BERSANI: “CONGRESSO NEL 2017 ED ELEZIONI NEL 2018, NO AL VOTO ANTICIPATO”
“RENZI SAREBBE CONTENTO SE ME NE ANDASSI”
Sconsiglia di “sfidare ancora il Paese”, e avverte che specialmente “chi governa non può farlo”, nonostante “temo ci sia in giro questa aria qua”.
Pier Luigi Bersani torna a dire che “non si vince sulle macerie di un Paese, specie quando si rischia di perdere sulle macerie” e dallo studio di diMartedì su La7 l’ex segretario Pd scandisce il suo no a elezioni anticipate: “Far votare il Paese con due leggi elettorali non coordinate non so come definirlo, specie da chi predica la governabilità . E’ un’eresia totale”.
“Bisogna rimettere il Paese su binari normali: le scadenze sono quelle normali: si vota nel 2018, il congresso del Pd si celebra a fine 2017”, ribadisce.
“Noi non mai chiesto le dimissioni di dimissione di Renzi, le ha volute dare lui, ci pensi Mattarella e il governo, per favore, corregga la linea politica economica e sociale. Il Parlamento si occupi di normalizzare il sistema elettorale”.
Alla dirigenza Dem, Bersani manda a dire: “Magari questi se lo sono dimenticato ma nell’85 al referendum sulla scala mobile il Pci perse con il 45 per cento e alle politiche prese 20 punti in meno. Aveva buon titolo il Pci a dire quel 45 per cento è roba mia ma non funziona così”.
“Renzi vuole che ce ne andiamo? Questo è chiaro. Se io togliessi l’incomodo sarebbe contento. Ma io non intendo farlo. A meno che il Pd non diventi il Pda, il partito dell’avventura, il partito di uno che mette se stesso davanti al Paese” portandolo al voto anticipato, ha aggiunto Bersani.
“Ricordo che quando cadde il governo Letta non è che siamo andati a votare… Io, che non stavo benissimo, sono corso ad abbracciare Letta e a dare la fiducia a Renzi. Non è che adesso che Renzi ha deciso di dimettersi deve venire giù l’Italia”, ha proseguito. “E’ ora che questo nuovo Pd capisca che bisogna allargarla la testa, creare un campo del centrosinistra, perchè se si ragiona solo con la testa del ‘capo’ non si va da nessuna parte”.
“La gente è andata a votare perchè aveva una cosa da dire, aveva da dire che era stufa”, spiega poi l’ex segretario Pd.
“Non è che sono contento o mi metto a festeggiare. Sono ossessionato da un anno, un anno e mezzo dal fatto che c’è appunto – osserva riproponendo una delle sue tipiche metafore – la mucca nel corridoio: nel profondo della società c’è un distacco, troppa incertezza, diseguglianza, umiliazione del lavoro, distacco tra un pezzo della società e un establishment che non ha più il segnale radar con quella società “.
“Abbiamo ottenuti tutti – torna a rivendicare l’ex segretario Dem – un risultato: preservare la Costituzione, che non può essere brandita da un governo dividendo un Paese. La Carta dei valori del Pd dice testualmente ‘chiudere la stagione delle riforme costituzionali imposte da governi a colpi di maggioranza’.
Chi ha votato No – afferma ancora – non si senta traditore del Pd. Adesso per 20 anni voglio vedere, dopo Berlusconi e questo referendum, quale governo oserà impugnare la Costituzione per dividere”.
(da “Huffingtonpost”)
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