DA FINI A SALVINI, PASSANDO PER PASSERA: LA TRISTE FINE DI GIULIA BONGIORNO
COME SI RINNEGANO ANNI DI BATTAGLIE PER I DIRITTI … “SE NON ORA, QUANDO?” FORSE ERA RIFERITO ALLA POLTRONA
Era entrata in Parlamento nel 2006 con Alleanza Nazionale e poi con il Pdl, grazie a una intuizione dell’allora presidente Gianfranco Fini, per poi seguirlo nell’avventura di Futuro e Libertà , dove ha rappresentato il riferimento femminile nella battaglia dei diritti civili, della tutela delle donne e delle minoranze, del “volto umano e moderno” della destra laica, del suo senso di giustizia contro l’arroganza del potere e del sistema dei privilegi dei politicanti.
Finita l’era futurista, i primi segnali di confusione politica, con l’adesione al movimento di Corrado Passera, naufragato nel nulla.
Ora ha accettato di fare da “cavallo di Troia” di una forza xenofoba in cerca di volti presentabili al Centro-sud, in nome di una società dei muri, delle barriere, delle discriminazioni razziali e religiose, dell’imbarbarimento della lotta politica, dove vengono candidati personaggi riciclati e trombati in cerca di poltrone.
A differenza di altri, noi non riteniamo Giulia Bongiorno una riciclata mossa da mero interesse, anche se lei stessa ha ammesso che stare lontano dal Parlamento comporta avere meno voce in capitolo.
Giulia Bongiorno è semplicemente una che ha tradito l’Italia, gli ideali per i quali ha combattuto per anni, mutuando a sua convenienza lo slogan “se non ora quando” che l’aveva vista protagonista nella battaglia trasversale per il riscatto della donna nel nostro Paese.
Giulia Bongiorno ha preferito seguire il vento della moda, rinnegando tante lotte per i diritti e l’uguaglianza di genere, la giustizia giusta e la solidarietà , accompagnandosi e mettendo a disposizione la sua immagine “datata” delle forze più reazionarie, becere, maschiliste e razziste del nostro Paese.
Fa sorridere che oggi abbia giustificato la sua scelta con la necessità di “sanzioni, regole e meno contumaci”.
Bene, potrebbe cominciare con il far versare alla Lega i 48 milioni di euro di contributi elettorali dei contribuenti italiani che si sono fottuti spendendoli per usi personali e per i quali esiste una sentenza esecutiva e i più disparati tentativi legali di impedirne la riscossione.
Ma faccia presto.
Perchè il Bongiorno si vede dal mattino…
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