BAVAGLIO ALLA STAMPA, ANAC E CORTE DEI CONTE: MELONI SILENZIA TUTTI
NON DISTURBARE IL MANOVRATORE: ALLERGIA AI CONTROLLI, I SOVRANISTI VOGLIONO ANNULLARE OGNI VINCOLO
E pure la Corte dei Conti è sistemata dopo aver messo a cuccia l’Anac e tutti gli altri – dal Consiglio di Stato a Bankitalia passando per il Servizio Bilancio del Senato – che si sono permessi di alzare il ditino, contestando questa o quella misura al governo. Morale: zitti e mosca.
E questo è solo l’antipasto toccato in sorte agli organismi di controllo e mica solo a loro: il diktat “zero emendamenti” alla Manovra partito a ottobre da Palazzo Chigi ha dato plastica conferma del ruolo ancillare, per non dire decorativo, che sivuole riservare al Parlamento con la “riforma delle riforme” targata Casellati. Che formalizzerà il nuovo assetto: addio alla centralità riservata dalla Costituzione a Camera e Senato per far posto a un Parlamento alle dipendenze dell’esecutivo.
Un disegno in ossequio alla governabilità che trasuda di particolari intenzioni ideologiche, per non dire vendicative.
Un esempio? La costituzionalizzazione del Porcellum che la Consulta aveva bocciato nel 2013 ritenendo “una oggettiva e grave alterazione della rappresentanza democratica” il premio di maggioranza che adesso è blindato direttamente in Costituzione.
Per tacere dell’altro trauma subìto dal centrodestra: la decadenza, sempre nel 2013, di Berlusconi da Palazzo Madama anche per mano dei senatori a vita. Contro cui all’epoca Maria Elisabetta Alberti Casellati, ministra delle Riforme entrata nell’orbita di Giorgia Meloni, aveva usato l’arma della ritorsione: aveva sostenuto che Rubbia, Abbado, Piano e soprattutto Cattaneo non avevano sufficientemente illustrato la Patria per meritare il laticlavio donato loro dal Quirinale: oggi eccola servita la vendetta della loro estinzione.
Ma torniamo ai lavoretti di fino e cioè a Calderoli all’opera sull’autonomia differenziata già ribattezzata la secessione dei ricchi: l’ha appaltata alle cure della commissione dei suoi saggi con il risultato che il Parlamento pende dalle labbra di Cassese&Co per sapere quali siano mai i diritti fondamentali minimi che lo Stato deve continuare a garantire ai cittadini da Trieste in giù e quali altri dipenderanno dalla fortuna di essere nati nella regione giusta. Chi vivrà vedrà. Intanto il governo di Giorgia Meloni si è già sbizzarrito sul resto facendo ballare i disfattisti, insomma quanti sono più o meno apertamente accusati di remare contro il nuovo corso. Ecco allora materializzarsi la cura del sale che assomiglia molto da vicino alla mordacchia, specie nei confronti degli organismi di controllo democratico: il ceffone rifilato alla stampa con l’approvazione di un emendamento che impone il divieto della pubblicazione delle misure cautelari in ossequio al diritto alla privacy degli indagati è solo l’ultimo esempio.
Al Consiglio di Stato che ha osato bocciare la riorganizzazione dei ministeri, Palazzo Chigi ha risposto tra l’altro con un’infornata di “giudici” di nomina governativa che a Palazzo Spada ora saranno chiamati a giudicare gli atti delle amministrazioni di cui facevano parte fino al giorno prima.
E ancora. In attesa della riforma Nordio che, per come s’annuncia farebbe la gioia di Silvio Berlusconi, al Consiglio superiore della Magistratura in più di un’occasione si è materializzato l’orrido sospetto della vendetta politica contro i magistrati ritenuti ostili. Come nella pantomima sulla richiesta di distacco per un incarico in Europa di Lorenzo Jannelli che aveva al tempo disposto il rinvio a giudizio per Matteo Salvini per la vicenda Open Arms.
Eppoi le dita negli occhi all’Anac, rea di aver criticato la riesumazione della vecchia gara per il Ponte sullo Stretto di Messina, il nuovo codice degli appalti e i rischi legati all’abolizione dell’abuso d’ufficio: dentro la maggioranza c’è chi, come Salvini, ha chiesto le dimissioni del presidente Busìa mentre il ministro Nordio ha ben pensato di escluderlo dalla delegazione governativa alla Conferenza Onu sulla corruzione.
Le misure anticipate dal Fatto Quotidiano che riguardano la Corte dei Conti vanno nella stessa direzione: la sterilizzazione nei fatti dei controlli per consegnare ai dirigenti pubblici lo scudo contro il danno erariale da accompagnare a quello penale che è solo questione di tempo.
(da il fattoquotidiano.it)
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