CARTELLINO ROSSO PER GENNY
DASPO PER CINQUE ANNI AL CAPO DEI MASTIFFS CHE TRATTà’ NELLA FINALE DI COPPA ITALIA… IERI AL SAN PAOLO SCIOPERO DEL TIFO, MA NESSUNA MAGLIA CONTRO LE FORZE DELL’ORDINE
La squadra gioca bene, segna subito, le famiglie con bambini che sono entrate nei tranquilli “distinti” sono soddisfatte.
Nelle curve dominate dagli ultras c’è tensione. I guaglioni con il cappellino verde e la faccia dura sono orfani, non c’è il loro leader, l’uomo della trattativa dell’Olimpico: Gennaro De Tommaso, ‘a carogna.
Per i prossimi cinque anni non potrà frequentare nessuno stadio d’Italia, nè avvicinarsi nelle aree limitrofe a stadi di calcio. Insomma, ‘a carogna è finito, non potrà più dominare sugli spalti, dettare legge a giocatori e società .
Daspo per cinque anni, lo hanno deciso le questure di Napoli e Roma e lo ha comunicato il ministro dell’Interno Angelino Alfano. Lo Stato cerca di riprendersi dalla pessima figura dell’Olimpico.
Eppure i suoi fedelissimi avevano annunciato in mattinata che si sarebbero presentati almeno in tremila indossando quella orrenda maglietta con la scritta “Speziale libero” (l’ultrà catanese condannato per l’assassinio dell’ispettore Filippo Raciti, ndr).
Non lo hanno fatto, perchè anche a loro lo Stato questa volta ha detto che avrebbe usato il pugno duro. Daspo per chi l’avesse indossata e sospensione della partita.
Ai tornelli ne hanno sequestrate solo tre. E allora ci si sfoga fuori dallo stadio San Paolo.
“Uommene ‘e merda, ci volete criminalizzare tutti”, dice un tizio che ha abbondantemente superato il quintale rivolto ai giornalisti.
Un altro agita la pagina strappata da un giornale sportivo. “Guardate la foto, sono con Ciro Esposito, ci hanno aggredito. Ci hanno sparato”.
Un ultrà davanti al pub ambulante Barry White (kebab, panini con salsiccia e friarielli e pizza a libretto): “Tu vuoi sapere chi era Genny (sempre ‘a carogna, ndr). Un uomo buono, uno che ha palle. Uno capace di controllare trentamila persone. Ora lo vogliono incriminare, ma l’altra sera a Roma lo hanno chiamato, polizia e società gli hanno chiesto aiuto. Se non interveniva Genny, Roma la bruciavamo”.
E alla squadra della Città eterna e soprattutto ai suoi tifosi sono dedicate le grida del venditore di carta igienica con il simbolo della As Roma. “Accattateve a carta igienica della Roma, pensate a quell’uomo di merda che ha sparato a Ciro”.
Ciro Esposito lotta per la vita in un letto d’ospedale. Curve e distinti ritmano il suo nome. “Forza Ciro”, c’è scritto su uno striscione sugli spalti. Ma poi gli slogan sono violenti. “Non finisce qui”, ritmato con forza e ossessione. “La fede non si diffida” e “lo Stato non ci fermerà ”, giusto per gradire.
Le urla contro la Roma fanno prevedere il peggio. Voci dall’interno della galassia ultrà napoletana, parlano di spedizioni punitive nella Capitale quando ci saranno le prossime partite. Per il momento a Napoli sono i fedelissimi di Genny ‘a carogna nel tritacarne.
In mattinata è stato perquisito “Il 73”, un pub paninoteca di Massimo Mantice , che le immagini ritraggono all’Olimpico nel corso della trattativa insieme a Genny.
Nello stadio, intanto, le curve hanno deciso la loro protesta. Niente striscioni, nessun fumogeno colorato, solo applausi ai gol dei beniamini.
Un silenzio surreale avvolge il San Paolo, tradizionalmente uno degli stadi più colorati e rumorosi d’Italia. “Ci hanno tolto pure la gioia”, ci dice un venditore di gadget, regolarmente abusivi.
E lui, l’uomo che ha conquistato le prime pagine dei giornali di questi giorni, dove ha visto la partita Gennaro De Tommaso? A casa sua, ti rispondono i suoi fedelissimi.
“Deve stare tranquillo, la polizia lo vuole rovinare”.
Il timore della curva A è che questa volta lo Stato vuole fare sul serio. Trema la galassia ultrà , sempre in bilico tra tifo organizzato e buoni rapporti con la camorra.
Masseria Cardone, Teste Matte, Mastiffs, Bronx. Il narcotrafficante pentito di Scampia, Maurizio Prestrieri, ha rivelato che i Mastiffs, il gruppo di Genny ‘a carogna, era vicino al clan Licciardi.
“Il loro simbolo, un cane, per la precisione un mastino, è lo stesso che hanno tatuato quelli di Masseria Cardone”. Le rivelazioni di un altro pentito che ha vuotato il sacco sui rapporti tra calcio e camorra, raccontano delle rapine organizzate ai danni del capitano Hamsik, di Lavezzi e Cavani, “fatte dai Mastiffs per punirli”.
Il torto dei calciatori, quello di essersi rifiutati di partecipare alla cresima o alla comunione del figlio di un capo ultrà , o di non aver voluto partecipare all’inaugurazione di una sede dei Mastiffs.
È il lato oscuro del calcio sotto il Vesuvio. Il lato chiaro e bello finisce alle undici della sera.
Tre gol segnano gli azzurri. Hanno regalato una Coppa Italia e un’altra vittoria alla loro città . Quella Napoli sporcata dalle tante carogne che le stringono il collo.
Enrico Fierro
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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