ANTONIO GENTILE, SE QUESTO E’ UN SOTTOSEGRETARIO…
LE VERGOGNOSE PRESSIONI SU UN QUOTIDIANO CALABRESE PERCHE’ NON PUBBLICASSE LA NOTIZIA DELL’ARRESTO DEL FIGLIO PER PECULATO…MA RENZI LO PROMUOVE, NON LO ROTTAMA
Minuto sette e 44 secondi di una telefonata che in tutto dura quasi un quarto d’ora. “Tu, nel momento in cui sbaglia, e dice qualche cosa, ci sarò io che gli dirò: ‘Caro Tonino, siccome lui ti ha dato dimostrazione di apertura, e tu hai continuato a fare il figlio di puttana, non mi devi cacare la minchia che sei una merda, punto”. Testuale.
Il “Tonino” al centro di questo dialogo oxfordiano da due giorni è sottosegretario della Repubblica. Al ministero delle Infrastrutture, crocevia di grandi appalti e grasse clientele.
Si chiama Antonio Gentile, detto ovviamente “Tonino”, e viene da Cosenza. È un pezzo grosso del Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano.
L’aggettivo nuovo accostato a lui produce un ossimoro imbarazzante per il governo Renzi. Cambiare verso in che modo?
Gentile è figlio di una politica vecchia e malata. La telefonata in cui si parla di lui è quella che precede un atto gravissimo e doloroso,estorto da un potere arrogante e autoritario.
La mancata uscita di un quotidiano, in questo caso L’Ora della Calabria diretta da Luciano Regolo, ex Rcs, per nascondere la notizia del figlio di Gentile, Andrea, indagato per consulenze d’oro nella sanità calabrese.
Un bubbone che somma familismo e censura.
Al telefono, la voce è quella di Umberto De Rose, stampatore del giornale e mediatore per conto dei Gentile, che a Cosenza sono un clan politico radicatissimo e vantano pure un assessore regionale ai Lavori Pubblici, Pino. Pino e Tonino, due fratelli.
De Rose, presidente della Fincalabra, finanziaria regionale per lo sviluppo della Calabria (sic!), tenta di convincere l’editore Alfredo Citrigno a non pubblicare la notizia su Andrea Gentile.
La conversazione è sul sito del giornale ed è illuminante.
Allusioni, convenienze, amicizie. “Ma chi cazzo te lo fa fare? Questo diventa sottosegretario alla Giustizia”. E ancora: “Il cinghiale quando viene ferito ammazza tutti”. Il cinghiale, cioè Gentile.
Alla fine l’unico modo per fermare tutto, nella notte tra il 18 e il 19 febbraio, è quello di bloccare le rotative. Un guasto, ufficialmente.
Il nome di Gentile, in questi giorni, è stato un punto fermo degli alfaniani nelle trattative per le poltrone di sottogoverno. Gentile porta voti, è anche coordinatore regionale di Ncd, e il governatore Giuseppe Scopelliti ha preteso la sua nomina, sostenuto da Renato Schifani.
E così “Tonino” è finito alle Infrastrutture dove pure gli alfaniani hanno già il ministro Maurizio Lupi. Ma Lupi, indagato, è in quota Comunione e Liberazione, fa storia a sè. Di qui il bilanciamento correntizio che sposa una perfetta logica da manuale Cencelli. Lo scandalo delle Infrastrutture è un caso di scuola.
Lupi, Gentile, ma anche il socialista Riccardo Nencini e il democratico Umberto Del Basso De Caro.
Il primo è diventato viceministro perchè Renzi durante le consultazioni ha promesso un posto agli alleati “piccoli” del Pd.
Come il Psi di Nencini, appunto, condannato a restituire 456mila euro al Parlamento europeo per rimborsi spese irregolari.
Il secondo è un altro socialista d’antan, ma in quota democratica. Nei giorni del caso De Girolamo, il sannita ex craxiano Del Basso De Caro è stato indicato come “il mandante del complotto” contro l’allora ministra per le Politiche agricole.
Indagato per peculato quando era consigliere regionale in Campania, Del Basso De Caro è stato uno degli impresentabili del Pd bersaniano alle politiche del febbraio ’13. A differenza del siciliano Crisafulli, escluso dalle liste dopo le inchieste del Fatto, il sannita è stato però candidato lo stesso e siede alla Camera.
Alle Infrastrutture è andato in scena forse lo spettacolo peggiore del nuovo governo Renzi.
Dimenticavamo: quando Berlusconi nel 2011 ricompensò i Responsabili di Scilipoti per aver sostituito gli scissionisti di Fini, nell’infornata di sottogoverno ci fu posto anche per Gentile, sottosegretario all’Ambiente.
Erano i tempi in cui “Tonino” era berlusconiano e aveva proposto B. per il Nobel per la pace.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
Leave a Reply