ARRESTATA ARCHEOLOGA, TANGENTI ANCHE PER DARE UN NULLA OSTA
MAZZETTE PER AGEVOLARE LE PROCEDURE DI CONCESSIONE EDILIZIE
Chiedeva tangenti per agevolare le procedure di concessioni edilizie.
Per questo i finanzieri del Comando provinciale di Roma hanno arrestato ieri mattina un’assistente archeologa del ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo, in servizio presso la Soprintendenza per i Beni archeologici del Lazio, accusata di concussione.
Oltre all’archeologa sono indagate altre quattro persone, tra cui due appartenenti alla Soprintendenza del Lazio.
Le indagini, svolte dal nucleo di Polizia tributaria di Roma e coordinate dalla Procura, hanno scoperto un giro di tangenti che andava avanti dal 2005. Il sistema, infatti, assicurava il buon esito delle procedure amministrative volte al rilascio del nulla osta della Soprintendenza, cioè quell’autorizzazione che la legge richiede ai proprietari di aree tutelate dal punto di vista archeologico intenzionati ad eseguire opere di intervento edilizio.
In sostanza, la procedura prevede che il privato nomini un suo archeologo di parte per effettuare le verifiche richieste dalla legge, dopodichè su questo lavoro interviene il giudizio della Soprintendenza.
E proprio a questo punto entrava in gioco l’assistente archeologa arrestata che avrebbe preteso all’incirca 1000 euro per agevolare ciascun procedimento amministrativo che le veniva assegnato.
La donna «operava» prevalentemente nel frusinate su concessioni per costruzioni di nuova edilizia. Le indagini hanno fatto emergere diversi episodi e condotte finalizzate a generare nel privato committente una sorta di vera e propria sudditanza psicologica, in modo da fargli affidare la supervisione dei lavori ad archeologi esterni, imposti però dagli stessi pubblici funzionari che avrebbero dovuto controllarne il lavoro.
Dagli accertamenti è emerso che in alcuni casi l’assistente archeologa incassava personalmente i compensi che spettavano all’archeologo di parte privata, per poi riversargli solo una parte della somma ricevuta.
In altri casi, invece, gli archeologi scelti dal privato riconoscevano al funzionario che aveva «caldeggiato», se non addirittura imposto l’affidamento dei lavori, una percentuale per avergli consentito di esercitare la propria attività professionale ed avergli «procurato» dei clienti.
Il ministero dei Beni culturali ha immediatamente sospeso dal servizio l’archeologa, e ha avviato nei suoi confronti un procedimento disciplinare.
Il Mibact, poi, ha avviato procedimenti disciplinari anche per gli altri indagati appartenenti alla medesima Soprintendenza dove è stata avviata un’ispezione amministrativa.
Francesca Musacchio
(da “il Tempo”)
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