ALTRI 40 MILIARDI DI AIUTI A FONDO PERSO AI “PRENDITORI” , DEBITO PUBBLICO AL 159,8% COME DOPO LA GRANDE GUERRA
LE FUTURE GENERAZIONI PAGHERANNO PER DECENNI GLI INTERESSI GIGANTESCHI PER SOMMERGERE DI QUATTRINI RISTORATORI, BAR E QUESTUANTI : MA QUALCUNO CHE PRIMA VERIFICHI IL LORO CONTO IN BANCA, MAI?
Quello tra la pandemia e la guerra è un parallelismo frequente e di cui spesso si fa un uso inappropriato. Ma c’è una percentuale che cristallizza questa equazione se la prospettiva è quella dell’economia del Paese.
La percentuale è contenuta nel Documento di economia e finanza – il quadro dei conti pubblici – approvato dal Consiglio dei ministri. Il rapporto tra il debito e il Pil schizzerà quest’anno al 159,8 per cento.
Mai così alto dai tempi del primo Dopoguerra, anzi ancora più alto dato che nel 1920 si attestò a 159,5 per cento. Allora pagammo il costo della Grande Guerra, di spese militari ingenti per combattere con mezzi moderni.
Saldammo gran parte del debito qualche anno dopo, grazie ai soldi che i tedeschi, da sconfitti, ci diedero per risarcire i danni.
Oggi la guerra è il Covid. È un debito che lo Stato ammortizzatore si è voluto caricare per finanziare la cassa integrazione in favore dei lavoratori e per sostenere famiglie e imprese. Siamo sopravvissuti, pagando però il prezzo di 116mila morti e indebitandoci come non facevamo da più di cento anni.
Ma il dato del debito/Pil del 2021 – l’anno in cui l’Italia, tra l’altro, si gioca la ripartenza e non ancora il ritorno ai livelli pre crisi – dice anche che dobbiamo risalire la china con una zavorra che è figlia di anni, meglio di decenni, in cui i governi che si sono susseguiti sono stati incapaci di aggredire strutturalmente il debito. E con eccezione della crisi del 2007-2008, gli alibi per non esserci riusciti finiscono qui.
Anche il deficit all′11,8% è un altro prezzo salatissimo che paghiamo alla pandemia. L’anno scorso sono stati tirati fuori 108 miliardi per gli aiuti al Paese. In meno di un mese il governo Draghi ne ha messi sul piatto 72: i 32 miliardi del decreto Sostegni approvato a marzo e i 40 miliardi del nuovo scostamento di bilancio, che darà vita a un nuovo decreto di aiuti entro fine mese.
Ancora soldi, questa volta quasi tutti alle imprese e alle partite Iva. Con una parte di soldi che spingono la ripartenza delle attività, ma tutte ancora legate alla situazione epidemiologica ancora incerta, seppure in miglioramento, incrociata alla campagna di vaccinazione che un giorno è in affanno e l’altro tenta il recupero.
Proveremo a risollevarci, sfruttando il maxi deficit e il Recovery, ma i soldi della crescita serviranno (anche se non tutti, ma poco conta) per ripianare il debito. E in proporzione ci serviranno più soldi.
Ancora aiuti. Tanti. Quaranta miliardi. Questa volta, come si diceva, quasi tutti alle imprese e alle partite Iva. Ma anche investimenti pubblici per pompare il Recovery fino a 237 miliardi.
I mesi che vanno da aprile a dicembre saranno quindi quelli decisivi per capire se la strategia funzionerà. Con una condizione su tutte, indicata dallo stesso Governo: bisognerà vaccinare l′80% della popolazione entro ottobre, in linea con il target del piano Figliuolo.
I nuovi aiuti. Ristori per 20 miliardi, credito d’imposta per gli affitti, taglio alle bollette. Sgravi ai giovani per i mutui prima casa
Circa 20 dei 40 miliardi del nuovo scostamento di bilancio saranno soldi a fondo perduto. Andranno a bar, ristoranti, negozi, piscine, palestre e a tutte le altre attività colpite dalle restrizioni. Il decreto che li conterrà sarà approvato dal Consiglio dei ministri entro fine mese. Franco punta a fare partire i bonifici verso i conto correnti dei titolari delle attività il prima possibile, ma bisogna sciogliere prima il nodo della platea.
Ci sarà un’attenzione alle attività più colpite e questo potrebbe determinare quindi indennizzi differenti, ma c’è chi, come il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, propone una selettività maggiore per sostenere le attività che sono state più colpite.
La proposta del ministro leghista punta a calibrare gli indennizzi non sul calo del fatturato, ma sul bilancio: subito una tranche di aiuti, la seconda a giugno, quando si chiudono i conti. Ma questo assetto implicherebbe uno spacchettamento dei bonifici e un secondo arrivo di soldi posticipato rispetto alla tranche unica e in tempi brevissimi, nel giro di due-tre settimane.
L’altra fetta del decreto sarà costituita dal credito d’imposta per gli affitti e da altre misure per coprire parte dei costi fissi delle attività, come ad esempio la quota fissa delle bollette. La garanzia sui prestiti sarà prorogata dal 30 giugno a fine anno e questo per sostenere l’erogazione del credito alle piccole e medie imprese.
Ci saranno ancora i bonus per i lavoratori stagionali e arriverà uno sgravio fiscale per i giovani che accendono un mutuo per l’acquisto della prima casa.
Ancora la sospensione della tassa di soggiorno, soldi ai Comuni per aiutare le fasce più deboli. Rispetto al decreto Sostegni di marzo, il Governo sceglie di focalizzare i nuovi aiuti sul mondo delle imprese. Anche perché i soldi per rifinanziare la cassa integrazione e per l’acquisto dei vaccini, così come quelli necessari per altre spese, sono stati stanziati meno di un mese fa.
(da “Huffingtonpost”)
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