CASO REGENI, MELONI E TAJANI CHIAMATI COME TESTI DAL GIUDICE: “CHIARISCANO LE “PROMESSE” EGIZIANE”
DOVRANNO RIFERIRE IN MERITO ALLA PRESUNTA DISPONIBILITA’ A COLLABORARE ESPRESSA DAL PRESIDENTE EGIZIANO
Davvero il presidente egiziano Al Sisi ha rassicurato la premier Giorgia Meloni e il ministro degli Esteri Antonio Tajani sulla soluzione del caso Regeni? Per appurare la portata giudiziaria di queste «promesse» politiche, la presidente del consiglio e il titolare della Farnesina saranno sentiti in tribunale il prossimo 3 aprile.
Lo ha stabilito il gup di Roma nella seduta odierna sulla base della richiesta dell’avvocata della famiglia Regeni, Alessandra Ballerini. La quale precisa : «Alla luce delle dichiarazioni rese ai media dalla premier Giorgia Meloni e dal ministro degli Esteri Antonio Tajani circa le rassicurazioni, o addirittura sono state chiamate promesse, ricevute dal presidente Al Sisi che avrebbe garantito che risolverà la situazione eliminando gli ostacoli che ci impediscono di iniziare questo processo per il sequestro le torture e l’uccisione di Giulio, abbiamo chiesto di sentire la premier Meloni e il ministro degli Esteri per avere ragguagli su tempistiche e modalità di queste soluzioni». Accanto a lei Claudio e Paola Regeni che da 7 anni aspettano giustizia per il sequestro, le torture e la morte del loro figlio. Il processo purtroppo per ora non si può svolgere perché l’Egitto non ha comunicato all’Italia l’indirizzo dei quattro ufficiali della National Security imputati per la morte dello studente friulano.
Parlando delle motivazioni della Cassazione dopo il no al ricorso della Procura, la legale ha aggiunto che anche i supremi giudici hanno «ribadito che il superamento della situazione impeditiva per la partecipazione degli imputati al processo appartiene alle autorità di governo. Noi vogliamo credere di vivere in uno Stato di diritto che tutela i suoi cittadini e non abdica alle sue responsabilità. La decisione presa oggi dal giudice è il meglio che si poteva ottenere».
Nel frattempo non si potrà andare avanti con il processo proprio perché ai quattro imputati egiziani non sono stati notificati gli atti, perché il loro indirizzo non è noto. Nel corso dell’udienza di questa mattina il procuratore aggiunto, Sergio Colaiocco, ha affermato che le ricerche dei quattro 007 egiziani, affidate ai carabinieri del Ros e agli uomini della Digos, per notificargli gli atti del processo non hanno portato a risultati. Da parte delle autorità Cairo, ha aggiunto, non è arrivato nessun tipo di contributo.
Tanta, invece, la solidarietà della gente comune. Questa mattina davanti al tribunale si è svolto un sit in a sostegno dei familiari: presenti anche gli attori Valerio Mastandrea e Pif. «Ognuno vive come vuole propria popolarità, crediamo che bisogna prendere posizione sempre» hanno detto i due artisti. «Siamo stati accanto alla famiglia Regeni sin dal primo giorno e oggi siamo qui per farli sentire meno soli», hanno aggiunto. Fuori la cittadella giudiziaria anche i rappresentanti della Fnsi.
(da agenzie)
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