CONTROLLI DEI CARABINIERI NELLE DITTE APERTE: IL 9% DEI LAVORATORI ERA IN NERO
DENUNCIATE 48 PERSONE, SOSPESE 21 ATTIVITA’…”CHIEDONO IL SOSTEGNO DELLE MISURE DEL GOVERNO PUR NON AVENDONE DIRITTO”
A Monte San Giusto nel Maceratese, mercoledì scorso, hanno scoperto lavoratori in nero, clandestini e privi di qualsiasi dispositivo di protezione: così è scattata la denunciata per la proprietaria per sfruttamento di manodopera clandestina e per resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale dato che aveva provato anche a sbarrato la porta di ingresso con una barra metallica cercando di far fuggire le persone all’interno e i prodotti che stavano lavorando.
Mancava naturalmente la richiesta di lavoro in deroga al lockdown.
Lo stesso giorno, a oltre 600 chilometri più a Nord a Tarvisio, insospettiti da uno strano via vai hanno sono andati a controllare una ditta d’abbigliamento. Nel magazzino hanno trovato un operaio che lavorava nonostante risultasse chiuso così per lui è scattata una multa per essere uscito da casa senza giustificato motivo e al suo datore di lavoro è stata comminata una sanzione amministrativa.
È il lavoro che ogni giorno svolgono i 421 carabinieri dei Nuclei ispettorato del lavoro (Nil). Militari che vengono formati dall’Arma con specifici corsi svolti da esperti del ministero del Lavoro o dell’Ispettorato nazionale del Lavoro.
Sono dislocati in oltre 100 sedi provinciali e, solitamente, indagano sugli sfruttamenti e sulle violazioni delle norme di sicurezza (nel 2018 hanno arrestato 436 persone). Proprio perchè altamente specializzati, come i colleghi del Nuclei antisofisticazione e sanità (Nas), sono uno dei punti di riferimento maggiori delle procure italiane durante questa pandemia.
In particolare, i Nil hanno intensificato i controlli dal 7 marzo anche per verificare, negli ambienti di lavoro non sanitari, l’osservanza delle misure precauzionali di contenimento per contrastare l’epidemia del Coronavirus. Ogni giorno, bussano alle porte di una quindicina di aziende.
I controlli
«Per l’esattezza, in un mese, abbiamo ispezionato 412 aziende – precisa il generale Gerardo Iorio, 55 anni, a capo del Comando per la tutela del lavoro – e abbiamo dovuto adottare 21 provvedimenti di sospensione dell’attività imprenditoriale; abbiamo anche verificato la posizione contrattuale e previdenziale di 1.213 lavoratori e di questi oltre il 9 per cento, poi, sono risultati in nero».
Non sono mancate le denunce penali. «Abbiamo segnalato alle procure 48 persone per svariate accuse che vanno dalla mancata attuazione delle disposizioni per la prevenzione del contagio a violazioni sul mancato rispetto delle norme in materia di sicurezza», aggiunge Iorio.
I controlli avvengono in modo mirato. «Le tecniche d’indagine sono diverse – spiega l’ufficiale che ha cominciato la carriera militare nel 1983– spesso le conduciamo noi autonomamente documentandoci sulle aziende sospette. Incrociamo le nostre banche dati e poi svolgiamo attività di indagine con le compagnie presenti sul territorio che ci supportano in tutte le fasi. Altre volte sono proprio le stazioni o le compagnie a segnalarci dei casi oppure ci muoviamo su input delle prefetture. Il lavoro è molto complesso e siamo molto attenti anche a evitare che qualcuno pensi di poter fare “cassa” approfittando dell’attuale debolezza collettiva di grosse fette dei lavoratori oppure a quanti chiedono sostegno economico al governo pur non avendone diritto. Fenomeni che riscontriamo dalle Valle D’Aosta alla Sicilia»
I casi
Nell’ultimo mese, sotto la lente del Nil hanno riguardato svariati settori economici. Nel Lecchese, grazie a un controllo congiunto con i carabinieri della compagnia locale, è stato denunciato il proprietario di un’azienda che impiegava un lavoratore in «nero»; due stranieri senza permesso di soggiorno e tutti non erano stati nè formati sull’attività svolta nè sui rischi connessi.
Nel Modenese, è stata sospesa una ditta d’abbigliamento di due cinesi, poi denunciati, perchè tutto il personale era in «nero» e due di questi non avevano neanche il permesso di soggiorno.
A Macerata, in un’azienda manufatturiera, i militari hanno denunciato un imprenditore perchè non aveva fornito ai suoi nove dipendenti i dispositivi di protezione e perchè lavoravano senza poter rispettare le distanze minime tra di loro. In più, la società dovrà abbassare la serranda per 30 giorni.
Nel Materano, in due aziende agricole di Bernalda e Marconia di Pisticci, un terzo dei dipendenti non era stato sottoposti alla prevista visita medica e non era stata svolta la valutazione dei rischi derivanti dall’esposizione agli agenti biologici.
I titolari di altre due ditte, sempre del settore agricolo, sono stati denunciati perchè scoperti a far lavorare in «nero» e per omessa sorveglianza sanitaria.
A Taranto, grazie alla segnalazione del prefetto, sono state scoperte ditte che non rispettavano il contingentamento del numero di dipendenti massimo nello stesso orario di lavoro .
Le attività
Proprio i prefetti, dopo la circolare del Viminale dello scorso 22 marzo, devono verificare le condizioni attestate dagli imprenditori e per farlo si possono avvalere proprio dei carabinieri specializzati del Nil. «Non facciamo solo attività di repressione – riprendere il generale Iorio – e, per esempio, in questi giorni stiamo rispondendo ai mille quesiti di imprenditori che vogliono capire meglio le nuove normative per riaprire e le procedure per ottenere l’autorizzazione».
(da “Il Corriere della Sera”)
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