace. Insisto, non chiedete a noi di personalizzare la polemica a favore dell’uno o contro l’altro. Noi abbiamo sollevato un ventaglio di questioni e speriamo che anche questo piccolo nostro contributo sia letto in positivo.
Scusi se insisto, ma in questa posizione io vedo un atteggiamento radicalmente mutato da parte vostra. Dal sostegno acritico, alla critica a sinistra: “Un partito incapace di parlare ai sognatori è un partito già morto”. Le direbbero dal Pd: eravamo morti nel 2018, ora abbiamo vinto le elezioni.
Nessuno nega che le cose siano andate come Salvini non aveva previsto: lui parlava di un sei a zero ed è finito tre a tre. Non cerchiamo la polemica per la polemica e forse senza la sconfitta drammatica del 2018 anche le sardine non sarebbero nate. Certo che dobbiamo costruire, ciascuno per la sua parte, le condizioni per battere la destra, quando si tornerà alle urne per decidere il governo dell’Italia. Noi pensiamo che ci arriveremo più forti se coltiveremo di nuovo la passione per una politica trasparente, partecipata, davvero capace di coinvolgere ed includere.
Ma voi siete vivi? Il No al referendum è anche una vostra sconfitta.
Lei è il primo a riconoscere la presenza dei nostri parametri vitali, a meno che non stia pensando di intervistare, anche con un discreto piglio mordace, un’entità ultraterrena.
Gliela metto così, avendo votato no anche io. Parafrasando Woody Allen, “Dio è morto, Marx pure e io non mi sento tanto bene”. Beata lei che si sente bene.
Continuo a pensare che la nostra battaglia sia stata giusta e motivata e che quel 30 per cento di italiani che ha votato No – opponendosi a mani nude contro antipolitica, demagogia e populismo – oggi rimanga una comunità vigile e attenta alle evoluzioni di questa riforma, tanto più alla luce delle dichiarazioni eversive di Grillo e reazionarie di Di Maio, che vorrebbero introdurre lo strumento anticostituzionale del mandato imperativo. E su tutto, continua a valere il grande insegnamento di Che Guevara: l’unica battaglia persa è quella non combattuta.
Olè. Insomma, la vostra proposta al Pd in una riga: cambiate tutto, facciamo assieme una nuova cosa, altrimenti, come direbbe Saviano, andate al diavolo? È questo che state dicendo?
Diciamo così: cambiate tutto, a partire dall’agenda e dalla linea: lotta alle disuguaglianze e immigrazione, innanzitutto. Spalancate le finestre per far entrare aria fresca e mandar via gli olezzi, e aprite le porte per cacciare chi rappresenta il potere per il potere per il potere, senza scrupoli e cambiamento. Bisogna essere radicali e far pace con questa parola perchè, come diceva la filosofa, solo il bene è radicale.
(da “Huffingtonpost”)
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