ALITALIA, BRUCIATI ALTRI 220 MILIONI DI EURO DEGLI ITALIANI
PER TENERE IN PIEDI IL CARROZZONE SERVE UN MILIARDO DI EURO, INTANTO LE SOLUZIONI TARDANO E I CONTRIBUENTI PAGANO
Le Ferrovie dello Stato devono presentare entro il 30 aprile l’offerta per Alitalia. Per tenerla in piedi serve un miliardo.
L’unico investitore privato disponibile è al momento l’americana Delta, che vuole entrare con un cip di 100-150 milioni.
Il resto, spiega oggi Repubblica, rischia di versarlo lo Stato: 300 milioni potrebbero spenderli le Fs (controllate dal Tesoro). Il governo è pronto a entrare nel capitale trasformando in azioni un po’ dei 900 milioni del prestito ponte garantito alla compagnia. Mentre i Benetton, sondati da Mediobanca, non hanno intenzione per ora di muoversi.
La porta di Treviso però non si è chiusa del tutto: i rapporti con il governo gialloverde sono scesi ai minimi termini – con tanto di minaccia di ritiro della concessione di Autostrade – dopo la tragedia del Ponte Morandi.
E un “aiutino” su Alitalia – sussurrano i palazzi romani – potrebbe aiutare a rasserenare il clima. Un “do ut des” che nessuno – ovviamente – espliciterà mai ma che rischia di avvelenare (se mai si materializzerà ) i rapporti gialloverdi.
In cassa a fine febbraio c’erano 486 milioni (più 193 di depositi a Iata & C.). Quanto basta per arrivare a fine anno – ad aprile 2018 ce n’erano 800 – ma non molto oltre.
I tempi per la vendita insomma – considerati i circa 6 mesi necessari per l’ok antitrust – sono stretti. E comunque vada a finire, spiega Ettore Livini, i contribuenti italiani dovranno rimettere mano al portafoglio. Il conto preciso per la collettività – già ora a quota 220 milioni, i soldi pubblici bruciati finora per far volare la compagnia in amministrazione straordinaria – lo scopriremo nelle prossime settimane.
(da “NextQuotidiano”)
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