CANDIDATI ALL’ELISEO: PER CHI TIFANO I LEADER ITALIANI E CHI RISCHIA DI PIU’
CENTROSINISTRA PER MACRON O HAMON, SINISTRA PER MELENCHON, FORZA ITALIA PER FILLON, LEGA E FDI PER LE PEN, GRILLO CON CHI VINCERA’… SALVINI E MELONI RISCHIANO LA SBERLA FINALE DOPO AUSTRIA E OLANDA
Un tempo – un tempo, in fondo, non così lontano – non ci sarebbero voluti grandi giri di parole per definire il tifo sfegatato di politici nostrani per candidati in elezioni di altri Paesi: sarebbero stati etichettati come «provinciali», e la questione sarebbe finita lì. Ma in un mondo ormai anche politicamente globalizzato, la faccenda si è fatta diversa: e se il presidente Trump non ha dubbi, l’agguato agli Champs à‰lysèes favorirà Marine Le Pen, non desta più scandalo il fatto che i politici italiani esprimano preferenza – facciano il tifo, appunto – per questo o quella candidata alle presidenziali francesi.
Gli schieramenti, diciamo la verità , non riservano grosse sorprese.
E così, per esempio, se Matteo Renzi non nasconde le sue simpatie per Emmanuel Macron, il più ortodosso Orlando sceglierebbe al primo turno Benoà®t Hamon (ala sinistra del Partito socialista francese) per convergere solo al secondo turno, eventualmente, sul candidato più gradito a Renzi.
Uguale ortodossia sembra orientare le scelte dei movimenti e dei gruppi alla sinistra del Partito democratico, che – fermo restando l’ostracismo nei confronti della Le Pen – considererebbero un segnale importante per tutta la sinistra europea un’affermazione di Jean-Luc Mèlenchon, che lasciò il Ps nel 2008 per fondare il nuovo Partito della Sinistra (un po’ alla stregua di quanto poi accaduto in Italia con la nascita di Articolo Uno).
Scelte e simpatie in fondo prevedibili: come del resto lo sono gli schieramenti formatisi nel centrodestra, dove la sfida francese – però – potrebbe avere impatti e conseguenze assai più dirette sugli equilibri in campo.
I cosiddetti «sovranisti» – e cioè il tandem Salvini-Meloni – sperano che un successo di Marine Le Pen dia credibilità alla loro linea anti europea e nazionalista da spendere, nel braccio di ferro ingaggiato con Silvio Berlusconi intorno alla leadership del centrodestra italiano, ma se andasse male per loro sarebbe un grosso problema.
L’ex Cavaliere, al contrario, ha manifestato solo tiepide simpatie verso Franà§ois Fillon, candidato repubblicano, da molti – in Francia – avvicinato proprio a Berlusconi, ma con troppe grane giudiziarie pendenti per esser apertamente sostenuto.
Altri ambienti di Forza Italia e di centro non vedono male invece il liberal-populista Macron.
Resterebbero da inquadrare i Cinque Stelle: ma anche in questo caso l’operazione risulta impossibile. A chi vanno le simpatie del Movimento di Beppe Grillo? A tutti e a nessuno.
Attentissimi a non scoprirsi e a non caratterizzarsi – per cercare consenso tanto a destra quanto a sinistra – con le elezioni francesi mandano in scena il copione già visto nelle elezioni presidenziali americane: qualcuno con Trump, qualcuno con la Clinton e qualcun altro addirittura col candidato verde.
Alla fine staranno con chi vince.
Il «tifo» italiano – sia chiaro – non è dettato solo dalla classica dicotomia sinistra-destra quanto, piuttosto, dalle nuove faglie politiche di questo terzo millennio: populismo-antipopulismo, europeismo-antieuropeismo, globalizzazione-nazionalismo…
Questo è evidente soprattutto nelle scelte di campo dei partiti del centrodestra.
La cosa, naturalmente, riguarda soprattutto il tandem «sovranista». Dopo la Brexit, è come se il vento – almeno in Europa – avesse lentamente cominciato a girare. In Austria e Olanda i candidati antieuropei e xenofobi sono stati sconfitti. E se lo stesso accadesse al Front National, molti – anche qui in Italia – dovrebbero cominciare a rifare i propri conti.
Federico Geremicca
(da “La Stampa”)
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