CAMPIDOGLIO, FOLLA AL FLASH MOB PER MARINO: “IGNA’, DAJE PIU’ FORTE”
IL SINDACO: “IO NON MOLLO, CI RIVEDIAMO ALLE ELEZIONI DEL 2018”
«Marino tu devi restare» sulle note della celebre canzone «Marina».
E poi uno slogan che suona come una preghiera: «Daje Igna’!».
Sono centinaia i cittadini che si sono dati appuntamento tramite i social network per il flash mob a sostegno di Ignazio Marino.
Al contrario di M5S, Forza Italia, Fdi, Ncd e opposizioni varie i romani saliti sul colle del Campidoglio vogliono che il sindaco vada avanti, messaggio riassunto in un’enorme bandiera con la scritta «Daje più forte» issata accanto al Marc’Aurelio.
Cori, foto e slogan
Proprio nel giorno in cui al primo cittadino viene assegnata la scorta, il suo popolo manifesta tra stendardi (pure del Pd) fischietti, trombette, cori e una marea di cartelli e t-shirt con foto e slogan, con un leit motiv preciso: «Io sto con il sindaco Ignazio Marino».
E ci sono anche gli eletti della sua Lista civica, come i consiglieri comunali Franco Marino e Svetlana Celli; gli esponenti del Partito democratico, come il deputato ed ex segretario romano Marco Miccoli, Enzo Foschi e il consigliere comunale Athos De Luca; il vicesindaco Luigi Nieri e Annamaria Cesaretti, esponente di Sel nell’assemblea capitolina.
In piazza diversi assessori, dalla dem Marta Leonori (Commercio) ai tecnici Alfonso Sabella (Legalità ) e Maurizio Pucci (Lavori pubblici).
«Non mollo»
Il sindaco, quando si affaccia sulla piazza del Campidoglio, è accolto da un’ovazione. I suoi supporter gridano: «Ignazio, Ignazio» e «Non mollare, non mollare!».
E lui è pronto a raccogliere l’invito: «Oggi questa è la ragione della mia vita: io non mollo e ci rivediamo alle elezioni del 2018. Insieme andremo avanti fino al 2023. Insieme non possiamo che vincere e cambiare Roma, ed è quello che faremo».
E l’assedio del premier Matteo Renzi? E, soprattutto, l’inchiesta Mafia Capitale?
«Il Pd – replica Marino – è il partito di cui ho preso l’unica tessera della mia vita: il Pd non sono le poche persone che in questa città ne hanno certamente rovinato il nome».
(da “il Corriere della Sera”)
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