ALFANO TENTA DI ISOLARE FITTO PROMETTENDO POLTRONE AI SUOI, MA RICEVE SOLO NO
GELMINI, CARFAGNA E BERGAMINI NON ACCETTANO E ALFANO RISCHIA DI RIMANERE IN TRAPPOLA
L’operazione si è arenata: isolare Fitto, ricoprendo di incarichi i suoi. Distribuire poltrone per evitare la conta.
È dopo una serie di no che Alfano ha passato la pratica a Berlusconi. Chiedendogli di mediare, perchè “si sta mettendo male”.
Per la prima volta pare una questione politica, non di poltrone la ricomposizione del Pdl. O almeno così ha pensato Alfano.
Che ha provato a usare il metodo Verdini per mettere tutti d’accordo. Ha offerto a Fitto su un piatto d’argento la testa di Brunetta: “Raffaele, il posto di capogruppo è tuo”. Proposta rispedita al mittente.
È a quel punto che Alfano ha provato a “ricomprare” i grandi sostenitori di Fitto, quelli che gli sono attorno: Gelmini, Carfagna, Bergamini. Nella convinzione che non sono degli “estremisti” alla Santanchè ma dei berlusconiani ragionevoli.
E che quando capiranno dalla voce del Capo che non c’è nè congresso nè primarie, rientreranno all’ovile, lasciando “Raffaele” da solo.
È andato male anche questo tentativo. La testa di Brunetta non l’ha accettata neanche Mariastella Gelmini: “Angelino, ti dico di no sia per motivi di lealtà nei rapporti col mio capogruppo sia per una questione politica generale. Non sono le poltrone quello che cerchiamo”.
È l’ok Corral alla luce del sole.
Teso, preoccupato, “Angelino” ha toccato con mano che non controlla più il “corpaccione” del Pdl.
Con Fitto sono scesi in campo tutti i ministri del governo Berlusconi. Una raffica impressionante. Al grido di “congresso subito”.
Parola che da quelle parti suona come un’eresia e pure come una dichiarazione di sfiducia al segretario. Matteoli, Gelmini, Carfagna, Prestigiacomo, Rotondi, Bernini, Romano, Nitto Palma: i ministri del governo Berlusconi vogliono la conta, in un congresso straordinario. Con Alfano ci sono i ministri pidiellini del governo Letta.
Ecco perchè il segretario è apparso esausto da una due giorni in cui è sfuggito tutto di mano.
Sa bene che la discesa in campo di tutti i ministri di Berlusconi pesa, nel suo mondo. È l’accusa di “tradimento” quella che vive come un incubo. Sa cosa significa. Conosce come vanno le cose in quel mondo sin dai tempi di Fini.
Berlusconi lo ha rassicurato sul ruolo di segretario, ma sa — letteralmente — che il Capo “se ne frega del partito”. Ha la testa altrove.
Odia queste discussioni.
È certo che il Cavaliere non riuscirà anche a convincere Fitto a fermarsi, nell’incontro di martedì: “Berlusconi — dice un alfaniano di ferro — nei faccia a faccia non impone nulla, fa una mozione degli affetti e dà ragione a tutti, ma non si impone perchè si tiene aperta la possibilità di usare sia gli uni che gli altri, sia i falchi sia le colombe”.
È per questo che chi ha parlato con “Angelino” racconta che il segretario si sente in una tenaglia.
Da un lato non è riuscita la campagna acquisti degli avversari con le poltrone. Dall’altro ci sono i suoi. Per ora la scissione è “congelata” .
Ma il grosso dei suoi parlamentari lo spinge a rompere, per fondare il Ppe italiano con Casini.
I mondi che si sono mossi durante la grande conta, come Comunione e Liberazione, sono insofferenti per quello che considerano un cedimento. Giorno dopo giorno Angelino è rientrato nell’orbita berlusconiana.
È bastato che il Cavaliere lo blandisse, assicurandogli di fare il segretario, che ha messo il freno alla scissione dei gruppi. Era pronta.
Ora i suoi, che solo due giorni fa invocavano il Ppe italiano, si trovano a giocare in difesa.
E a dire no al “congresso” del Pdl.
(da “HuffingtonPost”)
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