E IL NOME DI RODOTA’ SPACCA IL PD
L’EX PRESIDENTE PDS PIACE SOLO A UNA PARTE DEL PD
“Stefano Rodotà ? Io sono una giurista, a me come Presidente della Repubblica piacerebbe”. Alessandra Moretti spezza una lancia a favore del costituzionalista.
Una lancia che ha un certo peso, provenendo da una delle fedelissime di Bersani. Tentazioni.
In realtà la pro-offerta di Grillo (“Se la Gabanelli rinuncia, il Pd può votare Rodotà . E sulla fiducia vediamo…”) al solito dilania il partito.
Il Pd è ancora alla ricerca di un accordo con il Pdl.
Ma Rodotà è un nome al quale è difficile dire di no. “Già il fatto che Grillo ci chieda di votarlo è un buon motivo per non farlo. Anzi, Rodotà dovrebbe rifiutarsi di farsi candidare dai 5 Stelle”.
Il giovane Turco, Matteo Orfini lo dice con veemenza, ma molti nel partito sono sulle sue posizioni. “Come facciamo a fidarci adesso? Come facciamo a credere che davvero Grillo sia pronto a un accordo?”, commenta Andrea Orlando.
I Democratici ragionano secondo schemi di gioco: c’è quello che contempla un accordo con i grillini, che dovrebbe portare a un governo a 5 Stelle, sul quale in questa fase sono scettici tutti. E quello che vede Amato, o magari D’Alema, in chiave di un accordo con Berlusconi.
La partita personale di Bersani passa per un Capo dello Stato che gli dia l’incarico: e dunque la tentazione Rodotà in questa chiave esiste, visto che Amato e D’Alema potrebbero ragionare sulle larghe intese propriamente dette, facendolo fuori.
Ieri, a proposito dell’offerta di Grillo dallo staff del segretario chiarivano che il metodo è sbagliato: se il leader dei 5 Stelle vuole trattare, deve venire a parlare con noi.
E vale per tutti: non si può dire “o questo, o niente”.
Oggi intanto dovrebbero vedersi i capigruppo di Democratici e M5S. “Rodotà è un nome autorevole, che potremmo votare — commenta Civati — ma per spuntarla nel Pd per noi sarebbe stato più facile Prodi”.
Non è detto che non risalti fuori al quarto scrutinio.
Poi ci sono i giochi e le strategie personali dei vari leader, che rendono il tutto piuttosto ingovernabile.
Gli ex popolari Rodotà non lo vogliono.
Perchè non vogliono l’alleanza con l’M5S. “Io sono per un candidato condiviso, che passi già nei primi scrutini — spiega Beppe Fioroni — il problema non è Rodotà , ma è la modalità : Grillo non sta cercando una condivisione, ma sta invitando a votare il suo”.
Renzi sarebbe pronto a votare Prodi o Amato.
Entrambi gli garantirebbero il prossimo futuro: Prodi non piace al Pdl e potrebbe velocizzare la strada verso le elezioni; e Amato, soprattutto, significherebbe un governo di qualche mese con Matteo candidato naturale alle prossime elezioni. Secondo lo stesso ragionamento, potrebbe andar bene anche D’Alema,.
“Perchè Rodotà ? Come facciamo a sapere che non è la Gabanelli”, fanno melina i fedelissimi Lotti e Bonifazi.
“I 60 parlamentari di Renzi, Rodotà non lo votano, pure andando contro l’indicazione di Bersani”, va sicuro uno degli uomini vicini al Sindaco.
Perchè Rodotà è troppo di sinistra, perchè vorrebbe dire chiudere con il progetto del Pd. Perchè non piace ai cattolici. E perchè a Grillo sono già state date le presidenze delle Camere, con un’operazione fallimentare, argomentano.
Renzi ieri non s’è espresso, per dire la sua aspetta che il nome gli venga fatto ufficialmente (ma Marini e Finocchiaro li ha bloccati sul nascere).
Parlerà stasera in diretta alle “Invasioni barbariche”. Pronto a sparare la sua.
Proprio mentre il segretario dovrebbe riunire i parlamentari per informarli sul nome da votare. Sono in corso riunioni, incontri, telefonate. Ma in realtà , un nome che non rischi di spaccare il partito Bersani non ce l’ha.
Se non si trova un accordo interno, dal quarto scrutinio il Pd rischia di andare in ordine sparso. E mentre ieri Sel apriva a Rodotà , contro Amato c’era una rivolta tra i neo eletti democratici alla Camera.
Tanto che Enrico Letta andava in giro a dire che l’alternativa non c’è, perchè l’accordo col Pdl sarebbe fatto.
O l’unica sarebbe D’Alema, meno indigesto ai giovani Pd del Dottor Sottile.
Wanda Marra
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