INTERVISTA AL POLITOLOGO ANGELO PANEBIANCO: “ATTENTI A DARE PER MORTI POPULISTI E SOVRANISTI”
“ASPETTIAMO LE ELEZIONI AMERICANE PRIMA DI SBILANCIARCI”… “SALVINI OGGI E’ PIU’ DEBOLE, HA UN PROBLEMA DI STRATEGIA GROSSO COME UNA CASA”
Oggi “non ha più senso” parlare dei due blocchi di destra e sinistra, così come è “troppo prematuro” pensare che populismo e sovranismo abbiano perso il loro potere di attrarre consenso.
“Aspettiamo di vedere come andranno le elezioni americane”, è l’invito alla prudenza del politologo Angelo Panebianco, che a colloquio con HuffPost ha analizzato lo scenario di incertezza nel cammino che ci sta portando fuori dal sistema maggioritario. “Se si arriva alla proporzionale le forze si scompongono e una parte di quelli che stanno adesso nella destra non ci staranno più o ci sarebbero solo a livello locale”.
A proposito di Salvini è convinto che: “Un progetto come il suo richiedeva davvero uno sfondamento nel Sud, ma il Sud adesso è intercettato da Fratelli d’Italia e lui è profondamente indebolito dalla sconfitta in Toscana”.
Quanto all’antipolitica, essa è davvero destinata a sgonfiarsi dopo il culmine del Sì al Referendum come alcuni osservatori rilevano? “L’antiparlamentarismo è antico, da noi era già presente nell’Ottocento, ha sempre avuto un’importanza notevole e periodicamente riemerge”.
Professore, c’è lo spazio e la necessità di una destra liberale in Italia, diversa da quella sovranista, populista e anti-europeista degli ultimi anni?
Perchè ci sia una destra liberale come dice lei, occorre che ci sia una cospicua parte del Paese che sia di questo tipo, perchè altrimenti non ha senso. Se una destra liberale europea si presenta a un Paese che non è nè liberale nè europeista, non prende un voto e quindi non le conviene. Il problema è capire se un’offerta politica di quel tipo possa incontrare i consensi del Paese.
Lo ritiene possibile?
Al momento sembra di no, però può anche darsi che accada in futuro. Una serie di fattori ha spinto in un’altra direzione: l’elezione di Trump, la Brexit, gli effetti della crisi economica 2007-2008 e adesso l’accelerazione prodotta dalla pandemia. Tutte queste cose finiscono per non portare acqua a favore di forze moderate. Poi eviterei di usare i termini destra e sinistra…
Quindi a suo avviso in un sistema non più maggioritario, o che si avvia a essere proporzionale, non ha senso parlare di blocco di destra o di blocco di sinistra.
Se si arriva alla proporzionale le forze si scompongono, quindi una parte di quelli che stanno adesso nella destra non ci staranno più o ci sarebbero ancora solo a livello locale e regionale perchè lì le leggi sono di tipo maggioritario. In questo momento il blocco di destra esiste sul piano locale, proprio in ragioni di queste leggi che spingono ad avere una destra e una sinistra.
In un sistema proporzionale può emergere o no una qualche forza centrista di tipo moderato? E cosa c’è di ancora utilizzabile dei vecchi blocchi della sinistra e della destra per creare una cosa del genere? C’è lo spazio ed essa può incontrare il favore di una parte del Paese?
Se usciamo dal maggioritario — ed è probabile — a quel punto non capisco neppure di che blocco stiamo parlando, visto che i vari blocchi vanno a scomporsi.
Che cosa potrebbe accadere? Ci sarà la rivincita dei partiti molto piccoli, quelli che oggi sembra non abbiano peso?
Potrebbero. Lei tenga conto che da molto tempo, da quando si sono indeboliti i vecchi partiti di massa che avevano una forte presa sull’elettorato e un grande insediamento sociale, l’elettorato è diventato molto mobile, adesso si sposta. Un tempo, trent’anni fa, c’erano spostamenti elettorali del 2 per cento, del 3 per cento. C’è stata un’epoca, che adesso pare incredibile, in cui un partito dichiarava grande vittoria perchè aveva avuto il due per cento in più rispetto alle elezioni precedenti. Adesso gli spostamenti sono a volte del 7, dell’8, del 10 per cento. Basti vedere cosa è successo son il Movimento 5 stelle, diventato partito di maggioranza relativa e quasi certamente destinati a scendere molto alle prossime elezioni politiche. Ci sono moltissimi voti liberi e a seconda dell’offerta politica quei voti possono essere intercettati oppure no, molto dipende da quali saranno le caratteristiche delle offerte politiche e se risponderanno a esigenze di elettori date le circostanze in cui ci troveremo. L’imprevedibilità è massima.
Come dovranno muoversi eventuali partiti moderati in questo sciame di incognite?
Per esempio una forza moderata se ha un numero di leader che litigano tra di loro, che non riescono ad accordarsi, che fanno una politica slabbrata, non riuscirà a intercettare l’elettorato con la sua offerta politica. Sarà tutto molto affidato alla natura delle offerte politiche che arriveranno sul piatto
Inserendoci in questo ragionamento, il cambiamento che sta apportando Matteo Salvini nella Lega, con la segreteria, le deleghe alla vecchia maniera dei partiti tradizionali, non è un primo passo verso una strada meno muscolare, meno forsennata?
Non saprei giudicare questo, a me pare di no. Mi sembra che Salvini si sia particolarmente indebolito dopo la sconfitta in Toscana, lui adesso sta parlando molto anche per coprire un problema. Un progetto come il suo richiedeva davvero uno sfondamento nel Sud, ma il Sud adesso è intercettato da Fratelli d’Italia, quindi il suo progetto è in affanno. Io credo che le sue mosse siano un tentativo di nascondere un problema di strategia che lui adesso ha ed è grande come una casa.
Nella Lega è sotto gli occhi di tutti che ci fosse già un problema prima, poi nascosto sotto il tappetto perchè Salvini ha avuto successo e ha fatto crescere enormemente il partito.
La Lega era due cose contemporaneamente. Da una parte il vecchio insediamento leghista del Nord. La Lega con Bossi è stata il sindacato territoriale del Nord. Al tempo stesso c’era Salvini con la sua strategia nazionale, lepenista, e le due cose stavano insieme fin quando Salvini aveva successo. Se il successo non c’è più, o il suo progetto perde colpi, la contraddizione tra le due leghe, quella nazionale e quella del Nord, finisce per emergere con forza.
Naturalmente queste cose adesso tendiamo a personalizzarle con Salvini, Zaia, con le sue interviste scomode, ecc.
Resta il fatto però che la Lega aveva due anime. Se ha successo possono stare insieme. Se non c’è successo le sue anime entrano in conflitto.
Invece Giorgia Meloni ha più consapevolezza dei tempi che stanno cambiando e di conseguenza dei modi necessari a formare un’offerta accattivante e credibile?
Non lo so, però mi pare una leader abile. Naturalmente il suo insediamento è quello del Sud, ma naturalmente si porta dietro alcuni dei pesi che vengono dal suo passato. Tutti hanno un passato e il passato non può non pesare.
Questo come si traduce nella realtà concreta?
Difficilmente Meloni sfonderà al Nord, il suo successo tenderà a essere concentrato nel Sud, ma questo avrà delle conseguenze anche per il tipo di politiche possibili. Per esempio Forza Italia aveva il suo epicentro nella Lombardia, quindi è vero che ha avuto successo anche in Sicilia, in Campania, ma il movimento nasce dalla Lombardia e questo porta a conseguenze sul tipo di politiche del partito, sulla cultura politica. L’enfasi sul ruolo delle imprese e così via viene da lì. Chi è forte nel Mezzogiorno non può che avere posizioni diverse, mi sembra inevitabile.
Populismo e sovranismo si sono un po’ sgonfiati nella loro veemenza e aggressività ?
Non lo so, perchè dipende da troppi fattori che non conosco, dipende da chi vince nelle elezioni americane, questo è il primo fatto.
Nel mondo occidentale in effetti quello che succede negli Stati Uniti ha riflessi importantissimi.
È così, infatti risponderò alla sua domanda solo quando sapremo come saranno andate le elezioni americane e potremo avere più informazioni. Per ora possiamo dire che la vittoria del Sì al Referendum in parte è anche una posizione riconducibile a una tradizionale antiparlamentarismo che è sempre stato presente e certamente ha avuto un ruolo, non dominante, ma è una stata una componente importante della storia del Paese che si ripresenta in certi momenti. Non credo che sia possibile vendere la pelle dell’orso e dire che sono spariti, mi sembra tutto troppo prematuro.
Questo antiparlamentarismo in molti lo riconducono direttamente alla nascita dei 5 stelle.
No, no, è antico, era già presente nell’Ottocento, è stato presente anche in altri Paesi, ma da noi ha sempre avuto un’importanza notevole e periodicamente riemerge prendendo il volto politico che di volta in volta i leader politici sanno dargli in un particolare momento storico.
In un’intervista al nostro giornale il ministro del Sud Giuseppe Provenzano ha detto che ‘il tempo dell’antipolitica è finito’: è d’accordo?
(ride) Se lui ha informazioni di questo tipo, bene, ci faccia sapere sulla base di quali dati e noi saremo molto contenti di saperlo. Io non mi arrischio a dare giudizi così apodittici.
(da “Huffingtonpost”)
Leave a Reply