CASO DI CANIO, PUOI ESSERE FASCISTA SE METTI LA GIACCA
L’IPOCRISIA ITALIANA: FINO A IERI PAOLO POTEVA ESSERE FASCISTA, ADESSO NO, PERCHE’ SI E’ DIMENTICATO DI METTERE LA GIACCA
L’ipocrisia atavica di questo paese si capisce anche dalle piccole cose. Per esempio dalla vicenda Di Canio.
Tutti, nel mondo, sanno che Paolo Di Canio è un fascistone che in confronto la buonanima di Farinacci era gramsciana. Lo si è sempre saputo.
Di Canio ha rilasciato interviste, scritto libri, raccontato dei busti del Duce e della sua idea di storia. Lo sapevano t-u-t-t-i. Eppure, fino a ieri, Di Canio era a Sky.
Ed era giusto che fosse, perchè a) conosce il calcio, soprattutto quello inglese, come pochi, b) sa fare televisione, c) sa essere cazzaro e prendersi in giro, che nella vita fa sempre comodo e nel calcio ancora di più. Non era il Dio in terra, ma in tivù sapeva e sa stare.
E invece che succede? Succede che il da sempre fascistissimo Di Canio, con quel suo lato dominante tamarro, va in onda a maniche corte mostrando un tatuaggio fascista come lui.
Apriti cielo: polemiche, scandali e poi licenziamento. Per carità , se è un licenziamento per scarso senso estetico siamo d’accordo, ma essendo un allontanamento legato al tatuaggio littorio — che quelli di Sky avevano visto anche alla firma del contratto — mi viene molto da ridere.
Dov’è la novità ? Di Canio era così anche prima.
È però qui che esplode la solita ipocrisia nostrana: puoi essere fascista o quel che volete, l’importante è che tu non me lo dica.
L’apologia di fascismo sarebbe reato, secondo una disposizione transitoria e finale (la dodicesima)”parecchio disattesa, ma fino a ieri il balilla Di Canio poteva serenamente esserlo. Anche in tivù.
Adesso no, perchè si è dimenticato di mettere la giacca.
Non è un problema di ideologia, ma di cravatta.
Welcome to Italy.
P.S. A margine: preferisco un commentatore fascista ma competente, che il solito pretino democristiano secchione.
Andrea Scanzi
(da “il Fatto Quotidiano“)
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