ASSENTEISMO E MEZZI ROTTI: ECCO PERCHE’ A ROMA I RIFIUTI RESTANO SULLE STRADE
SALTA IL LAVORO UN NETTURBINO SU SETTE, GUASTO IL 40% DEI CAMION
Dopo le polemiche mondiali su Roma la sporca, le spazzatrici dell’Ama sono passate a Trastevere.
Eppure le collinette di sacchetti, tre neri per l’indifferenziata, cinque azzurri con chiusura in rosso per le plastiche, sono ancora lì. Di nuovo lì.
In via Natale del Grande, dall’altra parte del supermercato Panella.
Una composizione di sacchetti è davanti al ristorante specializzato in bufala di via di San Francesco a Ripa, altri di fronte al portone del civico 141.
Lì il deposito all’esterno dei rifiuti dura da vent’anni esatti: è una sorta di mostra d’arte permanente. Sacchi di rifiuti in via dei Salumi. Trespoli diventati discariche, i contenitori in ghisa voluti da Francesco Rutelli, in piazza dei Ponziani.
Sono, per natura, portacarte con quattro bocche d’ingresso per le confezioni dei gelati e i pacchetti di sigarette, ma ai loro piedi crescono ancora sacchi neri.
I trespoli in ghisa, a Roma, sono diventate calamite per piccole Malagrotte di quartiere.
Sotto la fontanella di San Michele bottiglie di plastica, altra spazzatura imbustata in via Titta Scarpetta, neri indifferenziati davanti all’alberghiero Gioberti.
Ingombri in via della Renella, via delle Pellicce, cinque sacchetti ai piedi delle luxury rooms Bcb: saranno luxury, ma nessuno li toglie. Non si vede un commerciante, in questi vicoli che ospitano una movida internazionale, spazzare davanti al negozio.
La titolare della libreria per bambini di Santa Cecilia solo allontana con la scopa gli scontrini gettati a terra. Via dal suo ingresso, due metri più in là . Doppia discarica in vicolo Moroni, a destra e a sinistra. Nelle traverse i cassonetti condominiali sono tutti chiusi con il lucchetto, simbolo di un rapporto castrato tra Roma e lo spostamento dei suoi rifiuti
In centro storico le già pessime cose sono peggiorate proprio dal 15 giugno.
Regole cambiate un’altra volta: niente esposizione del sacco, si torna al prelievo dentro l’androne, il cortile.
Qualcuno non lo sa, molti affidano la busta dei rifiuti alle badanti rumene ignare di orari e regolamenti, altri sono disinteressati e basta. Gabbiani e ratti bucano i sacchi con una protervia ormai affermata. «Quegli uccelli ti fissano a sfidarti », giura un commerciante.
Ritirare il “porta a porta” impiega più uomini e quelli che ci sono in strada – in strada, perchè dei 7.800 assunti dell’azienda municipalizzata ambiente molti sono imboscati – non bastano. Nelle sei ore di contratto (1.400 euro al mese la paga base, più straordinari e notti) non si riescono a ritirare gli scarti dei negozi. Il macellaio di riferimento per la borghesia locale: «L’Ama mi ha detto di lasciar perdere con il vetro, la plastica, la carta e di buttare tutto insieme ». Il titolare di un’antica caciara citata sulle guide gastronomiche: «Al quinto giorno di avanzi tenuti nel retrobottega il fetore era tale che ho spostato tutto per strada. Da me l’Ama non passa, ho scoperto che non sono neppure nelle loro liste. La pizzeria a fianco sì, io no»
Il cattivo funzionamento dell’azienda è tutto dentro la crisi d’immagine della città capitale. «I nostri capi non conoscono il territorio, prendono le decisioni con google maps», raccontano gli spazzini che, abbronzati, in piazza San Cosimato attendono di ripulire il mercato alimentare.
Nei primi quattro mesi dell’anno la tassa sui rifiuti a Roma è stata evasa per 8 milioni, ma un’aliquota consistente degli evasori sono famiglie che hanno provato a “iscriversi a ruolo” e gli uffici li hanno respinti.
La municipalizzata romana ha subito due recenti terremoti, che ne hanno compromesso un’efficienza mai allo zenit.
La novità logistica è stata la chiusura della discarica di Malagrotta, il buco dell’immondizia più grande d’Europa gestito per 38 anni da Manlio Cerroni, ora, superati gli ottanta, costretto a rispondere di una lunga serie di reati da monopolista del rifiuto.
Ma il terremoto che ha squassato l’Ama è stata la parentopoli del periodo Alemanno sindaco- Panzironi amministratore, e il processo che ne è seguito.
Dal 4 giugno 2009 al 7 settembre 2010 – anni di piena crisi economica, di dimagrimento a forza della cosa pubblica – l’Ama ha assunto in quattro tranche altri 1.087 uomini: 443 autisti, 624 operatori ecologici, venti interratori-seppellitori. Per 841 la procura ha ipotizzato il falso o l’abuso.
Lo scorso 27 maggio Franco Panzironi, già ad a 350 milioni l’anno, è stato condannato a 5 anni e 3 mesi. Con lui l’ex direttore del personale, l’ex presidente della commissione esaminatrice, l’ex capo del settore legale. Sono tutti usciti dall’azienda pubblica.
Non è facile, però, ricostruire sulle macerie dei processi.
Anche perchè il lungo viaggio per il rientro dal debito con le banche (l’esercizio 2013 si è chiuso con un utile di 741 mila euro) si è realizzato risparmiando su manodopera e mezzi.
La stessa azienda ha rivelato ad aprile che il 40 per cento delle macchine era ferma in rimessa, così anche un quarto delle spazzatrici. Ancora oggi le assenze riguardano – tutti i giorni – un lavoratore su sette.
L’azienda municipalizzata di Roma sta vivendo una lunga fase di transizione che dovrà portarla verso una quotidianità di riciclo e recupero.
Con Malagrotta chiusa, oggi bisogna affidare gran parte dei rifiuti della capitale all’esterno. In Emilia, in Lombardia, in Friuli, nel resto del Lazio.
Al primo intoppo della macchina che distribuisce spazzatura romana al resto d’Italia la capitale va in crisi.
I sei impianti che Ama controlla hanno bisogno di una forte revisione per entrare in una modernità europea. Maccarese, l’unico per il compost, riesce a trattarne 30 mila tonnellate l’anno: i romani ne producono 100 mila.
Anche Rocca Cencia dovrebbe trattare i rifuti, ma spesso li ammassa sul piazzale d’ingresso perchè non c’è più spazio dove metterli. Sorgerà qui l’ecodistretto, la prima città dei rifiuti che chiuderà sul posto il ciclo. Sarà pronto tra due anni, però. “Ogni 100 tonnellate di rifiuti, l’85% sarà rimesso sul mercato”, dice Daniele Fortini che guida l’Ama da gennaio 2014.
L’ex sindaco di Orbetello ha ottenuto dal sindaco di Roma Ignazio Marino il mandato per un intervento duro.
A giugno ha licenziato quattro dipendenti: due sorpresi a rubare, due a giocare a tennis e fare shopping quando dovevano assistere parenti in difficoltà .
Dice che vuole licenziare.
Cecilia Gentile e Corrado Zunino
(da “La Repubblica”)
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