AMATO E D’ALEMA I PREFERITI DEL CAVALIERE: IL DOTTOR SOTTILE IDEALE PER L’INCIUCIO
SENZA ACCORDO IL PDL VOTERA’ BERLUSCONI
L’accordo non è in vista.
Le diplomazie sono al lavoro, ma solo stasera Berlusconi e Bersani potrebbero avere un rendez-vous. All’ultimo tuffo.
La terna che Berlusconi si aspetta da Bersani è quella nota: Amato, Prodi, Marini.
Ma poi bisogna anche vedere se il segretario del Pd arriverà all’incontro con in tasca la rinuncia alla pretesa di farsi dare l’incarico. Per formare il governo.
Tutto, però, è ancora molto fumoso.
Al momento, la strategia pidiellina prevede che nel caso si dovesse arrivare a un accordo tra Pd e Pdl su un nome (Berlusconi vorrebbe D’Alema, ma anche Amato alla fine sarebbe digerito) si voterebbe sin da subito il nome prescelto, anche se c’è chi propone di votare nei primi tre scrutini i candidati di bandiera e di procedere solo al quarto con il nome frutto dell’accordo per evitare di bruciarlo con i franchi tiratori.
Se così dovesse essere, l’indicazione che arriva dal Pdl è quella di votare Silvio Berlusconi alle prime tre votazioni e tentare di riaprire un canale di dialogo in vista della quarta.
Ma Berlusconi teme altro.
Che, cioè, dal quarto voto, se non ci dovesse essere domani sera la fumata bianca, l’abbassamento del quorum trasformi la Camera in un Vietnam del tutti contro tutti.
Con il Pdl che può solo rimetterci.
I democratici, infatti, potrebbero trovare anche altre convergenze ed eleggere un presidente, come Romano Prodi, visto come la peste dal Cavaliere.
O come Rodotà , con tanto di appoggio grillino. Un incubo.
Un’azione davvero ostile, che farebbe cambiare la strategia berlusconiana anche sulla lunga distanza.
Ecco perchè, ragionano a palazzo Grazioli, si deve alzare la posta.
Se n’è parlato anche ieri sera, durante un summit tra i fedelissimi e l’ex premier.
Berlusconi è pronto a gridare al golpe del Pd che occupa tutte le cariche istituzionali.
D’altra parte, anche le indiscrezioni delle ultime ore non l’hanno affatto convinto.
L’entrata in scena di nomi dei giudici costituzionali Sabino Cassese e Sergio Mattarella non sono state considerate credibili a Palazzo Grazioli. Anzi, delle vere prese in giro; si sa, al Cavaliere restano sempre indigesti i giudici.
Figurarsi chi, come Cassese, è considerato anche vicino a Prodi.
Comunque, il 18 Berlusconi non sarà in aula alla Camera.
È vero che ha chiesto il rinvio dell’udienza a Milano per legittimo impedimento parlamentare, ma il 18 pomeriggio è atteso a Udine, per il comizio finale del candidato presidente Pdl in Friuli, Renzo Tondo.
Un segnale fin troppo chiaro che il Cavaliere non crede a un’intesa con Bersani.
Tant’è che anche ieri sera ha parlato del suo programma “elettorale”.
Una nuova manifestazione è in vista per l’11 maggio a Brescia.
Se tutto dovesse precipitare, sarebbe quella “della riscossa del Nord operoso contro l’Imu”.
Sara Nicoli
(da “ll Fatto Quotidiano“)
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