COSTI DELLA CASTA: 45 MILIONI DI EURO SPESI PER LA CARTA PARLAMENTARE
DUE NUOVI APPALTI DI CAMERA E SENATO PER LA STAMPA DEGLI ATTI LEGISLATIVI MENTRE DA ANNI IL GOVERNO SI VANTA DELLA SVOLTA DIGITALE
Foreste di tutto il mondo, tremate.
Arriva la tempesta perfetta, la passione per la carta dei 630 deputati italiani che, nei prossimi cinque anni, dovranno consultare 3 miliardi 850 milioni di fogli se il prezzo fosse di un centesimo ciascuno.
Una fatica mostruosa, una punizione esemplare che Montecitorio paga con un appalto di 38,437 milioni di euro.
L’impresa fortunata è la Carlo Colombo di Roma: dovrà stampare blocchi interi di atti parlamentari, elaborare pagine per il sito, trascrivere gli interventi in aula.
Al bando potevano partecipare anche le aziende europee, ma soltanto in due (e italiane) hanno risposto al richiamo dei 38,437 milioni di euro in cinque anni.
E la Carlo Colombo ha vinto di nuovo.
Ma gran parte dei 3 miliardi e 850 milioni di fogli andrà al macero.
La Camera taglia a mano chiusa e aggiunge a mano aperta: a luglio staccava un assegno di quasi 40 milioni di euro per la stampa, ad agosto il questore e deputato Francesco Colucci (Pdl) annunciava risparmi per 50 milioni di euro.
Forse i fannulloni con la memoria corta dimenticano, eppure il ministro Renato Brunetta, ormai tre anni fa, condannava a morte la burocrazia: eliminiamo la carta nella pubblica amministrazione entro 18 mesi, anche le pagelle scolastiche saranno consultabili solo in rete. Sono trascorsi 36 mesi, ancora niente.
Sfidando la canicola agostana di Roma, combattivi nel coinvolgere la Casta nel forcone chiamato manovra, due senatori dell’Udc declamavano la rivoluzione di Palazzo Madama: “Dobbiamo fermare il retaggio dei documenti cartacei, così avremo una riduzione non inferiore al 50 per cento nel capitolo di uscita ‘Comunicazione istituzionale’, per un importo effettivo di 5,1 milioni di euro”. Giusto.
Non sapevano, però, che il Senato ha pubblicato un bando di gara per fare l’esatto contrario: “Procedura ristretta per l’affidamento in appalto dei lavori di stampa degli atti parlamentari e del servizio di riproduzione di documenti per il Senato della Repubblica”.
Al costo di 6,5 milioni di euro più Iva per tre anni.
Con un governo precario e un Parlamento spesso in vacanza, i tecnici di Palazzo Madama prevedono una pioggia di carta istituzionale, caterve di volumi per rendere immortale il lavoro dei senatori: “Produzione di un numero base annuo di 67 milioni di pagine stampate o riprodotte. Circa 40 milioni in bianco e nero”.
Quasi 7 centesimi di euro per un foglio formato A4, il più piccino e nemmeno a colori.
Qui non rischia il diritto allo studio dei parlamentari, così ansiosi di rivedere su carta le leggi in discussione o già approvate, ma la credibilità di chi illustra sacrifici e poi raddoppia gli sprechi. Perchè deputati e senatori, uno a uno, vantano già un’imponente dotazione di carta e stampanti negli uffici (che si riferisce a un’altra voce di spesa).
I due appalti di Montecitorio e Madama valgono insieme 45 milioni di euro, prevedono miliardi di fogli che andranno nel cestino o verranno dimenticati nei vari palazzi che lo Stato affitta per il Parlamento: poca utilità pratica, semplice da sostituire con il digitale.
Il deputato Roberto Marmo del Pdl ha stupito i colleghi in Commissione, soprattutto quelli del suo partito.
Ex presidente della Provincia di Asti, Marmo è tornato a Montecitorio tre mesi fa e, per la prima volta, è intervenuto con un ordine del giorno: “Nel progetto di bilancio sono previsti ancora 800mila euro per rimborsi spese per deputati cessati dal mandato; le spese previste per le locazioni di immobili ammontano a oltre 35 milioni di euro; nonostante l’affermarsi delle nuove tecnologie, la diffusione dei più moderni strumenti informatici e l’introduzione della posta elettronica certificata, le spese relative per servizi di stampa degli atti parlamentari e di atti vari ammontano a oltre 8 milioni di euro; un migliore utilizzo delle tecnologie digitali non solo potrebbe determinare una maggiore produttività dell’apparato amministrativo, ma dei benefici economici”.
Troppo tardi, la Camera ha appena stipulato un contratto di cinque anni e di 38,5 milioni di euro per dichiarare guerra alle foreste di tutto il mondo.
Tremate.
Carlo Tecce
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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