Ottobre 19th, 2011 Riccardo Fucile
“UNA MISURA PALESEMENTE ILLEGGITIMA”: IL PARERE DEL PROF. AZZARITI DELLA SAPIENZA DI ROMA….”UNA REINTERPRETAZIONE IN CHIAVE CENSITARIA DI UN NOSTRO DIRITTO FONDAMENTALE, UNA FOLLIA COSTITUZIONALE”
Una misura «palesemente illegittima». Di più: «Una follia costituzionale».
Gaetano Azzariti, docente di diritto costituzionale alla Sapienza di Roma, non ha dubbi: «Quella del ministro dell’Interno rischia di essere una reinterpretazione in chiave censitaria di una nostra libertà fondamentale».
Insomma non è pensabile obbligare gli organizzatori di una manifestazione a prestare garanzie patrimoniali per gli eventuali danni provocati
«L’articolo 17 della Costituzione è chiaro: “I cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz’armi. Per le riunioni, anche in luogo aperto al pubblico, non è richiesto preavviso. Punto e basta. La nostra Costituzione non prevede il pagamento di un obolo e la libertà di riunione non può certo subire alcun impedimento di carattere economico».
Non ci sono limiti al diritto di manifestare?
«Leggiamo l’ultimo comma dell’articolo 17: “Delle riunioni in luogo pubblico deve essere dato preavviso alle autorità , che possono vietarle soltanto per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica”. È chiaro? Il diritto di manifestare non ha altro vincolo se non quello dell’ordine pubblico, questo è il cuore della libertà costituzionale di riunione».
Chi difende allora la cittadinanza dai danni provocati da un corteo?
«È chiaro che gli atti vandalici sono comportamenti penalmente rilevanti, che chiamano in causa responsabilità personali anche per quanto riguarda il risarcimento dei danni. Per il resto tali reati non rappresentano una cattiva utilizzazione della libertà di riunione, al contrario limitano quella libertà , esercitata dalla maggioranza pacifica dei manifestanti».
(da “La Repubblica“)
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Ottobre 19th, 2011 Riccardo Fucile
A CAUSA DI IRREGOLARITA’ NELLA GESTIONE DEI FONDI ASSEGNATI AL SETTORE LATTIERO-CASEARIO E PER L’ASSENZA DI VERIFICHE, LA UE CHIEDE I SOLDI INDIETRO…SE NON SI PAGA SAREMO DEFERITI ALLA CORTE DI GIUSTIZIA E SI AGGIUNGERA’ PURE UNA MULTA MILIONARIA
Questa volta il conto è di quasi 78,5 milioni di euro.
Quasi 71 milioni da restituire al più presto a Bruxelles “come rettifica proposta per gli esercizi finanziari 2005-2007 per controlli tardivi nel settore dei prodotti lattiero-caseari”, a cui vanno ad aggiungersi 7,6 milioni di aiuti agricoli per spese effettuate in modo irregolare.
Un assegno non facile da staccare visto il periodo di vacche magre, è il caso di dirlo, per un Paese alle prese con tagli selvaggi e una quadratura di bilancio che proprio non arriva.
E il capitolo di spesa maggiore di quanto chiede la Ue (71 milioni) sono legati alla gestione delle cosiddette quote latte.
Si tratta di fondi della Politica agricola comune (Pac) dei quali sono responsabili gli Stati membri, sia della loro ridistribuzione sul territorio che del loro effettivo utilizzo, ad esempio verificando le domande che gli agricoltori compilano per ottenere i pagamenti diretti.
Succede che la Commissione, vista il numero dei beneficiari in Europa, fa 100 controlli a campione ogni anno.
Verifica anche che le eventuali “correzioni” apportate dagli Stati membri siano efficaci a garantire che i fondi europei siano stati spesi correttamente.
Sì perchè come ha confermato un recentissimo rapporto Ocse, una fetta rilevante degli aiuti Ue all’agricoltura finiscono a chi di aiuto non ha proprio bisogno, o peggio ancora a chi con l’agricoltura non centra davvero niente .
E di magagne quest’anno la Commissione ne ha trovate parecchie, e non solo in Italia. Sorpresa sorpresa la Svezia, ad esempio, dovrà restituire ben 76,6 milioni di euro per “carenze nel sistema di identificazione delle particelle agricole (Sipa), di informazione geografica (Sig), nei controlli amministrativi e nelle sanzioni relativi alle spese per gli aiuti per superficie”.
La Danimarca dovrà dare indietro 22,3 milioni per carenze nei sistemi Sipa e Sig, nei controlli in loco e nel calcolo delle sanzioni”.
E poi ancora Cipro 10 milioni, il Regno Unito 6 milioni e l’Olanda 2,2 milioni.
Nessuna pietà nemmeno per la Grecia, che dovrà restituire 10 milioni.
Bruxelles sta diventando piuttosto attenta alla spesa dei fondi comunitari, soprattutto perchè gli aiuti all’agricoltura costituiscono una bella fetta dell’intero bilancio europeo.
Nel periodo 2007-2013 la quota della spesa agricola costituisce addirittura il 34% dei 142 miliardi di euro spesi dall’Ue, a cui va aggiunto l’11% dedicato allo sviluppo rurale.
Ovviamente la Commissione europea non può essere ovunque, quindi questi finanziamenti vengono principalmente amministrati dagli Stati nazionale e dalle Regioni, che a loro volta lanciano dei bandi per aggiudicarli e dovrebbero essere responsabili dei controlli sul loro utilizzo.
Nel caso dell’Italia proprio i controlli, guarda caso, sono il principale problema.
Infatti i 71 milioni di euro da restituire si riferiscono proprio a controlli carenti e solo per l’anno 2005-2007, il che lascia intendere che ci potrebbero essere altre rate da pagare.
E in questo caso chi apre il portafogli?
Non potendo indagare tutti i beneficiari di questi finanziamenti, a pagare sarà Roma, quindi tanto per cambiare le casse pubbliche. E non è finita qui.
Come nel caso di altri fondi stanziati in modo irregolare, vedasi gli aiuti di stato per le calamità naturali del 2002-2003, l’Italia non è un fulmine a restituire l’illegittimo a Bruxelles.
E allora cosa succede? Solita trafila: Corte di Giustizia, sollecito di pagamento e multa aggiuntiva.
Tra l’altro proprio in questi mesi a Bruxelles è in corso la revisione della politica agricola comune.
La Commissione europea ha annunciato un paio di giorni fa una proposta che vedrebbe da un lato maggiori controlli e dall’altro un tetto ai finanziamenti massimi per ogni Stato.
Se approvata così come proposta, la nuova Pac comporterà per l’Italia un cospicuo taglio ai 5,5 miliardi di euro che ogni anno riceve da Bruxelles, tra aiuti diretti ai produttori e misure di sviluppo rurale.
Alessio Pisanò
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Ottobre 18th, 2011 Riccardo Fucile
LA DENUNCIA DEI SINDACATI (QUASI TUTTI DI DESTRA): “NON SIAMO PIU’ IN GRADO DI TUTELARE LA SICUREZZA”… UN BIDONE- SALVADANAIO PER RACCOGLIERE I CONTRIBUTI, SOLIDARIETA’ DAI CITTADINI
“Cari cittadini, i tagli che il governo ha fatto alla benzina delle auto della polizia (ma non alle
autoblu della casta politica) ci impediscono di garantire la vostra sicurezza e la vostra incolumità . Per questo oggi siamo in piazza a chiedervi una vostra donazione affinchè si possano ricostituire i fondi per l’acquisto del carburante che consentirà di tutelare la vostra sicuerzza, la vostra difesa, la vosrta incolumità pubblica”.
Non era mai successo, dalla storia della Repubblica, che la polizia facesse la “questua” alla popolazione per potersi finanziare il carburante delle Volanti.
Detto fatto.
Stamattina i sindacati di polizia (quasi tutti di centrodestra) si sono dati appuntamento alla Camera e hanno esposto un bidone come salvadanaio per raccogliere le offerte che sperano, dice Filippo Girella dell’Ugl, arrivino anche dai deputati.
Alla gente distribuiscono un clamoroso volantino intitolato “Allarme Rosso” con la grafica di un titolo di debito (“Obbligazione per avere maggiore sicuezza, legalità e sviluppo”), con tanto di codice Iban e conto postale del “Fondo assistenza Ministero dell’Interno” per chi volesse contribuire in modo più sostanzioso al risanamento del deficit del Viminale.
I vertici dei sindacati sono stati ricevuti dal presidente della Camera, Gianfranco Fini.
Promotori di questa clamorosa inziativa una parte dei sindacati di polizia: l’Ugl, Sap Consap, Sappe (area centrodestra), Siulp area centro, e Uil area centrosinistra. Insieme a loro si sono uniti anche i sindacati del Corpo Forestale dello Stato e dei Vigili del Fuoco.
Assenti, come sempre, finanzieri e carabinieri che, per statuto, essendo militari, non hanno diritto di protestare.
La restante parte dei sindacati, i Funzionari di polizia, il Siap, il Coisp, e la Silp per la Cgil (indipendenti, centro e sinistra), si riuniranno a piazza delle 5 Lune vicino al Senato per protestare contro la politica dei tagli di questa maggioranza, proprio nel momento in cui il ministro dell’Interno Maroni relazionerà a Palazzo Madama sui fatti di sabato, annunciando l’inasprimento delle norme antinerovestiti con la riedizione della legge Reale.
“Il governo – hanno spiegato Enzo Letizia, dell’Anfp, e Giuseppe Tiani del Coisp – per tre anni non ha fatto una reale lotta all’evasione fiscale. È ora che si assuma le sue responsabilità , e non faccia decidere la politica della sicurezza dai ragionieri. Ci domandiamo: i 660 milioni di tagli delle manovre estive e autunnali dove colpiranno: sulle assunzioni di nuovi poliziotti quando già da anni siamo in sottoorganico? Sugli straordinari? Ricordiamo che stiamo ricevendo oggi quelli del 2009. O riducendo ancora le risorse per la benzina automezzi? Dall’anno prossimo per le Alfa 159 scadono i conrtatti per le riparazioni in garanzia: chi pagherà la manutenzione? Oppure taglieranno ancora sugli affitti che in molti casi da anni non vengono pagati?”.
“Riteniamo vergognoso e inaccettabile il taglio delle risorse al comparto della sicurezza. Si sta mettendo a rischio uno dei diritti fondamentali dei cittadini, con il quale il governo si è riempito la bocca in campagna elettorale, per poi smentirsi nei fatti”.
E’ quanto dichiarano, in una nota congiunta, Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, presidenti di Federconsumatori e Adusbef.
“La Polizia – aggiungono – ormai non ha nemmeno i fondi per pagare il carburante delle volanti. Federconsumatori e Adusbef, che sostengono le motivazioni della protesta che ha portato gli agenti di Polizia in piazza oggi nelle città italiane, simbolicamente regaleranno loro un pieno di benzina. Crediamo che la sicurezza e la legalità – concludono Trefiletti e lannutti – non possano per nessuna ragione essere messe in secondo piano rispetto a questioni di bilancio”.
Nel giorno della protesta il presidente della Camera Gianfranco Fini ha chiesto all’esecutivo di garantire i fondi per le forze dell’ordine.
eFini ha auspicato che il “governo possa reperire le risorse necessarie per garantire alle forze dell’ordine i mezzi adeguati all’adempimento dei loro doveri in materia di sicurezza e si è augurato che dal dibattito parlamentare possano giungere concreti segnali per la soluzione di queste problematiche”.
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Ottobre 18th, 2011 Riccardo Fucile
DAL “CERCHIO MAGICO” AI COLPI DA ILLUSIONISTI: SERRATURA CAMBIATA ED ELIMINAZIONE DEGLI ARREDI: LA “NORMALIZZAZIONE” BOSSIANA AVANZA TRA LE TRUPPE FEDELI A MARONI
Una porta chiusa a chiave e, dall’altra parte, una stanza completamente vuota.
Questo lo scenario desolante con cui ieri pomeriggio hanno dovuto fare i conti i ragazzi del Movimento giovani padani di Varese, la capitale della Padania leghista.
I ragazzi non sono potuti entrare nella loro sede che era stata svuotata e sbarrata a loro insaputa.
Sono loro, a quanto pare, le prime vere vittime delle profonde spaccature in atto tra i sostenitori di Roberto Maroni e l’elite reguzzoniana vicina ad Umberto Bossi.
A distanza di una settimana dal congresso provinciale che ha sancito l’inizio di una vera e propria battaglia intestina che oggi trova conferma anche in un video inequivocabile, le parole di pacificazione del neo segretario varesino Maurilio Canton (imposto da Bossi per “infusione”, come ironizzano i maroniani su facebook) sembrano essere smentite giorno per giorno dai fatti.
Al loro ingresso nella sede provinciale di via Magenta i giovani si sono trovati di fronte ad una porta chiusa a chiave.
Un piccolo ufficio il loro, che hanno sempre avuto a disposizione come base logistica da usare per le attività tipiche del movimento giovanile, dalle elezioni studentesche alle riunioni in vista di eventi e manifestazioni, magari per studiare azioni e striscioni da esporre nel corso di qualche blitz politico.
E forse è proprio da cercare in uno striscione la causa dello sfratto.
La notte dell’elezione di Canton, proprio sotto la sede provinciale del Carroccio era comparsa una scritta di protesta contro il neosegretario, rinnegato pubblicamente.
Un gesto che deve essere stato maldigerito e la vendetta potrebbe essere stata servita a distanza di una settimana dal misfatto.
Non solo la serratura è stata cambiata ma, riferiscono alcuni militanti dell’Mgp provinciale di Varese: “Hanno fatto sparire i volantini e i manifesti che erano appesi alle pareti”.
In pratica, la sala è rimasta spoglia, solo con sedie e scrivania.
Al momento il coordinatore dei Giovani Padani Andrea Tomasini, eletto anche nel direttivo provinciale, preferisce non commentare, ma sembra che abbia già mandato una lettera all’indirizzo di Canton per chiedere lumi sulla vicenda.
Ma questo sembra essere solo l’ultimo di una serie di atti ostili.
Nel suo primo giorno di attività Canton si era preso la briga di ricordare a tutte le sezioni l’incompatibilità tra la tessera della Lega Nord e quella dell’associazione Terra Insubre.
Un atto assolutamente gratuito, che arriva dopo oltre un anno dalla delibera federale che aveva sancito il principio.
Un chiaro avvertimento al maroniano di ferro Andrea Mascetti (che di Terra Insubre è il principale ispiratore) e a tutti quelli che come lui stanno cercando di trovare rifugio nel sottoinsieme leghista.
Eppure, su consiglio diretto di Umberto Bossi che lo ha introdotto personalmente in segreteria provinciale, Canton ha assicurato pubblicamente che nella Lega “non sono previste epurazioni di nessun tipo”, sconfessando in questo modo l’esistenza di una lista nera che raccoglierebbe i nomi di 47 militanti da espellere.
Quale sarà la prossima mossa?
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Ottobre 18th, 2011 Riccardo Fucile
ALLA VIGILIA DELLE POLITICHE DEL 2001 SI DETERMINO’ QUEL PATTO DI FERRO CHE DURA ANCORA… BERLUSCONI GARANTE DEL PRESTITO
Un giorno Umberto Bossi disse una delle sue frasi antipatiche: “Berlusconi è uno che non tira fuori un soldo nemmeno per pagare i manifesti elettorali, figurarsi se tira fuori dei soldi per la Lega”.
Ingrato.
Berlusconi di soldi per la Lega ne ha tirati fuori e tanti da indurre alcuni bene informati a sostenere che, alla vigilia delle elezioni politiche del 13 maggio 2001, l’alleanza tra Forza Italia e Lega Nord fu suggellata da un vero e proprio contratto che trasferiva al signore di Arcore finanche la proprietà del simbolo leghista, Alberto da Giussano con spadone e tutto.
Le smentite, peraltro blande e generiche, che si succedono da oltre dieci anni, si fermano di fronte a un fido che siamo in grado di documentare: Berlusconi ha fatto avere due miliardi di lire alla Lega alla vigilia delle politiche 2001.
Esattamente la cifra riferita dal giornalista Gigi Moncalvo, ex direttore dell’organo leghista La Padania, durante la trasmissione di Lucia Annunziata “In mezz’ora” di domenica 2 ottobre.
La riproposizione da parte di Moncalvo di una versione dei rapporti Berlusconi-Bossi che gira da anni nel mondo lumbard senza il sostegno di prove documentali ha provocato una risentita reazione dello stato maggiore leghista contro la conduttrice della trasmissione, pur senza risalto pubblico.
La storia è assolutamente vera.
Il 26 aprile 2001, 17 giorni prima delle elezioni, la Banca di Roma concluse l’iter per la concessione di un fido del valore di 20,4 miliardi di lire al partito politico Forza Italia.
L’operazione faceva capo alla filiale 70 di via del Corso, a Roma, a pochi passi da Palazzo Chigi, universalmente nota come “sportello dei politici”.
Nel documento interno alla banca che dettaglia i termini dell’operazione compare una formula inequivocabile: “LINEA DI CREDITO DI LIT 20/MILIARDI, DI CUI LIT 2/MILIARDI DISTACCATI CON M/C IN FAVORE DELLA LEGA NORD”.
Che significa?
Traducendo dal “banchese”, apprendiamo dal documento che l’operazione, varata dal “comitato fidi” della banca e definitivamente attivata dall’organo competente della Banca di Roma, il comitato esecutivo presieduto da Cesare Geronzi, concede l’apertura di credito a Forza Italia a fronte di due garanzie: una fideiussione personale di Silvio Berlusconi, che dunque si fa carico del rimborso del debito qualora Forza Italia si rivelasse insolvente, e un impegno del partito a “canalizzare” presso la banca i rimborsi elettorali incassati nei mesi successivi.
Ma la clausola riguardante la Lega Nord a meritare una spiegazione accurata.
La sigla M/C sta per “mandato di credito”, e significa che il tesoriere del partito di Bossi o un suo delegato è autorizzato da Forza Italia a farsi versare dalla Banca di Roma fino a 2 miliardi di lire dei 20,4 del credito complessivo concesso.
La formula però implica che la Lega Nord ha il diritto di incassare i soldi, ma non ne resta debitrice verso la banca, che continua ad avere per tutta la cifra concessa un solo debitore in prima istanza, il partito Forza Italia, e un debitore in seconda istanza che è Silvio Berlusconi come prestatore della garanzia fideiussoria.
Adesso guardiamo le date.
Il comitato fidi vara la prima delibera per la concessione del credito, nella forma che abbiamo descritto, il 28 marzo 2001: mancano dieci giorni alla scadenza per la presentazione delle liste.
Il giorno dopo, in via del Plebiscito, si tiene un vertice tra Berlusconi e Bossi proprio per le liste.
Partecipano Claudio Scajola, Gianfranco Fini, Pier Ferdinando Casini e Rocco Buttiglione. Si tratta di consacrare l’alleanza.
Vige ancora il sistema elettorale con i collegi uninominali. Alle precedenti politiche del 1996 la Lega ha deciso di andare per conto suo, contribuendo così in modo decisivo alla sconfitta di Berlusconi e alla vittoria di Romano Prodi.
Per Berlusconi è decisivo rimettere insieme la coalizione nei collegi che lo aveva fatto vincere la prima volta, nel 1994.
Le trattative incominciano nel 1999 e si protraggono in modo tortuoso per mesi.
Sullo sfondo le difficoltà finanziarie di Bossi.
Il 28 giugno 2000 l’amministratore di Forza Italia, Giovanni Dell’Elce, scrisse alla Banca di Roma una lettera di questo tenore: “Vi diamo incarico di aprire in favore del movimento politico Lega Nord, che assistiamo finanziariamente, un credito complessivo di due miliardi di lire”.
La notizia fu pubblicata pochi giorni dopo da Repubblica.
Un segnale, probabilmente, perchè Berlusconi ha poi sganciato i 2 miliardi solo a liste fatte.
Oggi Dell’Elce dice di non ricordare niente: “Sono storie vecchie”.
Giorgio Meletti e Paola Zanca
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Ottobre 17th, 2011 Riccardo Fucile
DOPO IL TRAGICO TEATRINO DEI GRAVI FATTI DI ROMA, ECCO PUNTUALE LA RICHIESTA DI LEGGI SPECIALI DA PARTE DEL GOVERNO… DI PIETRO RICORDA I “BEI TEMPI” DI QUANDO INTERROGAVA GLI IMPUTATI IN QUESTURA CON LA BOMBA A MANO SULLA SCRIVANIA E SI ASSOCIA A MARONI, UNO DEI POCHI ITALIANI CONDANNATI PER RESISTENZA A PUBBLICO UFFICIALE E PERTANTO ADATTO A FARE IL MINISTRO DEGLI INTERNI
Ieri il teatrino della politica ha visto come protagonisti il peggior ministro degli Interni che abbia mai avuto l’Italia repubblicana (capace solo di attribuirsi i meriti di polizia, carabinieri e magistrati nella lotta alla mafia) e un ex questurino, oggi progressista, che non riesce a cancellare le sue origini quando, alla questura di Bergamo, era solito interrogare gli indiziati con una bomba a mano ben in evidenza sulla scrivania.
Questo impareggiabile duo comico, il primo uno dei pochi italiani condannati a sei mesi per resistenza a pubblico ufficiale, un passato in Democrazia proletaria, poi avvocato della Avon e quindi con le carte in regola per essere nominato ministro degli Interni, il secondo noto per i metodi spicci, per i piedaterre ricevuti gratis e per aver restituito milioni di lire avvolgendo le banconote in carta da giornale, si sono contesi una grande idea: quella di reintrodurre la famigerata Legge Reale in versione bis e aggiornata.
La legge Reale “uno” rappresenta uno dei momenti più controversi della storia della democrazia italiana.
Fu presentata nel 1975, nel pieno degli anni di piombo, da Oronzo Reale, ministro della Giustizia del governo Moro.
I 36 articoli di quel testo ampliavano a dismisura il potere delle forze dell’ordine, sia per quanto riguarda l’uso delle armi che per il fermo preventivo.
La legge affermava il diritto delle forze di polizia di utilizzare armi da fuoco, se strettamente necessario, anche in ordine pubblico.
La custodia preventiva poteva essere applicata anche in assenza di flagranza di reato, sempre che vi fosse il “fondato pericolo di fuga” di persone nei cui confronti vi fossero “sufficienti indizi di delitto concernenti le armi da guerra o tipo guerra”.
La legge Reale vietava inoltre l’uso di di caschi o altro per rendersi irriconoscibili durante le manifestazioni (l’unica cosa giiusta e pertanto mai applicata).
La normativa ha subito negli anni diverse modifiche e ha anche superato indenne un referendum abrogativo nel 1978.
Il cerchio si chiude: la pessima gestione dell’ordine pubblico durante la manifestazione degli indignados da parte del ministero degli Interni ha permesso che 500 persone rovinassero una manifestazione pericolosa per il potere politico-finanziario, tarpando le ali a ogni velleità degli indignados.
Ha consentito poi che i teppisti creassero panico tra i benpensanti che così possono tornare a votare Pdl e Lega perchè sempre meglio un puttaniere e un rincoglionito che i black bloch secondo il pensiero veicolato dai media amici.
Ha infine dato spazio a certa becerodestra per ergersi come garante della sicurezza dei cittadini, dopo che la stessa aveva posto in essere tutte le condizioni perchè la manifestazione degenerasse.
Per arrivare così tempestivamente a giustificare le leggi speciali il giorno dopo, gia belle pronte e quasi stampate.
Ma invocare leggi che non ci sono più nel nostro paese dimostra in realtà la debolezza dell’attuale governo.
Senza dimenticare che le leggi speciali sono sempre fallite, non hanno mai aumentato la sicurezza e spesso sono diventate strumenti per restringere le libertà di tutti.
E poi quale persona di buon senso darebbe un’arma del genere in mano a Maroni e a Berlusconi, col rischio di trovarsi in galera solo per aver manifestato dissenso nei confronti del governo?
La realtà è un’altra: i disordini sono stati favoriti da una pessima organizzazione delle misure di prevenzione da parte delle forze dell’ordine che a loro volta ne sono rimaste vittime.
Ma l’imput era venuto dal ministro degli Interni che non a caso, mentre Roma bruciava, se ne stava comodo a Varese.
Ben ha fatto il finiano Briguglio, ex membro del Copasir a porre la questione: “Dinanzi a un disegno eversivo che e’ stato organizzato e preparato da estremisti e black bloch, unico caso in Europa, la domanda e’ d’obbligo: ma che hanno fatto i nostri Servizi segreti, quelli alle dipendenze di Gianni Letta?. Dove era la nostra elefantiaca intelligence, quella che cucina per il Copasir rapporti periodici di dubbia utilita’? “.
La nostra tesi è talmente motivata che trova conferma persino tra i sindacati di area di destra (quella vera) della polizia.
I poliziotti del Sindacato indipendente Coisp oggi organizzano un sit-in di protesta davanti a Palazzo Madama, dove alle 16,30 è atteso il ministro dell’Interno Roberto Maroni per riferire sui fatti di Roma.
“Siamo stanchi di assistere alle passerelle e ai bavosi attestati di solidarietà da parte dei politici. Siamo stufi di ascoltare parole, parole e ancora parole. Non sono le parole a proteggerci dalle violenze dei teppisti, non portiamo con le parole il pane a casa, non sono le parole ad assicurare un futuro ai nostri figli”, afferma Franco Maccari, segretario generale del Coisp, che prosegue: “Cosa può dire Maroni al Senato, se non che i poliziotti sono stati bravi, che hanno dimostrato la solita grande professionalità , che hanno evitato che le violenze sfociassero in episodi ancora più drammatici? Lo sappiamo già , lo sanno tutti i cittadini italiani. Gli unici a ricordarlo soltanto all’indomani delle violenze di piazza sembrano essere i rappresentanti del governo, buoni a incassare meriti che non sono loro. Se l’ordine pubblico viene mantenuto nelle piazze, se vengono inferti colpi alla criminalità , lo si deve soltanto agli uomini ed alle donne delle forze dell’ordine, al loro impegno mai ripagato, alla loro abnegazione, alla loro insostituibile professionalità ”.
Durissime le accuse alla classe politica: “Fosse per la politica, il Paese sarebbe già nell’anarchia. La politica, infatti, quando interviene, lo fa solo per ostacolare il lavoro delle Forze dell’Ordine: tagliando le risorse in modo insostenibile, inventando leggi criminogene che vanificano anni di lavoro, adottando qualunque possibile strampalato provvedimento che possa contribuire alla disorganizzazione delle strutture e dell’attività operativa”.
Al ministro Maroni il sindacato chiede due cose: le risorse o le dimissioni.
Un appello viene rivolto anche ai senatori: “Se vogliono davvero dimostrare la loro solidarietà alle forze dell’ordine, lo facciano in maniera concreta: sfiducino Berlusconi e il suo governo che usa i poliziotti come carne da macello, mandandoli ogni giorno al massacro contro i criminali tradizionali e contro i nuovi delinquenti che la politica stessa contribuisce a creare, lasciando affondare il Paese nella crisi economica e negli scandali”..
Ora qualche imbecille becerodestro che ci ha accusati, per un nostro precedente articolo, di essere amici dei black boch solo perchè usiamo il cervello nelle nostre analisi, è servito: i poliziotti e l’opinione pubblica più informata ragionano sulla nostra lunghezza d’onda.
Altro che legge Reale bis che inasprisce il conflitto sociale, è il momento di puntare sulla prevenzione e sull’aumento delle risorse per la sicurezza.
Quanto al governo, un solo slogan potrebbe essere calzante: “fuori dai maroni”.
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Ottobre 17th, 2011 Riccardo Fucile
SI INTERROMPE LA RICERCA DELL’ESPONENTE DI PUNTA DEL CLAN DEI CASALESI CON UN PESANTE ALLARME ANTICAMORRA…ESAURITI ANCHE I FONDI PER GLI STRAORDINARI DEGL AMMINISTRATIVI
La caccia al superlatitante del clan dei Casalesi Michele Zagaria si interrompe ogni pomeriggio alle 18.
Da quel momento i pm dell’anticamorra restano a piedi.
Senza autisti, nè macchine blindate e senza scorta.
Gli uffici invece chiudono tre ore prima, alle 15, quando il personale amministrativo termina l’orario e si allontana.
“Si sono esauriti i fondi per pagare lo straordinario e adesso è tutto bloccato”, spiega il procuratore aggiunto Federico Cafiero de Raho, che coordina il pool impegnato nelle indagini sulle cosche della provincia di Caserta.
I tagli alle risorse stanno mettendo in ginocchio la Procura.
Ma da Ravello, dove ha preso parte a un convegno, il ministro della Giustizia Nitto Palma minimizza l’allarme sui tagli: “Il problema degli straordinari non esiste solo per Napoli ma anche per altre regioni d’Italia e altri uffici importanti, penso a Reggio Calabria. Non mi pare che altrove vi sia stata un’analoga protesta”.
Al ministro replica indirettamente il procuratore aggiunto Cafiero de Raho. “Per rendersi conto della condizione di pericolo di molti magistrati napoletani non è necessario aspettare l’attuazione di eventi tragici. La situazione è molto grave – avverte – ai magistrati della Dda di Napoli accade ogni giorno di subire minacce o assistere a manifestazioni di forte astio se non addirittura a propositi di vendetta. Ecco perchè auto blindate e tutela servono sempre. Per pagare gli straordinari agli autisti basterebbero 20 mila euro. Invece si obbligano magistrati esposti a muoversi senza protezione dopo le sei del pomeriggio e dunque a fare rientro anticipatamente a casa. Così non solo la ricerca di un latitante del calibro di Zagaria ma l’intera azione di contrasto alla criminalità viene fortemente penalizzata”.
Nella stessa situazione si trovano gli altri due pool in cui è suddivisa l’anticamorra, quello che indaga sui clan napoletani, coordinato dal procuratore aggiunto Alessandro Pennasilico, e quello competente per la fascia costiera diretto dal procuratore aggiunto Rosario Cantelmo.
Lo stop allo straordinario del personale amministrativo riguarda invece tutta Procura. Per garantire l’apertura dell’ufficio intercettazioni anche la mattina del sabato si è reso necessario il distacco di personale da un’altra sezione.
“Purtroppo sembra che nessuno sia interessato al problema – dice Cafiero de Raho – registro una pericolosa sottovalutazione di quanto sta accadendo. Anche il comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica si è limitato a rinviare la questione al ministro. Ritengo che sia obbligo di tutte le istutizioni intervenire, cooperando fra loro, per scongiurare eventi pericolosi”.
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Ottobre 17th, 2011 Riccardo Fucile
NEL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DI FINCANTIERI LA LEGA, DOPO IL “LAUREATO” BELSITO, NOMINA PER DISCENDENZA DIVINA ALESSANDRO AGOSTINO, CONDANNATO IN APPELLO A QUATTRO ANNI, FIGLIO DEL SINDACO DI CHIAVARI (CONDANNATO A SEI ANNI)
Gli operai dei cantieri di Sestri Ponente hanno di nuovo manifestato a Genova.
Dopo l’incontro con il Governo ancora nessuna garanzia, nessuna commessa.
Insomma, sono a rischio 800 posti di lavoro, più di duemila se si contano i dipendenti delle ditte esterne.
Ma proprio lo stesso giorno da fonti interne a Fincantieri arriva la notizia di una nuova “assunzione”: il 22 settembre Fintecna (cioè il ministero dell’Economia di Giulio Tremonti, amico della Lega) ha deliberato la nomina del nuovo collegio sindacale e di un nuovo membro del consiglio di amministrazione di Fincantieri, una poltrona ambitissima.
Per la retribuzione, ma non solo.
L’incarico dovrebbe diventare effettivo il 22 ottobre.
La nomina tecnicamente deve essere ratificata, ma pare certo che il posto andrà all’architetto Alessandro Agostino, classe 1967.
Ai piani alti di Fincantieri subito è corsa una domanda: “Ma chi è? Avrà le competenze per occuparsi di un’industria che sta vivendo un momento drammatico ed è sull’orlo del disastro?”, si chiede un dirigente dei cantieri.
La risposta ai dubbi è presto data: si tratta di un architetto di Chiavari, figlio del sindaco della cittadina della Riviera ligure.
Da una visura camerale Alessandro Agostino non pare avere competenze specifiche.
È un architetto che si è occupato prevalentemente di società immobiliari.
Ma il curriculum di Agostino è anche un altro.
Come ricordano le cronache giudiziarie liguri, l’architetto nel febbraio scorso è stato condannato in appello per tentata concussione a 4 anni, nonchè all’interdizione perpetua dai pubblici uffici nel caso Previ.
Uno scandalo che ruota proprio intorno a un ex cantiere navale, e forse per questo è stato ritenuto che avesse una competenza nel settore e fosse la persona più adatta a occuparsi di Fincantieri.
Nello stesso processo era stato condannato anche suo padre, Vittorio, sindaco di Chiavari.
La Corte d’Appello ha inflitto al primo cittadino una pena di 6 anni.
Ed ecco un paradosso: certo, la condanna non è definitiva, ma un comune di decine di migliaia di abitanti, una vera e propria città , è guidato da un sindaco che in Appello è stato condannato anche all’interdizione perpetua dai pubblici uffici.
In una Liguria ormai abituata a tutto, però, nemmeno questo fa più notizia.
Anzi, la Lega ha deciso di puntare tutto sulla famiglia Agostino, con il giovane Alessandro che ricopre la carica di segretario cittadino del partito di Umberto Bossi.
A Chiavari la Lega ha una testa di ponte importantissima.
Da qui veniva Maurizio Balocchi, uomo chiave del Carroccio, tesoriere degli anni d’oro, nonchè anima delle sfortunate imprese finanziarie degli uomini di Bossi: prima la banca Credieuronord, che senza l’aiuto di Gianpiero Fiorani (il furbetto del quartierino) stava finendo a gambe all’aria.
Poi il Bingo del Carroccio, che non ebbe certo fortuna.
Ma è soltanto l’inizio: alla morte di Balocchi, il suo posto è stato preso da Francesco Belsito. La sua è stata una carriera folgorante: Belsito ha iniziato come buttafuori delle discoteche di Genova, poi nel 2006 è diventato autista e collaboratore tuttofare di Alfredo Biondi.
Quindi il grande salto: Belsito diventa il custode dei segreti finanziari del Carroccio e in particolare della famiglia Bossi che lo vuole come amministratore dell’Editoriale Nord.
Così Belsito vola a Roma: prima viene scelto per la poltrona di vice-presidente di Fincantieri. Poi addirittura come sottosegretario alla Semplificazione Normativa.
A ogni passo, però, seguono polemiche.
Qualcuno, andando a vedere il curriculum ufficiale del membro del Governo, nota una frase: “Laureato in scienze politiche”.
E scoppia il caso: nei documenti depositati al cda della Filse (la finanziaria della Regione Liguria, altra poltrona su cui ha seduto) Belsito aveva dichiarato di essere laureato in scienze della Comunicazione.
Ma Belsito è davvero laureato oppure no, come sostengono i suoi critici?
Alla richiesta del cronista del Fatto di mostrare il titolo di studio, il neo-Sottosegretario rispose: “Ho due lauree”. Ma dove le ha prese? A Malta e a Londra.
Come scrisse Il Secolo XIX, alla segreteria dell’ateneo di Genova, dove dovrebbero essere passate le pratiche per il riconoscimento delle lauree all’estero, la carriera universitaria di Belsito risultò “annullata”.
Non basta: è di pochi mesi fa la protesta degli agenti della questura di Genova che notarono una Porsche Cayenne nera fiammante che occupava i posti riservati alle auto di servizio della Polizia.
Ci volle poco per scoprire che l’auto era quella in uso all’onorevole Belsito.
Anche se intestata a una società di noleggio di Roma.
Intanto Belsito sedeva indisturbato sulla poltrona di Fincantieri.
Con un paradosso: eccolo in prima fila alle manifestazioni degli operai dei cantieri di Genova che protestavano contro le scelte del consiglio di amministrazione della società .
In pratica Belsito manifestava contro se stesso.
Finchè, visto che era anche sottosegretario, ha deciso di lasciare la poltrona di Fincantieri.
A un suo fedelissimo.
Proprio Alessandro Agostino, il suo collaboratore.
Partito di lotta e di poltrone.
Ferruccio Sansa
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Ottobre 14th, 2011 Riccardo Fucile
IL MINISTRO LEGHISTA FA LA PARTE DI CHI CERCA DI RICUCIRE E FINISCE PER IRRITARE PURE I SUOI: L’ETERNO INDECISO PENSA SIA PREMATURO RISCHIARE…MA IL CERCHIO MAGICO HA PRONTA LA LISTA DI CHI EPURARE
Dopo le polemiche del congresso varesino della Lega Nord, con la contestazione dei delegati all’imposizione di un candidato unico da parte di Umberto Bossi, martedì sera il ministro Roberto Maroni ha partecipato alla riunione del direttivo cittadino.
Da parte sua nessuna dichiarazione, nessun commento alle divisioni e alle spaccature che stanno agitando il Carroccio.
Anzi. Secondo quanto riferito dai militanti presenti alla riunione il ministro ha cercato di placare gli animi, di convincere i dissidenti a ricucire lo strappo con il neosegretario Maurilio Canton: “E’ lui il nuovo segretario, lasciatelo lavorare”, avrebbe detto Maroni alla presenza dello stesso Canton, passato dalla sede storica di piazza del Podestà per una visita.
Se l’assemblea si è svolta in un clima allegro e conviviale, non si può dire che i partecipanti abbiano accolto a braccia aperte il neosegretario.
Canton è stato ricevuto a riunione iniziata nel totale silenzio (nessun applauso per lui), qualcuno avrebbe anche imbastito un processo contro la sua nomina, tentativo stoppato dal ministro che ha interpretato a pieno il ruolo del conciliatore.
La base continua a chiedere una reazione al ministro Maroni, che per ora non sembra voler muovere alcun passo contro Bossi, e resta immobile.
Chi si sta muovendo, per mettere in atto il proprio progetto per assumere il pieno controllo del partito, è il cosiddetto Cerchio magico.
Dopo aver ottenuto la piena fiducia del Senatur, sembra che entro la fine dell’anno in Lombardia verrà celebrato il congresso nazionale (così si chiama il congresso regionale nel linguaggio leghista) e sono previsti nuovi colpi di scena.
Protagonista della partita, probabilmente, sarà il segretario uscente Giorgetti.
Al posto sono insistenti le voci che vorrebbero Rosi Mauro, fedelissima di casa Bossi.
Intanto a Varese sembra che dopo l’animato congresso di domenica sia pronta una prima lista di proscrizione per 47 nomi.
Si tratta di sindaci, assessori, consiglieri comunali, personaggi di spicco del panorama politico locale che potrebbero essere presto espulsi dal movimento.
Persone che a vario titolo e in modo più o meno pubblico hanno dimostrato di essere “maroniani” e soprattutto hanno criticato i fedelissimi di Bossi.
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