MILANO PRIDE, 100.000 AL CORTEO PER CHIEDERE UGUALI DIRITTI
PISAPIA: “URLO FORTE AL PARLAMENTO”
«Siamo oltre 100 mila, in piazza un sì corale al matrimonio tra persone dello stesso sesso», esulta il coordinamento Arcobaleno, formato dalle associazioni che organizzano il Milano Pride 2015.
La parata è partita alle 16 da piazza Duca d’Aosta, con arrivo a Porta Venezia. In testa un gruppo di manifestanti con lo striscione «I diritti nutrono il pianeta».
Presenti anche il sindaco Giuliano Pisapia, il vicesindaco Ada Lucia De Cesaris e gli assessori Daniela Benelli, Chiara Bisconti, Pierfrancesco Majorino, Pierfrancesco Maran, Carmela Rozza e Cristina Tajani.
Testimonial l’ex calciatore Alessandro Costacurta, con un messaggio contro l’omofobia nello sport.
La sfilata del Gay Pride chiude la settimana dell’orgoglio omosessuale – patrocinata da Comune e Regione -, iniziata sabato scorso con il «Kick off party» al padiglione Usa di Expo, e proseguita con oltre 50 appuntamenti «per dire no all’omofobia e alla discriminazione».
La festa rivendica diritti di pari dignità con gli eterosessuali, in particolare sui diritti fondamentali: le unioni civili e il matrimonio gay, sul modello delle nuove leggi che sono state approvate in Irlanda e negli Stati Uniti d’America.
L’estrema destra ha organizzato, in contemporanea, un presidio inneggiante alla «famiglia tradizionale» denominato #FAMILYPRIDE, a cura di Forza Nuova, in piazza San Carlo, raccogliendo però poche persone.
«Sono convinto che il Tar della Lombardia ci darà ragione sui matrimoni gay», ha dichiarato il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, a proposito del pronunciamento del prossimo 5 luglio del tribunale regionale della Lombardia sul ricorso del Comune di Milano contro il decreto prefettizio che imponeva di cancellare i matrimoni gay contratti all’estero.
«Lo dico da giurista e da uomo delle istituzioni, anche sulla base di quanto già accaduto a Roma», ha aggiunto Pisapia parlando dal palco del Gay Pride.
«Da qui arriva un urlo forte al Parlamento», ha aggiunto, spiegando che «per ora sarà un urlo di forza e comprensione ma se entro quest’anno non servirà » a colmare le lacune legislative sulle coppie gay «diventerà un urlo di ribellione e rabbia».
Ivan Scalfarotto, del Pd, in corteo, ha voluto dire che la legge sui diritti civili è «in discussione, si tratta ora di portarla a casa perchè le sfide del Paese non possono non passare dalla modernizzazione della società ».
In aperta polemica con queste parole alcune associazioni di omosessuali.
Cristina Gramolin, appartenente ad Arci Lesbica, ha replicato: «Non siamo qui per fare pubblicità agli Scalfarotto, anche perchè stanno cucinando una legge vuota. Il movimento non vuole una leggina solo per dire al mondo che l’abbiamo anche noi».«Il Paese è pronto – scrive intanto il Coordinamento Arcobaleno -, ci attendiamo risposte politiche concrete a una piazza che chiede che anche l’Italia si allinei con l’Occidente nel compimento di una democrazia matura, nella quale gay, lesbiche e trans abbiano piena cittadinanza nei diritti».
Il tema dell’accoglienza dei migranti è stato il tema dell’edizione di quest’anno del Milano Pride, dedicata in particolare ai profughi: gli organizzatori hanno infatti deciso di devolvere parte dei fondi raccolti nell’ambito delle iniziative della Pride Square e della Pride Week alle associazioni che si occupano di accoglienza
(da “il Corriere della Sera”)
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