DAGLI ALTARI ALLA POLVERE, LA LEGA PRIGIONIERA DI LEGNANO
DALLA BATTAGLIA CONTRO IL BARBAROSSA ALLE MAZZETTE
Dalla battaglia vinta contro l’esercito imperiale di Federico Barbarossa alle mazzette. Dalla gloria sul campo guadagnata dalla Lega Lombarda, guidata dal condottiero Alberto da Giussano, agli arresti per corruzione. Legnano, città simbolo della Lega perchè il simbolo è qui.
E anche se Salvini ha provato a mandarlo in soffitta togliendolo dall’iconografia di un partito ora nazionalista e non più territoriale, l'”Alberto” – come lo chiamavano i leghisti della prima ora, quelli devoti all’ortodossia bossiana – ancora campeggia, formato spilla, sulle giacche degli esponenti del (fu) Carroccio.
Il brutto scorno dell’arresto del sindaco Gianbattista Fratus, oltre che sconvolgere i già traballanti equilibri politici di Legnano, segna un clamoroso autogol nella parabola ascendente della Lega di Matteo Salvini.
Perchè l’eco delle manette, qui, ha un significato particolare: più complesso.
La politica, certo. La terra sotto i piedi della giunta traballava da mesi: sfiduciata dalla metà dei consiglieri comunali, cade il 29 marzo scorso.
Ma il sindaco Fratus — eletto con la Lega nel 2017 — di lasciare la poltrona non ha mai voluto saperne. Dopodichè c’è l’aspetto simbolico, dove la leggenda si fonde con la propaganda. Legnano è la storia della Lega, la culla. E’ madre come lo sono – banalmente o enfaticamente – le madri di tutte le battaglie.
Da Legnano e dalle “schioppettate che abbiamo dato al Barbarossa” partiva la narrazione di Bossi nell’era del celodurismo padano. La data: 29 maggio 1176.
Le truppe di Alberto da Giussano, tra Legnano e Borsano, piegano il Barba-imperatore ponendo fine alla sua quinta e ultima discesa in Italia. Un successone. Che resta inciso a imperitura memoria nella storia del Paese.
Alla battaglia di Legnano fa riferimento il Canto degli Italiani di Goffredo Mameli e Michele Novaro (“… Dall’Alpi a Sicilia dovunque è Legnano…”). Vanto dei legnanesi: grazie alla vittoria delle popolazioni italiane contro quelle straniere,
Legnano è l’unica città , oltre a Roma, a essere citata nell’inno nazionale italiano. Quello che la Lega di ieri si rifiutava di cantare e anzi schifava preferendo l’inno “padano” del Va’ Pensiero.
Poi sono arrivati Salvini e il “prima gli italiani”. Poi è successo: dai fasti guerreschi del XII secolo all’epoca della mazzetta infinita.
Legnano è caduta.
(da agenzie)
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